946 resultados para SEXUAL-DIMORPHISM


Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

L’allevamento in cattività dei rettili è in costante crescita negli ultimi anni e richiede conoscenze mediche sempre più specialistiche per far fronte ai numerosi problemi legati a questi animali. Il corretto approccio medico prevede una profonda conoscenza delle specie prese in esame dal momento che la maggior parte delle problematiche riproduttive di questi animali sono legate ad una non corretta gestione dei riproduttori. L’apparato riproduttore dei rettili è estremamente vario a seconda delle specie prese in considerazione. Sauri ed ofidi possiedono due organi copulatori denominati emipeni e posizionati alla base della coda caudalmente alla cloaca che vengono estroflessi alternativamente durante l’accoppiamento per veicolare lo spera all’interno della cloaca della femmina. In questi animali il segmento posteriore renale è chiamato segmento sessuale, perché contribuisce alla formazione del fluido seminale. Tale porzione, durante la stagione dell’accoppiamento, diventa più voluminosa e cambia drasticamente colore, tanto che può essere confusa con una manifestazione patologica. I cheloni al contrario possiedono un unico pene che non viene coinvolto nella minzione. In questi animali. I testicoli sono due e sono situati all’interno della cavità celomatica in posizione cranioventrale rispetto ai reni. I testicoli possono variare notevolmente sia come forma che come dimensione a seconda del periodo dell’anno. Il ciclo estrale dei rettili è regolato, come pure nei mammiferi, dagli ormoni steroidei. La variazione di questi ormoni a livello ematico è stata studiato da diversi autori con il risultato di aver dimostrato come la variazione dei dosaggi degli stessi determini l’alternanza delle varie fasi del ciclo riproduttivo. La relazione tra presenza di uova (anche placentari) ed alti livelli di progesterone suggerisce che questo ormone gioca un ruolo importante nelle riproduzione delle specie ovipare per esempio stimolando la vascolarizzazione degli ovidutti durante i tre mesi in cui si ha lo sviluppo delle uova. Il 17-beta estradiolo è stato descritto come un ormone vitellogenico grazie alla sua capacità di promuovere lo sviluppo dei follicoli e la formazione di strati protettivi dell’uovo. L’aumento del livello di estradiolo osservato esclusivamente nelle femmine in fase vitellogenica è direttamente responsabile della mobilizzazione delle riserve materne in questa fase del ciclo. Va sottolineato come il progesterone sia in effetti un antagonista dell’estradiolo, riducendo la vitellogenesi e intensificando gli scambi materno fetali a livello di ovidutto. Le prostaglandine (PG) costituiscono un gruppo di molecole di origine lipidica biologicamente attive, sintetizzate sotto varie forme chimiche. Sono noti numerosi gruppi di prostaglandine ed è risputo che pesci, anfibi, rettili e mammiferi sintetizzano una o più prostaglandine partendo da acidi grassi precursori. Queste sostanze anche nei rettili agiscono sulla mucosa dell’utero aumentandone le contrazioni e sui corpi lutei determinandone la lisi. La maturità sessuale dei rettili, dipende principalmente dalla taglia piuttosto che dall’età effettiva dell’animale. In cattività, l’alimentazione e le cure dell’allevatore, possono giocare un ruolo fondamentale nel raggiungimento della taglia necessaria all’animale per maturare sessualmente. Spesso, un animale d’allevamento raggiunge prima la maturità sessuale rispetto ai suoi simili in natura. La maggior parte dei rettili sono ovipari, ovvero depongono uova con guscio sulla sabbia o in nidi creati appositamente. La condizione di ovoviviparità è riscontrabile in alcuni rettili. Le uova, in questo caso, vengono ritenute all’interno del corpo, fino alla nascita della progenie. Questa può essere considerata una strategia evolutiva di alcuni animali, che in condizioni climatiche favorevoli effettuano l’ovo deposizione, ma se il clima non lo permette, ritengono le uova fino alla nascita della prole. Alcuni serpenti e lucertole sono vivipari, ciò significa che l’embrione si sviluppa all’interno del corpo dell’animale e che è presente una placenta. I piccoli fuoriescono dal corpo dell’animale vivi e reattivi. La partenogenesi è una modalità di riproduzione asessuata, in cui si ha lo sviluppo dell’uovo senza che sia avvenuta la fecondazione. Trenta specie di lucertole e alcuni serpenti possono riprodursi con questo metodo. Cnemidophorus uniparens, C. velox e C. teselatus alternano la partenogenesi a una riproduzione sessuata, a seconda della disponibilità del maschio. La maggior parte dei rettili non mostra alcuna cura materna per le uova o per i piccoli che vengono abbandonati al momento della nascita. Esistono tuttavia eccezioni a questa regola generale infatti alcune specie di pitoni covano le uova fino al momento della schiusa proteggendole dai predatori e garantendo la giusta temperatura e umidità. Comportamenti di guardia al nido sono poi stati documentati in numerosi rettili, sia cheloni che sauri che ofidi. Nella maggior parte delle tartarughe, la riproduzione è legata alla stagione. Condizioni favorevoli, possono essere la stagione primaverile nelle zone temperate o la stagione umida nelle aree tropicali. In cattività, per riprodurre queste condizioni, è necessario fornire, dopo un periodo di ibernazione, un aumento del fotoperiodo e della temperatura. L’ atteggiamento del maschio durante il corteggiamento è di notevole aggressività, sia nei confronti degli altri maschi, con i quali combatte copiosamente, colpendoli con la corazza e cercando di rovesciare sul dorso l’avversario, sia nei confronti della femmina. Infatti prima della copulazione, il maschio insegue la femmina, la sperona, la morde alla testa e alle zampe e infine la immobilizza contro un ostacolo. Il comportamento durante la gravidanza è facilmente riconoscibile. La femmina tende ad essere molto agitata, è aggressiva nei confronti delle altre femmine e inizia a scavare buche due settimane prima della deposizione. La femmina gravida costruisce il nido in diverse ore. Scava, con gli arti anteriori, buche nel terreno e vi depone le uova, ricoprendole di terriccio e foglie con gli arti posteriori. A volte, le tartarughe possono trattenere le uova, arrestando lo sviluppo embrionale della prole per anni quando non trovano le condizioni adatte a nidificare. Lo sperma, inoltre, può essere immagazzinato nell’ovidotto fino a sei anni, quindi la deposizione di uova fertilizzate può verificarsi senza che sia avvenuto l’accoppiamento durante quel ciclo riproduttivo. I comportamenti riproduttivi di tutte le specie di lucertole dipendono principalmente dalla variazione stagionale, correlata al cambiamento di temperatura e del fotoperiodo. Per questo, se si vuole far riprodurre questi animali in cattività, è necessario valutare per ogni specie una temperatura e un’illuminazione adeguata. Durante il periodo riproduttivo, un atteggiamento caratteristico di diverse specie di lucertole è quello di riprodurre particolari danze e movimenti ritmici della testa. In alcune specie, possiamo notare il gesto di estendere e retrarre il gozzo per mettere in evidenza la sua brillante colorazione e richiamare l’attenzione della femmina. L’aggressività dei maschi, durante la stagione dell’accoppiamento, è molto evidente, in alcuni casi però, anche le femmine tendono ad essere aggressive nei confronti delle altre femmine, specialmente durante l’ovo deposizione. La fertilizzazione è interna e durante la copulazione, gli spermatozoi sono depositati nella porzione anteriore della cloaca femminile, si spostano successivamente verso l’alto, dirigendosi nell’ovidotto, in circa 24-48 ore; qui, fertilizzano le uova che sono rilasciate nell’ovidotto dall’ovario. Negli ofidi il corteggiamento è molto importante e i comportamenti durante questa fase possono essere diversi da specie a specie. I feromoni specie specifici giocano un ruolo fondamentale nell’attrazione del partner, in particolar modo in colubridi e crotalidi. La femmina di queste specie emette una traccia odorifera, percepita e seguita dal maschio. Prima dell’accoppiamento, inoltre, il maschio si avvicina alla femmina e con la sua lingua bifida o con il mento, ne percorre tutto il corpo per captare i feromoni. Dopo tale comportamento, avviene la copulazione vera e propria con la apposizione delle cloache; gli emipeni vengono utilizzati alternativamente e volontariamente dal maschio. Durante l’ovulazione, il serpente aumenterà di volume nella sua metà posteriore e contrazioni muscolari favoriranno lo spostamento delle uova negli ovidotti. In generale, se l’animale è oviparo, avverrà una muta precedente alla ovo deposizione, che avviene prevalentemente di notte. Gli spermatozoi dei rettili sono morfologicamente simili a quelli di forme superiori di invertebrati. La fecondazione delle uova, da parte di spermatozoi immagazzinati nel tratto riproduttivo femminile, è solitamente possibile anche dopo mesi o perfino anni dall’accoppiamento. La ritenzione dei gameti maschili vitali è detta amphigonia retardata e si ritiene che questa caratteristica offra molti benefici per la sopravvivenza delle specie essendo un adattamento molto utile alle condizioni ambientali quando c’è una relativa scarsità di maschi conspecifici disponibili. Nell’allevamento dei rettili in cattività un accurato monitoraggio dei riproduttori presenta una duplice importanza. Permette di sopperire ad eventuali errori di management nel caso di mancata fertilizzazione e inoltre permette di capire quale sia il grado di sviluppo del prodotto del concepimento e quindi di stabilire quale sia il giorno previsto per la deposizione. Le moderne tecniche di monitoraggio e l’esperienza acquisita in questi ultimi anni permettono inoltre di valutare in modo preciso lo sviluppo follicolare e quindi di stabilire quale sia il periodo migliore per l’accoppiamento. Il dimorfismo sessuale nei serpenti è raro e anche quando presente è poco evidente. Solitamente nei maschi, la coda risulta essere più larga rispetto a quella della femmina in quanto nel segmento post-cloacale vi sono alloggiati gli emipeni. Il maschio inoltre, è generalmente più piccolo della femmina a parità di età. Molti cheloni sono sessualmente dimorfici sebbene i caratteri sessuali secondari siano poco apprezzabili nei soggetti giovani e diventino più evidenti dopo la pubertà. In alcune specie si deve aspettare per più di 10 anni prima che il dimorfismo sia evidente. Le tartarughe di sesso maschile tendono ad avere un pene di grosse dimensioni che può essere estroflesso in caso di situazioni particolarmente stressanti. I maschi sessualmente maturi di molte specie di tartarughe inoltre tendono ad avere una coda più lunga e più spessa rispetto alle femmine di pari dimensioni e la distanza tra il margine caudale del piastrone e l’apertura cloacale è maggiore rispetto alle femmine. Sebbene la determinazione del sesso sia spesso difficile nei soggetti giovani molti sauri adulti hanno dimorfismo sessuale evidente. Nonostante tutto comunque anche tra i sauri esistono molte specie come per esempio Tiliqua scincoides, Tiliqua intermedia, Gerrhosaurus major e Pogona vitticeps che anche in età adulta non mostrano alcun carattere sessuale secondario evidente rendendone molto difficile il riconoscimento del sesso. Per garantire un riconoscimento del sesso degli animali sono state messe a punto diverse tecniche di sessaggio che variano a seconda della specie presa in esame. L’eversione manuale degli emipeni è la più comune metodica utilizzata per il sessaggio dei giovani ofidi ed in particolare dei colubridi. I limiti di questa tecnica sono legati al fatto che può essere considerata attendibile al 100% solo nel caso di maschi riconosciuti positivi. L’eversione idrostatica degli emipeni esattamente come l’eversione manuale degli emipeni si basa sull’estroflessione di questi organi dalla base della coda, pertanto può essere utilizzata solo negli ofidi e in alcuni sauri. La procedura prevede l’iniezione di fluido sterile (preferibilmente soluzione salina isotonica) nella coda caudalmente all’eventuale posizione degli emipeni. Questa tecnica deve essere eseguita solo in casi eccezionali in quanto non è scevra da rischi. L’utilizzo di sonde cloacali è il principale metodo di sessaggio per gli ofidi adulti e per i sauri di grosse dimensioni. Per questa metodica si utilizzano sonde metalliche dello spessore adeguato al paziente e con punta smussa. Nei soggetti di genere maschile la sonda penetra agevolmente al contrario di quello che accade nelle femmine. Anche gli esami radiografici possono rendersi utili per il sessaggio di alcune specie di Varani (Varanus achanturus, V. komodoensis, V. olivaceus, V. gouldi, V. salvadorii ecc.) in quanto questi animali possiedono zone di mineralizzazione dei tessuti molli (“hemibacula”) che possono essere facilmente individuate nei maschi. Diversi studi riportano come il rapporto tra estradiolo e androgeni nel plasma o nel liquido amniotico sia un possibile metodo per identificare il genere sessuale delle tartarughe. Per effettuare il dosaggio ormonale, è necessario prelevare un campione di sangue di almeno 1 ml ad animale aspetto che rende praticamente impossibile utilizzare questo metodo di sessaggio nelle tartarughe molto piccole e nei neonati. L’ecografia, volta al ritrovamento degli emipeni, sembra essere un metodo molto preciso, per la determinazione del sesso nei serpenti. Uno studio compiuto presso il dipartimento di Scienze Medico Veterinarie dell’Università di Parma, ha dimostrato come questo metodo abbia una sensibilità, una specificità e un valore predittivo positivo e negativo pari al 100%. La radiografia con mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata possono essere utilizzate nel sessaggio dei sauri, con buoni risultati. Uno studio, compiuto dal dipartimento di Scienze Medico Veterinarie, dell’Università di Parma, ha voluto mettere a confronto diverse tecniche di sessaggio nei sauri, tra cui l’ecografia, la radiografia con e senza mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata con e senza mezzo di contrasto. I risultati ottenuti, hanno dimostrato come l’ecografia non sia il mezzo più affidabile per il riconoscimento degli emipeni e quindi del sesso dell’animale, mentre la radiografia e la tomografia computerizza con mezzo di contrasto siano tecniche affidabili e accurate in queste specie. Un metodo valido e facilmente realizzabile per il sessaggio dei cheloni anche prepuberi è la cistoscopia. In un recente studio la cistoscopia è stata effettuata su quindici cheloni deceduti e venticinque cheloni vivi, anestetizzati. In generale, questo metodo si è dimostrato non invasivo per le tartarughe, facilmente ripetibile in diversi tipi di tartarughe e di breve durata. Tra le principali patologie riproduttive dei rettili le distocie sono sicuramente quelle che presentano una maggior frequenza. Quando si parla di distocia nei rettili, si intendono tutte quelle situazioni in cui si ha una mancata espulsione e deposizione del prodotto del concepimento entro tempi fisiologici. Questa patologia è complessa e può dipendere da diverse cause. Inoltre può sfociare in malattie sistemiche a volte molto severe. Le distocie possono essere classificate in ostruttive e non ostruttive in base alle cause. Si parla di distocia ostruttiva quando si verificano delle condizioni per cui viene impedito il corretto passaggio delle uova lungo il tratto riproduttivo (Fig.13). Le cause possono dipendere dalla madre o dalle caratteristiche delle uova. Nel caso di distocia non ostruttiva le uova rinvenute sono solitamente di dimensioni normali e la conformazione anatomica della madre è fisiologica. L’eziologia è da ricercare in difetti comportamentali, ambientali e patologici. Non esistono sintomi specifici e patognomonici di distocia. La malattia diviene evidente e conclamata solamente in presenza di complicazioni. Gli approcci terapeutici possibili sono vari a seconda della specie animale e della situazione. Fornire un’area adeguata per la nidiata: se la distocia non è ostruttiva si può cercare di incoraggiare l’animale a deporre autonomamente le uova creando un idoneo luogo di deposizione. Il trattamento medico prevede la stimolazione della deposizione delle uova ritenute mediante l’induzione con ossitocina. L’ossitocina viene somministrata alle dosi di 1/3 UI/kg per via intramuscolare. Uno studio condotto presso l’Università veterinaria di Parma ha comparato le somministrazioni di ossitocina per via intramuscolare e per via intravenosa, confrontando le tempistiche con le quali incominciano le contrazioni e avviene la completa ovodeposizione e dimostrando come per via intravenosa sia possibile somministrare dosi più basse rispetto a quelle riportate solitamente in letteratura ottenendo comunque un ottimo risultato. Nel caso in cui il trattamento farmacologico dovesse fallire o non fosse attuabile, oppure in casi di distocia ostruttiva è possibile ricorrere alla chirurgia. Per stasi follicolare si intende la incapacità di produrre sufficiente quantità di progesterone da corpi lutei perfettamente funzionanti. Come per la distocia, l’eziologia della stasi follicolare è variegata e molto ampia: le cause possono essere sia ambientali che patologiche. La diagnosi clinica viene fatta essenzialmente per esclusione. Come per la distocia, anche in questo caso l’anamnesi e la raccolta del maggior quantitativo di informazioni è fondamentale per indirizzarsi verso il riconoscimento della patologia. Per prolasso si intende la fuoriuscita di un organo attraverso un orifizio del corpo. Nei rettili, diversi organi possono prolassare attraverso la cloaca: la porzione terminale dell’apparato gastroenterico, la vescica urinaria, il pene nel maschio (cheloni) e gli ovidutti nella femmina. In sauri e ofidi gli emipeni possono prolassare dalle rispettive tasche in seguito ad eccesiva attività sessuale97. La corretta identificazione del viscere prolassato è estremamente importante e deve essere effettuata prima di decidere qualsiasi tipologia di trattamento ed intervento. Nei casi acuti e non complicati è possibile la riduzione manuale dell’organo, dopo un accurato lavaggio e attenta pulizia. Se questo non dovesse essere possibile, l’utilizzo di lubrificanti e pomate antibiotiche garantisce all’organo una protezione efficiente. Nel caso in cui non si sia potuto intervenire celermente e l’organo sia andato incontro a infezione e congestione venosa prolungata con conseguente necrosi, l’unica soluzione è l’amputazione

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

Apart from reflecting modern human dental variation, differences in dental size among populations provide a means for studying continuous evolutionary processes and their mechanisms. Dental wear, on the other hand, has been widely used to infer dietary adaptations and variability among or within diverse ancient human populations. Few such studies have focused on modern foragers and farmers, however, and diverse methods have been used. This research aimed to apply a single, standardized, and systematic quantitative procedure to measure dental size and dentin exposure in order to analyze differences among several hunter-gatherer and agricultural populations from various environments and geographic origins. In particular, we focused on sexual dimorphism and intergroup differences in the upper and lower first molars. Results indicated no sexual dimorphism in molar size and wear within the studied populations. Despite the great ethnographic variation in subsistence strategies among these populations, our findings suggest that differences in sexual division of labor do not affect dietary wear patterns.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

Connaître le sexe d’un oiseau est important pour divers domaines notamment pour les vétérinaires, les écologistes ainsi que pour les éleveurs d’oiseaux qui veulent former des couples qui serviront à la reproduction. Plusieurs espèces d’oiseaux, juvéniles et adultes, n’ont pas de dimorphisme sexuel. L’utilisation de l’ADN est une façon rapide de déterminer le sexe à partir d’un échantillon de sang, de muscle, de plumes ou de fèces. Par contre, la méthode devrait être validée pour chaque espèce et idéalement, standardisée. Le premier objectif de cette étude est de développer une méthode de sexage par séquençage des oiseaux à partir des séquences du gène CHD, en utilisant les oiseaux de proie et les perroquets vus en clinique au Québec. Un deuxième objectif est de faire l’identification de l’espèce à sexer, à partir du gène mitochondrial COX-1 et aussi à partir des séquences CHD-Z et CHD-W, utilisés pour le sexage. Un troisième objectif est d’évaluer les séquences sorties (CHD-Z, CHD-W et COX-1) en vue d’une étude phylogénique. Une extraction d’ADN a été effectuée chez 27 espèces de perroquets, 34 espèces d’oiseaux de proie, une corneille (Corvus brachyrhynchos) et un poulet (Gallus gallus). Une amplification par PCR a été exécutée pour les exons partiels 23 et 24 du gène CHD. Le séquençage de cet amplicon permettait de savoir s’il s’agissait d’un mâle (séquence simple CHD-Z) ou d’une femelle (séquences CHD-Z et CHD-W qui se chevauchent). Afin d’avoir des séquences CHD-W distinctes, un sous-clonage a été fait chez les femelles de chaque espèce. De cette manière, les séquences partielles du gène CHD, Z et W, ont été trouvées pour les espèces échantillonnées. Une étude phylogénique a été effectuée avec les séquences de COX-1, CHD-Z et CHD-W grâce au site « Clustal-Omega ». La méthode de sexage des oiseaux par séquençage du gène CHD est standard et efficace. Le gène COX-1 permet une meilleure identification des espèces parentes et le gène CHD-Z est le plus utile pour étudier la phylogénie profonde.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

Thesis (Ph.D.)--University of Washington, 2016-06

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

A new species of Gyracanthides from the mid-Visean Ducabrook Formation of Middle Paddock site, near Springsure in the Drummond Basin, central Queensland, is based on isolated three-dimensionally preserved elements. The specimens comprise paired and unpaired spines and pectoral girdle elements, procoracoids and scapulocoracoids, and include growth series. The morphology, especially of the shoulder girdle bones and the form and tubercular ornamentation of the paired fin spines, is used to distinguish the new taxon. These characters also help differentiate the numerous described gyracanthid species. Aspects of palaeobiology including possible sexual dimorphism are explored. A hypothetical reconstruction of the fish is based on our interpretation of the articulation of isolated elements combined with examination of wear patterns on fin spines. Gyracanthides hawkinsi sp. nov. is compared with other Australian taxa as well as with gyracanthids from North America, Europe, Russia, Iran, Africa and Antarctica, some of which are tentatively reassigned here to the Gondwanan genus Gyracanthides.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

Animal color pattern phenotypes evolve rapidly. What influences their evolution? Because color patterns are used in communication, selection for signal efficacy, relative to the intended receiver's visual system, may explain and predict the direction of evolution. We investigated this in bowerbirds, whose color patterns consist of plumage, bower structure, and ornaments and whose visual displays are presented under predictable visual conditions. We used data on avian vision, environmental conditions, color pattern properties, and an estimate of the bowerbird phylogeny to test hypotheses about evolutionary effects of visual processing. Different components of the color pattern evolve differently. Plumage sexual dimorphism increased and then decreased, while overall (plumage plus bower) visual contrast increased. The use of bowers allows relative crypsis of the bird but increased efficacy of the signal as a whole. Ornaments do not elaborate existing plumage features but instead are innovations (new color schemes) that increase signal efficacy. Isolation between species could be facilitated by plumage but not ornaments, because we observed character displacement only in plumage. Bowerbird color pattern evolution is at least partially predictable from the function of the visual system and from knowledge of different functions of different components of the color patterns. This provides clues to how more constrained visual signaling systems may evolve.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

The GH receptor (GHR) is essential for normal postnatal growth and development, and the molecular basis of GHR action has been studied intensively. Clinical case studies and more recently mouse models have revealed the extensive phenotype of impaired GH action. We recently reported two new mouse models, possessing cytoplasmic truncations at position 569 (plus Y539/545-F) and 391, which were created to identify functional subdomains within the cytoplasmic signaling domain. In the homozygous state, these animals show progressively impaired postnatal growth coupled with complex changes in gene expression. We describe here an extended phenotype analysis encompassing the heterozygote state to identify whether single copies of these mutant receptors bring about partial or dominant-negative phenotypes. It appears that the retention of the ubiquitin-dependent endocytosis motif the N-terminal cytoplasmic domain permits turnover of these mutant receptors because no dominant-negative phenotype is seen. Nonetheless, we do observe partial impairment of postnatal growth in heterozygotes supporting limited haploinsufficiency. Reproductive function is impaired in these models in a progressive manner, in parallel with loss of signal transducer and activator of transcription-5 activation ability. In summary, we describe a more comprehensive phenotypic analysis of these mouse models, encompassing overall and longitudinal body growth, reproductive function, and hormonal status in both the heterozygote and homozygote state. Our results suggest that patients expressing single copies of similarly mutated GHRs would not display an obvious clinical phenotype.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

Loading of the femoral neck (FN) is dominated by bending and compressive stresses. We hypothesize that adaptation of the FN to physical activity would be manifested in the cross-sectional area (CSA) and section modulus (Z) of bone, indices of axial and bending strength, respectively. We investigated the influence of physical activity on bone strength during adolescence using 7 years of longitudinal data from 109 boys and 121 girls from the Saskatchewan Paediatric Bone and Mineral Accrual Study (PBMAS). Physical activity data (PAC-Q physical activity inventory) and anthropometric measurements were taken every 6 months and DXA bone scans were measured annually (Hologic QDR2000, array mode). We applied hip structural analysis to derive strength and geometric indices of the femoral neck using DXA scans. To control for maturation, we determined a biological maturity age defined as years from age at peak height velocity (APHV). To account for the repeated measures within individual nature of longitudinal data, multilevel random effects regression analyses were used to analyze the data. When biological maturity age and body size (height and weight) were controlled, in both boys and girls, physical activity was a significant positive independent predictor of CSA and Z of the narrow region of the femoral neck (P < 0.05). There was no independent effect of physical activity on the subperiosteal width of the femoral neck. When leg length and leg lean mass were introduced into the random effects models to control for size and muscle mass of the leg (instead of height and weight), all significant effects of physical activity disappeared. Even among adolescents engaged in normal levels of physical activity, the statistically significant relationship between physical activity and indices of bone strength demonstrate that modifiable lifestyle factors like exercise play an important role in optimizing bone strength during the growing years. Physical activity differences were explained by the interdependence between activity and lean mass considerations. Physical activity is important for optimal development of bone strength. (c) 2005 Elsevier Inc. All rights reserved.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

Este estudo objetiva encontrar a forma e dimensão de arcos dentais para definir a forma de um arco contínuo que possa ser utilizado na técnica lingual. A amostra foi composta de 70 indivíduos brasileiros, leucodermas, com oclusão normal natural, que apresentaram no mínimo quatro das seis chaves de oclusão de Andrews. Esta amostra possui 40% de indivíduos do sexo masculino (28 homens) e 60% do sexo feminino (42 mulheres) com idade média de 16,4a. Os modelos dos arcos dentais da maxila e mandíbula foram digitalizados (3D) e as imagens exportadas para o software Delcam Power SHAPE® 2010 (Birmingham, U.K.). Foram selecionados pontos nas superfícies linguais dos dentes e traçadas 14 medidas para determinar a forma e a dimensão do arco dental. O teste de Shapiro-Wilk possibilitou definir uma forma de arco pequeno utilizando o percentil 25% (P25%), um arco médio (média) e uma forma de arco grande pelo percentil 75% (P75%). O teste t-student comparou se houve uma diferença entre os sexos, e foram encontrados 12 tamanhos de arcos dentais (6 para o sexo feminino e 6 para o sexo masculino). Em todos os testes estatísticos foi adotado nível de significância de 5% (p<0,05). A partir dos resultados obtidos, foi possível definir uma forma de arco contínuo para ser utilizado na técnica Lingual Straight Wire (LSW) - parábola levemente achatada na região anterior - e, devido à similaridade entre alguns tamanhos de arcos dentais, encontrados pelo dimorfismo sexual, pôde ser elaborado um diagrama de arcos de maneira mais simplificada.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

O propósito deste estudo foi avaliar cefalometricamente, o padrão esquelético vertical da face em indivíduos com oclusão normal natural e nas diferentes maloclusões e sua correlação com a sínfise mandibular, além de avaliar a presença de dimorfismo sexual. A amostra foi composta de 200 telerradiografias cefalométricas, divididas quanto ao tipo de oclusão, em cinco grupos: grupo A, com pacientes portadores de oclusão normal natural e grupos B, C, D e E, com pacientes portadores de maloclusões, sendo cada grupo, dividido igualmente quanto ao sexo e apresentando idade média entre 13 e 16 anos. A amostra foi classificada em 3 padrões morfológicos verticais da face, de acordo com o índice da altura facial (FHR), proposto por SIRIWAT & JARABAK ou Quociente de Jarabak, em: Hiperdivergente, Neutro e Hipodivergente. Foi utilizada a variável GoMe.VT, da análise de VIGORITO, para avaliar a inclinação da sínfise e sua correlação com os padrões verticais faciais. Após a coleta de dados e da avaliação dos testes estatísticos; qui-quadrado, teste t de Student e da correlação de Pearson, concluiu-se que, o padrão Hipodivergente em todos os pacientes estudados foi o mais frequente, com 70%, sendo que a maior frequência deste padrão foi encontrado na maloclusão Classe II, divisão 2, com 87.5%, existindo outras prevalências de alguns padrões em diferentes classes de oclusões. Foi encontrada uma correlação positiva entre a inclinação da sínfise mandibular e o quociente de Jarabak apenas para a maloclusão Classe I e maloclusão Classe III. Não houve diferença estatisticamente significante entre os sexos e a classificação da morfologia quando comparados os cinco grupos, porém, quando os grupos foram analisados separadamente, foram encontradas diferenças significantes entre os sexos.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

Este trabalho teve como objetivo avaliar a correlação entre a forma dos incisivos e a presença de apinhamento na região anterior inferior, visando utilizá-la posteriormente como dado predictivo para elaboração do diagnóstico e prognóstico do tratamento ortodôntico. Foram utilizadas duas amostras distintas, com indivíduos de ambos os sexos, sendo uma constituída por 22 indivíduos com má oclusão de classe I e apinhamento ântero-inferior maior que 4mm e outra composta por 22 indivíduos com oclusão normal. Todos os modelos eram pertencentes ao arquivo do curso de Pós-Graduação em Ortodontia, da Universidade Metodista de São Paulo. As medidas obtidas em modelos de gesso foram submetidas a análise estatística por meio do coeficiente de correlação de Pearson e do teste t de student, ambos com nível de significância de 5%. Os resultados demonstraram que não houve correlação entre a forma dos incisivos inferiores e a quantidade de apinhamento na região ântero-inferior; não foi estabelecida diferença estatisticamente significante na forma dos incisivos inferiores entre os grupos com apinhamento e com oclusão normal e não foi observado dimorfismo sexual significante nos dois grupos estudados.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

A presente pesquisa teve como objetivo avaliar, por meio de modelos de gesso, a posição das coroas dos primeiros e terceiros molares superiores permanentes, após a irrupção espontânea dos terceiros molares, na posição dos segundos molares extraídos com finalidade ortodôntica, comparando-os com as coroas dos primeiros e segundos molares superiores permanentes de uma amostra de oclusão normal natural. A amostra experimental constituiu-se de 25 indivíduos, leucodermas, com idade média no início do tratamento de 15,6 anos, sendo 17 do sexo feminino e 8 do sexo masculino, tratados com extrações de segundos molares superiores. A amostra controle constituiu-se de 60 indivíduos do sexo masculino e sexo feminino, com idade média de 15,6 anos e faixa etária compreendida entre 12 e 21 anos, que apresentavam oclusão normal. Foram avaliadas as angulações, as inclinações e as distâncias mésio-distais das coroas dentárias dos terceiros molares e primeiros molares do grupo tratado e dos segundos molares e primeiros molares do grupo controle ou normal. Foram, também, verificadas as diferenças de alturas entre as coroas dentárias dos dois grupos. Verificou-se que nos casos tratados os valores médios das angulações mésio-distais e das inclinações vestíbulo-linguais das coroas dos terceiros molares superiores e dos primeiros molares superiores foram estatisticamente diferentes dos valores médios das angulações mésio-distais e das inclinações vestíbulo-linguais das coroas dos segundos molares superiores e dos primeiros molares superiores na amostra de oclusão normal natural. Observou-se que somente as distâncias mésio-distais das coroas dos terceiros molares superiores mostraram ser significativamente menores que as coroas dos segundos molares superiores da amostra de oclusão normal natural, tanto para o sexo feminino quanto para o masculino. O valor médio da diferença de altura entre as coroas dos primeiros molares e terceiros molares do grupo experimental e das coroas dos primeiros molares e segundos molares do grupo controle foi de 1,11mm, não havendo diferença entre os grupos. Ocorreu a presença de dimorfismo sexual nos valores da distância mésio-distais das coroas dentárias dos primeiros molares superiores do grupo controle e experimental, na distância mésio-distal das coroas dentárias dos segundos molares superiores do grupo controle e na inclinação vestíbulo-linguais das coroas dos terceiros molares superiores do grupo experimental. Nas demais avaliações não houve dimorfismo sexual.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

A variação nos tamanhos dos espaços aéreos naso e bucofaríngeo ocorre devido a fatores genéticos e/ou ambientais. A diminuição no tamanho do espaço aéreo nasofaríngeo, causada pela hipertrofia da tonsila faríngea, tem sido associada a alterações no padrão normal de crescimento craniofacial e a efeitos deletérios na oclusão. O objetivo do presente trabalho é avaliar se há variação nos tamanhos dos espaços aéreos naso e bucofaríngeo de acordo com o padrão de crescimento craniofacial, assim como avaliar a correlação entre os tamanhos dos espaços e o índice VERT, além de verificar um possível dimorfismo sexual. Na mensuração dos espaços, utilizou-se telerradiografias laterais de 90 pacientes, divididos em três grupos de acordo com o padrão de crescimento craniofacial, determinado por meio do índice VERT de Ricketts. Os pacientes da amostra, com idades entre 9 e 16 anos, apresentavam padrão respiratório nasal, sem qualquer tipo de obstrução. Não foi observada variação estatisticamente significante nos tamanhos dos espaços aéreos naso e bucofaríngeo, quando comparados os três tipos faciais. Também não foi encontrada correlação entre os tamanhos dos espaços aéreos e os valores do índice VERT de Ricketts dos pacientes e não foi observado dimorfismo sexual. XII

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

A assimetria das arcadas dentárias constitui um assunto de grande importância estudado por profissionais de Ortodontia na elaboração de um diagnóstico correto, planejamento e execução de um tratamento ortodôntico bem sucedido. O objetivo deste estudo foi avaliar o grau de assimetria das arcadas dentárias em indivíduos com oclusão normal e má oclusão de Classe II, divisão 1 e 2, bem como o dimorfismo sexual existente. Foram avaliados 180 pares de modelos de estudo de indivíduos do sexo masculino e feminino, na faixa etária de 12 a 21 anos, divididos em 3 grupos de 60 pares de modelos, de acordo com a má oclusão. Os grupos foram classificados em: Grupo 1 - indivíduos com oclusão normal, Grupo 2 - indivíduos com má oclusão de Classe II divisão 1 (Cl II 1), e Grupo 3 - indivíduos com má oclusão de Classe II divisão 2 (Cl II 2). Os modelos foram medidos utilizando-se um aparelho inédito, idealizado e fabricado exclusivamente para a análise de assimetria das arcadas dentárias. Para a análise de assimetria foram realizadas 2 medições angulares desvio de linha média (DLM), posicionamento dos caninos (PC) e 3 lineares distância dos caninos à rafe palatina (DC), distância inter-caninos (DIC), posicionamento dos primeiros molares no sentido ântero-posterior (PM). Concluiu-se que a ocorrência de assimetria nas arcadas dentárias independe da má oclusão. O Grupo 1 apresentou um menor grau de assimetria nas arcadas dentárias em relação aos grupos 2 e 3, os quais apresentaram um grau de assimetria semelhante. O grau de assimetria nas arcadas dentárias inferiores, nos 3 grupos, foi maior do que nas arcadas dentárias superiores. A direção do desvio da linha média apresentou uma correlação inversamente proporcional do lado em que o molar se apresentava mesializado, nas arcadas superior e inferior dos três grupos, com exceção da arcada superior no Grupo 2 (Classe II divisão 1). Houve dimorfismo sexual estatisticamente significante para algumas medidas, porém é importante considerar os baixos valores e a disposição, destas diferenças, entre as medidas realizadas, a qual revela ter se tratado de dados obtidos ao acaso.

Relevância:

60.00% 60.00%

Publicador:

Resumo:

Introdução: A análise de Bolton, análise que quantifica o tamanho dentário, é uma referência importante para profissionais que buscam finalizações ortodônticas adequadas. Objetivo: O objetivo deste trabalho é verificar se há discrepância entre os indivíduos com oclusão normal natural e maloclusões de Classe I e de Classe II divisão 1 de Angle pertencentes a amostra selecionada, em relação aos valores encontrados por Bolton, bem como verificar também se há dimorfismo sexual. Metodologia: 3 grupos contendo 35 pares e modelos em gesso cada, separados pelo tipo de oclusão, pertencentes ao acervo do programa de pós-graduação em Ortodontia da Universidade Metodista de São Paulo foram medidos com paquímetro digital em sua maior distância mésiodistal desde 1º molar direito a 1º molar esquerdo, dos arcos superiores e inferiores, com dentição permanente. Os valores foram tabulados e a proporção de Bolton foi aplicada. Resultados: Respectivamente para os grupos 1, 2 e 3, a proporção total encontrada foi de 90,36 (DP±1,70), 91,17 (DP±2,58) e 90,76 (DP±2,45), e a proporção anterior foi de 77,73 (DP±2,39), 78,01 (DP±2,66) e 77,30 (DP±2,65). Conclusão: não houve dimorfismo sexual nem diferença estatisticamente significante comparando os valores aos sugeridos por Bolton.