312 resultados para Malus domestica Borkh


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La ricerca si propone di analizzare una di quelle stagioni architettoniche controverse e lontane dalle internazionali strade maestre del nascente Neues Bauen: il romanticismo-nazionale svedese riletto attraverso l’esperienza del suo massimo esponente, Ragnar Östberg (1866-1945). L’obiettivo della tesi non è solamente quello di una revisione della critica storiografica, facendo così luce su una di quelle personalità considerate marginali, quanto quello di ricavare dalla lettura comparata di due tra i suoi progetti, fino ad ora mai indagati, quegli elementi che fanno dell’architettura un “fatto urbano” in cui la collettività può riconoscersi e parallelamente un fatto di rappresentazione della stessa. L’arcipelago di Stoccolma e quel processo di “renovatio urbis” a cui fu sottoposta proprio agli albori del XX secolo furono gli scenari in cui presero vita i due progetti: il complesso formato dallo Stockholms Stadshuset e la vicina parte mai realizzata del Nämndhuset, e villa Geber. Condensano due dimensioni che la città immersa nel paesaggio contiene: la natura urbana dell’edificio municipale e quella domestica della villa urbana isolata. La ricerca intesse un itinerario di disvelamento attraverso una matrice duale di lettura: “genius loci” e memorie urbane. I capitoli cercano di dimostrare come i due casi-studio siano espressione di quella pendolarità di ricerca tra lo spirito del luogo e le rimembranze delle forme urbane della tradizione. Questa analisi ci conduce in un viaggio alla ricerca dell’atlante delle “memorie urbane”, raccolte nei viaggi e nella formazione, comprendendo così il mondo analogico di riferimenti culturali con altre architetture europee della tradizione. I due progetti sorgono in opposte aree di espansione di Stoccolma e, pur nella loro diversità di scala, sono chiara espressione di appropriatezza al luogo e di strutture formali analoghe. Stockholm Stadshuset-Nämndhuset e villa Geber esprimono il metodo di Östberg, dove i riferimenti raccolti dall’imagination passive sono tramutati ed assemblati grazie alla imagination active.

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L’obiettivo del lavoro è stato quello di definire la filiera di smaltimento dei rifiuti di plastica di origine domestica. La modellazione della stessa ha preso come riferimento un insieme di informazioni rese disponibili dal CONAI, Consorzio Nazionale degli Imballaggi. Noti gli attori e le attività svolte al fine dell’avvio a recupero della frazione raccolta, è stato sviluppato un modello economico adeguato al fine di ripartire i costi delle attività in funzione della gestione del materiale. Tale modellazione non prende in esame le spese e gli introiti allocati al Consorzio, ma si focalizza sulle attività di raccolta, selezione e avvio a recupero. Ci si è poi concentrati sulla modellazione economica dell’avvio a recupero della frazione di plastica raccolta dal Comune di Bologna. Ripartendo la responsabilità di gestione tra il gestore del servizio (Hera), il Centro Comprensoriale (CC Akron Granarolo), i Centri di Selezione (CSS Argeco e Idealservice) e i riciclatori (tra quelli convenzionati al consorzio) si è definito il modello economico per il caso in esame. In particolare, si è adottato un approccio simulativo di allocazione del materiale selezionato in vista della modalità di vendita di alcuni prodotti tramite asta online. La quantificazione economica in sé risente di assunzioni definite per la determinazione di una componente di costo che possa essere il può possibile esaustiva delle operazioni svolte. Si è poi proceduto definendo una stima della quantità di diossido di carbonio prodotta in fase di combustione di carburante per la movimentazione dei flussi del caso di studio. I valori in esame sono stati desunti come prodotto tra la quantità di CO2 emessa per i chilometri percorsi a seconda della tipologia di mezzo adottata per la movimentazione dei flussi. I dati relativi alle quantità di anidrite carbonica prodotte sono stime in grammi di CO2 al chilometro realizzate da Arpa e distinte in funzione delle soluzioni tecnologiche da implementare secondo le disposizioni redatte dalla Comunità Europea. La nota metodologica adottata prevede di analizzare i risultati ottenuti in funzione della distanza percorsa, dei costi di trasporto e della quantità di CO2 generata per le attività.

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Extracts of 644 plant materials were screened for tannins and 204 extracts gave a positive test. Quantitative evaluation of tannins in positive extracts showed that 16 contained appreciable quantities. Insecticidal activity was tested against Musco domestica and Tribolium casteneum in 162 extracts and was confirmed in 17 and 4 extracts respectively.

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Detrital studies that utilize zircon U–Pb geochronology and fission-track (FT) thermochronometry are subject to a range of potential sources of bias that should be properly evaluated and minimized. Some of them are common to any single-grain mineral analysis (e.g., variable bedrock mineral fertility, hydraulic sorting during transport, selective grain loss during sample processing), whereas others are intrinsic to zircon, and are related to radiation damage and age discordance. In this article, we quantify the impact of intrinsic bias on detrital studies thanks to the analysis of modern detritus shed from the European Alps, and illustrate the general implications on geological interpretations. We show that detrital zircon U–Pb age distributions based on statistically robust datasets are highly reproducible and representative of the parent bedrock ages in the catchment. Arbitrary or selective removal of discordant grain ages can be minimized by using the Kolmogorov–Smirnov test to identify an appropriate cutoff level. Loss of metamict (α-damaged) zircon has a minor impact on data representativeness, and is mainly controlled by regional metamorphism rather than by mechanical abrasion during river transport. Zircon FT grain-age distributions were found to have poor reproducibility, although age spectra are consistent with bedrock data. However, unlike the U–Pb datasets, U-rich zircon grains (> 1000 ppm) are systematically missed, and undatable grains may exceed 50%. We identify two major sources of distribution bias specific to zircon FT datasets: (i) sediment sources dominated by U-rich zircon grains are markedly underrepresented in the detrital record, because such grains often have uncountable high densities of fission tracks (“U concentration bias”); (ii) sediment sources that shed zircon grains with high levels of α-damage are underrepresented, because these grains are lost during chemical etching for FT revelation (“etching bias”). In the case of multimethod dating on the same grains (e.g., FT and U–Pb double dating), bias affecting detrital zircon FT dating propagates to the entire dataset. These effects may not impact on exhumation-rate studies that utilize the youngest grain ages (i.e., lag-time approach). However, they represent a limiting factor for conventional provenance studies, and generally preclude application of zircon FT dating to sediment budget calculations.

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La abundancia y bajo costo del recurso hídrico en el Alto Valle de Río Negro combinados con un manejo ineficiente del mismo, principalmente durante la primera parte de la primavera, época en la que los productores riegan con mayor frecuencia para luchar pasivamente contra las probables heladas tardías, permiten inferir que los nitratos presentes en el suelo, así como el aportado por los fertilizantes nitrogenados, están sujetos al lixiviado durante una gran parte del ciclo productivo. En la actualidad no existen estudios regionales que ilustren la variación estacional de la concentración de nitratos en la zona de exploración radical de frutales, por lo que se inició el presente trabajo con el propósito de: a) medir la concentración de los nitratos en el perfil del suelo cultivado con manzanos, desde el período de floración hasta el inicio de caída de hojas, con fertilización nitrogenada en dos dosis y sin fertilización a distintas profundidades de extracción; b) determinar la eficiencia del riego a manto de dicho monte. Se ensayaron dos concentraciones de nitrógeno, adicionado como nitrato de amonio en dos oportunidades: el 50% a la caída de los pétalos y el 50% restante cercano a la cosecha, correspondiendo a dosis de 100 kg ha-1 (N1), 200 kg ha-1 (N2) y un testigo sin agregado de N (N0), durante el período 2004-2005 y 2005-2006. Para determinar los niveles de N en el suelo, expresado como nitratos, se extrajeron muestras del mismo a tres profundidades 0-30; 30-60; 60-90 cm, al inicio de floración, antes del primer riego y después de cada riego. La lámina de agua empleada para el riego a manto osciló entre 1712 y 2400 mm, con un aprovechamiento a campo del 30%. La concentración de nitratos fue baja cuando no se fertilizó, manteniéndose alrededor de 22 mg kg-1 en superficie y reduciéndose a la mitad a la profundidad de 30-60 cm, durante el período de muestreo. En ambas dosis empleadas, el contenido de nitratos del suelo fue mayor llegando a 175 y 300 mg kg-1, respectivamente. Estos valores se igualan a los del testigo a los 30 días en el caso de N1 y a los 60 días para N2. Los resultados permiten inferir que la concentración de nitratos fue efímera en el perfil del suelo y mejoró la eficiencia de riego, principalmente durante la primavera con el fin de minimizar pérdidas de nitrógeno.

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El aumento de los daños provocados por la sarna del manzano [Fusicladium dendritichum (Wallr.) Fuckl.] en montes frutales de Mendoza (Argentina), motivó estudios para aclarar la biología del hongo y buscar la presencia de la forma sexual, no detectada aún en la provincia. Al momento de la brotación se muestrearon hojas del año anterior que se encontraban en el suelo de dichos montes. En el laboratorio fueron observadas bajo estereomicroscopio. Los cuerpos negros inmersos en el tejido de la hoja fueron montados en preparados microscópicos y observados para establecer su identidad. Se confirmó la presencia en la zona de la forma teleomórfica del agente causal de la sarna del manzano. Este hecho tiene importancia en la epidemiología de la enfermedad y en las estrategias de control.

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En el presente trabajo se han estudiado las pérdidas edafológicas de nitrógeno, fósforo, y potasio del suelo mendocino cultivado con manzano (Malus sylvestris MILL.). Los autores llegan a la conclusión de que durante el trienio 1945 / 1948 se han perdido: 357,65 toneladas de N₂, 96,50 toneladas de P₂ O₅ y 525,88 toneladas de K₂ O. Asimismo consignan que para restituir dichas pérdidas se debería devolver a los suelos, en forma de fertilizantes: 1778 toneladas de sulfato de amonio 536 toneladas de superfosfato de calcio 1052 toneladas de sulfato de potasio

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En esta ponencia se a presentan los resultados preliminares del trabajo de investigación en curso sobre las causas y fundamentos socio-culturales de la problemática del trabajo domestico femenino no registrado en la Provincia de Buenos Aires. Desde una perspectiva teórico metodológico que privilegia el punto de vista de los sujetos (trabajadoras domésticas y empleadores), el presente trabajo propone discutir y evaluar el desarrollo de políticas públicas orientadas a la regularización del servicio doméstico sosteniendo que la aplicación de tales acciones debe tener en cuenta la realdad socio- cultural y las prácticas cotidianas de los sujetos involucrados. A su vez, la investigación propone otros elementos simbólicos y culturales que deben ser analizados a hora de comprender las dificultades que enfrenta el Estado para fortalecer el registro laboral de esta actividad y la informalidad y falta de derechos sociales que la caracteriza. De ese modo, el trabajo en curso enfatiza la necesidad de interpretar el punto de vista de las trabajadoras y de analizar como estas logran, en contextos desfavorables, desarrollar e incorporar como parte de su trabajo estrategias de vida donde los actores sociales del empleo doméstico, carente de derechos y estabilidad, resulta funcional a la dinámica familiar propia, a la estructuración de la economía domestica y a la reproducción de relaciones sociales

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El lugar común que identifica a la literatura de Silvina Ocampo como fantástica resulta un pretexto tranquilizador que de algún modo domestica su rareza. En las interpretaciones críticas actuales sigue funcionando esta idea reductora que, si para una coyuntura determinada resultaba explicativa, hoy se revela improcedente. Entiendo que, en sus momentos más característicos, los relatos de Ocampo se definen menos por los tópicos y procedimientos que involucran lo sobrenatural, lo anormal o lo irreal, que por una forma de la escritura cuyo desatino deja atónito al lector. Para leer esta literatura en nuevos términos, pienso en el nonsense como relato de la insensatez, un modo de uso de la locura como estética y como ética.

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El lugar común que identifica a la literatura de Silvina Ocampo como fantástica resulta un pretexto tranquilizador que de algún modo domestica su rareza. En las interpretaciones críticas actuales sigue funcionando esta idea reductora que, si para una coyuntura determinada resultaba explicativa, hoy se revela improcedente. Entiendo que, en sus momentos más característicos, los relatos de Ocampo se definen menos por los tópicos y procedimientos que involucran lo sobrenatural, lo anormal o lo irreal, que por una forma de la escritura cuyo desatino deja atónito al lector. Para leer esta literatura en nuevos términos, pienso en el nonsense como relato de la insensatez, un modo de uso de la locura como estética y como ética.

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En esta ponencia se a presentan los resultados preliminares del trabajo de investigación en curso sobre las causas y fundamentos socio-culturales de la problemática del trabajo domestico femenino no registrado en la Provincia de Buenos Aires. Desde una perspectiva teórico metodológico que privilegia el punto de vista de los sujetos (trabajadoras domésticas y empleadores), el presente trabajo propone discutir y evaluar el desarrollo de políticas públicas orientadas a la regularización del servicio doméstico sosteniendo que la aplicación de tales acciones debe tener en cuenta la realdad socio- cultural y las prácticas cotidianas de los sujetos involucrados. A su vez, la investigación propone otros elementos simbólicos y culturales que deben ser analizados a hora de comprender las dificultades que enfrenta el Estado para fortalecer el registro laboral de esta actividad y la informalidad y falta de derechos sociales que la caracteriza. De ese modo, el trabajo en curso enfatiza la necesidad de interpretar el punto de vista de las trabajadoras y de analizar como estas logran, en contextos desfavorables, desarrollar e incorporar como parte de su trabajo estrategias de vida donde los actores sociales del empleo doméstico, carente de derechos y estabilidad, resulta funcional a la dinámica familiar propia, a la estructuración de la economía domestica y a la reproducción de relaciones sociales

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En esta ponencia se a presentan los resultados preliminares del trabajo de investigación en curso sobre las causas y fundamentos socio-culturales de la problemática del trabajo domestico femenino no registrado en la Provincia de Buenos Aires. Desde una perspectiva teórico metodológico que privilegia el punto de vista de los sujetos (trabajadoras domésticas y empleadores), el presente trabajo propone discutir y evaluar el desarrollo de políticas públicas orientadas a la regularización del servicio doméstico sosteniendo que la aplicación de tales acciones debe tener en cuenta la realdad socio- cultural y las prácticas cotidianas de los sujetos involucrados. A su vez, la investigación propone otros elementos simbólicos y culturales que deben ser analizados a hora de comprender las dificultades que enfrenta el Estado para fortalecer el registro laboral de esta actividad y la informalidad y falta de derechos sociales que la caracteriza. De ese modo, el trabajo en curso enfatiza la necesidad de interpretar el punto de vista de las trabajadoras y de analizar como estas logran, en contextos desfavorables, desarrollar e incorporar como parte de su trabajo estrategias de vida donde los actores sociales del empleo doméstico, carente de derechos y estabilidad, resulta funcional a la dinámica familiar propia, a la estructuración de la economía domestica y a la reproducción de relaciones sociales

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El lugar común que identifica a la literatura de Silvina Ocampo como fantástica resulta un pretexto tranquilizador que de algún modo domestica su rareza. En las interpretaciones críticas actuales sigue funcionando esta idea reductora que, si para una coyuntura determinada resultaba explicativa, hoy se revela improcedente. Entiendo que, en sus momentos más característicos, los relatos de Ocampo se definen menos por los tópicos y procedimientos que involucran lo sobrenatural, lo anormal o lo irreal, que por una forma de la escritura cuyo desatino deja atónito al lector. Para leer esta literatura en nuevos términos, pienso en el nonsense como relato de la insensatez, un modo de uso de la locura como estética y como ética.