948 resultados para bug life-cycle management
Resumo:
Negli ultimi decenni, in varie parti del Mondo cosi come in Italia, si è assistito a un rapido aumento di strutture abitative, fabbricati ad uso industriale, residenziale e rurale. La continua sottrazione di terreno per tali scopi ha portato a un aumento di tutta una serie di problematiche ambientali. Con la diminuzione delle aree verdi si è andati incontro a una diminuzione della trattenuta idrica del terreno, all'aumento della velocità di scolo dell'acqua e del tempo di corrivazione con conseguenze sempre più drammatiche per le aree urbanizzate nei periodi di forti piogge. Inoltre, c'è da ricordare, che una diminuzione delle aree a verde comporta, oltre al cambiamento a livello paesaggistico, anche una diminuzione della capacità delle piante di trattenere le polveri inquinanti e di produrre ossigeno. Tutti questi fattori hanno portato allo studio di soluzioni tecnologiche che potessero unire i bisogni di verde della collettività con la necessità di una gestione sostenibile delle acque meteoriche. Tra esse, una che sta trovando notevole applicazione è la creazione di aree verdi sulla copertura degli edifici. Secondo le loro caratteristiche, queste aree verdi sono denominate tetti verdi e/o giardini pensili. La struttura si compone di strati di coltivazione e drenaggio con diversa profondità e una copertura vegetale. La vegetazione utilizzata può andare da specie con bassissime richieste manutentive (tipo estensivo) ad altre con maggiori necessità (tipo intensivo), come i tappeti erbosi. Lo scopo di questa tesi è stato quello di approntare una sperimentazione sul nuovo tetto verde realizzato presso la sede di Ingegneria, via Terracini 28, volta a stimare i costi economici e ambientali sostenuti per la realizzazione dello stesso, per poi confrontarli con i benefici ambientali legati al risparmio idrico ed energetico su scala edificio e urbana. Per la stima dei costi ambientali dei materiali utilizzati, dalla nascita al fine vita, si è utilizzato il metodo LCA- Life Cycle Assessment- e il software Sima Pro
Resumo:
Il documento parte da una analisi generale sulle tecnologie site-specific, concentrandosi poi maggiormente sulle costruzioni in terra cruda. Viene descritta l'analisi del ciclo di vita fatta sui mattoni in terra cruda e sulla parete realizzata con questi mattoni, messa poi a confronto con una parete realizzata in laterizi. Infine è presenta l'analisi dei costi esterni sul ciclo di vita dei mattoni in terra cruda.
Resumo:
La metodologia Life Cycle Assessment (LCA) è un metodo oggettivo di valutazione e quantificazione dei carichi energetici ed ambientali e degli impatti potenziali associati ad un processo o attività produttiva lungo l’intero ciclo di vita. Il lavoro presentato in questa tesi ha avuto come obiettivo l’analisi del ciclo di vita dell’impianto di trattamento della FORSU (la frazione organica di rifiuti solidi urbani) di Voltana di Lugo, in provincia di Ravenna. L’impianto attuale si basa sull'utilizzo accoppiato di digestione anaerobica a secco (sistema DRY) e compostaggio. Si è voluto inoltre effettuare il confronto fra questo scenario con quello antecedente al 2012, in cui era presente solamente il processo di compostaggio classico e con uno scenario di riferimento in cui si è ipotizzato che tutto il rifiuto trattato potesse essere smaltito in discarica. L’unità funzionale considerata è stata “le tonnellate di rifiuto trattate in un mese“, pari a 2750 t. L’analisi di tutti i carichi energetici ed ambientali dell’impianto di Voltana di Lugo è stata effettuata con l’ausilio di “GaBi 5”, un software di supporto specifico per gli studi di LCA. Dal confronto fra lo scenario attuale e quello precedente è emerso che la configurazione attuale dell’impianto ha delle performance ambientali migliori rispetto alla vecchia configurazione, attiva fino a Dicembre 2012, e tutte e due sono risultate nettamente migliori rispetto allo smaltimento in discarica. I processi che hanno influenzato maggiormente gli impatti sono stati: lo smaltimento del sovvallo in discarica e la cogenerazione, con produzione di energia elettrica da biogas. Il guadagno maggiore, per quanto riguarda lo scenario attuale rispetto a quello precedente, si è avuto proprio dal surplus di energia elettrica prodotta dal cogeneratore, altrimenti prelevata dal mix elettrico nazionale.
Resumo:
In questo lavoro di tesi si è elaborato un quadro di riferimento per l’utilizzo combinato di due metodologie di valutazione di impatti LCA e RA, per tecnologie emergenti. L’originalità dello studio sta nell’aver proposto e anche applicato il quadro di riferimento ad un caso studio, in particolare ad una tecnologia innovativa di refrigerazione, basata su nanofluidi (NF), sviluppata da partner del progetto Europeo Nanohex che hanno collaborato all’elaborazione degli studi soprattutto per quanto riguarda l’inventario dei dati necessari. La complessità dello studio è da ritrovare tanto nella difficile integrazione di due metodologie nate per scopi differenti e strutturate per assolvere a quegli scopi, quanto nel settore di applicazione che seppur in forte espansione ha delle forti lacune di informazioni circa processi di produzione e comportamento delle sostanze. L’applicazione è stata effettuata sulla produzione di nanofluido (NF) di allumina secondo due vie produttive (single-stage e two-stage) per valutare e confrontare gli impatti per la salute umana e l’ambiente. Occorre specificare che il LCA è stato quantitativo ma non ha considerato gli impatti dei NM nelle categorie di tossicità. Per quanto concerne il RA è stato sviluppato uno studio di tipo qualitativo, a causa della problematica di carenza di parametri tossicologici e di esposizione su citata avente come focus la categoria dei lavoratori, pertanto è stata fatta l’assunzione che i rilasci in ambiente durante la fase di produzione sono trascurabili. Per il RA qualitativo è stato utilizzato un SW specifico, lo Stoffenmanger-Nano che rende possibile la prioritizzazione dei rischi associati ad inalazione in ambiente di lavoro. Il quadro di riferimento prevede una procedura articolata in quattro fasi: DEFINIZIONE SISTEMA TECNOLOGICO, RACCOLTA DATI, VALUTAZIONE DEL RISCHIO E QUANTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI, INTERPRETAZIONE.
Resumo:
The scope of this project is to study the effectiveness of building information modelling (BIM) in performing life cycle assessment in a building. For the purposes of the study will be used “Revit” which is a BIM software and Tally which is an LCA tool integrated in Revit. The project is divided in six chapters. The first chapter consists of a theoretical introduction into building information modelling and its connection to life cycle assessment. The second chapter describes the characteristics of building information modelling (BIM). In addition, a comparison has been made with the traditional architectural, engineering and construction business model and the benefits to shift into BIM. In the third chapter it will be a review of the most well-known and available BIM software in the market. In chapter four life cycle assessment (LCA) will be described in general and later on specifically for the purpose of the case study that will be used in the following chapter. Moreover, the tools that are available to perform an LCA will be reviewed. Chapter five will present the case study that consists of a model in a BIM software (Revit) and the LCA performed by Tally, an LCA tool integrated into Revit. In the last chapter will be a discussion of the results that were obtained, the limitation and the possible future improvement in performing life cycle assessment (LCA) in a BIM model.
Resumo:
During the PhD program in chemistry, curriculum in environmental chemistry, at the University of Bologna the sustainability of industry was investigated through the application of the LCA methodology. The efforts were focused on the chemical sector in order to investigate reactions dealing with the Green Chemistry and Green Engineering principles, evaluating their sustainability in comparison with traditional pathways by a life cycle perspective. The environmental benefits associated with a reduction in the synthesis steps and the use of renewable feedstock were assessed through a holistic approach selecting two case studies with high relevance from an industrial point of view: the synthesis of acrylonitrile and the production of acrolein. The current approach wants to represent a standardized application of LCA methodology to the chemical sector, which could be extended to several case studies, and also an improvement of the current databases, since the lack of data to fill the inventories of the chemical productions represent a huge limitation, difficult to overcome and that can affects negatively the results of the studies. Results emerged from the analyses confirms that the sustainability in the chemical sector should be evaluated from a cradle-to-gate approach, considering all the stages and flows involved in each pathways in order to avoid shifting the environmental burdens from a steps to another. Moreover, if possible, LCA should be supported by other tools able to investigate the other two dimensions of sustainability represented by the social and economic issues.
Resumo:
Per lo svolgimento della tesi ci si è rivolti ad un'azienda particolarmente conosciuta per la sua attenzione alle tematiche ambientali: la Mengozzi Rifiuti Sanitari S.p.A.. L'impianto, sito a Forlì, comprende una sezione dedicata alla gestione di contenitori in materiale plastico per rifiuti sanitari e una sezione per la termovalorizzazione di questi. Si è incentrato lo studio sulla prima parte dell'impianto che si occupa della produzione, del trasporto verso la struttura in cui è utilizzato, del ritorno in azienda e del riuso per più cicli previa sanificazione fino al riciclo per lo stampaggio di nuovi contenitori. Si è pensato di prendere in considerazione i bidoni che sono gestiti dalla Mengozzi S.p.A. e se ne è svolta un'analisi LCA comparativa tra il contenitore effettivamente in carico all'azienda e un altro ipotetico con le medesime caratteristiche strutturali ma gestito diversamente (incenerito dopo un solo utilizzo). Essendo il contenitore di plastica si è inoltre svolta una comparazione tra 2 materiali termoplastici di massa aventi caratteristiche molto simili, quali sono il polietilene ad alta densità (HDPE) e il polipropilene (PP). Il software che è stato utilizzato per condurre l'analisi è SimaPro 7.3 e il metodo lo svizzero IMPACT 2002+. Nello svolgimento si sono considerati 12 bidoni monouso che hanno in pratica la stessa funzione dell'unico bidone sanificato dopo ogni utilizzo e infine riciclato. Dall'analisi è emerso (come facilmente ipotizzabile) che il bidone riusato genera un impatto ambientale nettamente minore rispetto a quello monouso mentre non vi è apprezzabile differenza tra differente tipologia di materiale termoplastico costituente il bidone stesso: L'importanza della scelta della più adeguata modalità di gestione del fine vita e del materiale di composizione in termini ambientali è più marcata a causa di un'attenzione sempre crescente verso le tematiche di sostenibilità.
Resumo:
I materiali plastici trovano ampie applicazioni in ogni aspetto della vita e delle attività industriali. La maggior parte delle plastiche convenzionali non sono biodegradabili e il loro accumulo è una minaccia per il pianeta. I biopolimeri presentano vantaggi quali: la riduzione del consumo delle risorse e la riduzione delle emissioni CO2, offrendo un importante contributo allo sviluppo sostenibile. Tra i biopolimeri più interessanti troviamo il poliidrossibutirrato (PHB), l’oggetto di questo studio, che è il più noto dei poliidrossialcanoati. Questo polimero biodegradabile mostra molte somiglianze con il polipropilene. La tesi consiste nell’applicazione del Life Cycle Assessment a processi di estrazione del PHB da colture batteriche. In essa sono valutate le prestazioni ambientali di 4 possibili processi alternativi, sviluppati dal CIRI EA, che utilizzano il dimetilcarbonato (DMC) e di 3 processi che utilizzano solventi alogenati (cloroformio, diclorometano, dicloroetano). Per quanto riguarda i processi che utilizzano come solvente di estrazione il DMC, due sono gli aspetti indagati e per i quali differiscono le alternative: la biomassa di partenza (secca o umida), e il metodo di separazione del polimero dal solvente (per evaporazione del DMC oppure per precipitazione). I dati primari di tutti gli scenari sono di laboratorio per cui è stato necessario realizzare un up scaling industriale di tutti i processi. L’up scaling è stato realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile Chimica Ambientale e dei Materiali. La valutazione delle prestazioni ambientali è stata fatta rispetto a tutte le categorie d’impatto raccomandate dall’Handbook della Commissione Europea, di queste solo alcune sono state analizzate nel dettaglio. Tutti i risultati mostrano un andamento simile, in cui gli impatti dei processi che utilizzano DMC sono inferiori a quelli dei solventi alogenati. Fra i processi che impiegano DMC, l’alternativa più interessante appare quella che impiega biomassa di partenza secca e raccolta del PHB per precipitazione.
Resumo:
La presente tesi si propone di determinare quale sia la situazione del mercato italiano e spagnolo sui pneumatici fuori uso (PFU) e quale sia il migliore metodo di costruzione degli elementi elastici da PFU. I risultati dell'analisi di mercato mostrano che l'introduzione del principio di responsabilità del produttore, introdotto in Italia solo nel 2011, sta portando ottimi risultati, e il problema di raccolta degli PFU è in via di risoluzione. Gli studi dinamici documentano che gli under rail paid (URP) costruiti da PFU rispettano tutte le necessità tecniche per l'utilizzo nelle linee ferroviarie sia convenzionali che ad alta velocità. Invece il Life Cycle Assessment (LCA) dimostra che il processo di costruzione degli URP da PFU decostruiti impatta meno rispetto a quello dei PFU triturati. I risultati del Life Cycle Cost (LCC) fanno propendere per un utilizzo degli URP nelle vie ferroviarie in quanto si ha una diminuzione dei costi di manutenzione.
Resumo:
P>1. Proliferative kidney disease (PKD) is a disease of salmonid fish caused by the endoparasitic myxozoan, Tetracapsuloides bryosalmonae, which uses freshwater bryozoans as primary hosts. Clinical PKD is characterised by a temperature-dependent proliferative and inflammatory response to parasite stages in the kidney.;2. Evidence that PKD is an emerging disease includes outbreaks in new regions, declines in Swiss brown trout populations and the adoption of expensive practices by fish farms to reduce heavy losses. Disease-related mortality in wild fish populations is almost certainly underestimated because of e.g. oversight, scavenging by wild animals, misdiagnosis and fish stocking.;3. PKD prevalences are spatially and temporally variable, range from 0 to 90-100% and are typically highest in juvenile fish.;4. Laboratory and field studies demonstrate that (i) increasing temperatures enhance disease prevalence, severity and distribution and PKD-related mortality; (ii) eutrophication may promote outbreaks. Both bryozoans and T. bryosalmonae stages in bryozoans undergo temperature- and nutrient-driven proliferation.;5. Tetracapsuloides bryosalmonae is likely to achieve persistent infection of highly clonal bryozoan hosts through vertical transmission, low virulence and host condition-dependent cycling between covert and overt infections. Exploitation of fish hosts entails massive proliferation and spore production by stages that escape the immune response. Many aspects of the parasite's life cycle remain obscure. If infectious stages are produced in all hosts then the complex life cycle includes multiple transmission routes.;6. Patterns of disease outbreaks suggest that background, subclinical infections exist under normal environmental conditions. When conditions change, outbreaks may then occur in regions where infection was hitherto unsuspected.;7. Environmental change is likely to cause PKD outbreaks in more northerly regions as warmer temperatures promote disease development, enhance bryozoan biomass and increase spore production, but may also reduce the geographical range of this unique multihost-parasite system. Coevolutionary dynamics resulting from host-parasite interactions that maximise fitness in previous environments may pose problems for sustainability, particularly in view of extensive declines in salmonid populations and degradation of many freshwater habitats.
Resumo:
Indoor air pollution from combustion of solid fuels is the fifth leading contributor to disease burden in low-income countries. This, and potential to reduce environmental impacts, has resulted in emphasis on use of improved stoves. However, many efforts have failed to meet expectations and effective coverage remains limited. A disconnect exists between technologies, delivery methods, and long-term adoption. The purpose of this research is to develop a framework to increase long-term success of improved stove projects. The framework integrates sustainability factors into the project life-cycle. It is represented as a matrix and checklist which encourages consideration of social, economic, and environmental issues in projects. A case study was conducted in which an improved stove project in Honduras was evaluated using the framework. Results indicated areas of strength and weakness in project execution and highlighted potential improvements for future projects. The framework is also useful as a guide during project planning.
Resumo:
Universities in the United States are applying more sustainable approaches to their dining service operations. "The increase in social consciousness and environmental stewardship on college campuses has spurred an array of new and innovative sustainability programs"(ARAMARK Higher Education 2008). University residence dining is typically cafeteria style, with students using trays to carry food. Studies report that food served without trays substantially reduces food waste and water and electrical consumption associated with washing trays. Commonly, these reported results are estimates and not measurements taken under actual operating conditions. This study utilizes measurements recorded under actual dining service conditions in student residence halls at Michigan Technological University to develop the following: 1) operational-specific data on the issues and potential savings associated with a conversion to trayless dining and 2) life cycle assessment (LCA) cost and environmental impact analyses comparing dining with and without trays. For the LCA, the entire life cycle of the system is considered, from the manufacturing to the usage and disposal phases. The study shows that trayless dining reduces food waste because diners carry less food. The total savings for the diner shifts when not using trays for the standard academic year (205 days), with an average number of 700 diners, is 7,032 pounds of food waste from the pre-rinse area (33% reduction) and 3,157 pounds of food waste from the pan washing area (39% reduction). In addition, for each day of the study, the diners consumed more food during the trayless portion of the experiment. One possible explanation for the increased food consumption during this short duration study could be that the diners found it more convenient to eat the extra food on their plate rather than carrying it back for disposal. The trayless dining experiment shows a reduction in dishwasher water, steam, and electrical consumption for each day of the study. The average reduction of dishwasher water, steam, and electrical consumption over the duration of the study were 10.7%, 9.5%, and 6.4% respectively. Trayless dining implementation would result in a decrease of 4,305 gallons of consumption and wastewater discharge, 2.87 mm BTU of steam consumption, and 158 kWh of electrical consumption for the dinner shift over the academic year. Results of the LCA indicate a total savings of $190.4 when trays are not used during the dinner shift. Trayless dining requires zero CO2 eq and cumulative energy demand in the manufacturing stage, reductions of 1005 kg CO2 eq and 861 MJ eq in the usage phase, and reductions of 6458 kg CO2 eq and 1821 MJ eq in the end of the life cycle.