970 resultados para Hammond, Maximillian Montagu, 1824-1855.
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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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Haddadus binotatus é uma espécie endêmica de Mata Atlântica e ocorre desde o sul de Pernambuco até o Rio Grande do Sul. Apesar da sua ampla distribuição pouco se conhece da história natural dessa espécie. Haddadus binotatus apresenta desenvolvimento direto e ovos são depositados sob a serapilheira ou sob troncos caídos. Há dimorfismo sexual, sendo as fêmeas maiores do que os machos. O objetivo desse estudo é conhecer os padrões reprodutivos de populações de H. binotatus no continente e em ilhas do litoral do estado de São Paulo. Os objetivos específicos são: 1) avaliar as diferenças morfológicas entre populações de H. binotatus entre ilhas e entre ilhas-continente, 2) avaliar se há dimorfismo sexual em cada população, e 3) comparar os padrões reprodutivos entre populações insulares e continentais. Neste estudo, foram utilizados exemplares de H. binotatus, depositados na coleção de Anfíbios (CFBH), do departamento de Zoologia, Instituto de Biociências, UNESP, Campus de Rio Claro. Os exemplares são provenientes de uma localidade no continente (São Sebastião) e três ilhas (Couves, Queimada Grande e Ilhabela). Os exemplares provenientes das ilhas, com exceção daqueles da Ilha das Couves, foram maiores do que os da Juréia. Houve dimorfismo sexual em todas as populações, sendo as fêmeas maiores. As populações insulares apresentam número de ovócitos menor do que a população do continente (Juréia). O número de ovócitos semelhante aos da população da Juréia foi registrado para uma população em Minas Gerais, reforçando o padrão de que populações insulares têm desovas menores. No entanto, não houve diferença no tamanho dos ovos. As diferenças encontradas para as populações insulares podem ser resultado de recursos mais limitados como espaço e alimento, pelo tamanho das presas e/ou ausência de predadores. Este estudo preliminar representa... (Resumo completo, clicar acesso eletrônico abaixo)
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Memoria presentada para optar al Diploma de Estudios Avanzados en Ciencias del Mar
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Il bacino ligure, pur facendo parte della più grande area marina protetta del Mar Mediterraneo, il Santuario Pelagos, risulta essere una regione in cui le attività umane stanno condizionando la presenza di numerose specie di Cetacei. Fra tutte Tursiops truncatus, in virtù della sua distribuzione limitata per lo più alle acque basse (<200 metri) è la specie maggiormente soggetta alle conseguenze dirette e indirette dell’impatto antropico. Questo elaborato è stato condotto all’interno del più ampio progetto “Delfini Metropolitani” coordinato dall’Acquario di Genova. L’area di studio presa in esame è l’intero levante ligure con tre stazioni di ormeggio: Genova, Rapallo e Lerici. Tramite la tecnica della cattura-ricattura fotografica è stato possibile analizzare la distribuzione ed effettuare delle stime di abbondanza per il periodo di studio 2005 – 2012. Dai risultati e dal confronto con altri studi è emerso che il tursiope vive entro la piattaforma continentale e sembrerebbe che all’aumentare di quest’ultima aumenti la dimensione della popolazione. Per il periodo di studio considerato la popolazione non fa registrare trend demografici significativi, rimanendo costante fra 150 - 250 individui. In questo elaborato si sono anche studiate le differenze fra maschi e femmine nell’evoluzione dei marcaggi naturali. I risultati preliminari hanno mostrato una differenza significativa fra i due sessi. Il maschio ha un valore maggiore come cambiamento rispetto alle femmine, questo è dovuto al fatto che gli individui maschi hanno interazioni spesso aggressive per poter accedere alle femmine. Infine grazie all’analisi dell’evoluzione dei marcaggi naturali e delle differenze trovate, si è proposto un nuovo metodo per poter sessare gli animali. Questo qui proposto, comunque, è un metodo derivante da uno studio preliminare e si ha bisogno di successivi studi per testarne l’efficienza e l’affidabilità.
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Il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP) è una molecola presente nei neuroni del midollo spinale di diverse specie di Mammiferi, inclusi topi, ratti, conigli, cani, gatti, pecore, scimmie e uomo. Nonostante la distribuzione dei neuroni contenenti questo neuropeptide sia stata studiata in maniera dettagliata nel midollo spinale delle suddette specie, non sono disponibili, in letteratura, informazioni relative alla presenza di queste cellule nel midollo spinale dei Cetacei. Di conseguenza, è stata condotta la presente ricerca che ha avuto lo scopo di determinare, mediante metodiche di immunoistochimica, la distribuzione e la morfologia dei neuroni esprimenti il CGRP nel midollo spinale di tursiope (Tursiops truncatus). In questa specie, la distribuzione laminare (secondo Rexed) dei neuroni CGRP-immunoreattivi è assai simile a quella che si osserva nei Roditori, nei Carnivori e nei Primati; infatti, i corpi cellulari immunopositivi sono localizzati soprattutto in corrispondenza dell’apice del corno dorsale (lamine I e II) e nel corno ventrale (lamine VIII e IX). La distribuzione e la morfologia dei neuroni esprimenti CGRP nel midollo spinale di tursiope suggeriscono come tale neuropeptide possa essere coinvolto nella trasmissione delle informazioni sia sensitive (somatiche e viscerali) che motorie. I neuroni CGRP-immunoreattivi localizzati nelle lamine I e II del midollo spinale di tursiope, come dimostrato in altre specie, potrebbero agire da interneuroni modulando le informazioni nocicettive che dai gangli spinali vengono trasmesse al midollo spinale. Nelle lamine I e II sono presenti anche numerosi processi immunopositivi che, oltre ad appartenere a neuroni locali, derivano, molto probabilmente, dai ai neuroni pseudounipolari dei gangli spinali. In accordo con quanto appena affermato, è opportuno sottolineare come le fibre afferenti primarie provenienti dai gangli spinali utilizzino il CGRP per la trasmissione delle informazioni dolorifiche. La presenza di CGRP nei neuroni della lamina VIII, invece, indica come questo neuropeptide possa essere implicato nella trasmissione di segnali di natura motoria, utilizzando meccanismi presinaptici. Infine, la presenza di numerosi motoneuroni immunoreattivi per il CGRP nella lamina IX indicherebbe un’azione diretta svolta da questo neuropeptide nell’interazione tra motoneurone inferiore e muscolo scheletrico.
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Il Golfo di Taranto è una baia storica all’interno del Mar Ionio Settentrionale, Mar Mediterraneo Orientale. Sebbene il Mar Mediterraneo rappresenti meno dell’1% della superficie oceanica, presenta un alto livello di diversità biologica e si inserisce tra i primi 25 Biodiversity Hot Spot a livello globale. Esso purtroppo è anche uno dei bacini più antropizzati del mondo; tali pressioni mettono a serio rischio la conservazione di numerose specie, tra cui i Cetacei. Attualmente non sono presenti lavori riportanti dati di abbondanza dei Cetacei nel Golfo di Taranto: la mia ricerca vuole contribuire a colmare questo vuoto conoscitivo ed aggiungere nuove conoscenze sull’abbondanza dei Cetacei nel Mar Mediterraneo. Le aree di studio prese in esame si trovano nel Golfo di Taranto, sono contigue ed hanno la stessa superficie. Utilizzando il metodo del transetto lineare ed il software Distance 6.0 è stato possibile, raccogliere i dati di abbondanza dei delfinidi Stenella coeruleoalba e Truncatus truncatus ed analizzarli, ottenendo delle stime di abbondanza da confrontare con la serie storica disponibile (2009-2014). L’utilizzo del metodo del Distance Sampling, applicato per la prima volta nel Golfo di Taranto, è stato fondamentale perché ha permesso di colmare una lacuna conoscitiva sulla consistenza numerica associata alla nota presenza dei Cetacei nel Mar Ionio Settentrionale. I risultati ottenuti hanno reso possibile il confronto delle stime di abbondanza ottenute nel Golfo di Taranto con quelle del bacino ligure-corso-provenzale del Mediterraneo (Santuario Pelagos). Infatti è stato possibile rilevare che S. coeruleoalba presenta abbondanze generalmente inferiori ed un trend in diminuzione nel Santuario Pelagos, in netto contrasto con le maggiori abbondanze ed il trend in incremento evidenziato nel Golfo di Taranto e sintetizzato in questa tesi. Si evince, quindi la massima urgenza nell’implementare lo studio nel Golfo di Taranto, laddove la presenza di differenti specie di Cetacei e le stime di abbondanza di S. coeruleoalba e T. truncatus evidenziano la necessità di interventi di gestione finalizzati alla conservazione del patrimonio di diversità biologica del Mediterraneo.
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This thesis assesses relationships between vegetation and topography and the impact of human tree-cutting on the vegetation of Union County during the early historical era (1755-1855). I use early warrant maps and forestry maps from the Pennsylvania historical archives and a warrantee map from the Union County courthouse depicting the distribution of witness trees and non-tree surveyed markers (posts and stones) in early European settlement land surveys to reconstruct the vegetation and compare vegetation by broad scale (mountains and valleys) and local scale (topographic classes with mountains and valleys) topography. I calculated marker density based on 2 km x 2 km grid cells to assess tree-cutting impacts. Valleys were mostly forests dominated by white oak (Quercus alba) with abundant hickory (Carya spp.), pine (Pinus spp.), and black oak (Quercus velutina), while pine dominated what were mostly pine-oak forests in the mountains. Within the valleys, pine was strongly associated with hilltops, eastern hemlock (Tsuga canadensis) was abundant on north slopes, hickory was associated with south slopes, and riparian zones had high frequencies of ash (Fraxinus spp.) and hickory. In the mountains, white oak was infrequent on south slopes, chestnut (Castanea dentata) was more abundant on south slopes and ridgetops than north slopes and mountain coves, and white oak and maple (Acer spp.) were common in riparian zones. Marker density analysis suggests that trees were still common over most of the landscape by 1855. The findings suggest there were large differences in vegetation between valleys and mountains due in part to differences in elevation, and vegetation differed more by topographic classes in the valleys than in the mountains. Possible areas of tree-cutting were evenly distributed by topographic classes, suggesting Europeans settlers were clearing land and harvesting timber in most areas of Union County.
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We report for the first time in Switzerland a clinical case because of Diphyllobothrium dendriticum, identified by molecular methods. We discuss the potential for this imported species to infect local intermediate hosts and thus to achieve autochthonous cyclic transmission.