981 resultados para Reazioni nucleari, Rivelatori al silicio, Rivelatori a stato solido
Resumo:
La energía solar fotovoltaica ha adquirido en los últimos años una presencia cada vez mayor en el mercado mundial de producción energética y, para que realmente sea una forma de producción energética competitiva, es importante abaratar costes y poder tener una estimación fiel de la energía que se puede producir en una instalación fotovoltaica antes de su localización, para así poder tomar decisiones sobre la ubicación y aplicación de las tecnologías más adecuadas. Son varias las tecnologías presentes en el mercado fotovoltaico actual y de todas ellas, la de silicio policristalino es la que está más extendida, siendo sobre la que más se ha investigado y analizado su comportamiento. Actualmente existen nuevas tecnologías de módulos fotovoltaicos que están adquiriendo una cuota de mercado cada vez más significativa, entre las que destacan las de lámina delgada. Para poder realizar una estimación de la energía que puede producir un módulo, es de vital importancia conocer la temperatura de operación del mismo. Por ese motivo, en este trabajo se analiza la aplicabilidad de modelos de predicción de temperatura de operación de módulos existentes en la literatura a las nuevas tecnologías, se proponen nuevos modelos de predicción de temperatura y se utilizan en escalas temporales diferentes para poder comprobar la eficacia de los mismos. El estudio se realiza con módulos trabajando en condiciones de sol real, pues es así como funcionarán las instalaciones fotovoltaicas de producción energética. En este trabajo se ha comprobado que se obtienen mejores resultados en la predicción horaria de temperatura de operación de módulos que en la predicción de temperatura instantánea. También se ha comprobado que uno de los modelos propuestos, el de dos coeficientes, consigue resultados similares a otros modelos existentes previamente en la literatura, pese a la sencillez de cálculo del mismo. La aplicación de este modelo propuesto para la predicción de la producción energética podría ser de gran ayuda para una estimación fiel previa a la instalación de una planta fotovoltaica. El hecho de que sea aplicable a nuevas tecnologías fotovoltaicas de lámina delgada como el telururo de cadmio, el silicio amorfo y el tándem silicio amorfo y microcristalino es un valor añadido. Poder predecir con precisión la producción energética es lo que hará que la energía solar fotovoltaica se perfile como una energía competitiva, y adquiera una posición dominante entre las energías renovables.
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Le epidemie tossinfettive dovute al consumo di prodotti vegetali freschi hanno subito negli ultimi anni un rilevante incremento a causa della crescente centralizzazione delle produzioni in prossimità di aree destinate alle produzioni animali, all’aumento dell’importazione e del trasporto di prodotti provenienti da grandi distanze, all’aumento del settore dei prodotti di IV gamma e all’incremento delle fasce di popolazione più sensibili ai principali patogeni degli alimenti. I dati recenti indicano che, negli USA, le tossinfezioni associate al consumo di vegetali freschi sono passati dallo 0.7% del totale negli anni ‘70, al 6% negli anni ’90, al 13% nei primo anni 2000, fino a rappresentare nel 2014 il 46% delle tossinfezioni complessive. Il consumo di pomodori freschi è stato implicato in numerose tossinfezioni, anche di ampie dimensioni, in diverse aree del globo. Oltre alle salmonellosi, i pomodori costituiscono importanti veicoli per la trasmissione per altri patogeni quali Listeria monocytogenes, Escherichia coli VTEC e Yersinia enterocolitica. Gli studi sulla composizione quali-quantitativa dei microrganismi presenti sui pomodori al momento della loro commercializzazione sono pochissimi. Per queste ragioni, nel mio elaborato mi sono occupata di valutare alcuni parametri microbiologici campionando la superficie di pomodori a grappolo di diversa tipologia, prelevati dai banchi della distribuzione, venduti sfusi o preconfezionati. Le analisi condotte erano mirate alla ricerca della carica batterica totale, di Escherichia coli, enterobatteriacee, stafilococchi, muffe e lieviti. Dai risultati ottenuti si evince che non esistono effettivamente delle differenze significative sulle caratteristiche microbiologiche dei pomodori in base al tipo di confezionamento. Inoltre si può anche osservare come le cariche microbiche individuate siano relativamente contenute e paragonabili a quelle riportate in letteratura per prodotti analoghi considerati a basso rischio.
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I materiali bioceramici, in base alla loro capacità d’interazione con l’osso e i tessuti del corpo umano, possono essere classificati in bioinerti e bioattivi. I materiali bioinerti, una volta impiantati, formano uno strato fibroso, non aderente, all’interfaccia con l’osso. Tale strato è una forma naturale di protezione che l’organismo adotta per isolare il materiale che viene, inizialmente, percepito come estraneo. Al contrario, i materiali bioattivi, una volta impiantati, mostrano una risposta biologica immediata, creando un legame attivo con l’osso e i tessuti nel quale vengono impiantati, favorendo e velocizzando la guarigione. La zirconia è un materiale ceramico altamente biocompatibile, definito come bioinerte per la sua scarsa capacità d’integrazione con l’osso ed i tessuti dell’organismo umano. Questa sua particolarità può, nel lungo termine, comprometterne la funzione fino ad arrivare, in alcuni casi, al totale malfunzionamento dell’impianto. Negli ultimi anni, diversi studi sono stati condotti con lo scopo di aumentare la capacità di biointegrazione della zirconia ed alcuni brevetti sono stati depositati. L’obiettivo del presente lavoro è quello di condurre un’analisi bibliografica ed una ricerca brevettuale sul tema dei coating bioattivi su zirconia per impianti dentali ed ortopedici. La necessità di condurre questo studio deriva dalla crescente richiesta di utilizzo della zirconia, in particolare, nel settore dentale. La zirconia rappresenta, infatti, ad oggi, il migliore candidato per la sostituzione dei metalli negli impianti dentali. Le buone proprietà meccaniche, l’eccellente biocompatibilità e l’aspetto estetico molto simile a quello dei denti naturali, rendono questo materiale particolarmente adatto a questo genere di applicazioni. La possibilità di rendere la sua superficie bioattiva rappresenta un importante miglioramento delle prestazioni in termini di biointegrazione, durabilità, sicurezza ed affidabilità.
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Un problema fondamentale nello studio delle particelle elementari è disporre di misure più accurate possibile delle traiettorie che queste seguono all'interno dei rivelatori. La precisione di misura dei parametri di traccia è importante per poter descrivere accuratamente gli eventi e le interazioni che avvengono all'interno dei rivelatori. LHCb è un esempio di esperimento progettato con lo scopo di ottenere misure di precisione dei parametri della cinematica delle particelle per poter studiare la violazione delle simmetrie. Rivelatori come quello dell'esperimento LHCb utilizzano avanzate tecniche di tracciamento per individuare le traiettorie. Queste sono influenzate da fattori di rumore dovuti all'interazione tra le particelle e il materiale del rivelatore stesso. Nell'analisi delle misure effettuate quindi occorre tenere conto che sia la sensibilità del rivelatore che i fattori di rumore contribuiscono nella determinazione dell'incertezza sulla misura. Uno strumento matematico usato per ottenere precise stime dei parametri di traccia è il filtro di Kalman, che implementato su un campione di misure di una determinata grandezza, consente di minimizzare gli effetti dovuti a rumori statistici. In questo lavoro di tesi sono stati studiati la struttura e il funzionamento del rivelatore dell'esperimento LHCb e dei sistemi di tracciamento che lo caratterizzano e che ne costituiranno il futuro aggiornamento. Inoltre è stata analizzata l'azione del filtro di Kalman, implementandolo in una simulazione di tracciamento al calcolatore.
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A low temperature synthesis method based on the decomposition of urea at 90°C in water has been developed to synthesise fraipontite. This material is characterised by a basal reflection 001 at 7.44 Å. The trioctahedral nature of the fraipontite is shown by the presence of a 06l band around 1.54 Å, while a minor band around 1.51 Å indicates some cation ordering between Zn and Al resulting in Al-rich areas with a more dioctahedral nature. TEM and IR indicate that no separate kaolinite phase is present. An increase in the Al content however, did result in the formation of some SiO2 in the form of quartz. Minor impurities of carbonate salts were observed during the synthesis caused by to the formation of CO32- during the decomposition of urea.
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Hydrotalcites of formula Mg6 (Fe,Al)2(OH)16(CO3).4H2O formed by intercalation with the carbonate anion as a function of divalent/trivalent cationic ratio have been successfully synthesised. The XRD patterns show variation in the d-spacing attributed to the size of the cation. Raman and infrared bands in the OH stretching region are assigned to (a) brucite layer OH stretching vibrations (b) water stretching bands and (c) water strongly hydrogen bonded to the carbonate anion. Multiple (CO3)2- symmetric stretching bands suggest that different types of (CO3)2- exist in the hydrotalcite interlayer. Increasing the cation ratio (Mg/Al,Fe) resulted in an increase in the combined intensity of the 2 Raman bands at around 3600 cm-1, attributed to Mg-OH stretching modes, and a shift of the overall band profile to higher wavenumbers. These observations are believed to be a result of the increase in magnesium in the structure. Raman spectroscopy shows a reduction in the symmetry of the carbonate, leading to the conclusion that the anions are bonded to the brucite-like hydroxyl surface and to the water in the interlayer. Water bending modes are identified in the infrared spectra at positions greater than 1630 cm-1, indicating the water is strongly hydrogen bonded to both the interlayer anions and the brucite-like surface.
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Deformation Behaviour of microcrystalline (mc) and nanocrystalline (nc) Mg-5%Al alloys produced by hot extrusion of ball-milled powders were investigated using instrumented indentation tests. The hardness values of the mc and nc metals exhibited indentation size effect (ISE), with nc alloys showing weaker ISE. The highly localized dislocation activities resulted in a small activation volume, hence enhanced strain rate sensitivity. Relative higher strain rate sensitivity and the negative Hall-Petch Relationship suggested the increasingly important role of grain boundary mediated mechanisms when the grain size decreased to nanometer region.
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Magnesium alloys are attracting increasing research interests due to their low density, high specific strength and good mechineability and availability as compared to other structural materials. However, the deformation and failure mechanisms of nanocrystalline Mg alloys have not been well understood. In this work, the deformation behavior of nanocrystalline Mg-5% Al alloys was investigated using compression test, with a focus on the effects of grain size. The average grain size of the Mg-Al alloy was changed from 13 µm to 50 nm via mechanical milling. The results showed that grain size had a significant influence on the yield stress and ductility of the Mg alloys, and the materials exhibited increased strain rate sensitivity with decrease of grain size. The deformation mechanisms were also strongly dependent with the grain sizes.
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Personal reflections on the We Al-Li Program
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Near infrared (NIR), X-ray diffraction (XRD) and infrared (IR) spectroscopy have been applied to halotrichites of the formula MgAl2(SO4)4∙22H2O, MnAl2(SO4)4∙22H2O and ZnAl2(SO4)4∙22H2O. Comparison of the halotrichites in different spectral regions has shown that the incorporation of a divalent transition metal into the halotrichite structure causes a shift in OH stretching band positions to lower wavenumbers. Therefore, an increase in hydrogen bonded water is observed for divalent cations with a larger molecular mass. XRD has confirmed the formation of halotrichite for all three samples and characteristic peaks of halotrichite have been identified at 18.5 and 24.5° 2θ, along with a group of six peaks between 5 and 15° 2θ. It has been observed that Mg-Al and Mn-Al halotrichite are very similar in structure, while Zn-Al showed several differences particularly in the NIR spectra. This work has shown that halotrichite structures can be synthesised and characterised by infrared and NIR spectroscopy.
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Firstly, the authors would like to thank the editor for the opportunity to respond to Dr Al-Azri’s and Dr Al-Maniri’s letter. Secondly, while the current authors also accept that deterrence-based approaches should act as only one corner-stone of a suite of interventions and public policy initiatives designed to improve road safety, deterrence-based approaches have nonetheless consistently proven to be a valuable resource to improve road safety. Dr Al-Azri and Dr Al-Maniri reinforce their assertion about the limited utility of deterrence by citing drink driving research, and the issue of drink driving is particularly relevant within the current context given that the problem of driving after drinking has historically been addressed through deterrence-based approaches. While the effectiveness of deterrence-based approaches to reduce drink driving will always be dependent upon a range of situational and contextual factors (including police enforcement practices, cultural norms, etc), the utilisation of this approach has proven particularly effective within Queensland, Australia. For example, a relatively recent comprehensive review of Random Breath Testing in Queensland demonstrated that this initiative not only had a deterrent impact upon self-reported intentions to drink and drive, but was also found to have significantly reduced alcohol-related fatalities in the state. However, the authors agree that deterrence-based approaches can be particularly transient and thus require constant “topping up” not least through sustained public reinforcement, which was clearly articulated in the seminal work by Homel.
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This article analyses the legality of Israel’s 2007 airstrike on an alleged Syrian nuclear facility at Al-Kibar—an incident that has been largely overlooked by international lawyers to date. The absence of a threat of imminent attack from Syria means Israel’s military action was not a lawful exercise of anticipatory self-defence. Yet, despite Israel’s clear violation of the prohibition on the use of force there was remarkably little condemnation from other states, suggesting the possibility of growing international support for the doctrine of pre-emptive self-defence. This article argues that the muted international reaction to Israel’s pre-emptive action was the result of political factors, and should not be seen as endorsement of the legality of the airstrike. As such, a lack of opinio juris means the Al-Kibar episode cannot be viewed as extending the scope of the customary international law right of self-defence so as to permit the use of force against non-imminent threats. However, two features of this incident—namely, Israel’s failure to offer any legal justification for its airstrike, and the international community’s apparent lack of concern over legality—are also evident in other recent uses of force in the ‘war on terror’ context. These developments may indicate a shift in state practice involving a downgrading of the role of international law in discussions of the use of force. This may signal a declining perception of the legitimacy of the jus ad bellum, at least in cases involving minor uses of force.