264 resultados para tegu lizard


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Recent studies have shown UV vision and markings to be important in vertebrates, particularly birds, where behavioral experiments have demonstrated its potential importance in sexual selection. However, there has been no genetic evidence that UV markings determine patterns of evolution among natural populations. Here we report molecular evidence that UV markings are associated with the pattern of gene flow in the Tenerife lizard (Gallotia galloti). This species has vicariance-induced, approximate east–west lineages in Tenerife closely congruent with the primary lineages of the sympatric gecko species. Against expectations, these molecular phylogeographic lineages (representing geological history) and isolation-by-distance do not appear to influence gene flow. Sexually mature males from populations either side of a latitudinal ecotone have different UV markings and gene flow appears to be linked to this difference in UV markings. It may be that these groups with different UV sexual markings mate assortatively, restricting the gene flow between them. This has implications for debate on the relative importance of vicariance and biotopes in influencing biodiversity, with this evidence supporting the latter.

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Humans affect biodiversity at the genetic, species, community, and ecosystem levels. This impact on genetic diversity is critical, because genetic diversity is the raw material of evolutionary change, including adaptation and speciation. Two forces affecting genetic variation are genetic drift (which decreases genetic variation within but increases genetic differentiation among local populations) and gene flow (which increases variation within but decreases differentiation among local populations). Humans activities often augment drift and diminish gene flow for many species, which reduces genetic variation in local populations and prevents the spread of adaptive complexes outside their population of origin, thereby disrupting adaptive processes both locally and globally within a species. These impacts are illustrated with collared lizards (Crotaphytus collaris) in the Missouri Ozarks. Forest fire suppression has reduced habitat and disrupted gene flow in this lizard, thereby altering the balance toward drift and away from gene flow. This balance can be restored by managed landscape burns. Some have argued that, although human-induced fragmentation disrupts adaptation, it will also ultimately produce new species through founder effects. However, population genetic theory and experiments predict that most fragmentation events caused by human activities will facilitate not speciation, but local extinction. Founder events have played an important role in the macroevolution of certain groups, but only when ecological opportunities are expanding rather than contracting. The general impact of human activities on genetic diversity disrupts or diminishes the capacity for adaptation, speciation, and macroevolutionary change. This impact will ultimately diminish biodiversity at all levels.

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L’allevamento in cattività dei rettili è in costante crescita negli ultimi anni e richiede conoscenze mediche sempre più specialistiche per far fronte ai numerosi problemi legati a questi animali. Il corretto approccio medico prevede una profonda conoscenza delle specie prese in esame dal momento che la maggior parte delle problematiche riproduttive di questi animali sono legate ad una non corretta gestione dei riproduttori. L’apparato riproduttore dei rettili è estremamente vario a seconda delle specie prese in considerazione. Sauri ed ofidi possiedono due organi copulatori denominati emipeni e posizionati alla base della coda caudalmente alla cloaca che vengono estroflessi alternativamente durante l’accoppiamento per veicolare lo spera all’interno della cloaca della femmina. In questi animali il segmento posteriore renale è chiamato segmento sessuale, perché contribuisce alla formazione del fluido seminale. Tale porzione, durante la stagione dell’accoppiamento, diventa più voluminosa e cambia drasticamente colore, tanto che può essere confusa con una manifestazione patologica. I cheloni al contrario possiedono un unico pene che non viene coinvolto nella minzione. In questi animali. I testicoli sono due e sono situati all’interno della cavità celomatica in posizione cranioventrale rispetto ai reni. I testicoli possono variare notevolmente sia come forma che come dimensione a seconda del periodo dell’anno. Il ciclo estrale dei rettili è regolato, come pure nei mammiferi, dagli ormoni steroidei. La variazione di questi ormoni a livello ematico è stata studiato da diversi autori con il risultato di aver dimostrato come la variazione dei dosaggi degli stessi determini l’alternanza delle varie fasi del ciclo riproduttivo. La relazione tra presenza di uova (anche placentari) ed alti livelli di progesterone suggerisce che questo ormone gioca un ruolo importante nelle riproduzione delle specie ovipare per esempio stimolando la vascolarizzazione degli ovidutti durante i tre mesi in cui si ha lo sviluppo delle uova. Il 17-beta estradiolo è stato descritto come un ormone vitellogenico grazie alla sua capacità di promuovere lo sviluppo dei follicoli e la formazione di strati protettivi dell’uovo. L’aumento del livello di estradiolo osservato esclusivamente nelle femmine in fase vitellogenica è direttamente responsabile della mobilizzazione delle riserve materne in questa fase del ciclo. Va sottolineato come il progesterone sia in effetti un antagonista dell’estradiolo, riducendo la vitellogenesi e intensificando gli scambi materno fetali a livello di ovidutto. Le prostaglandine (PG) costituiscono un gruppo di molecole di origine lipidica biologicamente attive, sintetizzate sotto varie forme chimiche. Sono noti numerosi gruppi di prostaglandine ed è risputo che pesci, anfibi, rettili e mammiferi sintetizzano una o più prostaglandine partendo da acidi grassi precursori. Queste sostanze anche nei rettili agiscono sulla mucosa dell’utero aumentandone le contrazioni e sui corpi lutei determinandone la lisi. La maturità sessuale dei rettili, dipende principalmente dalla taglia piuttosto che dall’età effettiva dell’animale. In cattività, l’alimentazione e le cure dell’allevatore, possono giocare un ruolo fondamentale nel raggiungimento della taglia necessaria all’animale per maturare sessualmente. Spesso, un animale d’allevamento raggiunge prima la maturità sessuale rispetto ai suoi simili in natura. La maggior parte dei rettili sono ovipari, ovvero depongono uova con guscio sulla sabbia o in nidi creati appositamente. La condizione di ovoviviparità è riscontrabile in alcuni rettili. Le uova, in questo caso, vengono ritenute all’interno del corpo, fino alla nascita della progenie. Questa può essere considerata una strategia evolutiva di alcuni animali, che in condizioni climatiche favorevoli effettuano l’ovo deposizione, ma se il clima non lo permette, ritengono le uova fino alla nascita della prole. Alcuni serpenti e lucertole sono vivipari, ciò significa che l’embrione si sviluppa all’interno del corpo dell’animale e che è presente una placenta. I piccoli fuoriescono dal corpo dell’animale vivi e reattivi. La partenogenesi è una modalità di riproduzione asessuata, in cui si ha lo sviluppo dell’uovo senza che sia avvenuta la fecondazione. Trenta specie di lucertole e alcuni serpenti possono riprodursi con questo metodo. Cnemidophorus uniparens, C. velox e C. teselatus alternano la partenogenesi a una riproduzione sessuata, a seconda della disponibilità del maschio. La maggior parte dei rettili non mostra alcuna cura materna per le uova o per i piccoli che vengono abbandonati al momento della nascita. Esistono tuttavia eccezioni a questa regola generale infatti alcune specie di pitoni covano le uova fino al momento della schiusa proteggendole dai predatori e garantendo la giusta temperatura e umidità. Comportamenti di guardia al nido sono poi stati documentati in numerosi rettili, sia cheloni che sauri che ofidi. Nella maggior parte delle tartarughe, la riproduzione è legata alla stagione. Condizioni favorevoli, possono essere la stagione primaverile nelle zone temperate o la stagione umida nelle aree tropicali. In cattività, per riprodurre queste condizioni, è necessario fornire, dopo un periodo di ibernazione, un aumento del fotoperiodo e della temperatura. L’ atteggiamento del maschio durante il corteggiamento è di notevole aggressività, sia nei confronti degli altri maschi, con i quali combatte copiosamente, colpendoli con la corazza e cercando di rovesciare sul dorso l’avversario, sia nei confronti della femmina. Infatti prima della copulazione, il maschio insegue la femmina, la sperona, la morde alla testa e alle zampe e infine la immobilizza contro un ostacolo. Il comportamento durante la gravidanza è facilmente riconoscibile. La femmina tende ad essere molto agitata, è aggressiva nei confronti delle altre femmine e inizia a scavare buche due settimane prima della deposizione. La femmina gravida costruisce il nido in diverse ore. Scava, con gli arti anteriori, buche nel terreno e vi depone le uova, ricoprendole di terriccio e foglie con gli arti posteriori. A volte, le tartarughe possono trattenere le uova, arrestando lo sviluppo embrionale della prole per anni quando non trovano le condizioni adatte a nidificare. Lo sperma, inoltre, può essere immagazzinato nell’ovidotto fino a sei anni, quindi la deposizione di uova fertilizzate può verificarsi senza che sia avvenuto l’accoppiamento durante quel ciclo riproduttivo. I comportamenti riproduttivi di tutte le specie di lucertole dipendono principalmente dalla variazione stagionale, correlata al cambiamento di temperatura e del fotoperiodo. Per questo, se si vuole far riprodurre questi animali in cattività, è necessario valutare per ogni specie una temperatura e un’illuminazione adeguata. Durante il periodo riproduttivo, un atteggiamento caratteristico di diverse specie di lucertole è quello di riprodurre particolari danze e movimenti ritmici della testa. In alcune specie, possiamo notare il gesto di estendere e retrarre il gozzo per mettere in evidenza la sua brillante colorazione e richiamare l’attenzione della femmina. L’aggressività dei maschi, durante la stagione dell’accoppiamento, è molto evidente, in alcuni casi però, anche le femmine tendono ad essere aggressive nei confronti delle altre femmine, specialmente durante l’ovo deposizione. La fertilizzazione è interna e durante la copulazione, gli spermatozoi sono depositati nella porzione anteriore della cloaca femminile, si spostano successivamente verso l’alto, dirigendosi nell’ovidotto, in circa 24-48 ore; qui, fertilizzano le uova che sono rilasciate nell’ovidotto dall’ovario. Negli ofidi il corteggiamento è molto importante e i comportamenti durante questa fase possono essere diversi da specie a specie. I feromoni specie specifici giocano un ruolo fondamentale nell’attrazione del partner, in particolar modo in colubridi e crotalidi. La femmina di queste specie emette una traccia odorifera, percepita e seguita dal maschio. Prima dell’accoppiamento, inoltre, il maschio si avvicina alla femmina e con la sua lingua bifida o con il mento, ne percorre tutto il corpo per captare i feromoni. Dopo tale comportamento, avviene la copulazione vera e propria con la apposizione delle cloache; gli emipeni vengono utilizzati alternativamente e volontariamente dal maschio. Durante l’ovulazione, il serpente aumenterà di volume nella sua metà posteriore e contrazioni muscolari favoriranno lo spostamento delle uova negli ovidotti. In generale, se l’animale è oviparo, avverrà una muta precedente alla ovo deposizione, che avviene prevalentemente di notte. Gli spermatozoi dei rettili sono morfologicamente simili a quelli di forme superiori di invertebrati. La fecondazione delle uova, da parte di spermatozoi immagazzinati nel tratto riproduttivo femminile, è solitamente possibile anche dopo mesi o perfino anni dall’accoppiamento. La ritenzione dei gameti maschili vitali è detta amphigonia retardata e si ritiene che questa caratteristica offra molti benefici per la sopravvivenza delle specie essendo un adattamento molto utile alle condizioni ambientali quando c’è una relativa scarsità di maschi conspecifici disponibili. Nell’allevamento dei rettili in cattività un accurato monitoraggio dei riproduttori presenta una duplice importanza. Permette di sopperire ad eventuali errori di management nel caso di mancata fertilizzazione e inoltre permette di capire quale sia il grado di sviluppo del prodotto del concepimento e quindi di stabilire quale sia il giorno previsto per la deposizione. Le moderne tecniche di monitoraggio e l’esperienza acquisita in questi ultimi anni permettono inoltre di valutare in modo preciso lo sviluppo follicolare e quindi di stabilire quale sia il periodo migliore per l’accoppiamento. Il dimorfismo sessuale nei serpenti è raro e anche quando presente è poco evidente. Solitamente nei maschi, la coda risulta essere più larga rispetto a quella della femmina in quanto nel segmento post-cloacale vi sono alloggiati gli emipeni. Il maschio inoltre, è generalmente più piccolo della femmina a parità di età. Molti cheloni sono sessualmente dimorfici sebbene i caratteri sessuali secondari siano poco apprezzabili nei soggetti giovani e diventino più evidenti dopo la pubertà. In alcune specie si deve aspettare per più di 10 anni prima che il dimorfismo sia evidente. Le tartarughe di sesso maschile tendono ad avere un pene di grosse dimensioni che può essere estroflesso in caso di situazioni particolarmente stressanti. I maschi sessualmente maturi di molte specie di tartarughe inoltre tendono ad avere una coda più lunga e più spessa rispetto alle femmine di pari dimensioni e la distanza tra il margine caudale del piastrone e l’apertura cloacale è maggiore rispetto alle femmine. Sebbene la determinazione del sesso sia spesso difficile nei soggetti giovani molti sauri adulti hanno dimorfismo sessuale evidente. Nonostante tutto comunque anche tra i sauri esistono molte specie come per esempio Tiliqua scincoides, Tiliqua intermedia, Gerrhosaurus major e Pogona vitticeps che anche in età adulta non mostrano alcun carattere sessuale secondario evidente rendendone molto difficile il riconoscimento del sesso. Per garantire un riconoscimento del sesso degli animali sono state messe a punto diverse tecniche di sessaggio che variano a seconda della specie presa in esame. L’eversione manuale degli emipeni è la più comune metodica utilizzata per il sessaggio dei giovani ofidi ed in particolare dei colubridi. I limiti di questa tecnica sono legati al fatto che può essere considerata attendibile al 100% solo nel caso di maschi riconosciuti positivi. L’eversione idrostatica degli emipeni esattamente come l’eversione manuale degli emipeni si basa sull’estroflessione di questi organi dalla base della coda, pertanto può essere utilizzata solo negli ofidi e in alcuni sauri. La procedura prevede l’iniezione di fluido sterile (preferibilmente soluzione salina isotonica) nella coda caudalmente all’eventuale posizione degli emipeni. Questa tecnica deve essere eseguita solo in casi eccezionali in quanto non è scevra da rischi. L’utilizzo di sonde cloacali è il principale metodo di sessaggio per gli ofidi adulti e per i sauri di grosse dimensioni. Per questa metodica si utilizzano sonde metalliche dello spessore adeguato al paziente e con punta smussa. Nei soggetti di genere maschile la sonda penetra agevolmente al contrario di quello che accade nelle femmine. Anche gli esami radiografici possono rendersi utili per il sessaggio di alcune specie di Varani (Varanus achanturus, V. komodoensis, V. olivaceus, V. gouldi, V. salvadorii ecc.) in quanto questi animali possiedono zone di mineralizzazione dei tessuti molli (“hemibacula”) che possono essere facilmente individuate nei maschi. Diversi studi riportano come il rapporto tra estradiolo e androgeni nel plasma o nel liquido amniotico sia un possibile metodo per identificare il genere sessuale delle tartarughe. Per effettuare il dosaggio ormonale, è necessario prelevare un campione di sangue di almeno 1 ml ad animale aspetto che rende praticamente impossibile utilizzare questo metodo di sessaggio nelle tartarughe molto piccole e nei neonati. L’ecografia, volta al ritrovamento degli emipeni, sembra essere un metodo molto preciso, per la determinazione del sesso nei serpenti. Uno studio compiuto presso il dipartimento di Scienze Medico Veterinarie dell’Università di Parma, ha dimostrato come questo metodo abbia una sensibilità, una specificità e un valore predittivo positivo e negativo pari al 100%. La radiografia con mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata possono essere utilizzate nel sessaggio dei sauri, con buoni risultati. Uno studio, compiuto dal dipartimento di Scienze Medico Veterinarie, dell’Università di Parma, ha voluto mettere a confronto diverse tecniche di sessaggio nei sauri, tra cui l’ecografia, la radiografia con e senza mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata con e senza mezzo di contrasto. I risultati ottenuti, hanno dimostrato come l’ecografia non sia il mezzo più affidabile per il riconoscimento degli emipeni e quindi del sesso dell’animale, mentre la radiografia e la tomografia computerizza con mezzo di contrasto siano tecniche affidabili e accurate in queste specie. Un metodo valido e facilmente realizzabile per il sessaggio dei cheloni anche prepuberi è la cistoscopia. In un recente studio la cistoscopia è stata effettuata su quindici cheloni deceduti e venticinque cheloni vivi, anestetizzati. In generale, questo metodo si è dimostrato non invasivo per le tartarughe, facilmente ripetibile in diversi tipi di tartarughe e di breve durata. Tra le principali patologie riproduttive dei rettili le distocie sono sicuramente quelle che presentano una maggior frequenza. Quando si parla di distocia nei rettili, si intendono tutte quelle situazioni in cui si ha una mancata espulsione e deposizione del prodotto del concepimento entro tempi fisiologici. Questa patologia è complessa e può dipendere da diverse cause. Inoltre può sfociare in malattie sistemiche a volte molto severe. Le distocie possono essere classificate in ostruttive e non ostruttive in base alle cause. Si parla di distocia ostruttiva quando si verificano delle condizioni per cui viene impedito il corretto passaggio delle uova lungo il tratto riproduttivo (Fig.13). Le cause possono dipendere dalla madre o dalle caratteristiche delle uova. Nel caso di distocia non ostruttiva le uova rinvenute sono solitamente di dimensioni normali e la conformazione anatomica della madre è fisiologica. L’eziologia è da ricercare in difetti comportamentali, ambientali e patologici. Non esistono sintomi specifici e patognomonici di distocia. La malattia diviene evidente e conclamata solamente in presenza di complicazioni. Gli approcci terapeutici possibili sono vari a seconda della specie animale e della situazione. Fornire un’area adeguata per la nidiata: se la distocia non è ostruttiva si può cercare di incoraggiare l’animale a deporre autonomamente le uova creando un idoneo luogo di deposizione. Il trattamento medico prevede la stimolazione della deposizione delle uova ritenute mediante l’induzione con ossitocina. L’ossitocina viene somministrata alle dosi di 1/3 UI/kg per via intramuscolare. Uno studio condotto presso l’Università veterinaria di Parma ha comparato le somministrazioni di ossitocina per via intramuscolare e per via intravenosa, confrontando le tempistiche con le quali incominciano le contrazioni e avviene la completa ovodeposizione e dimostrando come per via intravenosa sia possibile somministrare dosi più basse rispetto a quelle riportate solitamente in letteratura ottenendo comunque un ottimo risultato. Nel caso in cui il trattamento farmacologico dovesse fallire o non fosse attuabile, oppure in casi di distocia ostruttiva è possibile ricorrere alla chirurgia. Per stasi follicolare si intende la incapacità di produrre sufficiente quantità di progesterone da corpi lutei perfettamente funzionanti. Come per la distocia, l’eziologia della stasi follicolare è variegata e molto ampia: le cause possono essere sia ambientali che patologiche. La diagnosi clinica viene fatta essenzialmente per esclusione. Come per la distocia, anche in questo caso l’anamnesi e la raccolta del maggior quantitativo di informazioni è fondamentale per indirizzarsi verso il riconoscimento della patologia. Per prolasso si intende la fuoriuscita di un organo attraverso un orifizio del corpo. Nei rettili, diversi organi possono prolassare attraverso la cloaca: la porzione terminale dell’apparato gastroenterico, la vescica urinaria, il pene nel maschio (cheloni) e gli ovidutti nella femmina. In sauri e ofidi gli emipeni possono prolassare dalle rispettive tasche in seguito ad eccesiva attività sessuale97. La corretta identificazione del viscere prolassato è estremamente importante e deve essere effettuata prima di decidere qualsiasi tipologia di trattamento ed intervento. Nei casi acuti e non complicati è possibile la riduzione manuale dell’organo, dopo un accurato lavaggio e attenta pulizia. Se questo non dovesse essere possibile, l’utilizzo di lubrificanti e pomate antibiotiche garantisce all’organo una protezione efficiente. Nel caso in cui non si sia potuto intervenire celermente e l’organo sia andato incontro a infezione e congestione venosa prolungata con conseguente necrosi, l’unica soluzione è l’amputazione

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Embora os escamados sejam comumente encontrados em sítios fossilíferos cenozóicos sul−americanos, materiais esqueléticos completos são raros. Apenas alguns poucos exemplares assim foram registrados, com a maioria dos achados representando materiais fragmentários de crânio e mandíbulas ou vértebras isoladas. Dentre as localidades provedoras de vertebrados fósseis na América do Sul, a Formação Chichínales se destaca pela recente descoberta, em seus sedimentos, de um crânio quase completo de um lagarto teiídeo previamente desconhecido. Dada a fauna associada, a idade da formação é definida como Mioceno Temprano (Colhuehuapense). No presente estudo, conclui−se, através de uma análise filogenética contendo 39 espécies viventes e fósseis de escamados e 149 caracteres osteológicos, que este material pertence a uma nova espécie do gênero contemporâneo Callopistes. Uma descrição morfológica detalhada do fóssil, obtida através de análises estereoscópicas e de microtomografia computadorizada de alta resolução (CT Scan), também é apresentada. A matriz morfológica foi analisada com o auxílio do software TNT Versão 1.1, seguindo o princípio de máxima parcimônia, com todos os caracteres tratados com a mesma pesagem, resultando em quatro árvores igualmente parcimoniosas, que foram então utilizadas para a construção de uma árvore de consenso estrito. Em todas as quatro árvores, o novo táxon posicionou−se dentro da família Teiidae como um membro do clado formado pelas demais espécies viventes de Callopistes. Entretanto, não foi possível estabelecer uma relação de grupo−irmão inequívoca entre as duas espécies de Callopistes presentes na análise e o fóssil. A atual distribuição das duas espécies viventes de Callopistes e a localidade de onde foi recuperado o fóssil em estudo indicam que esse gênero possuía uma distribuição muito mais ampla no passado, chegando a áreas patagônicas cis−Andinas, diferentemente das áreas trans−Andinas de altitude onde as duas espécies atuais estão restritas

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A journal of a voyage in the sweepstakes from the Lizard las 49 55 N. Lon. 12 56 to Jamaica Lat. 180 N Long. 3017 in the year 1754, p. 131-216 ; A table of Logarithmic sines, cosines, tangents and cotangents, [120] p.

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Biographical sketch: 3d. prelim. leaf.

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The effectiveness of behavioural thermoregulation in reptiles is amplified by cardiovascular responses, particularly by differential rates of heart beat in response to heating and cooling (heart-rate hysteresis). Heart-rate hysteresis is ecologically important in most lineages of ectothermic reptile' and we demonstrate that heart-rate hysteresis in the lizard Pogona vitticeps is mediated by prostaglandins. In a control treatment (administration of saline), heart rates during heating were significantly faster than during cooling at any given body temperature. When cyclooxygenase 1 and 2 enzymes were inhibited, heart rates during heating were not significantly different from those during cooling. Administration of agonists showed that thromboxane B-2 did not have a significant effect on heart rate, but prostacyclin and prostaglandin F-2alpha caused a significant increase (3.5 and 13.6 beats min(-1), respectively) in heart rate compared with control treatments. We speculate that heart-rate hysteresis evolved as a thermoregulatory mechanism that may ultimately be controlled by neurally induced stimulation of nitric oxide production, or maybe via photolytically induced production of vitamin D.

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Tropidurid lizards have colonized a variety of Brazilian open environments without remarkable morphological variation, despite ecological and structural differences among habitats used. This study focuses on two Tropidurus sister-species that, despite systematic proximity and similar morphology, exhibit great ecological divergence and a third ecologically generalist congeneric species providing an outgroup comparison. We quantified jumping capacity and sprint speed of each species on sand and rock to test whether ecological divergence was also accompanied by differences in locomotor performance. Relevant physiological traits possibly associated with locomotor performance metabolic scopes and fiber type composition, power output and activity of the enzymes citrate synthase, pyruvate kinase and lactate dehydrogenase of the iliofibularis muscle - were also compared among the three Tropidurus species. We found that the two sister-species exhibited remarkable differences in jumping performance, while Tropidurus oreadicus, the more distantly related species, exhibited intermediate values. Tropidurus psamonastes, a species endemic to sand dunes, exhibited high absolute sprint speeds on sand, jumped rarely and possessed a high proportion of glycolytic fibers and low activity of citrate synthase. The sister-species Tropidurus itambere, endemic to rocky outcrops, performed a large number of jumps and achieved lower absolute sprint speed than T. psamonastes. This study provides evidence of rapid divergence of locomotor parameters between sister-species that use different substrates, which is only partially explained by variation in physiological parameters of the iliofibularis muscle.

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This study aimed to identify potential factors responsible for geographically structured morphological variation within the widespread Australian frogs Limnodynastes tasmaniensis Gunther and L. peronii Dumeril & Bibron. There was support for James's rule, and both latitude and present climate explained large amounts of the variation in body size and shape (particularly in L. peronii). There was also some support for the influence of several biogeographical barriers. Finally, both species were sexually dimorphic for body size and the degree of sexual size dimorphism (SSD) varied geographically. Climate was an important explanation for SSD variation in L. peronii, while latitude was most important for L. tasmaniensis. Geographical variations in sexual selection via male-male physical competition and climate-related resources are suggested as potential explanations for SSD variation in L. peronii. (C) 2004 The Linnean Society of London.

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To examine the effects of recent habitat fragmentation, we assayed genetic diversity in a rain forest endemic lizard, the prickly forest skink (Gnypetoscincus queenslandiae), from seven forest fragments and five sites in continuous forest on the Atherton tableland of northeastern Queensland, Australia. The rain forest in this region was fragmented by logging and clearing for dairy farms in the early 1900s and most forest fragments studied have been isolated for 50-80 years or nine to 12 skink generations. We genotyped 411 individuals at nine microsatellite DNA loci and found fewer alleles per locus in prickly forest skinks from small rain forest fragments and a lower ratio of allele number to allele size range in forest fragments than in continuous forest, indicative of a decrease in effective population size. In contrast, and as expected for populations with small neighbourhood sizes, neither heterozygosity nor variance in allele size differed between fragments and sites in continuous forests. Considering measures of among population differentiation, there was no increase in F-ST among fragments and a significant isolation by distance pattern was identified across all 12 sites. However, the relationship between genetic (F-ST) and geographical distance was significantly stronger for continuous forest sites than for fragments, consistent with disruption of gene flow among the latter. The observed changes in genetic diversity within and among populations are small, but in the direction predicted by the theory of genetic erosion in recently fragmented populations. The results also illustrate the inherent difficulty in detecting genetic consequences of recent habitat fragmentation, even in genetically variable species, and especially when effective population size and dispersal rates are low.

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Differential heart rates during heating and cooling (heart rate hysteresis) are an important thermoregulatory mechanism in ectothermic reptiles. We speculate that heart rate hysteresis has evolved alongside vascularisation, and to determine whether this phenomenon occurs in a lineage with vascularised circulatory systems that is phylogenetically distant from reptiles, we measured the response of heart rate to convective heat transfer in the Australian freshwater crayfish, Cherax destructor. Heart rate during convective heating (from 20 to 30 degreesC) was significantly faster than during cooling for any given body temperature. Heart rate declined rapidly immediately following the removal of the heat source, despite only negligible losses in body temperature. This heart rate 'hysteresis' is similar to the pattern reported in many reptiles and, by varying peripheral blood flow, it is presumed to confer thermoregulatory benefits particularly given the thermal sensitivity of many physiological rate functions in crustaceans. (C) 2004 Published by Elsevier Inc.

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Adult bucephalid trematodes (Digenea) generally only occur in piscivorous fish. Within labrid fishes they are very rare, however, we have found them in labrid cleaner fish that feed on the ectoparasites of fish. We surveyed 969 labrid fishes from the tropical Pacific and found bucephalids only in cleaners (Lahroides dimidiatus, L. bicolor, and Bodianus axillaris) and none in piscivores. The prevalences of bucephalids in L. dimidiatus at Lizard Island, Heron Island, Orpheus Island (all on the Great Barrier Reef), New Caledonia, and Moorea (French Polynesia) were 51, 47, 67, 56, and 67%, respectively. All of the L. bicolor examined from Moorea were infected. Bucephalids were highly prevalent in all size classes of L. dimidiatus from Lizard Island. Bucephalids were found in a 1.6-cm long juvenile L. dimidiatus, in which, piscivory is highly unlikely. We examined the literature on the worldwide bucephalid fauna in labrids and all hosts were found to be cleaners (Symphodus tinca, S. mediterraneus, L. dimidiatus, L. bicolor, and Bodianus axillaris) except Notolabrus parilus, whose ecology is unknown. We suggest that cleaners eat bucephalid metacercariae directly from the exterior surface of client fish during cleaning interactions. This is the first evidence of digeneans in the diet of L. dimidiatus, and the first study to show this novel form of parasite transmission where infective stages are eaten as a result of cleaning behaviour. Cleaning-mediated parasite transmission may result in behavioural modification of second intermediate hosts because clients and parasites both benefit from transmission. If the infection is costly to cleaners and acquired during cheating behaviour, then this parasite might regulate mutualism. Alternatively, if infective stages are targeted, infection by these bucephalids may be a negative consequence of an honest foraging strategy.

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We propose a new genus of the Gyliauchenidae Fukui, 1929 ( Digenea), Ptychogyliauchen, gen. nov., for four new species that infect Indo-West Pacific siganid fishes. Ptychogyliauchen, gen. nov. is a morphologically distinctive genus, diagnosed principally by the presence of a highly convoluted oesophagus, which generally exceeds the total body length of the worm, and by the unusual folded structure of the ejaculatory duct. Ptychogyliauchen thetidis, sp. nov. is designated as the type species, and is described from the intestine of Siganus punctatus (Siganidae) from Heron Island, Great Barrier Reef, Queensland, Australia. Ptychogyliauchen himinglaeva, sp. nov. is described from the intestine of Siganus corallinus ( Siganidae) from Lizard Island, Great Barrier Reef, Queensland, Australia. Ptychogyliauchen leucothea, sp. nov. is described from the intestine of S. argenteus, and further recorded from S. fuscescens, off Ningaloo, Western Australia, Australia. Ptychogyliauchen thistilbardi, sp. nov. is described from the intestine of S. doliatus from Noumea, New Caledonia, and is also found in S. argenteus, S. canaliculatus, S. corallinus and S. spinus from Noumea, New Caledonia, and Moorea, Tahiti, French Pacific. Ptychogyliauchen thistilbardi, sp. nov. also occurs in the intestine of Chaetodon citrinellus (Chaetodontidae) from Moorea. A key to species is provided. All species have been described following morphological examination using light microscopy, and specimens of P. thetidis, sp. nov., P. leucothea, sp. nov. and P. thistilbardi, sp. nov. have been characterised using molecular methods. Sequences were obtained for a combination of nuclear ribosomal (28S (D1-D3) and ITS2) and mitochondrial (ND1) genes. A phylogenetic analysis of sequenced specimens of Ptychogyliauchen, gen. nov. was conducted using species of Petalocotyle Ozaki, 1934 for outgroup comparison. This analysis, based on alignments of the ITS2 and 28S (D1-D3) rDNA genes, supports monophyly of the geographically widespread P. thistilbardi, sp. nov., which is known from both siganid and chaetodontid hosts. We discuss the taxonomy of the genus and the host associations of each species and the group.

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Pearsonellum pygmaeus n. sp. is described from Cromileptes altivelis (Serranidae), the Barramundi Cod, from Heron Island (southern Great Barrier Reef) and Lizard Island (northern Great Bat-Her Reef). This new species differs from Pearsonellum eorventum (type and only species) in the combination of smaller overall body size, the relative distance of the brain from the anterior end, the relative lengths of both the oesophagus and the testis, the degree to which the testis extends outside the intercaecal field, the shape of the testis, the shape and size of the ovary and the extent to which the uterzus loops around the ovary. There are in addition, 20 base pair differences between the ITS2 rDNA sequence of P. pygmaeus n. sp. and that of P corventum. Three new host records for P. corventum are reported. Adelomyllos teenae n. g., n. sp. is described from Epinephelus coioides (Serranidae), the Estuary Cod, from Moreton Bay, southeast Queensland. The new genus differs from the 22 other sanguinicolid genera in the combined possession of two testes, a cirrus-sac, separate genital pores, a post-ovarian uterus and an H-shaped intestine. A. teenae n. sp. is the third sanguinicolid described from the Epinephelinae. Sanguinicolids have now been reported from 11 species of Serranidae. (C) 2004 Elsevier Ireland Ltd. All rights reserved.

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We describe 2 new species of Affecauda from the intestine of acanthuroid fishes of the Indo-West Pacific. Affecauda rugosa n. sp. is described from 1 mature specimen in excellent condition and 1 immature fractured specimen from the intestine of the sailfin tang, Zebrasoma veliferum (Acanthuridae), from Noumea, New Caledonia. Affecauda salacia n. sp. is described from the intestine of the ocellated spinefoot, Siganus corallinus (Siganidae), from Lizard Island, Great Barrier Reef, Queensland, Australia. Each of these species is made distinct from the type-species, Affecauda annulata Hall & Chambers, 1999, by combinations of the extent of tegumental annulations, conformation of the oesophagus and position of the ovary. The description of 2 new species of Affecauda necessitates a revision of the generic diagnosis, which is here amended to incorporate the additional species. A key to species is provided. The description of further species of Affecauda from waters external to the Great Barrier Reef and from siganid fishes expands the biogeographical range for species of Affecauda, from species of Naso on the Great Barrier Reef, to acanthuroid fishes of the western Pacific.