945 resultados para Meiofauna, substrato secondario algale, acidificazione, vent, Ischia
Resumo:
Il presente studio riporta i risultati emersi dal Life Cycle Assessment (LCA) del Corkwall, un prodotto da costruzione utilizzato in edilizia come coibentante termico ed acustico, riempitivo di crepe ed in grado di conferire resistenza al fuoco e impermeabilità alle facciate degli edifici. Il Corkwall è un'emulsione ottenuta dall’unione di sughero granulato e resine acriliche - prodotto dall’azienda Portoghese Amorim S.A. - commercializzato in tutto il mondo. Si sono presi in considerazione gli impatti derivanti dall’intero ciclo produttivo: dall’acquisizione delle materie prime fino al confezionamento del prodotto finito. I risultati di questo studio dimostrano che la fase di produzione del Corkwall è quella di gran lunga più impattante rispetto a tutte le categorie di impatto analizzate. Ciò è dovuto principalmente alla produzione delle resine acriliche. L’utilizzo di resine naturali migliorerebbe le prestazioni ambientali ma peggiorerebbe la qualità e la funzionalità del prodotto. Per migliorare le prestazioni ambientali del ciclo produttivo sarebbe opportuno sostituire interamente i trasporti in gomma con trasporti su rotaia. Ciò apporterebbe un miglioramento variabile dal 34% sull’eutrofizzazione, al 77% sull’assottigliamento dello strato di ozono stratosferico. Infine è stata effettuata una valutazione comparativa tra il Corkwall e un pannello di sughero (Corkpan) aventi stessa funzione di coibentazione termica. I risultati mostrano che la produzione del Corkpan comporta degli impatti ambientali migliori, che variano dal 48% sulla riduzione dello strato di ozono, al 100% sul riscaldamento globale, ad esclusione della categoria di acidificazione in cui il Corkpan è peggiore del 2%. Il Corkpan risulta essere più vantaggioso anche perché, a differenza del Corkwall, esso è recuperabile e riutilizzabile. Il vantaggio che offre il Corkwall è che può essere impiegato sulle facciate esterne ed aderendo al substrato funge da riempitivo di crepe e fessure apportando anche un miglioramento estetico agli edifici.
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Tesina sperimentale di confronto tra i dati sperimentali ricavati da prova edometrica ,granulometria e limiti di Atterberg su campioni di sabbia di coltre d'alterazione e i valori tipici di terreni analoghi.
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Il Dimetilsolfoniopropionato (DMSP) è un metabolita secondario prodotto da vari organismi marini, tra cui molte microalghe. Ad oggi pochi studi riguardano gli effetti dei fattori ambientali sulla produzione di DMSP nelle microalghe tossiche, tuttavia si ipotizza che la carenza di azoto (N-dep) possa influire sulla produzione di tossine e DMSP. In questo lavoro è stata indagata nella dinoflagellata Ostreopsis cf. ovata: la presenza e l’andamento del DMSP lungo tutte le fasi di crescita; i possibili effetti di differenti condizioni di crescita (i.e. bilanciata e N-dep) sulla produzione del metabolita e delle tossine. La scelta della dinoflagellata è giustificata dalle sue frequenti fioriture dannose nel Mediterraneo e dall’osservazione, in studi pregressi, di una comunità batterica associata ai suoi blooms in grado di utilizzare il DMSP come fonte energetica. Lo studio mostra per la prima volta da parte di O. cf ovata la produzione del DMSP, riportando un trend temporale simile nelle due condizioni. Si evidenzia: un minimo a fine fase esponenziale; un massimo nella prima fase stazionaria; una riduzione al termine della fase stazionaria. Il confronto fra le due condizioni evidenzia un effetto positivo di N-dep nella produzione di DMSP, evidenziato anche dal maggior tasso di produzione, che potrebbe avvenire per: utilizzare il DMSP rispetto ad altri osmoliti azotati; rilasciare nell’ambiente composti carboniosi e sulfurei, prodotti a seguito dello stress cellulare. I risultati indicherebbero come N-dep possa interferire nella sintesi di tossine e DMSP in maniera opposta, non per competizione diretta del nutriente nei processi di sintesi, ma a seguito dei cambiamenti fisiologici della microalga dovuti alla carenza nutrizionale. Infine la produzione di DMSP da parte della microalga conferma l’instaurarsi di una fase d’interazione mutualistica con i batteri ad essa associati facilitata dal DMSP, importante per lo sviluppo della popolazione algale e dei conseguenti rischi sanitari ed ecosistemici.
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AIMS Vent-HeFT is a multicentre randomized trial designed to investigate the potential additive benefits of inspiratory muscle training (IMT) on aerobic training (AT) in patients with chronic heart failure (CHF). METHODS AND RESULTS Forty-three CHF patients with a mean age of 58 ± 12 years, peak oxygen consumption (peak VO2 ) 17.9 ± 5 mL/kg/min, and LVEF 29.5 ± 5% were randomized to an AT/IMT group (n = 21) or to an AT/SHAM group (n = 22) in a 12-week exercise programme. AT involved 45 min of ergometer training at 70-80% of maximum heart rate, three times a week for both groups. In the AT/IMT group, IMT was performed at 60% of sustained maximal inspiratory pressure (SPImax ) while in the AT/SHAM group it was performed at 10% of SPImax , using a computer biofeedback trainer for 30 min, three times a week. At baseline and at 3 months, patients were evaluated for exercise capacity, lung function, inspiratory muscle strength (PImax ) and work capacity (SPImax ), quality of life (QoL), LVEF and LV diameter, dyspnoea, C-reactive protein (CRP), and NT-proBNP. IMT resulted in a significantly higher benefit in SPImax (P = 0.02), QoL (P = 0.002), dyspnoea (P = 0.004), CRP (P = 0.03), and NT-proBNP (P = 0.004). In both AT/IMT and AT/SHAM groups PImax (P < 0.001, P = 0.02), peak VO2 (P = 0.008, P = 0.04), and LVEF (P = 0.005, P = 0.002) improved significantly; however, without an additional benefit for either of the groups. CONCLUSION This randomized multicentre study demonstrates that IMT combined with aerobic training provides additional benefits in functional and serum biomarkers in patients with moderate CHF. These findings advocate for application of IMT in cardiac rehabilitation programmes.
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Mit Exlibris: Aus der Bibliothek A. Berliners ... der Frankfurter Stadtbibliothek geschenkt 1899
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The Menez Gwen hydrothermal vents, located on the flanks of a small young volcanic structure in the axial valley of the Menez Gwen seamount, are the shallowest known vent systems on the Mid-Atlantic Ridge that host chemosynthetic communities. Although visited several times by research cruises, very few images have been published of the active sites, and their spatial dimensions and morphologies remain difficult to comprehend. We visited the vents on the eastern flank of the small Menez Gwen volcano during cruises with RV Poseidon (POS402, 2010) and RV Meteor (M82/3, 2010), and used new bathymetry and imagery data to provide first detailed information on the extents, surface morphologies, spatial patterns of the hydrothermal discharge and the distribution of dominant megafauna of five active sites. The investigated sites were mostly covered by soft sediments and abundant white precipitates, and bordered by basaltic pillows. The hydrothermally-influenced areas of the sites ranged from 59 to 200 m**2. Geo-referenced photomosaics and video data revealed that the symbiotic mussel Bathymodiolus azoricus was the dominant species and present at all sites. Using literature data on average body sizes and biomasses of Menez Gwen B. azoricus, we estimated that the B. azoricus populations inhabiting the eastern flank sites of the small volcano range between 28,640 and 50,120 individuals with a total biomass of 50 to 380 kg wet weight. Based on modeled rates of chemical consumption by the symbionts, the annual methane and sulfide consumption by B. azoricus could reach 1760 mol CH4 yr**-1 and 11,060 mol H2S yr**-1. We propose that the chemical consumption by B. azoricus over at the Menez Gwen sites is low compared to the natural release of methane and sulfide via venting fluids.
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We present the first study of the effects of ocean acidification on settlement of benthic invertebrates and microfauna. Artificial collectors were placed for 1 month along pH gradients at CO2 vents off Ischia (Tyrrhenian Sea, Italy). Seventy-nine taxa were identified from six main taxonomic groups (foraminiferans, nematodes, polychaetes, molluscs, crustaceans and chaetognaths). Calcareous foraminiferans, serpulid polychaetes, gastropods and bivalves showed highly significant reductions in recruitment to the collectors as pCO2 rose from normal (336-341 ppm, pH 8.09-8.15) to high levels (886-5,148 ppm) causing acidified conditions near the vents (pH 7.08-7.79). Only the syllid polychaete Syllis prolifera had higher abundances at the most acidified station, although a wide range of polychaetes and small crustaceans was able to settle and survive under these conditions. A few taxa (Amphiglena mediterranea, Leptochelia dubia, Caprella acanthifera) were particularly abundant at stations acidified by intermediate amounts of CO2 (pH 7.41-7.99). These results show that increased levels of CO2 can profoundly affect the settlement of a wide range of benthic organisms.