665 resultados para Cono de escoria


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Il presente lavoro di tesi sperimentale prende in considerazione diverse possibili alternative ai plastificanti (in particolare alla famiglia degli ftalati) e ritardanti di fiamma (triossido di antimonio) ampiamente utilizzati al giorno d’oggi nella produzione di finte pelli in PVC, anticipando in questo modo possibili restrizioni future imposte dalla normativa REACH: quattro ftalati a basso peso molecolare (Benzil-ButilFtalato, Di-ButilFtalato, Di-Iso-ButilFtalato, e Di-2-Etil-EsilFtalato) sono già stati proibiti ed il triossido di antimonio è inserito nella lista delle sostanze candidate a possibili restrizioni. Le limitazioni all’uso di queste sostanze è dovuta agli effetti negativi sulla salute e sull’ambiente causati da queste sostanze: gli ftalati a basso peso molecolare possono interferire nei cicli ormonali; il triossido di antimonio è un sospetto cancerogeno, è pericoloso per inalazione ed è considerato causa di pneumoconiosi e irregolarità cardiache dei lavoratori a contatto con esso. Inoltre, l’antimonio è un inquinante persistente, bioaccumulabile e tossico (PBT). Sono stati presi in esame 21 plastificanti appartenenti a varie categorie (sebacati, adipati, trimellitati, fosfati, benzoati, …), coi quali sono state prodotte foglie di PVC plastificato. Le foglie sono state sottoposte a caratterizzazione tramite spettroscopia FT-IR ed a test sia di natura meccanica (durezza, resistenza meccanica, etc.) che focalizzati a determinare proprietà legate al loro uso finale (migrazione del plastificante, resistenza alla fiamma, stabilità termica, etc.). Tra i migliori plastificanti individuati vi sono i trimellitati ed alcuni plastificanti da fonti rinnovabili (azelati, tetravalerati). Sono state investigate singolarmente le proprietà di 5 tipologie di ritardanti di fiamma in sostituzione del triossido di antimonio (a varie percentuali di additivazione nel materiale) e di 3 miscele di ritardanti allo scopo di valutare eventuali effetti sinergici. Le foglie additivate con questi ritardanti di fiamma sono state caratterizzate tramite analisi termiche specifiche: analisi al cono calorimetro e analisi TGA accoppiata ad FT-IR, utili per la comprensione dei meccanismi di azione dei ritardanti di fiamma e della loro influenza sulla degradazione termica del PVC plastificato. Infine, le foglie sono state sottoposte ai classici test di resistenza meccanica, resistenza alla fiamma, stabilità termica, ecc. I migliori ritardanti di fiamma individuati sono: ipofosfito di calcio, sali carbossilati ed allumina triidrata, da soli o miscelati con zinco idrossistannato.

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Uno tra i principali problemi dei compositi è il fenomeno della delaminazione. In questo lavoro di tesi sono state prodotte membrane nanofibrose ottenute mediante elettrofilatura di poliarammidi, da impiegare come rinforzo per contrastare tale fenomeno. Sono state quindi preparate soluzioni di Nomex con differenti combinazioni di concentrazione e solvente da sottoporre ad elettrofilatura, e sono stati ricercati i parametri di processo ottimali. La qualità delle nanofibre è stata valutata attraverso analisi SEM e successivamente sono state determinate le proprietà termo-meccaniche delle membrane migliori. Le stesse sono state impiegate per la produzione di compositi in fibra di carbonio a matrice epossidica e l’effetto sulla delaminazione è stato valutato tramite test preliminari ILSS e DCB. Inoltre, è stato valutato al cono-calorimetro il comportamento alla fiamma del composito nano-rinforzato. Sono state anche tentate prove preliminari di elettrofilatura di soluzioni di Kevlar.

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Questa tesi di laurea è uno studio magmatologico, sedimentologico e morfostrutturale dei depositi dell’eruzione del Vesuvio del 1944, con particolare riferimento ai depositi di valanghe ardenti associati ad essa. Lo studio è stato affrontato utilizzando metodologie petrografiche, di chimica dei minerali e geotermo-barometriche al fine di ricavare informazioni sul sistema magmatico e sulla dinamica eruttiva nel corso dell’eruzione. I dati petrochimici e l’utilizzo di modelli geotermo-barometrici, unitamente alle informazioni dalla letteratura, indicano che il fattore di trigger che ha determinato il passaggio dalla iniziale effusione di colate laviche alle successive intense fasi di attività esplosiva ultrastromboliana è rappresentato dalla risalita di magma meno evoluto e più ricco in volatili dalla camera magmatica profonda (11-22 km) verso quella più superficiale (circa 3 km) dove ha interagito con il magma lì presente. Durante queste fasi a maggiore esplosività si è avuto sulla parte sommitale del cono un rapido accumulo di materiale ad elevata temperatura e l’instaurarsi di condizioni di overloading dei fianchi con aumento dell’angolo di pendio e conseguente instabilità. Ciò ha verosimilmente determinato la generazione di flussi di valanghe ardenti per rimobilizzazione sin-deposizionale del materiale piroclastico da caduta, probabilmente in seguito ad eventi sismici come elementi di innesco. I flussi di valanghe ardenti del 1944 sono stati interpretati come flussi granulari secchi, in base ai dati sedimentologici e vulcanologici raccolti nel corso dell’attività di terreno, rendendo possibile l’applicazione dei modelli elaborati da Castioni (2015) per la stima della velocità massima del flusso e degli assi maggiore e minore del deposito corrispondente. Sono state ricavate velocità che variano da un minimo di circa 4 m/s ad un massimo di circa 16 m/s in un range che è tipico di flussi granulari in ambiente vulcanico. Le variazioni della velocità sono state messe in relazione con la morfologia del pendio, il tipo di materiale coinvolto nel processo di rimobilizzazione e l’organizzazione interna del flusso, evidenziando in particolare come le maggiori lunghezze siano raggiunte dai flussi che hanno la possibilità di scorrere su pendii più omogenei e con più ridotte variazioni dell'angolo di pendio. La definizione di valori di velocità per i flussi di valanghe ardenti dell'eruzione del 1994 fornisce un ulteriore elemento utile per la valutazione della pericolosità vulcanica del Vesuvio.

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The awakening of national consciousness went hand in hand in Bohemia with an anxiety about national disappearance. In this context, the recourse to Pan-Slavism was for the Czechs a way to encourage themselves through the idea of belonging to a great Slavic world, while the Slavic Congress organized in Prague in 1848 was an attempt to realize this ideal. The Congress was a failure from the political point of view, but it did have some socio-cultural repercussions: notably, it served as a pretext for the advancement of women's issues in Bohemia. It is indeed in the wake of the Congress that Honorata z Wiśniowskich Zapová, a Polish women settled in Prague after her marriage to a Czech intellectual, founded, under the guise of collaboration between all Slavic women, the first women's association, as well as a (very short-lived) Czech-Polish institute, where Czech, as well as Polish girls, could get a quality education in their mother tongue. Honorata was undoubtedly the source of the polonophilia wind that seemed to blow over the Czech emancipation movement in the second half of the nineteenth century. In particular, Karolina Světlá showed in her Memoirs a great recognition for Honorata's efforts in matters of emancipation and education, and explicitly took up the challenge launched by the latter in founding another women's association and in inaugurating a school for underprivileged girls. But the tribute Světlá paid to Honorata is even more evident in her literary work, where Poland and the Polish woman (who often wears Honorata's features) play a significant role (see for example her short novel Sisters or her story A Few Days in the Life of a Prague Dandy). Světlá was probably the Czech feminist writer who, in her activities and in her work, relied most strongly on the Polish woman as a model for the Czech woman. However, she wasn't alone. In general, it was a characteristic of the Czech feminist movement of the second half of the nineteenth century to have recourse to the Polish woman and to Poland as a landmark for comparison and as a goal to be achieved.

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Se estudiará, desde una perspectiva interdisciplinar (Semiótica, Análisis del Discurso, Comunicación), el trabajo massmediático de representación e interpretación de los países limítrofes en los medios gráficos, entendidos como dispositivos de mediación de la experiencia y el sentido de la comunidad, la identidad y la memoria colectiva. Se analizarán los procesos de semiotización mediática de las configuraciones cronotópicas locales, nacionales, regionales, en los que se haga referencia a cualquier aspecto, dimensión, nivel, esfera social, relacionados con los países fronterizos, en el marco de los procesos de integración del Cono Sur, con vistas a los procesos de globalización y mundialización.

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La transición a la democracia iniciada en Paraguay en 1989 abrió lentamente lo que el régimen stroesnista (1954 – 1989) había oclusado largamente: la lucha política por el poder con reglas democráticas y lógica inclusiva, a pesar de la persistencia de viejos ardides autoritarios que se habían vuelto pauta cultural en la que se socializaron varias generaciones. En este trabajo nos propusimos conocer la articulación pasado/presente en un contexto de cambio socio-histórico en las pautas de cultura política de una sociedad determinada, enfocando el análisis en la experiencia de la Comisión de Verdad y Justicia del Paraguay CVJ (203 – 208) en tanto organismo emblemático tanto, del cambio político en general como, de las condiciones de instalación de un régimen democrático en el Cono Sur. La pertinencia teórica de esta investigación antropológica se sustenta en nuestro enfoque comprensivo que tiene a la complejidad y la analogía como dimensiones de la perspectiva analítica. Su relevancia social puede ubicarse en la contribución que con ela pretendemos hacer al análisis crítico de los organismos que, como sociedad global, creamos y recreamos para abordar la problemática de la memoria, la verdad y la justicia cuando de crímenes de Estado se trata. En este sentido, la pregunta subyacente en esta investigación se realiza desde un planteo teleológico, cuya finalidad no es solo construir una respuesta verdadera, en términos positvistas, sino contribuir a la creación de un conocimiento científico que permita revisar aquelos aspectos disfuncionales de los procesos de verdad y justicia transicional. Partimos de la hipótesis general de que existe una doble relación dialéctica: entre la función que cumple una Comisión de Verdad y la capacidad de resistencia del sistema político que se intenta abandonar por un lado y; entre dicha comisión y las condiciones generales del sistema político, social y económico que permite su instalación y funcionamiento durante la transición democrática. A lo largo de este trabajo hemos analizado en profundidad las características que adquirió la CVJ en comparación con otras 43 comisiones de verdad que funcionaron en distintos puntos del planeta, en el supuesto de que el funcionamiento y la dinámica de una organización revelan las condiciones generales del sistema democrático en que se inserta. Aribamos a la conclusión de que la reconcilación social tiene como pre-condición tres movimientos complementarios: la reparación del silencio mediante la revelación pública de la violencia de Estado; la reparación material y simbólica a las víctimas (desagravio individual, familar y colectivo) como política de Estado en el nuevo contrato democrático, y; una clara búsqueda de Justicia que alcance a todos los niveles de responsabildad de los perpetradores de los Hechos Violatorios a los Derechos Humanos.

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Estanislao Zeballos creó un denso corpus teórico sobre las relaciones de la Argentina con sus vecinos, especialmente con Brasil y Chile. A lo largo del siglo XX, la élite intelectual rioplatense ha mantenido en vigencia el pensamiento de Zeballos, al cual se lo ha considerado una suerte de paradigma del patriota. El presente artículo examina críticamente el pensamiento de Zeballos. Detecta que, fuertemente marcadas por el positivismo y el darwinismo social, sus ideas se deslizaron hacia posiciones xenófobas y racistas, sobre todo hacia los dos países citados. Por tal motivo, el canciller generó conflictos de límites que antes no existían, y promovió conceptos históricamente inexactos sobre la naturaleza de las relaciones internacionales en el Cono Sur.

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En este nuevo número de los Cuadernos del CILHA reunimos una serie de trabajos referidos a los temas de la literatura del Caribe y de la autoficción en América Latina. El conjunto de trabajos referidos a la literatura del Caribe constituye un esfuerzo que le debemos a Lancelot Cowie y Nina Bruni, ambos de la University of West Indies, de Trinidad y Tobago. Estos profesores, para mayores datos, han creado en la Universidad anglófona el Centre for Latin America and Caribbean (CENLAC), un centro de estudios de la cultura latinoamericana. El dossier del Caribe, entonces, presenta una serie de investigaciones que abordan nuevas problemáticas y autores poco conocidos en el Cono Sur, por no decir desconocidos debido a la escasa o nula circulación editorial; así como también el dossier contiene trabajos sobre autores consagrados, aunque en esta oportunidad se ofrecen nuevas y renovadas miradas. Los estudios literarios del área del Cono Sur presentan una marcada ausencia de investigaciones sobre la producción caribeña. Entre las razones de tal déficit se puede mencionar la secular incomunicación que existe entre las diversas naciones latinoamericanas, una problemática que abarca por lo menos todo el período republicano, y que se intensifica, en la actualidad, con ciertas políticas editoriales metropolitanas. Una segunda razón, derivada de lo anterior, es el escaso conocimiento del movimiento cultural del Caribe que se posee en el Cono Sur. El título de este dossier, “Voces del Caribe", es bastante elocuente respecto de su contenido, ya que ofrece un panorama a través de discursos polifónicos, plurales y heterogéneos. Ello es así en virtud de que tales características son las que mejor representan el abigarrado universo caribeño, que es además plurirracial, plurilingüístico y caótico, en el sentido que le dio Antonio Benítez Rojo al Caos en su ya clásico estudio sobre la cultura del Caribe, La isla que se repite. Esperamos que con este esfuerzo de los Cuadernos contribuyamos en algo al acercamiento entre el Caribe y el resto de América Latina. El segundo dossier de este número ha estado a cargo de Miriam Di Gerónimo, investigadora y docente de la Universidad Nacional de Cuyo, especialista en narrativa breve y en la obra de Julio Cortázar. La Dra. Di Gerónimo ha reunido un conjunto de investigadores de prestigio internacional para tratar el tema de la autoficción en la literatura de lengua hispana. Como ella misma dice en la introducción los autores

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Las "orugas defoliadoras" afectan la producción del cultivo de soja, sobre todo en años secos y con altas temperaturas que favorecen su desarrollo. El objetivo del presente trabajo fue evaluar la eficiencia de control de insecticidas neurotóxicos e IGRs sobre "orugas defoliadoras" en soja. Se realizaron ensayos en lotes comerciales en tres localidades de la provincia de Córdoba en las campañas agrícolas 2008/09 y 2009/10, bajo un diseño de bloques al azar, con seis tratamientos y tres repeticiones. Los tratamientos fueron: T1: Clorpirifos (384 g p.a.ha-1), T2: Cipermetrina (37,5 g p.a.ha-1), T3: Lufenuron+Profenofos (15 + 150 g p.a.ha-1), T4: Metoxifenocide (28,8 g p.a.ha-1), T5: Novaluron (10 g p.a.ha-1) y T6: Testigo. El tamaño de las parcelas fue de 12 surcos de 10 m de largo distanciados a 0,52 m. La aplicación se realizó con una mochila provista de boquillas de cono hueco (40 gotas.cm-2), cuando la plaga alcanzó el umbral de daño económico. En cada parcela se tomaron cinco muestras a los 0, 2, 7 y 14 días después de la aplicación (DDA) utilizando el paño vertical, identificando y cuantificando las orugas vivas mayores a 1,5 cm. A los 14 DDA se extrajeron 30 folíolos por parcela (estrato medio y superior de la planta) y se determinó el porcentaje de defoliación utilizando el software WinFolia Reg. 2004. Se estimó el rendimiento sobre 5 muestras de 1 m2 en cada parcela y se realizó ANOVA y test de comparación de medias LSD de Fisher. El Clorpirifos mostró el mayor poder de volteo y el Metoxifenocide la mayor eficiencia a los 7 DDA. En general los IGRs mostraron mayor poder residual.

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El presente documento expone la idea de crear una explotación vitícola de gran escala en la Provincia de Mendoza. Para su implementación se ha previsto la creación de una empresa constituida bajo la forma jurídica de una Sociedad Anónima (S.A.). La misma, será la encargada y responsable de la gestión y ejecución del proyecto. El objetivo del proyecto es crear una alternativa de inversión para inversionistas extranjeros. Para ello se propone la creación de una explotación de 55 hectáreas abocada a la producción de uvas Malbec de primera calidad, pensada para la elaboración de vinos Premium, Superpremium e Ícono. Habiendo estudiado los microclimas de las diversas zonas productoras de este varietal en todo el país, se decidió localizar el proyecto en la Provincia de Mendoza, concretamente en la zona del Valle de Uco. Para lograr el objetivo planteado se ha confeccionado un plan completo de implantación y laboreo de campo anual que asegura la obtención de la óptima calidad perseguida en la materia prima. Al respecto, se han identificado como requisitos esenciales de calidad para la uva Malbec la concentración del fruto en azúcares, ácidos, polifenoles y aromas. Sobre dichos aspectos críticos se ha trazado un plan de producción tendiente a satisfacer el mercado de uva Malbec de alta gama.

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La odontología está inmersa en un nuevo paradigma: no se puede pensar en ninguna técnica restauradora sin que participen fenómenos de adhesión. El desarrollo de pernos de fibra de vidrio, sumado a los procedimientos de restauraciones adhesivas puede utilizarse como uno de los tantos recursos de la odontología de invasión mínima. Los pernos de fibra de vidrio ofrecen varias ventajas: comportamiento anisótropo, módulo de elasticidad bajo, buena resistencia mecánica, el lecho que aloja al perno de fibra requiere de una mínima preparación y se cementan con cementos adhesivos con carga, permitiendo de esta manera obtener una superficie homogénea que se interpone entre el perno de fibra y los tejidos dentales, conectándolo a los tejidos del conducto y sustituyendo mecánicamente la dentina. El caso clínico que se reporta se presentó para su resolución en la Clínica Integrada III F. O. UNCuyo durante el año lectivo 2009. El paciente presentaba una fractura amelodentinaria desde hacía cuatro años, con compromiso de la vitalidad y un proceso periapical. Durante los procedimientos endodónticos se realizó una perforación de la pared del conducto que se selló mediante la colocación de hidróxido de calcio y la obturación del mismo con conos de gutapercha. Se efectuó el seguimiento clínico y radiográfico del caso en donde se constató la reparación del proceso apical y luego se procedió a la restauración del elemento dentario con resinas compuestas con la ayuda de un poste de fibra de vidrio cementado con cemento resinoso. Dadas las características del tratamiento endodóntico realizado, se decidió dejar más porción del cono de gutapercha a pesar de lo aconsejado por numerosos autores, ya que de esta manera se aseguró el sellado de la perforación radicular para evitar de esta manera la nanofiltración hacia el interior del elemento dentario.

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Desde 1861 hasta hoy, aunque con interpretaciones muy diferentes, Garibaldi es un ícono de la historia italiana y ha sido y es la opción ideal del héroe que luchó por la unificación de Italia, por la libertad de los otros pueblos, al representar siempre un modelo de personaje funcional en perspectiva pedagógica para la dimensión unitaria del país. Se desencadenó así un proceso sociológico de identificación a través de las imágenes y un registro de la memoria que ha encontrado su desarrollo en la epopeya garibaldina de la Primera Guerra Mundial y más tarde en la epopeya de la Resistencia. La leyenda garibaldina se transmitió, además, a través de la literatura, gracias a escritores como Edmundo de Amicis, a través del cual se puede apreciar el elogio del patrimonio cultural que representan los grandes escritores del pasado, como humus de la alcanzada unidad del país. Después de su muerte, la iconografía monumental intentará enviar un mensaje de unidad política de los italianos, erigiendo estatuas en las que se representan a Garibaldi y a Vittorio Emanuele, ambos a caballo, con la idea simbólica de un encuentro entre la revolución democrática de uno y el centralismo monárquico del otro.

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Presentación en la Segunda Conferencia Subregional del Cono Sur del Consorcio Latinoamericano contra el Aborto Inseguro (CLACAI. Buenos Aires, 4 y 5 de noviembre de 2013.

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Presentación en la Segunda Conferencia Subregional del Cono Sur del Consorcio Latinoamericano contra el Aborto Inseguro (CLACAI. Buenos Aires, 4 y 5 de noviembre de 2013.