1000 resultados para Florence (Italie) -- Chiesa di Santa Croce


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Abstract It was in the first decade of the twentieth century that the first white china Factory was implemented in Brazil. Fruit of the association between the Sao Paulo Aristocracy and the Italian Romeo Ranzini, this factory was responsible for producing significant amounts of crockery in industrial moulds in sao Paulo, Brazil. It was also the first factory to produce decorative tiles that would be part of the architecture of the public buildings built between 1919 and 1922 in Commemoration of the Centennial of the Brazilian Independence. Known as The Santa Catharina Factory, this factory was inaugurated in 1913 with the participation of Italian immigrants and German technologies for the development of its first manufacturing activities. As a result of a number of economic, political and social matters that started in the previous century in the city of Sao Paulo, The Santa Catharina factory played an important role in industrial development as regards the production of national white china and was used as a model for the construction of new ceramic factories in Sao Paulo. After acquired by Matarazzo industries in 1927, had closed their activities in 1937. This research is based on the identification and analysis of the first tiles produced in Brazil by the Santa Catharina Factory, which were part of the architectural decorations of the buildings built in Sao Paulo to the celebration of the Centennial of the Brazilian Independence. Designed by Victor Dubugras, The Largo da Memoria (located in the city of Sao Paulo) and the buildings located in the "Paths of the Sea" road marked the beginning of Brazilian industrialization and the emergence of Neocolonial Movement in architecture of Sao Paulo. Studies of the first national patterns of decorative tiles approach a subject poorly researched by experts in tiled studies in Brazil, although in this case these tiles have represented not only an important milestone in the national industrialization, but also have demarcated the significant changes in architectural and decorative practices in the country in the early twentieth century; RESUMÈ: C'est durant la premiere decennie du XXe siecle que la premiere usine de porcelaine blanche fut implant& au Bresil. Elle fut le fruit de l'association entre l'aristocratie de Sao Paulo et l'italien Romeo Ranzini. L'usine produisait une quantite signifiante de porcelaine sur le territoire industriel de Sao Paulo. Ce fut egalement la premiere usine a produire des carreaux decoratifs qui sont aujourd'hui visibles dans l'architecture des batiments publics construit entre 1919 et 1922, pour la commemoration du centenaire de l'independance bresilienne. Connue sous le nom de Santa Catharina, cette usine fut inaugure en 1912. Elle fut construite par des émigrés Italiens, et utilisa pour la technologie allemande pour so production. En tant que resultat d'un certain nombre de questions economiques, politiques et sociales qui ont &butes durant le siecle precedent dans la ville de Sao Paulo, l'usine Santa Catharina a joue un role important dans le developpement industriel de la production de porcelaine blanche nationale et a ete utilise comme modele pour la construction de nouvelles usines de ceramique a Sao Paulo. Apres avoir ete achete par l'industrie Matarazzo en 1927, elle cessa ses activites en 1937. Cette recherche est basee sur l'identification et l'analyse des premiers carreaux decoratifs fabriques au Bresil par l'usine Santa Catharina, qui etait une partie des decorations architecturales des batiments construits a Sao Paulo pour la celebration du centenaire de l'Independance Bresilienne. Connue par Victor Dubugras, le "Largo da Memoria" (situe dans la ville de Sao Paulo), et les batiments situes sur le "Path of the Sea", ont marque le debut de l'industrialisation bresilienne et l'emergence d'un mouvement neocolonialiste dans l'architecture de Sao Paolo. L'etude des premiers modeles nationaux de carreaux decoratifs est un sujet peut etudie par les experts bresiliens, bien qu'ils furent un jalon importante pour l'industrialisation nationale. Its ont egalement entrains des changements importants dans les pratiques architecturales, et decoratives au sein du pays au XXe siecle. Mots-cles: Ceramique - carreaux decoratifs — L'usine Santa Catharina, Bresil - Production de carreaux; RIASSUNTO: Nel primo decennio del Novecento vide luce la prima fabbrica di ceramica di porcellana in Brasile. Frutto dell'associazione tra l'aristocrazia Paulista e l'italiano Romeo Ranzini, questa fabbrica fu responsabile della produzione di notevoli quantita di ceramica di porcellana mediante stampi industriali nella citta di San Paolo, Brasile. Fu anche la prima fabbrica a produrre azulejos che avrebbero poi fatto parte dell'architettura degli edifici pubblici costruiti tra it 1919 ed it 1922, per la commemorazione del Centenario dell'indipendenza Brasiliana. Conosciuta come Fabbrica di Santa Catharina, questa fu inaugurata nel 1913, con la partecipazione di immigrati italiani e con l'impiego di tecnologie tedesche per lo sviluppo delle sue prime attivita produttive. Risultato di una serie di cambiamenti economici, politici e sociali, che ebbero inizio nel secolo precedente nella citta di San Paolo, la Fabbrica di Santa Catharina svolse un ruolo importante nello sviluppo industriale per quanto riguarda la produzione di ceramica di porcellana nazionale e fu adottata come modello per la costruzione di nuove fabbriche a San Paolo. Successivamente, fu acquisita dalle industrie Matarazzo nel 1927, vedendo poi chiudersi le sue attivita nel 1937. Questa ricerca si basa sull'identificazione e l'analisi dei primi azulejos prodotti in Brasile dalla Fabbrica di Santa Catharina che fecero parte delle decorazioni architettoniche degli edifici costruiti a San Paolo per la commemorazione del Centenario dell'indipendenza Brasiliana. Progettati da Victor Dubugras, it Largo da Mem(Via (situato nella citta di San Paolo) e gli edifici che si trovano nei Caminhos do Mar marcarono l'inizio dell'industrializzazione brasiliana e la nascita del Movimento Neocolonial dell'architettura Paulista. Gli studi dei primi modelli di azulejos nazionali affrontano un argomento poco studiato dagli esperti in azulejaria in Brasile, nonostante rappresentino un importante avvenimento dell'industrializzazione nazionale, ma segnano anche i cambiamenti di significative pratiche architettoniche e decorative nel Paese nel primo Novecento. Parole chiave: Ceramica - porcellana - La fabbrica di Santa Catharina - Produzione di ceramica .

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Il presente lavoro di tesi è stato realizzato all’interno del programma Overseas, per cui è stata realizzata una collaborazione tra il Dipartimento di Chimica Industriale “Toso Montanari” (Chimind) dell’Università di Bologna e l’Instituto de Investigaciones en Catálisis y Petroquímica (Incape) dell’Università del Litoral di Santa Fe. Nel lavoro viene riportato lo studio di catalizzatori strutturati a base di Rh-CeO2, Rh/ZnAl2O4 e Rh/Al2O3, supportati su schiume NiCrAl, dei quali verrà valutata l’attività catalitica rispetto alla reazione di dry reforming del metano. La preparazione dei catalizzatori strutturati è stata eseguita utilizzando due diverse tecniche, dip-coating e elettrodeposizione. L’obbiettivo del lavoro è stato valutare il metodo di sintesi più adatto al supporto utilizzato. Le prove catalitiche sono state eseguite a 750°C, P atmosferica, rapporto CH4:CO2 1:1 con tempo di reazione di 2h. Dai risultati ottenuti dalle prove effettuate i catalizzatori sono risultati attivi, in particolare il supporto di CeO2 risulta già attivo per la reazione, soprattutto per quanto riguarda la conversione del metano. Tuttavia, la presenza di Rh migliora la conversione dei reagenti ed il rapporto H2/CO. La presenza di Zn, sul catalizzatore Rh/ZnAl2O4 va a peggiorare le prestazioni catalitiche, abbassando in particolare la conversione della CO2. In generale i catalizzatori ricoperti mediante elettrodeposizione mostrano attività catalitica più elevata. Dallo studio sulla superficie del catalizzatore Rh-CeO2 ridotto tramite XPS è emersa la presenza di Rh(0). Tuttavia, indifferentemente dalla tecnica di sintesi utilizzata, dall’ossido del supporto e dalla quantità di fase attiva, tutti i catalizzatori hanno sviluppato massicce quantità di carbonio filamentoso di dimensioni nanometriche, che hanno portato alla disgregazione e alla perdita di parte del coating.

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Riqualificare gli spazi dimenticati della periferia bolognese significa confrontarsi con problematiche cittadine fino ad ora mai affrontate.L’area militare di Santa Viola rappresenta in pieno questa situazione e racchiude al suo interno un contesto completamente distaccato dal resto del quartiere, cristallizzato nel tempo a causa del suo muro di recinzione; intervenire in un contesto così distaccato dal contesto rappresenta una sfida per chiunque ci si voglia avvicinare. Le recenti proteste contro il disboscamento dell’area ovest dei Prati di Caprara e l’urbanizzazione intensiva di quest’ultima hanno fornito spunti importanti su quale fosse la strada migliore da perseguire. Il progetto propone la realizzazione di un nuovo complesso pubblico che diventi portavoce della relazione, al giorno d’oggi frammentato, fra centro abitato e le aree verdi che lo circondano, e lo fa attraverso una rete di percorsi ciclopedonali semplici, in stretta connessione con i nuovi sistemi di mobilità pubblica, in particolare la tramvia e la stazione ferroviaria previsti dal PUMS di Bologna. Col fine di portare nuova linfa vitale al quartiere, l’area diventerà un nuovo polmone verde fruibile dalla cittadinanza, ospitando al suo interno la nuova scuola di Design ed il museo della memoria per la strage del 2 agosto. Il grande spazio di carattere pubblico genera un corridoio verde che parte del parco fluviale e giunge in prossimità di Porta San Felice, congiungendo sia idealmente che fisicamente il nuovo polo attrattore del quartiere a quelli già presenti in zona: la fondazione MAST e l’Opificio Golinelli.Insieme collaborano per restituire una nuova immagine al quartiere Santa Viola, culturalmente attiva e strattamente connessa alla città storica.

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Il seguente lavoro si inserisce all’interno del dibattito riguardante gli interventi sul patrimonio costruito dei centri storici minori, in cui il tema della tutela non riguarda tanto le singole emergenze architettoniche quanto l’intero edificato storico, nei suoi caratteri architettonici, tipologici e costruttivi. In questo contesto, il progetto di recupero deve cercare di conciliare la tutela dei caratteri storici con un processo trasformativo, capace di rispondere alle nuove esigenze di uso, prestazione, sicurezza e sostenibilità. È all’interno di questa tematica che si propone il caso studio della sede municipale di Civitella del Tronto, un complesso edilizio di originario impianto conventuale, prospicente la chiesa di San Francesco. Obiettivo del seguente lavoro è lo sviluppo di una proposta progettuale per la rifunzionalizzazione e il miglioramento prestazionale dell’aggregato edilizio e, più in generale, per la riqualificazione dell’area, prevedendo, insieme ai locali destinati alla pubblica amministrazione, nuovi spazi a servizio della comunità. In ragione delle importanti vulnerabilità strutturali e pure delle incongruenze architettoniche che sono emerse dall’analisi dello stato attuale, il progetto proposto segue una duplice linea di intervento: da un lato, limitatamente alle porzioni comprendenti alcune superfetazioni in c.c.a, quella della sostituzione, ossia della demolizione e ricostruzione, dall’altro, quella conservativa, finalizzata alla messa in sicurezza della parte storica. Entrambe le fasi di lavoro, sia la fase conoscitiva, di rilievo e analisi dello stato di fatto, che quella progettuale, saranno presentate con l’ausilio di elaborati grafici quali piante, sezioni, dettagli costruttivi e viste renderizzate.

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Obiettivo della Tesi è indagare il ruolo del Restauro critico-conservativo nella ricostruzione degli edifici gravemente colpiti dal sisma. Nella chiesa di San Bartolomeo di Villafranca, crollata durante il sisma del 2012, le esigenze strutturali di ricostruzione si scontrano con le esigenze figurative di conservazione. Non si può ignorare la necessità della ricostruzione e della restituzione della memoria dell’edificio, visto il valore devozionale che possiede per il paese. Tuttavia le gravi problematiche strutturali portano la necessità di ricostruire la maggior parte delle strutture, con il rischio di perdere parte del “testo storico”. Il progetto prova a coniugare le due diverse esigenze, studiando il rapporto tra forma, figura e struttura, senza trascurare il problema del palinsesto. Inoltre le preesistenze emerse conducono davanti alla scelta tra conservare o rimuovere le aggiunte postume, la quale definirà quale immagine della chiesa verrà restituita: è possibile privilegiare l’immagine ricordata dai cittadini, senza ignorare la storia dell’edificio? Un progetto di Restauro consapevole non può prescindere da uno studio preliminare del contesto storico, territoriale e sociale e dell’edificio in sé, sotto gli aspetti morfologici, strutturali e materici, affiancato a comparazioni con edifici simili e a un’analisi attenta di alcuni elementi architettonici significativi (pilastri, archi e volte). Il campanile, crollato in buona parte, è oggetto di uno studio approfondito, basato sulla catalogazione dei frammenti rinvenuti a terra, a cui segue una ricostruzione ipotetica con il ricollocamento di ogni frammento rinvenuto. La proposta progettuale si concentra da un lato sul consolidamento delle strutture esistenti, senza alterare l’immagine architettonica, dall’altro sulla ricostruzione delle parti crollate, con l’obiettivo di ristabilire l’unità dell’opera, dove il nuovo è un valore aggiunto con consapevolezza critica, che dialoga e serve l’architettura del passato.

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Il complesso che ospita la Pinacoteca Nazionale di Bologna e l’Accademia delle Belle Arti si colloca nel quartiere universitario bolognese, tra via delle Belle Arti e via Irnerio. Nato dall’aggregazione di corpi settecenteschi che si alternano a spazi chiostrali, l’edificio oggi ospita anche la Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna e il “Settore Archeologia” della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. La Pinacoteca nasce dall’esigenza di raccogliere una cospicua produzione di dipinti del patrimonio artistico bolognese, per garantirne la sopravvivenza; si scelse di collocarla in un edificio conventuale dei padri gesuiti dopo le soppressioni degli ordini religiosi. L’impianto originario di edificio a corte a pianta quadrata non fu mai alterato, ma adattato a percorso espositivo nel corso dei secoli, ed è oggi frutto di numerose sopraelevazioni e ampliamenti volumetrici. È possibile individuare tre unità strutturali: la parte storica con ex convento, ex chiesa di Sant’Ignazio ed il rinascimentale Palazzo Ancarano; sul retro, i due corpi più recenti, l’ala Collamarini e l’ala ovest. Le tre unità appartengono a epoche diverse e ognuna rispecchia le soluzioni tecnologiche del proprio tempo: muratura di mattoni e solai a volte del 1700, struttura “mista” di inizio ‘900 e telaio in cemento armato degli anni ’60. Finalità della tesi è quella di effettuare una valutazione della vulnerabilità sismica globale della porzione storica mediante modelli semplificati, accompagnata da una valutazione dei cinematismi locali ritenuti attivabili a causa del sisma. La prima modalità, a livello globale, fornisce una stima della risposta sismica sottoforma di indicatore di vulnerabilità. L’analisi cinematica, a livello locale, pone le basi per indirizzare il progetto di miglioramento strutturale con interventi locali poco invasivi nell’ottica del minimo impatto sul manufatto storico.

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La fascia superiore dell’arco trionfale di S. Apollinare in Classe è stata accuratamente ispezionata durante l’ultimo intervento di restauro. Questa area musiva, col Cristo benedicente affiancato dai simboli degli Evangelisti, ritenuta omogenea e ascritta da tutti gli studiosi a un momento posteriore al VI secolo, è stata in buona parte ricondotta al periodo giustinianeo. I simboli degli Evangelisti e le nuvole limitrofe sono stati ricondotti ai mosaicisti bizantini attivi nella chiesa di San Vitale; mentre a una lavorazione successiva, determinata dalla necessità di reintegrare parti crollate, si deve attribuire il clipeo del Cristo e le nuvole circostanti. Il confronto fra le differenti morfologie delle nubi, le diverse tecniche esecutive e l’utilizzo di nuovi materiali, costituisce l’aspetto più visibile. Il restauro ha permesso di discriminare con certezza l’eterogeneità delle partiture e la convivenza di due interventi stilisticamente e cronologicamente differenti. Molteplici elementi mostrano come da un’esecuzione accurata si passi a una realizzazione sommaria; come dal rigore formale e materico iniziale, che comporta la selezione dei materiali più pregiati e delle tonalità cromatiche più funzionali, si passi ad una povertà materica e a una limitata gamma cromatica organizzate con semplificazione formale.

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Référence bibliographique : Weigert, 478

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Les modèles hydrologiques développés pour les pluies extrêmes de type PMP sont difficiles à paramétrer en raison du manque de données disponibles pour ces évènements et de la complexité du terrain. Cet article présente les processus et les résultats de l'ajustement des paramètres pour un modèle hydrologique distribué. Ce modèle à une échelle fine a été développé pour l'estimation des crues maximales probables dans le cas d'une PMP. Le calcul effectué pour deux bassins versants test suisses et pour deux épisodes d'orages d'été concerne l'estimation des paramètres du modèle, divisé en deux groupes. La première concerne le calcul des vitesses des écoulements et l'autre la détermination de la capacité d'infiltration initiale et finale pour chaque type de sol. Les résultats validés avec l'équation de Nash montrent une bonne corrélation entre les débits simulés et ceux observés.