881 resultados para affective dispositions
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Bipolar affective disorder (BPAD; manic-depressive illness) is characterized by episodes of mania and/or hypomania interspersed with periods of depression. Compelling evidence supports a significant genetic component in the susceptibility to develop BPAD. To date, however, linkage studies have attempted only to identify chromosomal loci that cause or increase the risk of developing BPAD. To determine whether there could be protective alleles that prevent or reduce the risk of developing BPAD, similar to what is observed in other genetic disorders, we used mental health wellness (absence of any psychiatric disorder) as the phenotype in our genome-wide linkage scan of several large multigeneration Old Order Amish pedigrees exhibiting an extremely high incidence of BPAD. We have found strong evidence for a locus on chromosome 4p at D4S2949 (maximum genehunter-plus nonparametric linkage score = 4.05, P = 5.22 × 10−4; sibpal Pempirical value <3 × 10−5) and suggestive evidence for a locus on chromosome 4q at D4S397 (maximum genehunter-plus nonparametric linkage score = 3.29, P = 2.57 × 10−3; sibpal Pempirical value <1 × 10−3) that are linked to mental health wellness. These findings are consistent with the hypothesis that certain alleles could prevent or modify the clinical manifestations of BPAD and perhaps other related affective disorders.
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Numerous human and animal studies indirectly implicate neurons in the anterior cingulate cortex (ACC) in the encoding of the affective consequences of nociceptor stimulation. No causal evidence, however, has been put forth linking the ACC specifically to this function. Using a rodent pain assay that combines the hind-paw formalin model with the place-conditioning paradigm, we measured a learned behavior that directly reflects the affective component of pain in the rat (formalin-induced conditioned place avoidance) concomitantly with “acute” formalin-induced nociceptive behaviors (paw lifting, licking, and flinching) that reflect the intensity and localization of the nociceptive stimulus. Destruction of neurons originating from the rostral, but not caudal, ACC reduced formalin-induced conditioned place avoidance without reducing acute pain-related behaviors. These results provide evidence indicating that neurons in the ACC are necessary for the “aversiveness” of nociceptor stimulation.
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INTRODUZIONE: L’integrazione mente-corpo applicata ad un ambito patologico predominante in questi tempi, come il cancro, è il nucleo di questa tesi. Il background teorico entro cui è inserita, è quello della Psiconeuroendocrinoimmunologia (Bottaccioli, 1995) e Psico-Oncologia. Sono state identificate, nella letteratura scientifica, le connessioni tra stati psicologici (mente) e condizioni fisiologiche (corpo). Le variabili emerse come potenzialmente protettive in pazienti che si trovano ad affrontare il cancro sono: il supporto sociale, l’immagine corporea, il coping e la Qualità della Vita, insieme all’indice fisiologico Heart Rate Variability (HRV; Shaffer & Venner, 2013). Il potenziale meccanismo della connessione tra queste variabili potrebbe essere spiegato dall’azione del Nervo Vago, come esposto nella Teoria Polivagale di Stephen Porges (2007; 2009). OBIETTIVI: Gli obiettivi principali di questo studio sono: 1. Valutare l’adattamento psicologico alla patologia in termini di supporto sociale percepito, immagine corporea, coping prevalente e qualità della vita in donne con cancro ovarico; 2. Valutare i valori di base HRV in queste donne; 3. Osservare se livelli più elevati di HRV sono associati ad un migliore adattamento psicologico alla patologia; 4. Osservare se una peggiore percezione dell’immagine corporea e l’utilizzo di strategie di coping disadattive sono associate ad una Qualità della Vita più scarsa. METODO: 38 donne affette da cancro ovarico, al momento della valutazione libere da patologia, sono state reclutate presso la clinica oncologica del reparto di Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Italia. Ad ogni partecipante è stato chiesto di compilare una batteria di test composta da: MSPSS, per la valutazione del supporto sociale percepito; DAS-59, per la valutazione dell’immagine corporea; MAC, per la valutazione delle strategie di coping prevalenti utilizzate verso il cancro; EORTC-QLQ30, per la valutazione della Qualità della Vita. Per ogni partecipante è stato registrato HRV di base utilizzando lo strumento emWave (HeartMath). RISULTATI PRINCIPALI: Rispondendo agli obiettivi 1 e 2, in queste donne si è rilevato una alto tasso di supporto sociale percepito, in particolare ricevuto dalla persona di riferimento. L’area rivelatasi più critica nel supporto sociale è quella degli amici. Per quanto riguarda l’immagine corporea, la porzione di campione dai 30 ai 61 anni, ha delle preoccupazioni globali legate all’immagine corporea paragonabili ai dati provenienti dalla popolazione generale con preoccupazioni riguardo l’aspetto corporeo. Invece, nella porzione di campione dai 61 anni in su, il pattern di disagio verso l’aspetto fisico sembra decisamente peggiorare. Inoltre, in questo campione, si è rilevato un disagio globale verso l’immagine corporea significativamente più alto rispetto ai valori normativi presenti in letteratura riferiti a donne con cancro al seno con o senza mastectomia (rispettivamente t(94)= -4.78; p<0.000001; t(110)= -6.81;p<0.000001). La strategia di coping più utilizzata da queste donne è lo spirito combattivo, seguito dal fatalismo. Questo campione riporta, inoltre, una Qualità della Vita complessivamente soddisfacente, con un buon livello di funzionamento sociale. L’area di funzionalità più critica risulta essere il funzionamento emotivo. Considerando i sintomi prevalenti, i più riferiti sono affaticamento, disturbi del sonno e dolore. Per definire, invece, il pattern HRV, sono stati confrontati i dati del campione con quelli presenti in letteratura, riguardanti donne con cancro ovarico. Il campione valutato in questo studio, ha un HRV SDNN (Me=28.2ms) significativamente più alto dell’altro gruppo. Tuttavia, confrontando il valore medio di questo campione con i dati normativi sulla popolazione sana (Me=50ms), i nostri valori risultano drasticamente più bassi. In ultimo, donne che hanno ricevuto diagnosi di cancro ovarico in età fertile, sembrano avere maggiore HRV, migliore funzionamento emotivo e minore sintomatologia rispetto alle donne che hanno ricevuto diagnosi non in età fertile. Focalizzando l’attenzione sulla ricerca di relazioni significative tra le variabili in esame (obiettivo 3 e 4) sono state trovate numerose correlazioni significative tra: l’età e HRV, supporto percepito , Qualità della Vita; Qualità della Vita e immagine corporea, supporto sociale, strategie di coping; strategie di coping e immagine corporea, supporto sociale; immagine corporea e supporto sociale; HRV e supporto sociale, Qualità della Vita. Per verificare la possibile connessione causale tra le variabili considerate, sono state applicate regressioni lineari semplici e multiple per verificare la bontà del modello teorico. Si è rilevato che HRV è significativamente positivamente influenzata dal supporto percepito dalla figura di riferimento, dal funzionamento di ruolo, dall’immagine corporea totale. Invece risulta negativamente influenzata dal supporto percepito dagli amici e dall’uso di strategie di coping evitanti . La qualità della vita è positivamente influenzata da: l’immagine corporea globale e l’utilizzo del fatalismo come strategia di coping prevalente. Il funzionamento emotivo è influenzato dal supporto percepito dalla figura di riferimento e dal fatalismo. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI: Il campione Italiano valutato, sembra essere a metà strada nell’adattamento dello stato psicologico e dell’equilibrio neurovegetativo al cancro. Sicuramente queste donne vivono una vita accettabile, in quanto sopravvissute al cancro, ma sembra anche che portino con sé preoccupazioni e difficoltà, in particolare legate all’accettazione della loro condizione di sopravvissute. Infatti, il migliore adattamento si riscontra nelle donne che hanno avuto peggiori condizioni in partenza: stadio del cancro avanzato, più giovani, con diagnosi ricevuta in età fertile. Pertanto, è possibile suggerire che queste condizioni critiche forzino queste donne ad affrontare apertamente il cancro e la loro situazione di sopravvissute al cancro, portandole ad “andare avanti” piuttosto che “tornare indietro”. Facendo riferimento alle connessioni tra variabili psicologiche e fisiologiche in queste donne, si è evidenziato che HRV è influenzata dalla presenza di figure significative ma, in particolare, è presumibile che sia influenzata da un’appropriata condivisione emotiva con queste figure. Si è anche evidenziato che poter continuare ad essere efficaci nel proprio contesto personale si riflette in un maggiore HRV, probabilmente in quanto permette di preservare il senso di sé, riducendo in questo modo lo stress derivante dall’esperienza cancro. Pertanto, HRV in queste donne risulta associato con un migliore adattamento psicologico. Inoltre, si è evidenziato che in queste donne la Qualità della Vita è profondamente influenzata dalla percezione dell’immagine corporea. Si tratta di un aspetto innovativo che è stato rilevato in questo campione e che, invece, nei precedenti studi non è stato indagato. In ultimo, la strategia di coping fatalismo sembra essere protettiva e sembra facilitare il processo di accettazione del cancro. Si spera sinceramente che le ricerche future possano superare i limiti del presente studio, come la scarsa numerosità e l’uso di strumenti di valutazione che, per alcuni aspetti come la scala Evitamento nel MAC, non centrano totalmente il target di indagine. Le traiettorie future di questo studio sono: aumentare il numero di osservazioni, reclutando donne in diversi centri specialistici in diverse zone d’Italia; utilizzare strumenti più specifici per valutare i costrutti in esame; valutare se un intervento di supporto centrato sul miglioramento di HRV (come HRV Biofeedback) può avere una ricaduta positiva sull’adattamento emotivo e la Qualità della Vita.
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Social controversy is a sustained, mediated debate between at least two oppositional parties which is more than just a difference of opinion; rather it is a persistent conflict over the political and cultural implications that dominant forms of communicative reasoning, practices, and norms have for a public. Simply put, during social controversies the norms guiding public life can be negotiated, reaffirmed, negated, and/or transformed. This can lead to progressive political, cultural, and/or social change in some instances, while establishing or reifying conservative and even oppressive norms, practices, and laws in others. Building upon Olson and Goodnight's (1994) theoretical and methodological framework of social controversy, this dissertation argues that scholars should analyze the role affect plays in this type of conflict as a means to address the regulation of public conduct as well as public discourse. The rhetorical and argumentative significance of the affective dimensions of social controversy have been conceptualized and analyzed via an examination of emotion-based claims and affective states that have become salient, discernable and/or apprehendable during specific public disagreements. Such a conceptualization demonstrates that critical insights regarding the norms that guide public conduct, the role risk and vulnerability play in the regulation of individuals' public behavior, and the relationship between affect and citizenship can be gained by focusing on a controversy's affective dimensions. To highlight the importance of the study of affect in social controversy as well as better understand the larger critical significance affect theory has for rhetorical and argumentation studies, this dissertation has analyzed the affective dimensions of three conflicts. They are: the Abu Ghraib prisoner abuse social controversy, the International Freedom Center social controversy, and the controversy over the 2004 French ban on conspicuous religious attire in public schools. The findings from this dissertation that have specific and general implications for future work in the field of controversy as well as rhetoric and argumentation, respectively.
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Purpose: Breast cancer is the most frequently diagnosed cancer among women worldwide. While undergoing chemotherapy treatment for breast cancer, patients often report experiencing "chemobrain." Previous literature reports correlations between psychological distress and these perceived cognitive problems. The aim of the present study was to examine the strength of the association between affective disturbance and subjective cognitive dysfunction.Methods: This study included a meta-analysis of the literature reporting a correlation between mood and subjective cognitive dysfunction. Eight studies with 1344 breast cancer patients treated with chemotherapy were selected based on stringent study inclusion criteria. Studies reporting a correlation coefficient between mood and subjective cognitive dysfunction were included.Results: In these data, there was no significant correlation between affective disturbance and subjective cognitive dysfunction. A random effects model yielded an overall weighted mean effect size of 0.12.Conclusion: Although this meta-analysis did not confirm the correlation between mood and subjective cognitive dysfunction, there was a clear association between these factors in the original disaggregated analyses, and they are clearly impactful from the time of diagnosis through long-term after care. The clinical implications of the present study and future directions for research are discussed.