900 resultados para Decoration and ornament, Architectural


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Descrizione, tema e obiettivi della ricerca La ricerca si propone lo studio delle possibili influenze che la teoria di Aldo Rossi ha avuto sulla pratica progettuale nella Penisola Iberica, intende quindi affrontare i caratteri fondamentali della teoria che sta alla base di un metodo progettuale ed in particolar modo porre l'attenzione alle nuove costruzioni quando queste si confrontano con le città storiche. Ha come oggetto principale lo studio dei documenti, saggi e scritti riguardanti il tema della costruzione all'interno delle città storiche. Dallo studio di testi selezionati di Aldo Rossi sulla città si vuole concentrare l'attenzione sull'influenza che tale teoria ha avuto nei progetti della Penisola Iberica, studiare come è stata recepita e trasmessa successivamente, attraverso gli scritti di autori spagnoli e come ha visto un suo concretizzarsi poi nei progetti di nuove costruzioni all'interno delle città storiche. Si intende restringere il campo su un periodo ed un luogo precisi, Spagna e Portogallo a partire dagli anni Settanta, tramite la lettura di un importante evento che ha ufficializzato il contatto dell'architetto italiano con la Penisola Iberica, quale il Seminario di Santiago de Compostela tenutosi nel 1976. Al Seminario parteciparono numerosi architetti che si confrontarono su di un progetto per la città di Santiago e furono invitati personaggi di fama internazionale a tenere lezioni introduttive sul tema di dibattito in merito al progetto e alla città storica. Il Seminario di Santiago si colloca in un periodo storico cruciale per la Penisola Iberica, nel 1974 cade il regime salazarista in Portogallo e nel 1975 cade il regime franchista in Spagna ed è quindi di rilevante importanza capire il legame tra l'architettura e la nuova situazione politica. Dallo studio degli interventi, dei progetti che furono prodotti durante il Seminario, della relazione tra questo evento ed il periodo storico in cui esso va contestualizzato, si intende giungere alla individuazione delle tracce della reale presenza di tale eredità. Presupposti metodologici. Percorso e strumenti di ricerca La ricerca può quindi essere articolata in distinte fasi corrispondenti per lo più ai capitoli in cui si articola la tesi: una prima fase con carattere prevalentemente storica, di ricerca del materiale per poter definire il contesto in cui si sviluppano poi le vicende oggetto della tesi; una seconda fase di impronta teorica, ossia di ricerca bibliografica del materiale e delle testimonianze che provvedono alla definizione della reale presenza di effetti scaturiti dai contatti tra Rossi e la Penisola Iberica, per andare a costruire una eredità ; una terza fase che entra nel merito della composizione attraverso lo studio e la verifica delle prime due parti, tramite l'analisi grafica applicata ad uno specifico esempio architettonico selezionato; una quarta fase dove il punto di vista viene ribaltato e si indaga l'influenza dei luoghi visitati e dei contatti intrattenuti con alcuni personaggi della Penisola Iberica sull'architettura di Rossi, ricercandone i riferimenti. La ricerca è stata condotta attraverso lo studio di alcuni eventi selezionati nel corso degli anni che si sono mostrati significativi per l'indagine, per la risonanza che hanno avuto sulla storia dell'architettura della Penisola. A questo scopo si sono utilizzati principalmente tre strumenti: lo studio dei documenti, le pubblicazioni e le riviste prodotte in Spagna, gli scritti di Aldo Rossi in merito, e la testimonianza diretta attraverso interviste di personaggi chiave. La ricerca ha prodotto un testo suddiviso per capitoli che rispetta l'organizzazione in fasi di lavoro. A seguito di determinate condizioni storiche e politiche, studiate nella ricerca a supporto della tesi espressa, nella Penisola Iberica si è verificato il diffondersi della necessità e del desiderio di guardare e prendere a riferimento l'architettura europea e in particolar modo quella italiana. Il periodo sul quale viene focalizzata l'attenzione ha inizio negli anni Sessanta, gli ultimi prima della caduta delle dittature, scenario dei primi viaggi di Aldo Rossi nella Penisola Iberica. Questi primi contatti pongono le basi per intense e significative relazioni future. Attraverso l'approfondimento e la studio dei materiali relativi all'oggetto della tesi, si è cercato di mettere in luce il contesto culturale, l'attenzione e l'interesse per l'apertura di un dibattito intorno all'architettura, non solo a livello nazionale, ma europeo. Ciò ha evidenziato il desiderio di innescare un meccanismo di discussione e scambio di idee, facendo leva sull'importanza dello sviluppo e ricerca di una base teorica comune che rende coerente i lavori prodotti nel panorama architettonico iberico, seppur ottenendo risultati che si differenziano gli uni dagli altri. E' emerso un forte interesse per il discorso teorico sull'architettura, trasmissibile e comunicabile, che diventa punto di partenza per un metodo progettuale. Ciò ha reso palese una condivisione di intenti e l'assunzione della teoria di Aldo Rossi, acquisita, diffusa e discussa, attraverso la pubblicazione dei suoi saggi, la conoscenza diretta con l'architetto e la sua architettura, conferenze, seminari, come base teorica su cui fondare il proprio sapere architettonico ed il processo metodologico progettuale da applicare di volta in volta negli interventi concreti. Si è giunti così alla definizione di determinati eventi che hanno permesso di entrare nel profondo della questione e di sondare la relazione tra Rossi e la Penisola Iberica, il materiale fornito dallo studio di tali episodi, quali il I SIAC, la diffusione della rivista "2C. Construccion de la Ciudad", la Coleccion Arquitectura y Critica di Gustavo Gili, hanno poi dato impulso per il reperimento di una rete di ulteriori riferimenti. E' stato possibile quindi individuare un gruppo di architetti spagnoli, che si identificano come allievi del maestro Rossi, impegnato per altro in quegli anni nella formazione di una Scuola e di un insegnamento, che non viene recepito tanto nelle forme, piuttosto nei contenuti. I punti su cui si fondano le connessioni tra l'analisi urbana e il progetto architettonico si centrano attorno due temi di base che riprendono la teoria esposta da Rossi nel saggio L'architettura della città : - relazione tra l'area-studio e la città nella sua globalità, - relazione tra la tipologia edificatoria e gli aspetti morfologici. La ricerca presentata ha visto nelle sue successive fasi di approfondimento, come si è detto, lo sviluppo parallelo di più tematiche. Nell'affrontare ciascuna fase è stato necessario, di volta in volta, operare una verifica delle tappe percorse precedentemente, per mantenere costante il filo del discorso col lavoro svolto e ritrovare, durante lo svolgimento stesso della ricerca, gli elementi di connessione tra i diversi episodi analizzati. Tale operazione ha messo in luce talvolta nodi della ricerca rimasti in sospeso che richiedevano un ulteriore approfondimento o talvolta solo una rivisitazione per renderne possibile un più proficuo collegamento con la rete di informazioni accumulate. La ricerca ha percorso strade diverse che corrono parallele, per quanto riguarda il periodo preso in analisi: - i testi sulla storia dell'architettura spagnola e la situazione contestuale agli anni Settanta - il materiale riguardante il I SIAC - le interviste ai partecipanti al I SIAC - le traduzioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica - la rivista "2C. Construccion de la Ciudad" Esse hanno portato alla luce una notevole quantità di tematiche, attraverso le quali, queste strade vengono ad intrecciarsi e a coincidere, verificando l'una la veridicità dell'altra e rafforzandone il valore delle affermazioni. Esposizione sintetica dei principali contenuti esposti dalla ricerca Andiamo ora a vedere brevemente i contenuti dei singoli capitoli. Nel primo capitolo Anni Settanta. Periodo di transizione per la Penisola Iberica si è cercato di dare un contesto storico agli eventi studiati successivamente, andando ad evidenziare gli elementi chiave che permettono di rintracciare la presenza della predisposizione ad un cambiamento culturale. La fase di passaggio da una condizione di chiusura rispetto alle contaminazioni provenienti dall'esterno, che caratterizza Spagna e Portogallo negli anni Sessanta, lascia il posto ad un graduale abbandono della situazione di isolamento venutasi a creare intorno al Paese a causa del regime dittatoriale, fino a giungere all'apertura e all'interesse nei confronti degli apporti culturali esterni. E' in questo contesto che si gettano le basi per la realizzazione del I Seminario Internazionale di Architettura Contemporanea a Santiago de Compostela, del 1976, diretto da Aldo Rossi e organizzato da César Portela e Salvador Tarragó, di cui tratta il capitolo secondo. Questo è uno degli eventi rintracciati nella storia delle relazioni tra Rossi e la Penisola Iberica, attraverso il quale è stato possibile constatare la presenza di uno scambio culturale e l'importazione in Spagna delle teorie di Aldo Rossi. Organizzato all'indomani della caduta del franchismo, ne conserva una reminescenza formale. Il capitolo è organizzato in tre parti, la prima si occupa della ricostruzione dei momenti salienti del Seminario Proyecto y ciudad historica, dagli interventi di architetti di fama internazionale, quali lo stesso Aldo Rossi, Carlo Aymonino, James Stirling, Oswald Mathias Ungers e molti altri, che si confrontano sul tema delle città storiche, alle giornate seminariali dedicate all’elaborazione di un progetto per cinque aree individuate all’interno di Santiago de Compostela e quindi dell’applicazione alla pratica progettuale dell’inscindibile base teorica esposta. Segue la seconda parte dello stesso capitolo riguardante La selezione di interviste ai partecipanti al Seminario. Esso contiene la raccolta dei colloqui avuti con alcuni dei personaggi che presero parte al Seminario e attraverso le loro parole si è cercato di approfondire la materia, in particolar modo andando ad evidenziare l’ambiente culturale in cui nacque l’idea del Seminario, il ruolo avuto nella diffusione della teoria di Aldo Rossi in Spagna e la ripercussione che ebbe nella pratica costruttiva. Le diverse interviste, seppur rivolte a persone che oggi vivono in contesti distanti e che in seguito a questa esperienza collettiva hanno intrapreso strade diverse, hanno fatto emergere aspetti comuni, tale unanimità ha dato ancor più importanza al valore di testimonianza offerta. L’elemento che risulta più evidente è il lascito teorico, di molto prevalente rispetto a quello progettuale che si è andato mescolando di volta in volta con la tradizione e l’esperienza dei cosiddetti allievi di Aldo Rossi. Negli stessi anni comincia a farsi strada l’importanza del confronto e del dibattito circa i temi architettonici e nel capitolo La fortuna critica della teoria di Aldo Rossi nella Penisola Iberica è stato affrontato proprio questo rinnovato interesse per la teoria che in quegli anni si stava diffondendo. Si è portato avanti lo studio delle pubblicazioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, pubblica e traduce in lingua spagnola i più importanti saggi di architettura, tra i quali La arquitectura de la ciudad di Aldo Rossi, nel 1971, e Comlejidad y contradiccion en arquitectura di Robert Venturi nel 1972. Entrambi fondamentali per il modo di affrontare determinate tematiche di cui sempre più in quegli anni si stava interessando la cultura architettonica iberica, diventando così ¬ testi di riferimento anche nelle scuole. Le tracce dell’influenza di Rossi sulla Penisola Iberica si sono poi ricercate nella rivista “2C. Construccion de la Ciudad” individuata come strumento di espressione di una teoria condivisa. Con la nascita nel 1972 a Barcellona di questa rivista viene portato avanti l’impegno di promuovere la Tendenza, facendo riferimento all’opera e alle idee di Rossi ed altri architetti europei, mirando inoltre al recupero di un ruolo privilegiato dell’architettura catalana. A questo proposito sono emersi due fondamentali aspetti che hanno legittimato l’indagine e lo studio di questa fonte: - la diffusione della cultura architettonica, il controllo ideologico e di informazione operato dal lavoro compiuto dalla rivista; - la documentazione circa i criteri di scelta della redazione a proposito del materiale pubblicato. E’ infatti attraverso le pubblicazioni di “2C. Construccion de la Ciudad” che è stato possibile il ritrovamento delle notizie sulla mostra Arquitectura y razionalismo. Aldo Rossi + 21 arquitectos españoles, che accomuna in un’unica esposizione le opere del maestro e di ventuno giovani allievi che hanno recepito e condiviso la teoria espressa ne “L’architettura della città”. Tale mostra viene poi riproposta nella Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale di Milano, la quale dedica un Padiglione col titolo Barcelona, tres epocas tres propuestas. Dalla disamina dei progetti presentati è emerso un interessante caso di confronto tra le Viviendas para gitanos di César Portela e la Casa Bay di Borgo Ticino di Aldo Rossi, di cui si è occupato l’ultimo paragrafo di questo capitolo. Nel corso degli studi è poi emerso un interessante risvolto della ricerca che, capovolgendone l’oggetto stesso, ne ha approfondito gli aspetti cercando di scavare più in profondità nell’analisi della reciproca influenza tra la cultura iberica e Aldo Rossi, questa parte, sviscerata nell’ultimo capitolo, La Penisola Iberica nel “magazzino della memoria” di Aldo Rossi, ha preso il posto di quello che inizialmente doveva presentarsi come il risvolto progettuale della tesi. Era previsto infatti, al termine dello studio dell’influenza di Aldo Rossi sulla Penisola Iberica, un capitolo che concentrava l’attenzione sulla produzione progettuale. A seguito dell’emergere di un’influenza di carattere prettamente teorica, che ha sicuramente modificato la pratica dal punto di vista delle scelte architettoniche, senza però rendersi esplicita dal punto di vista formale, si è preferito, anche per la difficoltà di individuare un solo esempio rappresentativo di quanto espresso, sostituire quest’ultima parte con lo studio dell’altra faccia della medaglia, ossia l’importanza che a sua volta ha avuto la cultura iberica nella formazione della collezione dei riferimenti di Aldo Rossi. L’articolarsi della tesi in fasi distinte, strettamente connesse tra loro da un filo conduttore, ha reso necessari successivi aggiustamenti nel percorso intrapreso, dettati dall’emergere durante la ricerca di nuovi elementi di indagine. Si è pertanto resa esplicita la ricercata eredità di Aldo Rossi, configurandosi però prevalentemente come un’influenza teorica che ha preso le sfumature del contesto e dell’esperienza personale di chi se ne è fatto ricevente, diventandone così un continuatore attraverso il proprio percorso autonomo o collettivo intrapreso in seguito. Come suggerisce José Charters Monteiro, l’eredità di Rossi può essere letta attraverso tre aspetti su cui si basa la sua lezione: la biografia, la teoria dell’architettura, l’opera. In particolar modo per quanto riguarda la Penisola Iberica si può parlare dell’individuazione di un insegnamento riferito alla seconda categoria, i suoi libri di testo, le sue partecipazioni, le traduzioni. Questo è un lascito che rende possibile la continuazione di un dibattito in merito ai temi della teoria dell’architettura, della sue finalità e delle concrete applicazioni nelle opere, che ha permesso il verificarsi di una apertura mentale che mette in relazione l’architettura con altre discipline umanistiche e scientifiche, dalla politica, alla sociologia, comprendendo l’arte, le città la morfologia, la topografia, mediate e messe in relazione proprio attraverso l’architettura.

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Lo scheletro è un tessuto dinamico, capace di adattarsi alle richieste funzionali grazie a fenomeni di rimodellamento ed alla peculiare proprietà rigenerativa. Tali processi avvengono attraverso l’azione coordinata di osteoclasti ed osteoblasti. Queste popolazioni cellulari cooperano allo scopo di mantenere l’ equilibrio indispensabile per garantire l’omeostasi dello scheletro. La perdita di tale equilibrio può portare ad una diminuzione della massa ossea e, ad una maggiore suscettibilità alle fratture, come avviene nel caso dell’osteoporosi. E’ noto che, nella fisiopatologia dell’osso, un ruolo cruciale è svolto da fattori endocrini e paracrini. Dati recenti suggeriscono che il rimodellamento osseo potrebbe essere influenzato dal sistema nervoso. L’ipotesi è supportata dalla presenza, nelle vicinanze dell’osso, di fibre nervose sensoriali responsabili del rilascio di alcuni neuro peptidi, tra i quali ricordiamo la sostanza P. Inoltre in modelli animali è stato dimostrato il diretto coinvolgimento del sistema nervoso nel mantenimento dell’omeostasi ossea, infatti ratti sottoposti a denervazione hanno mostrato una perdita dell’equilibrio esistente tra osteoblasti ed osteoclasti. Per tali ragioni negli ultimi anni si è andata intensificando la ricerca in questo campo cercando di comprendere il ruolo dei neuropeptidi nel processo di differenziamento dei precursori mesenchimali in senso osteogenico. Le cellule stromali mesenchimali adulte sono indifferenziate multipotenti che risiedono in maniera predominante nel midollo osseo, ma che possono anche essere isolate da tessuto adiposo, cordone ombelicale e polpa dentale. In questi distretti le MSC sono in uno stato non proliferativo fino a quando non sono richieste per processi locali di riparo e rigenerazione tessutale. MSC, opportunamente stimolate, possono differenziare in diversi tipi di tessuto connettivo quali, tessuto osseo, cartilagineo ed adiposo. L’attività di ricerca è stata finalizzata all’ottimizzazione di un protocollo di espansione ex vivo ed alla valutazione dell’influenza della sostanza P, neuropeptide presente a livello delle terminazioni sensoriali nelle vicinanze dell’osso, nel processo di commissionamento osteogenico.

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Myeloid cell leukemia-1 (Mcl-1) ist ein anti-apoptotisches Mitglied der Bcl-2-Proteinfamilie. Als solches ist es in der Lage, die mitochondriale Aktivierung während der Apoptose zu hemmen. Dadurch schützt es Zellen bei zellulärem Stress (wie z.B. Differenzierung, Proliferation oder Virusinfektion) vor Apoptoseinduktion. Aufgrund dieser Eigenschaft ist es unabkömmlich während der Embryogenese und in verschiedenen hämatopoetischen Zellpopulationen. Des Weiteren ist Mcl-1 als Protoonkogen in verschiedenen humanen Tumorentitäten verstärkt exprimiert und kann so zu einer verminderten Apoptosesensitivität von Tumorzellen beitragen. Auch primäre humane Hepatozyten können nach Mcl-1-Induktion durch Wachstumsfaktorbehandlung gegenüber CD95-vermittelter Apoptose geschützt werden. Daher sollte untersucht werden, welche Bedeutung Mcl-1 im hepatozellulären Karzinom (HCC) und in der gesunden Leber einnimmt. Hierzu wurde zunächst humanes HCC-Gewebe hinsichtlich der Expression von Mcl-1 untersucht. Es konnte gezeigt werden, dass Mcl-1 sowohl auf mRNA- als auch auf Protein-Ebene in HCC-Gewebe verstärkt exprimiert ist im Vergleich zu benachbartem Normalgewebe. Auch in verschiedenen HCC-Zelllinien konnte eine starke Mcl-1-Expression nachgewiesen werden. Diese war vor allem über den PI3K/Akt-Signalweg reguliert. Eine Hemmung dieses Signalwegs führte zu einer Reduktion der Mcl-1-Expression und so zu einer Sensitivierung der Zellen gegenüber verschiedenen Chemotherapeutika und zielgerichteten Therapien. Des Weiteren wurde die Mcl-1-Expression spezifisch durch RNA-Interferenz gehemmt. Auch hier konnte gezeigt werden, dass Zellen mit unterdrückter Mcl-1-Expression deutlich sensitiver gegenüber verschiedenen Apoptose-induzierenden Substanzen reagierten. Eine kombinierte Hemmung der Mcl-1-Expression und der PI3-Kinase führte schließlich zu einer nochmals verstärkten Sensitivierung. Im Gegensatz dazu führte eine Überexpression von Mcl-1 zu einer Hemmung der Apoptoseinduktion. Im zweiten Teil der Arbeit wurde eine Mauslinie etabliert, welche spezifisch in Hepatozyten kein Mcl-1 exprimiert, um so die Bedeutung von Mcl-1 für die Leber in vivo zu untersuchen. Es zeigte sich, dass Mcl-1flox/flox-AlbCre-Mäuse bereits im Alter von acht Wochen eine verminderte Lebergröße aufweisen. Dies wurde verursacht durch spontane Apoptoseinduktion in den Mcl-1 negativen Hepatozyten. Hierdurch kam es zu einer Leberschädigung, ersichtlich durch erhöhte Transaminasenwerte, erhöhte Caspase-3-Aktivierung, und Schädigung der Gewebsstruktur. Zudem war als kompensatorischer Effekt die Zellproliferation erhöht, ohne dass sich jedoch das Lebergewicht an das von Kontrolltieren anglich. Interessanterweise kam es in Mcl-1flox/flox-AlbCre-Mäusen als Folge der chronischen Leberschädigung zur Entwicklung einer Leberfibrose, ersichtlich durch eine verstärkte Collageneinlagerung. Weiterhin reagierten Mcl-1flox/flox-AlbCre-Mäuse wesentlich empfindlicher gegenüber Todesrezeptor-vermittelter Apoptose. Diese Daten zeigen zum einen, dass Mcl-1 zur Apoptoseresistenz von HCC-Zellen beitragen kann. Zielgerichtete Therapien, welche die Expression von Mcl-1 hemmen, könnten folglich für die Therapie des HCCs von Interesse sein. Des Weiteren konnte in dieser Arbeit zum ersten Mal gezeigt werden, dass Mcl-1 ein zentraler anti-apoptotischer Faktor für Hepatozyten in vivo ist.

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Il presente studio si colloca nell’ambito di una ricerca il cui obiettivo è la formulazione di criteri progettuali finalizzati alla ottimizzazione delle prestazioni energetiche delle cantine di aziende vitivinicole con dimensioni produttive medio-piccole. Nello specifico la ricerca si pone l’obiettivo di individuare degli indicatori che possano valutare l’influenza che le principali variabili progettuali hanno sul fabbisogno energetico dell’edificio e sull’andamento delle temperature all’interno dei locali di conservazione ed invecchiamento del vino. Tali indicatori forniscono informazioni sulla prestazione energetica dell’edificio e sull’idoneità dei locali non climatizzati finalizzata alla conservazione del vino Essendo la progettazione una complessa attività multidisciplinare, la ricerca ha previsto l’ideazione di un programma di calcolo in grado di gestire ed elaborare dati provenienti da diversi ambiti (ingegneristici, architettonici, delle produzioni agroindustriali, ecc.), e di restituire risultati sintetici attraverso indicatori allo scopo individuati. Il programma è stato applicato su un caso-studio aziendale rappresentativo del settore produttivo. Sono stati vagliati gli effetti di due modalità di vendemmia e di quattro soluzioni architettoniche differenti. Le soluzioni edilizie derivano dalla combinazione di diversi isolamenti termici e dalla presenza o meno di locali interrati. Per le analisi sul caso-studio ci si è avvalsi di simulazioni energetiche in regime dinamico, supportate e validate da campagne di monitoraggio termico e meteorologico all’interno dell’azienda oggetto di studio. I risultati ottenuti hanno evidenziato come il programma di calcolo concepito nell’ambito di questo studio individui le criticità dell’edificio in termini energetici e di “benessere termico” del vino e consenta una iterativa revisione delle variabili progettuale indagate. Esso quindi risulta essere uno strumento informatizzato di valutazione a supporto della progettazione, finalizzato ad una ottimizzazione del processo progettuale in grado di coniugare, in maniera integrata, gli obiettivi della qualità del prodotto, della efficienza produttiva e della sostenibilità economica ed ambientale.

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Agostino Mitelli (1609-1660) è una figura centrale nella vicenda artistica bolognese. Rinnova profondamente la quadratura, genere in cui opera maggiormente, e diventa il principale riferimento per le generazioni successive. Infatti ha un grande numero di allievi che si fanno interpreti del suo stile e le sue opere continuano ad essere studiate fino a Settecento inoltrato. Nel suo lavoro accorda una grande importanza al mezzo grafico, in cui eccelle e che considera strumento di verifica ed esercizio. Questa predilezione influenza anche i suoi seguaci: dopo la sua morte i suoi disegni diventano molto ricercati e vengono impiegati come repertori di soluzioni di quadratura ed elementi decorativi. Sono essi stessi strumento di studio e infatti ci è pervenuto un grande numero di copie ed esercizi in stile mitelliano. L'analisi sistematica di questo materiale anonimo e poco studiato mi ha permesso di individuare alcune delle personalità di maggiore spicco tra i suoi seguaci, quali Domenico Santi, Giacomo Antonio Mannini e Marc'Antonio Chiarini. Per valutare l'influenza dell'opera di Agostino presso le generazioni successive è centrale anche la produzione calcografica che analizzo a partire dalle quattro serie di elementi di ornato che egli stesso dà alle stampe e che riscuotono molto successo, come provano le numerose ristampe, anche francesi. Dopo la sua morte vengono incise diverse imprese che si riallacciano al suo operato: la prima è quella del figlio Giuseppe Maria Mitelli che pubblica alcuni suoi disegni. Seguono le serie di Santi, Buffagnotti, Mannini, Chiarini e diversi altri che comprendono anche quadratura e veduta e che spesso sono state riassemblate da editori e collezionisti. Anche le fonti affrontano la questione della dipendenza delle successive generazioni dagli stilemi di Agostino Mitelli, oltre a quelle a stampa ho studiato approfonditamente i manoscritti inediti dell'altro figlio di Agostino, Giovanni Mitelli, che forniscono molte nuove notizie.

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This thesis focuses on the interactions of nanoparticles with artificial membranes. The synthesis of the block copolymer poly(dimethylsiloxane)-block-poly(2-methyloxazoline) (PDMS-b-PMOXA) is described, as well as the formation of polymersomes in water. These polymersomes act as minimal cell models, consisting of an artificial bilayer membrane only, allowing the study of the interactions between nanoparticles and polymeric membranes. Both spherical and rod-shaped gold nanoparticles (AuNPs) were used in this study and they were characterized using light scattering (PCS), transmission electron microscopy (TEM), UV/Vis spectroscopy, and polarization anisotropy measurements. The polymer grafting on the spherical cores is asymmetric (shell asphericity) but is parallel to the inherent, due to polycrystallinity, core anisotropy, resulting in a characteristic scattering of the AuNPs in PCS.rnInteractions of polymersomes and AuNPs were investigated by PCS, cryo-TEM and UV/Vis. Three possible scenarios upon mixing of polymersomes and AuNPs can be distinguished by using only PCS: (i) no interactions between particles and vesicles, (ii) attachment of the particles to the outer side of the vesicles (decoration), and (iii) uptake of particles into the vesicles. It is shown that all three scenarios are possible, solely depending on the particle’s surface functionalization. In addition, it was revealed that the AuNPs need to be attached to the inner side of the membrane instead of diffusing freely within the vesicle. The present experimental findings essentially help with the understanding of the interactions of nanoparticles with membranes and show that the process of endocytosis can be attributed to physical processes only. rn

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Four seasons of excavations at Horvat Kur in the Galilee (250570/754485) have exposed the remains of a broadhouse synagogue from the Byzantine period. The building was entered through a portico on the west or a doorway on the south. The fill beneath the portico included the discarded remains of a once colored mosaic as well as more than 1000 coins. A low bench of basalt stones (some of which were plastered) runs along the interior walls, interrupted only by a stone bemah in the center of the southern wall. The synagogue is thus oriented toward Jerusalem. Near the bemah, an ornamented limestone seat was found in situ atop the bench. The building underwent several changes and repairs in the course of its lifespan. On either side of the bemah, north-south rows of columns rested on stylobate. A basalt stone table was found in re-use in the eastern stylobate. Nicknamed “the Horvat Kur stone,” this monolith features geometric figures on three sides and figurative representations on one side. Its original function is as yet subject of research. A narrow test-trench into the sediment of a cistern located outside the northern wall of the synagogue has produced nearly thirty intact vessels of the early Byzantine period, mostly cooking pots and water jars. In addition a dense sequence of pollen samples has been taken. Preliminary interpretation of these finds indicates that the Horvat Kur synagogue illustrates Byzantine synagogue construction, decoration, and use in the setting of a Galilean village of modest economic circumstances.

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Nearly 3000 slaughterhouses (74% of them public facilities) were built in Spain during the last decades of the nineteenth century and the first half of the twentieth century. The need to comply with new technical requirements and regulations on the hygiene of the meat passed in the 70s and the gradual replacement of public facilities by larger and more modern private slaughterhouses have subsequently led to the closure and abandonment of many of these buildings. Public slaughterhouses generally consisted of several single-storey and open-plan buildings located around a courtyard. Although originally they were preferably located on the outskirts of the towns, many slaughterhouses are now placed inside the built up areas, due to the urban development. The present work aims to contribute to a better understanding of these agro-industrial buildings and to provide ideas for their conservation and reuse. A review on the historical evolution and the architectural features of the public slaughterhouses in Spain is presented and different examples of old vacant slaughterhouses reused to accommodate libraries, offices, community centres, exhibition halls or sports centres, among others, are shown in the paper.

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Fundamento de la tesis: Al comienzo del siglo XX, el interés por el turismo unido a la necesidad de restaurar un abundante patrimonio histórico, posibilitó en España que los poderes públicos se embarcaran en una singular experiencia: la creación de una infraestructura hotelera a partir de la rehabilitación de edificios históricos. La preservación, mantenimiento e incluso rentabilidad de una gran parte del patrimonio español se haría efectiva a través de la innovadora fórmula patrimonio‐turismo, cuya máxima expresión se materializó en la Red de Paradores desde su fundación en la segunda década del siglo pasado hasta nuestros días. Sorprendentemente, este tema no ha sido todavía investigado en su vertiente arquitectónica pese a que España ha sido pionera y modelo en la cuestión de la hotelería pública. Este trabajo aborda el estudio del caso más significativo de todos los edificios de la red, en tanto que el patrimonio que ha servido de base a los fines hoteleros del Estado ha contado con un total de seis tipos arquitectónicos a lo largo de su historia, dentro de los cuales la arquitectura militar despunta con su mayoritaria presencia dentro del contexto de los edificios históricos de la red. El carácter arquetípico de los castillos y fortalezas, arraigado en el inconsciente colectivo, les hizo especialmente atractivos como alojamiento turístico al permitir evocar la remota época medieval, pese a ser el tipo arquitectónico más comprometido para la rehabilitación hotelera. El estudio de las intervenciones operadas en estos inmuebles se revela de forma clara como escaparate de los distintos criterios de intervención patrimonial que se han sucedido en el siglo XX, hasta enlazar con la perspectiva interdisciplinar actual. La tesis abarca en, primer lugar, diferentes aspectos generales relativos al promotor hotelero, la hotelería pública de ámbito nacional e internacional, y la caracterización de los inmuebles de la red estatal española, desde el punto de vista hotelero y arquitectónico, entendida esta última en sus tres escalas de influencia: la arquitectónica, la urbana o paisajística, y la del interiorismo. Se analiza en segundo término la arquitectura militar dentro del contexto de la Red de Paradores, desde la consideración de su transformación hotelera, para lo cual ha sido necesario realizar una clasificación propia, que abarca tanto edificios que respondieron a una estructura de cuartel, como castillos‐palacio, o fortalezas que habían servido a los fines de una orden religiosa militar, además de considerarse las intervenciones en recintos históricos de carácter militar, donde se hacía obligatorio construir de nueva planta. En tercer y último lugar, se analiza a lo largo de las distintas etapas del organismo turístico las rehabilitaciones realizadas en estas construcciones militares, a la vez que se tienen en cuenta las intervenciones en los restantes edificios históricos, para evitar la descontextualización. Este recorrido comienza con la promoción de los dos primeros paradores a cargo del Comisario Regio, el marqués de la Vega‐Inclán, que sirvieron para sentar las bases de los conceptos e ideas que habrían de desarrollarse en las siguientes décadas. Posteriormente, se desarrolló y tomó forma la red con el Patronato Nacional del Turismo, en la que las primeras intervenciones en tipos militares se tradujeron en reformas interiores de locales. La etapa clave de la red, y en particular de la arquitectura militar, tuvo lugar con el Ministerio de Información y Turismo, marcada por la “repristinación” de monumentos, tras un período preparatorio con la Dirección General del Turismo en el que lo militar había quedado de telón de fondo de otros tipos arquitectónicos. Tras el auge del Ministerio llegó el período de decadencia en el que los castillos y fortalezas desaparecieron de los intereses de las Secretarias de Turismo, hasta llegar a las inauguraciones de los novedosos establecimientos del siglo XXI y el resurgimiento del tipo militar con el parador de Lorca. Metodología empleada: Este trabajo de investigación se ha servido fundamentalmente de documentación inédita, procedente de diversos archivos, además de una muy extensa toma de datos in situ. Dentro del patrimonio analizado, los inmuebles que responden al tipo arquitectónico militar se han dividido en tres grandes grupos: inmuebles rehabilitados que entraron en funcionamiento en la red, inmuebles en proceso de transformación hotelera, e inmuebles que fueron adquiridos con fines hoteleros pero que no llegaron a rehabilitarse. Para cada uno de ellos ha sido necesario determinar en qué estado llegaron a manos de la Administración Turística, cuál fue el mecanismo a través del cual se adquirieron, en qué consistió su primera rehabilitación hotelera, y cuáles fueron las ampliaciones o reformas más significativas que se realizaron posteriormente. Estos datos se han sintetizado en fichas y se han extraído conclusiones al comparar cada unidad con el conjunto. Simultáneamente se introdujeron dos factores externos: la historia del turismo que permitió hacer una ordenación cronológica de los inmuebles según etapas, y la historia de la teoría y práctica de la intervención patrimonial en España que permitió comparar los criterios patrimoniales de la Administración competente respecto de las intervenciones de la Administración Turística, cuyo contacto se haría obligatorio a partir del Decreto, de 22 de abril de 1949, que dejaba bajo la tutela del Estado a todos los castillos y fortalezas. Aportación de la tesis: Con carácter general, la tesis centra una ordenación y sistematización completa del patrimonio inmobiliario de la red, desde el punto de vista de los tipos hoteleros y arquitectónicos, además de poner por primera vez en conexión distintos modelos de hotelería pública, para constituirse en el sustrato de futuras investigaciones. El estudio realizado se ha hecho extensivo a las distintas escalas que inciden de forma interconectada en la implantación de un parador: la arquitectónica, la urbana y la del interiorismo, hasta ahora referenciado desde la exclusiva visión arquitectónica. Se han definido las etapas de la historia de la red, no ya sólo a partir del hilo conductor de la cadena sucesiva de organismos turísticos, sino que por primera vez se hace en razón de la evolución que sufren las intervenciones patrimoniales a lo largo del tiempo, a la vez que se entra en conexión con la teoría y praxis de la restauración monumental. Con carácter particular, la arquitectura militar dentro del contexto de los paradores se destaca en el período del Ministerio, en el que se experimentaron todas las posibilidades que presentaba su rehabilitación. En este sentido se ha puesto de manifiesto en este trabajo un tipo híbrido de parador, a caballo entre la rehabilitación y la edificación de nueva planta, las dos formas básicas de establecimiento creadas en la Comisaría Regia, al que se ha denominado edificación de nueva planta en recinto histórico militar. Esta nueva caracterización se ha valorado como la forma más eficiente de implantar paradores, cuyas pautas arquitectónicas abarcaron un abanico de posibilidades: imitación de modelos arquitectónicos históricos con utilización de elementos patrimoniales prestados que dieran el valor de la historia, utilización de un lenguaje moderno, o la inspiración en la arquitectura vernácula. La amalgama de elementos, estilos e intervenciones sucesivas de ampliación fue la característica común tanto para la implantación de un parador en un edificio como en un recinto amurallado. La arquitectura militar transformada en establecimiento hotelero evidencia la vocación escenográfica de las intervenciones patrimoniales, secundada por el interiorismo, además de su aportación a la arquitectura hotelera en lo referente al confort, organización y funcionamiento de sus instalaciones. La tesis ahonda en los diversos aspectos de la rehabilitación hotelera apuntados de forma parcial por algunos autores, y pone de manifiesto la “ambientación medieval” operada en la arquitectura militar, que llegó a tener su máxima expresión con el criterio de la “unidad de estilo” del Ministerio de Información y Turismo. La rehabilitación hotelera dentro del contexto de la Red de Paradores, queda caracterizada en la tesis en relación a intervenciones en construcciones militares, cuya sistematización puede ser extrapolable a otros tipos arquitectónicos o cadenas hoteleras de titularidad pública, a partir del estudio que se ha avanzado en este trabajo. Thesis basis: At the beginning of the 20th century the interest in tourism added to the plentiful heritage in Spain enabled the authorities to embark on a singular experience: the creation of a hotel infrastructure from the restoration of historic buildings. Preservation, maintenance, and even profitability of a large part of the Spanish heritage would be effective through the innovative formula heritage-tourism. Its greatest expression materialized in the Paradores Network since its foundation in last century’s second decade to the present day. Surprisingly, this subject has not yet been investigated in its architectural aspect, even though Spain has been a pioneer and a model in the matter of public hotel business. This project tackles the study of the most significative case of all the network’s buildings, since the heritage which has served throughout history as a base for the State hotel purposes has altogether six architectural types, among which military architecture stands out with its majority presence in the context of the historical buildings of the network. The archetypal character of castles and fortresses, ingrained in the collective subconscious, made them specially attractive for tourist accommodation, as it allowed the evocation of far medieval times, despite being the most awkward architectural type for hotel restoration. The study of the interventions in these buildings clearly reveals itself as a showcase of the different criteria of heritage intervention along the 20th century, connecting to the present interdisciplinary perspective. Firstly, the thesis covers different general aspects regarding the hotel developer, the domestic and international public hotel business, and the description of the Spanish state network buildings from a hotel business and an architectural point of view, the latter from its three influence scales: architectural, urban or landscape, and interior design. Secondly, the transformation of the military architecture in the Paradores Network into hotels is analyzed. For that purpose it was necessary to create a specific classification, which included barrack-structured buildings, castle-palaces, or fortresses which served the purposes of military-religious orders. The interventions in those military historical places where new building became compulsory were also taken into consideration. Thirdly and lastly, the thesis analyses the restorations in these military constructions through the different stages of the tourist organization. In order to avoid decontextualization, interventions in other historical buildings were also considered. This route begins with the promotion of the two first Paradores by the Royal Commissioner, the marquis of Vega-Inclán, which paved the way for the concepts and ideas that were developed in the following decades. Subsequently, the network was developed and took shape with the National Tourism Board. The first interventions on military types were inside refurbishments. The Network’s key period, and in particular of its military architecture, took place with the Ministry of Information and Tourism, a time marked by the “restoration to its original state” of monuments. This stage arrived after a preparatory period with the State Tourist Office, when the military type was left as a backdrop for other architectural types. After the Ministry’s boom arrived a decline, in which castles and fortresses disappeared from the Tourist Department’s interests up to the opening of the 21st century new establishments and the resurgence of the military type with Lorca’s Parador. Methodology: The present research project has mainly used unpublished documentation from several archives and has done an extensive in situ data-gathering. Within the heritage analyzed, military buildings have been divided into three main groups: restored buildings that began to operate in the network, those in process of hotel transformation, and those acquired for hotel purposes, but which did not become restored. In each case, it has been necessary to determine the condition in which they arrived to the Tourist Administration, the procedure by which they were acquired, what their first hotel restoration consisted of, and which their subsequent most significative enlargements and alterations were. These facts have been synthesized in cards, and conclusions were drawn by comparing each unit with the whole. Simultaneously, two external factors were introduced: the history of tourism, that allowed establishing a chronological order according to different periods, and the history of Spanish heritage intervention’s theory and practice, that permitted to compare the heritage criteria from the competent Administration with those of the Tourist Administration’s interventions. Both Administrations came compulsorily into contact after the Decree of 22nd April 1949, by which all castles and fortresses became under the protection of the State. Thesis contribution: In general, the thesis focuses on a complete order and systematization of the network’s heritage buildings from the hotel and architectural types points of view, besides connecting for the first time different public hotel business models, becoming the substratum for future investigations. The study has included the different scales that impact interconnected on the establishment of a Parador: architectural, urban and interior design, only referenced to date from an architectural point of view. The Network’s history stages have been defined according to not only a consecutive series of tourist organizations, but also, and for the first time, to the evolution of heritage interventions over time, thus connecting with the theory and praxis of monumental restoration. In particular, within the Paradores, military architecture stands out in the Ministry’s period, in which all kind of restoration possibilities were explored. In this sense, the present project puts forth a hybrid type of Parador between restoration and new building, the two basic ways of establishment created in the Royal Commission, termed new building in military historic enclosure. This new characterization has been evaluated as the most efficient for establishing Paradores, whose architectonic guidelines include a wide range of possibilities: the imitation of historical architectonic models with use of borrowed heritage components that provide historical value, the use of modern language, or the inspiration in vernacular architecture. The amalgam of elements, styles and consecutive enlargement interventions was the common feature of the establishment of a Parador, both in a building or in a walled enclosure. The military architecture transformed into a hotel establishment gives proof of the scenographic vocation of heritage interventions, supported by interior design, as well as of its contribution to hotel architecture, related to its comfort, organization and the functioning of its facilities. The thesis delves into the diverse aspects of hotel restoration, partially pointed out by several authors, and puts forth the creation of a “medieval atmosphere” in military architecture, which came to its highest expression with the “unitary style” criteria of the Ministry of Information and Tourism. Hotel restoration within the context of the Paradores’ Network is defined in this thesis in relation to interventions in military constructions, whose systemization can be extrapolative to other architectural types or public hotel chains, based on the study which has been put forward in this project.

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The current economic crisis has meant, particularly in Spain, the almost cessation of new buildings construction. This deep crisis will mean in future an irreversible change in the Spanish construction model, based to date almost exclusively on the brick. After focusing on the Spanish property boom and examining its impact on the concept of housing (in a few years the house has moved forward from being contemplated exclusively as a primary good to be also considered a capital asset), we analyse the influence that this transformation has had on architecture (housing typology, building methods, the architectural profession and the architect training) and offers architectural alternatives –trough the university– to the present crisis. The project “Houses built from accommodating cabins” is part of a larger research within the line “Modular Architecture” developed by the Research Group “Design and Industrial Production”, belonging to the Technical University of Madrid, which aims to respond to the need for decent housing at an affordable price, by offering through Internet the plans, resources and other technical details required to build a house oneself. The proposed houses are built from the combination of industrially made modules (accommodation cabins, which are prefabricated modules usually used as provisional constructions in conventional building works), prefabricated subsystems and other catalogue components available on the market, all they set together by dry joints.

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Los sistemas técnicos son cada vez más complejos, incorporan funciones más avanzadas, están más integrados con otros sistemas y trabajan en entornos menos controlados. Todo esto supone unas condiciones más exigentes y con mayor incertidumbre para los sistemas de control, a los que además se demanda un comportamiento más autónomo y fiable. La adaptabilidad de manera autónoma es un reto para tecnologías de control actualmente. El proyecto de investigación ASys propone abordarlo trasladando la responsabilidad de la capacidad de adaptación del sistema de los ingenieros en tiempo de diseño al propio sistema en operación. Esta tesis pretende avanzar en la formulación y materialización técnica de los principios de ASys de cognición y auto-consciencia basadas en modelos y autogestión de los sistemas en tiempo de operación para una autonomía robusta. Para ello el trabajo se ha centrado en la capacidad de auto-conciencia, inspirada en los sistemas biológicos, y se ha explorado la posibilidad de integrarla en la arquitectura de los sistemas de control. Además de la auto-consciencia, se han explorado otros temas relevantes: modelado funcional, modelado de software, tecnología de los patrones, tecnología de componentes, tolerancia a fallos. Se ha analizado el estado de la técnica en los ámbitos pertinentes para las cuestiones de la auto-consciencia y la adaptabilidad en sistemas técnicos: arquitecturas cognitivas, control tolerante a fallos, y arquitecturas software dinámicas y computación autonómica. El marco teórico de ASys existente de sistemas autónomos cognitivos ha sido adaptado para servir de base para este análisis de autoconsciencia y adaptación y para dar sustento conceptual al posterior desarrollo de la solución. La tesis propone una solución general de diseño para la construcción de sistemas autónomos auto-conscientes. La idea central es la integración de un meta-controlador en la arquitectura de control del sistema autónomo, capaz de percibir la estado funcional del sistema de control y, si es necesario, reconfigurarlo en tiempo de operación. Esta solución de metacontrol se ha formalizado en cuatro patrones de diseño: i) el Patrón Metacontrol, que define la integración de un subsistema de metacontrol, responsable de controlar al propio sistema de control a través de la interfaz proporcionada por su plataforma de componentes, ii) el patrón Bucle de Control Epistémico, que define un bucle de control cognitivo basado en el modelos y que se puede aplicar al diseño del metacontrol, iii) el patrón de Reflexión basada en Modelo Profundo propone una solución para construir el modelo ejecutable utilizado por el meta-controlador mediante una transformación de modelo a modelo a partir del modelo de ingeniería del sistema, y, finalmente, iv) el Patrón Metacontrol Funcional, que estructura el meta-controlador en dos bucles, uno para el control de la configuración de los componentes del sistema de control, y otro sobre éste, controlando las funciones que realiza dicha configuración de componentes; de esta manera las consideraciones funcionales y estructurales se desacoplan. La Arquitectura OM y el metamodelo TOMASys son las piezas centrales del marco arquitectónico desarrollado para materializar la solución compuesta de los patrones anteriores. El metamodelo TOMASys ha sido desarrollado para la representación de la estructura y su relación con los requisitos funcionales de cualquier sistema autónomo. La Arquitectura OM es un patrón de referencia para la construcción de una metacontrolador integrando los patrones de diseño propuestos. Este meta-controlador se puede integrar en la arquitectura de cualquier sistema control basado en componentes. El elemento clave de su funcionamiento es un modelo TOMASys del sistema decontrol, que el meta-controlador usa para monitorizarlo y calcular las acciones de reconfiguración necesarias para adaptarlo a las circunstancias en cada momento. Un proceso de ingeniería, complementado con otros recursos, ha sido elaborado para guiar la aplicación del marco arquitectónico OM. Dicho Proceso de Ingeniería OM define la metodología a seguir para construir el subsistema de metacontrol para un sistema autónomo a partir del modelo funcional del mismo. La librería OMJava proporciona una implementación del meta-controlador OM que se puede integrar en el control de cualquier sistema autónomo, independientemente del dominio de la aplicación o de su tecnología de implementación. Para concluir, la solución completa ha sido validada con el desarrollo de un robot móvil autónomo que incorpora un meta-controlador con la Arquitectura OM. Las propiedades de auto-consciencia y adaptación proporcionadas por el meta-controlador han sido validadas en diferentes escenarios de operación del robot, en los que el sistema era capaz de sobreponerse a fallos en el sistema de control mediante reconfiguraciones orquestadas por el metacontrolador. ABSTRACT Technical systems are becoming more complex, they incorporate more advanced functionalities, they are more integrated with other systems and they are deployed in less controlled environments. All this supposes a more demanding and uncertain scenario for control systems, which are also required to be more autonomous and dependable. Autonomous adaptivity is a current challenge for extant control technologies. The ASys research project proposes to address it by moving the responsibility for adaptivity from the engineers at design time to the system at run-time. This thesis has intended to advance in the formulation and technical reification of ASys principles of model-based self-cognition and having systems self-handle at runtime for robust autonomy. For that it has focused on the biologically inspired capability of self-awareness, and explored the possibilities to embed it into the very architecture of control systems. Besides self-awareness, other themes related to the envisioned solution have been explored: functional modeling, software modeling, patterns technology, components technology, fault tolerance. The state of the art in fields relevant for the issues of self-awareness and adaptivity has been analysed: cognitive architectures, fault-tolerant control, and software architectural reflection and autonomic computing. The extant and evolving ASys Theoretical Framework for cognitive autonomous systems has been adapted to provide a basement for this selfhood-centred analysis and to conceptually support the subsequent development of our solution. The thesis proposes a general design solution for building self-aware autonomous systems. Its central idea is the integration of a metacontroller in the control architecture of the autonomous system, capable of perceiving the functional state of the control system and reconfiguring it if necessary at run-time. This metacontrol solution has been formalised into four design patterns: i) the Metacontrol Pattern, which defines the integration of a metacontrol subsystem, controlling the domain control system through an interface provided by its implementation component platform, ii) the Epistemic Control Loop pattern, which defines a modelbased cognitive control loop that can be applied to the design of such a metacontroller, iii) the Deep Model Reflection pattern proposes a solution to produce the online executable model used by the metacontroller by model-to-model transformation from the engineering model, and, finally, iv) the Functional Metacontrol pattern, which proposes to structure the metacontroller in two loops, one for controlling the configuration of components of the controller, and another one on top of the former, controlling the functions being realised by that configuration; this way the functional and structural concerns become decoupled. The OM Architecture and the TOMASys metamodel are the core pieces of the architectural framework developed to reify this patterned solution. The TOMASys metamodel has been developed for representing the structure and its relation to the functional requirements of any autonomous system. The OM architecture is a blueprint for building a metacontroller according to the patterns. This metacontroller can be integrated on top of any component-based control architecture. At the core of its operation lies a TOMASys model of the control system. An engineering process and accompanying assets have been constructed to complete and exploit the architectural framework. The OM Engineering Process defines the process to follow to develop the metacontrol subsystem from the functional model of the controller of the autonomous system. The OMJava library provides a domain and application-independent implementation of an OM Metacontroller than can be used in the implementation phase of OMEP. Finally, the complete solution has been validated in the development of an autonomous mobile robot that incorporates an OM metacontroller. The functional selfawareness and adaptivity properties achieved thanks to the metacontrol system have been validated in different scenarios. In these scenarios the robot was able to overcome failures in the control system thanks to reconfigurations performed by the metacontroller.

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To our knowledge, no current software development methodology explicitly describes how to transit from the analysis model to the software architecture of the application. This paper presents a method to derive the software architecture of a system from its analysis model. To do this, we are going to use MDA. Both the analysis model and the architectural model are PIMs described with UML 2. The model type mapping designed consists of several rules (expressed using OCL and natural language) that, when applied to the analysis artifacts, generate the software architecture of the application. Specifically the rules act on elements of the UML 2 metamodel (metamodel mapping). We have developed a tool (using Smalltalk) that permits the automatic application of these rules to an analysis model defined in RoseTM to generate the application architecture expressed in the architectural style C2.

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La propuesta busca desarrollar herramientas nuevas para entendimiento de los límites y bordes arquitectónicos. Entendiendo las características tanto físicas como psicológicas de los límites, busco que la arquitectura que se propone genere una ruptura de las simplistas contraposiciones binarias que se encuentran en la base de la comprensión arquitectónica tradicional; los conceptos de interior / exterior, dentro / fuera, sujeto / objeto, ciudad / campo, naturaleza/ artificio; son desde mi punto de vista atavismos que deben ser superados para poder producir una arquitectura acorde a los nuevos tiempos, que se adapte a las condicionantes de su entorno. Al entender que los límites encarnan la existencia de situaciones duales e hibridas, que suceden a los dos lados del límite busco aprovechar las situaciones de tensión, negación, negociación, confrontación, contraposición, etc., la propuesta busca poner en valor las características de convivencia, dialogo y relación de la ciudad tradicional. Es decir las características políticas de la polis y la civitas. Entendiendo que el hombre es un animal político por excelencia, la propuesta busca potenciar el carácter político y de socialización de la arquitectura. Por medio del entendimiento de las relaciones y espacializaciones que generan los choques cuerpos en el espacio; y la necesidad de que los límites de la arquitectura y la ciudad sean transgredidos física y programáticamente para que adquieran un carácter más dinámico y poroso que ayuden a esta relación. La propuesta introduce ejemplos de líneas de fuga y rupturas, que se puedan materializar mediante pequeñas intervenciones. Intervenciones arquitectónicas, que a pesar de sus limitados recursos formales, puedan generar resultados exponencialmente superiores que transformen las condiciones iniciales del sitio. The proposal seeks to develop new tools for the understanding of the Architectural limits and borders. By understanding of limit`s physical and psychological qualities, I seek that architecture could generate a breakdown of the simplistic binary oppositions that are at the base of the traditional Architectural understanding; concepts such as interior / exterior, inside / outside, object/subject, city/countryside, nature/artifice; They are from my point of view atavism that must be overcome in order to produce an architecture according to the times, that suit the conditions of their milieu. By understanding that limits embodies the existence of dual and hybrid situations that occur on both sides of the limit, I manage to take stressful situations of , denial, bargaining, confrontation, contrast, etc., the proposal seeks to assess the characteristics of living , dialogue and respect of the traditional city. I.e. the political characteristics of the polis and civitas. By realizing that the man is a political animal par excellence, the proposal seeks to strengthen political and socialization architectural character. Through the understanding of spatial relationships that shocking bodies generates in space; and the need for architecture and city limits get physically and programmatically transgressed to acquire a more dynamic and porous nature that helps in this relationship. The proposal introduces examples of flight lines and breaks, which can be realized through small interventions. Architectural interventions, despite his limited formal resources can generate exponentially greater results that transform the initial conditions of the site.

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Esta investigación indaga sobre la relación entre el método geométrico empleado por Pablo Palazuelo y el proceso del proyecto arquitectónico. La elección de este pintor y escultor madrileño como hilo conductor de esta tesis no es fortuita, puesto que la arquitectura desempeña una influencia esencial sobre su obra. Un influjo que le llega en parte a través de su formación académica, dado que cursó estudios de arquitectura en la School of Arts and Crafts de la ciudad de Oxford (1933-1936). Así mismo diseñó propuestas estrechamente vinculadas a un lugar construido, con el consiguiente condicionante de las trazas del mismo. La hipótesis de trabajo formulada a partir de textos elaborados por autores como Víctor Nieto Alcaide y Juan Daniel Fullaondo sugería una interconexión con la arquitectura orgánica. Como comprobación del grado de profundidad en otros análisis publicados, se han seleccionado los textos que indagan en el proceso que el artista desarrollaba durante la producción de su obra, y se adentran en cuestiones estructurales que trascienden el ámbito formal. Siguiendo esta pauta, además de una acotación temporal, se han escogido los realizados por Santiago Amón, Carme Bonell, Valerio Bozal, Manuel J. Borja-Villel, Francisco Calvo Serraller, Claude Esteban, Julián Gállego, Teresa Grandas, Max Hölzer, George Limbour, Kevin Power y Carlos Rodríguez-Spiteri. A estos autores se suman las fuentes orales consultadas dentro de un entorno intrínsecamente próximo a sus realizaciones, procedentes de Pere Casanovas y Soledad Lorenzo. Además de personas que en diferentes etapas de su vida coincidieron por distintos motivos con sus realizaciones, como son Ramón Ayerza, Mariano Bayón, José Antonio Corrales, Luis Gordillo, Rafael Moneo, José Rodríguez-Spiteri y Antonio Tornero. A partir del acceso obtenido a los escritos, libros, bocetos y abundante obra gráfica y escultórica que atesora la Fundación del pintor, se ha podido elaborar un andamiaje tanto teórico como geométrico que ha servido de base para confrontar estas premisas. Esta empresa se ha estructurado en una narración que, además de los estudios precedentes citados, comienza con los cimientos del pensamiento de Palazuelo. Elaborada a partir de sus escritos, donde defendía un sincretismo que concilia las visiones de las culturas occidental y oriental. En los siguientes apartados, se han analizado las principales obras gráficas y escultóricas del autor haciendo un especial hincapié en el método productivo. Una gestación que se resiste a una mera enumeración cronológica, por lo que la clasificación que se propone en este trabajo trata de ser lo más fiel posible al espíritu expresado por Palazuelo basado en linajes y coherencias, para desvelar las herramientas empleadas y poder compararlas con el proceso del proyectual. Este recorrido se completa con una última sección se reúnen por primera vez las dieciséis obras y los dieciséis proyectos más representativos que ilustran la aproximación más directa que obró Palazuelo entre sus investigaciones geométricas y un locus determinado. Durante casi cuatro años se desarrolló un inventariado y catalogación pormenorizada de la documentación y piezas sobre papel, lienzo y metal realizadas por Palazuelo. Esta indagación saca a la luz un conjunto constituido por casi cuatro mil obras, en su mayoría inéditas, que constituyen el archivo de la citada institución. En definitiva, esta investigación construye un tejido gráfico y geométrico referido a uno de los artistas españoles más importantes del siglo XX, entreverado por su pensamiento teórico y realizaciones en dibujos, maquetas, esculturas y propuestas arquitectónicas. Las cuales permiten establecer los acuerdos y desacuerdos con el proceso de la arquitectura para proponer una nueva aproximación geométrica interdisciplinar. ABSTRACT This research investigates the relationship between the geometric method used by Palazuelo and the architectural design’s process. Choosing this Spanish painter and sculptor as thread of this thesis is not fortuitous, since the architecture has an essential influence on his work. An influx that arrives in part through his academic training, as he was an architecture student at the School of Arts and Crafts of the city of Oxford (1933-1936). Furthermore his proposals designed closely linked to a built place, therefore conditioned by its traces. The working hypothesis formulated from texts written by authors like Victor Nieto Alcaide and Juan Daniel Fullaondo suggested an interconnection with organic architecture. As a check on the degree of depth in other published reviews, articles that explore the process that the artist developed during the production of his work, and penetrate into structural issues beyond formal domain have been selected. Following this pattern, along with a temporal dimension, assays by Santiago Amón, Carme Bonell, Valerio Bozal, Manuel J. Borja-Villel, Francisco Calvo Serraller, Claude Esteban, Julián Gállego, Teresa Grandas, Max Hölzer, George Limbour, Kevin Power and Carlos Rodriguez-Spiteri have been selected. Oral sources within an inherently environment close to his achievements, as Pere Casanovas and Soledad Lorenzo, are also added. In addition to people coincided with his accomplishments, such as Ramón Ayerza, Mariano Bayón, José Antonio Corrales, Luis Gordillo, Rafael Moneo, José Rodríguez-Spiteri and Antonio Tornero. From obtained access to the writings, books, sketches and abundant graphic and sculptural work that holds the Foundation painter, it has been able to develop a theoretical and geometric framework that have served as the basis for confronting these premises. This dissertation has been structured in a narrative that ⎯in addition to the previously mentioned studies⎯, begins with the foundations of Palazuelo thought. A structure built from his writings, where he defended a syncretism that reconciles the views of Western and Eastern cultures. In the following sections, his main graphic and sculptural works have been analyzed with particular emphasis on the productive method. A process that resists mere chronological enumeration, so the classification proposed in this investigation tries to be as faithful as possible to the spirit expressed by Palazuelo, based on bloodlines and coherences, to uncover the tools he used and to compare them with the architectural design process. This tour is completed with a final chapter that gathers the sixteen proposals and sixteen works most representative projects that illustrate the more direct approach that Palazuelo worked between geometric investigations and a given locus. For nearly four years, a detailed inventory and cataloguing of documents and works on paper, canvas and metal made by Palazuelo was developed. This research brings to light a set consisting of nearly four thousand works, mostly unpublished, that constitute the current archive of the aforementioned institution. Ultimately, this research builds a graph and geometric fabric referred to one of the most important Spanish artists of the twentieth century, interspersed by his theoretical thinking and achievements in drawings, models, sculptures and architectural proposals. Which allow establishing agreements and disagreements with the process of architecture to propose a new geometric interdisciplinary approach.

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El trabajo de investigación que presentamos tiene como principal objetivo, la recopilación, el registro, el análisis y la reflexión sobre una época, tan trascendental como poco estudiada desde el ámbito arquitectónico, como es el período comprendido entre las dos normas de mayor relevancia en relación a la protección del Patrimonio Histórico Español del último siglo. Nos referimos a la Ley sobre Defensa, Conservación y Acrecentamiento del Patrimonio Histórico Nacional de 13 de mayo de 1933 y la Ley 13/1985, de 25 de junio, del Patrimonio Histórico Español. A través de la investigación realizada, se pretende aportar una visión integral de esta etapa, desde el enfoque arquitectónico, fundamentando la misma en el desarrollo de pautas metodológicas, abordadas desde la recopilación exhaustiva del material bibliográfico y documental para su posterior análisis. A partir de esta fase inicial, se han identificado los nexos comunes entre los estudios existentes sobre el patrimonio monumental español previos a la Guerra Civil y las investigaciones dedicadas a la historia de las últimas décadas del siglo XX. De esta forma, se ha procurado trazar un “puente” documental, con el que trasponer virtualmente el vacío bibliográfico existente. Históricamente, la protección del patrimonio histórico edificado y urbano, ha preocupado y ocupado a multitud de profesionales que, desde disciplinas dispares, han emprendido la tarea ímproba de comprender y explicar cuáles han sido los avatares, históricos y legales, que han marcado su evolución. Tal preocupación ha generado una bibliografía ingente y diversa, desde la protección formal y precisa, sobre uno u otro material, pasando por el marco historiográfico de las tendencias conservacionistas y las teorías decimonónicas, las filigranas formadas por las cuantiosas normas promulgadas desde la Novísima Recopilación, hasta la incidencia del planeamiento urbano en la tutela del patrimonio, incluidas la trama de competencias y yuxtaposiciones administrativas. Documentos de toda índole y profundidad científica, que como mosaicos hispanomusulmanes, dibujan el panorama patrimonial en el que la criba de material resulta una tarea, en ocasiones, inextricable. El título de este documento, en sí mismo, circunscribe la materia que ha sido el objeto de análisis durante el proceso de investigación, el Patrimonio Arquitectónico Monumental. El eje o núcleo basal de estudio se sitúa en los bienes inmuebles, los edificados, que, a su vez, ostentan la declaración de Bien de Interés Cultural, y que, por ende, pertenecen al Patrimonio Histórico Español. La metodología de trabajo se ha desarrollado de forma concéntrica, desde aspectos generales de la protección del patrimonio monumental, como el marco legal que antecede a la promulgación de la Ley de 1933, y el estado previo de los bienes susceptibles de ser preservados. Reconocemos en el ámbito legislativo, el fundamento orgánico que regula y dirige la tutela del patrimonio histórico español y la acción conservadora, y que delimita el ámbito a partir del cual se condiciona el devenir de los bienes culturales. Del esquema de situación surgido del análisis previo, se han detectado los factores claves en la transición hacia la Ley de Patrimonio Histórico Español; la evolución conceptual del “Patrimonio”, como apreciación genérica, y el testimonio de este progreso a través de los valores históricos, artísticos y culturales. El presente documento de investigación, consta de una primera fase, correspondiente al Capítulo 1, que se ha desarrollado a partir, principalmente, de la ordenación jurídica que rige el Patrimonio Histórico Español, a través de leyes, decretos, órdenes y disposiciones anexas, complementado con el material bibliográfico dedicado a la revisión histórica del proceso legal de la protección del patrimonio histórico-artístico. Si bien no ha sido nuestro propósito realizar un estudio pormenorizado del volumen jurídico e histórico que precede a la Ley de 1933, y que da inicio al período de estudio de la presente investigación, sí lo ha sido centrarnos en la elaboración de un extracto de aquellos elementos de la doctrina de mayor relevancia y repercusión en la protección del patrimonio histórico-artístico y/o monumental español. A lo largo de este estudio hemos comprobado lo que algunos juristas ya habían planteado, acerca de la profunda dispersión, ramificación, y diversificación de esfuerzos, tanto en la legislación específica como en la urbanística. Esta disgregación se ha extendido al ámbito de las medidas de reconocimiento caracterizado por la elaboración de múltiples catálogos e inventarios, con desigual transcendencia, alcance y utilidad. El resultado ha sido una división de esfuerzos, desdibujando el objetivo y convirtiendo la acción del reconocimiento en múltiples empresas inconexas y de escasa trascendencia. Nuestra investigación avanza en el análisis de la protección del patrimonio, como concepto globalizador, con el desarrollo del Capítulo 2, en el que se incluye una serie de mecanismos directos e indirectos que, individualmente, suelen carecer de la fuerza efectiva que muchos de los monumentos o conjuntos monumentales requieren para sobrevivir al paso del tiempo y sus circunstancias. En primer lugar, en este segundo capítulo nos hemos centrado, específicamente, en el mecanismo regulado por la Ley del Patrimonio Histórico Español, y el régimen general de protección implementado a partir de su promulgación en 1985. En especial, consideraremos la declaración de Interés Cultural como grado máximo de protección y tutela de un bien, y su posterior inscripción en el Registro General correspondiente, dependiente del Ministerio de Educación, Cultura y Deporte. Este mecanismo representa el instrumento por antonomasia que condensa las facultades de tutela del Estado sobre un bien del que se considera poseedor y aglutinador de valores “culturales” —como cohesión de los valores históricos, artísticos, sociales, etc. — representativos de la idiosincrasia española, y sobre el cual no existen dudas sobre la necesidad de garantizar su permanencia a través de su conservación. En segunda instancia, hemos analizado el Planeamiento Urbanístico, como aglutinador de valores culturales contenidos en la ciudad y como contenedor de los efectos generados por el hombre a partir de su interacción con el medio en el que habita y se relaciona. En tercer término, hemos recopilado y estudiado la concepción de los catálogos, como noción genérica de protección. Desde hace siglos, este género ha estado definido como una herramienta capaz de intervenir en la protección del patrimonio histórico, aunque de una manera difícilmente cuantificable, mediante la identificación, enumeración y descripción de una tipología concreta de monumentos o grupos de ellos, contribuyendo al reconocimiento de los valores cualitativos contenidos en éstos. El tercer capítulo analiza el mecanismo directo de tutela que ejerce la Administración en el patrimonio monumental. La declaración de monumentalidad o de Bien de Interés Cultural y su inclusión en el Registro General de Protección. La protección teórica y la protección jurídica de un monumento, analizadas hasta el momento, resultan tan necesarias como pueriles si no van seguidas de su consumación. En el caso de este tipo de patrimonio monumental, toda acción que tenga como objeto resguardar los valores implícitos en un bien mueble o inmueble, y en su materia, implica el cumplimiento de la protección. Por último, el cuarto capítulo se convierte en el punto culminante, y por ende crucial, del proceso de protección del Patrimonio Cultural, el de la consumación de la intervención. La teoría, la crítica, la normativa y hasta las doctrinas más radicales en materia de protección del patrimonio cultural, carecen de sentido si no las suceden los hechos, la acción, en antítesis a la omisión o la desidia. De ello ha dado pruebas elocuentes la propia historia en multitud de ocasiones con la destrucción, por indolencia o desconocimiento, de importantes vestigios del patrimonio arquitectónico español. Por este motivo, y para ser consecuentes con nuestra tesis hemos recuperado, concentrado y analizado la documentación de obra de tres monumentos imprescindibles del patrimonio construido (la Catedral de Burgos, el Palacio-Castillo de la Aljafería en Zaragoza y la Muralla de Lugo). En ocasiones, al examinar retrospectivamente las intervenciones en monumentos de gran envergadura, física y cultural como catedrales o murallas, algunos investigadores han tenido la sospecha o prevención de que las actuaciones no han seguido un plan de actuación premeditado, sino que han sido el resultado de impulsos o arrebatos inconexos producto de la urgencia por remediar algún tipo de deterioro. En oposición a esto, y a través del estudio de las intervenciones llevadas a cabo en los tres monumentos mencionados, hemos podido corroborar que, a excepción de intervenciones de emergencia fruto de circunstancias puntuales, existe coherencia desde el proceso de análisis de situación de un bien a la designación de prioridades, que ha regido el proceso restaurador a lo largo de dos siglos. La evolución de las intervenciones realizadas en los monumentos analizados ha estado definida, además de por su complejidad, magnitud y singularidad constructiva, por el devenir de su estructura y su uso. En conclusión, la efectividad de la protección del patrimonio cultural español, radica en la concomitancia de múltiples aspectos, entre ellos: el cumplimiento acertado de las normas vigentes, específicas y accesorias; el conocimiento del bien y de sus valores históricos, artísticos, y culturales; su catalogación o inclusión en los inventarios correspondientes; el compromiso de los agentes e instituciones de los cuales depende; la planificación de las tareas necesarias que garanticen tanto la salvaguarda estructural como la conservación de sus valores; y la incorporación de un plan de seguimiento que permita detectar eventuales peligros que atenten contra su conservación. Pero, la situación óptima estaría dada por un sistema en el que estos mecanismos —regulaciones específicas y urbanísticas, Declaraciones de Bien de Interés Cultural, Catálogos e Inventarios, etc. — funcionaran, de forma parcial o total, como una maquinaria, donde cada pieza operara con independencia relativa, pero en sintonía con los demás engranajes. Hasta el momento, la realidad dista mucho de esta situación, convirtiendo esta convivencia en una utopía. Tanto los legisladores, como las autoridades y los técnicos involucrados, deben tener presente que, de ellos, de los parámetros asignados por la legislación, de la implementación de los instrumentos estipulados por ésta y de las decisiones tomadas por cada uno de los poderes directivos de los órganos competentes, dependerá el alcance y efectividad de la protección, ya que en cada vertiente existe, en mayor o menor medida, un porcentaje de interpretación y subjetividad. ABSTRACT The research that we present has as the main objective to collect, record, analyzed and reflection on a time, that was little studied from the architectural field. It is the period between the two laws of most relevance to the protection of Spanish Historical Heritage of the last century. We refer to the Law on the Protection and Conservation of National Heritage of 1933 and Law 16/1985 of Spanish Historical Heritage. Through this research, it aims to provide a comprehensive view of the stage from the architectural approach, basing it on the development of methodological guidelines. The investigation was initiated by the bibliography and documentary for further analysis. After this initial phase, we have identified the common links between existing studies on the Spanish architectural heritage prior to the Civil War and dedicated research into the history of the late twentieth century. Thus, we have tried to draw a documental bridge, with which virtually transpose the gap that has existed. Historically, professionals from diverse disciplines have been worried and busy of the protection of the built and urban heritage. They have undertaken the daunting task of understanding and explaining the historical and legal difficulties, which have marked its evolution. This concern has generated an enormous and diverse literature, from formal and precise protection, in the framework of conservation historiographical trends and nineteenth-century theories. Also, they have studied the impact of urban planning in the protection of heritage, including the competences and administrative juxtapositions. They have generated a lot of documents of all kinds and scientific depth. The title of this document, in itself, circumscribes the matter that has been analyzed during this research process, the Monumental Architectural Heritage. The basal studio is located in the historical buildings, which, in turn, hold the declaration of cultural interest, and thus belong to the Spanish Historical Heritage. The work methodology was developed concentrically from general aspects of the protection of monuments, such as the legal framework that predates the enactment of the 1933 Act, and the previous state of the monuments that should be preserved. We recognize in the legislative sphere, the organic base that regulates and directs the tutelage of Spanish heritage and conservative action. The situation scheme emerged from the previous analysis, and we detected the key factors in the transition to the Spanish Historical Heritage Act; the conceptual evolution of the Heritage as a generic assessment, and witness this progress through historical, artistic and cultural values. This research paper consists of a first phase, corresponding to Chapter 1, which has developed from the legal regulation governing the Spanish Historical Heritage, through laws, decrees, orders and related provisions, supplemented the bibliography dedicated to the historical review of the legal process of protecting historical and artistic heritage. While it was not our intention to conduct a detailed study of the legal and historical volume preceding the 1933 Act, and that started the study period of this investigation, yes he has been focusing on the production of an extract from those elements of the doctrine with greater relevance and impact on the protection of Spanish art-historical and / or architectural heritage. Throughout our study we have seen what some jurists had already raised, about the scattering, branching and diversification of efforts, both in specific law and in urban law. This disaggregation has been extended to the field of recognition measures characterized by the development of multiple catalogs and inventories, with varying significance, scope and usefulness. The result has been a division of efforts, blurring the objective and turning the action of the recognition in multiple attempts little consequence. Our research advances in the analysis of heritage protection, as globalization concept in the Chapter 2, which includes a number of direct and indirect mechanisms that individually, often lack the effective force that many of monuments have required to survive the test of time and circumstances. First, in this second chapter we focused specifically on the mechanism regulated by the Spanish Historical Heritage Act, and the general protection regime implemented since its enactment in 1985 . In particular, we consider the declaration of cultural interest as maximum protection and protection of cultural assets, and their subsequent entry in the relevant General Register under the Ministry of Education, Culture and Sports . This mechanism is the instrument par excellence that condenses the powers of state care about a cultural asset, and which represents the cohesion of the historical, artistic, social values , etc. Secondly, we analyzed the Urban Planning, as a unifying cultural value in the city and as a container for the effects caused by man from its interaction with the environment in which he lives and relates. Thirdly, we have collected and studied the origin of catalogs, as generic notion of protection. For centuries, this genre has been defined as a tool to intervene in the protection of historical heritage, although difficult to quantify, through the identification, enumeration and description of a particular typology of monuments, and that contributing to the recognition of qualitative values contained therein. The third chapter analyzes the direct mechanism of protection performed by the Administration in the monuments with the statement of Cultural asset and inclusion in the General Protection Register. The theoretical and legal protection of a monument is as necessary as puerile if they are not followed by intervention. For this type of architectural heritage, any action which has the aim to safeguard the values implicit in the cultural asset involves protection compliance. Finally, the fourth chapter becomes the highlight, because it treated of the end process of the cultural heritage protection, the consummation of the intervention. The theory, the criticism, the rules and even the radical doctrines on the protection of cultural heritage, are meaningless if they do not take place the facts, the action, in antithesis to the omission. The history of the architectural heritage has given eloquent proof by itself. A lot of vestiges have been lost, in many times, for the destruction, through indolence or unknowledge. For this reason, and to be consistent with our thesis, we have collected and analyzed the projects documentation of three monuments (the Burgos Cathedral, the Aljafería Palace-Castle in Zaragoza and the Wall of Lugo). Sometimes, some researchers have suspected that there had not been planning. They suspect that the projects have been the result of different emergency situations. In opposition of this, we confirm that, except for emergency interventions result of specific circumstances, there have been a process of analysis to conclude in the priorities designation, which has guided the restoration process over two centuries. The complexity, magnitude and constructive uniqueness have defined the evolution of intervention. In conclusion, the effectiveness of the protection of Spanish cultural heritage lies in the conjunction of many aspects, including: the successful implementation of existing, specific and ancillary standards; the knowledge of good and its historical, artistic and cultural values; the cataloging and inclusion in the relevant inventories; and the commitment of the actors and institutions on which it depends. These planning tasks are necessary to ensure both structural safeguards as conservation values; and the introduction of a monitoring plan to detect possible dangers that threaten its conservation. But, the optimal situation would be given by a system in which these urban-regulations and specific mechanisms, would work together like a machine, where each piece operated with relative independence, but in tune with the other gears. So far, the reality is far from this situation, turning this coexistence in a utopia. Both legislators and officials and technicians involved must be aware that the effectiveness and scope of protection depends on your insight and commitment.