338 resultados para Pantoea Dispersa
Resumo:
Questa tesi di dottorato è inserita nell’ambito della convenzione tra ARPA_SIMC (che è l’Ente finanziatore), l’Agenzia Regionale di Protezione Civile ed il Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico - Ambientali dell’Ateneo di Bologna. L’obiettivo principale è la determinazione di possibili soglie pluviometriche di innesco per i fenomeni franosi in Emilia Romagna che possano essere utilizzate come strumento di supporto previsionale in sala operativa di Protezione Civile. In un contesto geologico così complesso, un approccio empirico tradizionale non è sufficiente per discriminare in modo univoco tra eventi meteo innescanti e non, ed in generale la distribuzione dei dati appare troppo dispersa per poter tracciare una soglia statisticamente significativa. È stato quindi deciso di applicare il rigoroso approccio statistico Bayesiano, innovativo poiché calcola la probabilità di frana dato un certo evento di pioggia (P(A|B)) , considerando non solo le precipitazioni innescanti frane (quindi la probabilità condizionata di avere un certo evento di precipitazione data l’occorrenza di frana, P(B|A)), ma anche le precipitazioni non innescanti (quindi la probabilità a priori di un evento di pioggia, P(A)). L’approccio Bayesiano è stato applicato all’intervallo temporale compreso tra il 1939 ed il 2009. Le isolinee di probabilità ottenute minimizzano i falsi allarmi e sono facilmente implementabili in un sistema di allertamento regionale, ma possono presentare limiti previsionali per fenomeni non rappresentati nel dataset storico o che avvengono in condizioni anomale. Ne sono esempio le frane superficiali con evoluzione in debris flows, estremamente rare negli ultimi 70 anni, ma con frequenza recentemente in aumento. Si è cercato di affrontare questo problema testando la variabilità previsionale di alcuni modelli fisicamente basati appositamente sviluppati a questo scopo, tra cui X – SLIP (Montrasio et al., 1998), SHALSTAB (SHALlow STABility model, Montgomery & Dietrich, 1994), Iverson (2000), TRIGRS 1.0 (Baum et al., 2002), TRIGRS 2.0 (Baum et al., 2008).
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Il siero di latte e la scotta sono effluenti provenienti rispettivamente dal processo di trasformazione del latte in formaggio e ricotta. Il siero di latte contiene minerali, lipidi, lattosio e proteine; la scotta contiene principalmente lattosio. Il siero può essere riutilizzato in diversi modi, come l'estrazione di proteine o per l’alimentazione animale, mentre la scotta è considerata solamente un rifiuto. Inoltre, a causa degli ingenti volumi di siero prodotti nel mondo, vengono a crearsi seri problemi ambientali e di smaltimento. Destinazioni alternative di questi effluenti, come le trasformazioni biotecnologiche, possono essere un modo per raggiungere il duplice obiettivo di migliorare il valore aggiunto dei processi agroindustriali e di ridurre il loro impatto ambientale. In questo lavoro sono state studiate le condizioni migliori per produrre bioetanolo dal lattosio del siero e della scotta. Kluyveromyces marxianus è stato scelto come lievito lattosio-fermentante. Sono state effettuate fermentazioni su scala di laboratorio aerobiche e anaerobiche in batch, fermentazioni semicontinue in fase dispersa e con cellule immobilizzate in alginato di calcio,. Diverse temperature sono state testate per migliorare la produzione di etanolo. Le migliori prestazioni, per entrambe le matrici, sono state raggiunte a basse temperature (28°C). Anche le alte temperature sono compatibili con buone rese di etanolo nelle fermentazioni con siero. Ottimi risultati si sono ottenuti anche con la scotta a 37°C e a 28°C. Le fermentazioni semicontinue in fase dispersa danno le migliori produzioni di etanolo, in particolare con la scotta. Invece, l'uso di cellule di lievito intrappolate in alginato di calcio non ha migliorato i risultati di processo. In conclusione, entrambi gli effluenti possono essere considerati adatti per la produzione di etanolo. Le buone rese ottenute dalla scotta permettono di trasformare questo rifiuto in una risorsa.
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Questa tesi tratta dell’amplificatore di potenza (PA–Power Amplifier) operante in classe E. Si tratta di un convertitore DC/AC ad elevato rendimento che può trovare impiego in numerose applicazioni in cui il problema della generazione di calore o la necessità di non sprecare energia sono particolarmente stringenti (ad esempio apparati per cui non è previsto un impianto di raffreddamento e/o apparati alimentati a batteria). L’elevato rendimento di un amplificatore operante in classe E deriva dalle specifiche forme d’onda ai capi del dispositivo attivo impiegato, tali per cui la perdita di commutazione durante la fase di accensione dello switch diviene pressoché trascurabile (Zero-Voltage-Switching e Zero-Derivative-Voltage Turn-ON). Il prezzo da pagare per ottenere queste benefiche forme d’onda è quello di avere un valore di cresta della tensione sul dispositivo che commuta assai più elevato del valore medio, coincidente con la tensione di alimentazione DC. In generale si stima una tensione di picco fra le 3 e le 5 volte più elevata della tensione DC, in funzione del Duty-Cycle e dell’assorbimento di corrente sul carico. Occorre poi tenere presente che in condizioni dinamiche (ad esempio qualora si collegasse direttamente l’amplificatore all’alimentazione) potrebbero innescarsi dei transitori tali per cui la tensione di picco ecceda anche il range suddetto. Per questo motivo è bene porre un limite alla massima tensione di picco adottando dei circuiti di protezione del transistore al fine di evitare la sua distruzione per limiti legati alla tensione di breakdown. Questi circuiti sono denominati clamper: in questa tesi valuteremo le modalità con cui si può implementare tale protezione; valuteremo, inoltre, i vantaggi e gli svantaggi derivanti dall’impiego di tali circuiti. Questi clamper sono prevalentemente di tipo dissipativo (Zener); nel corso della tesi si è studiato la realizzazione di un clamper rigenerativo che utilizza un trasformatore, ma si è constatata la irrealizzabilità fisica a causa della inevitabile presenza della induttanza dispersa.
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La Provincia de Río Negro, a través de su Constitución y de leyes específicas, adhiere “a los principios que sustentan el desarrollo sustentable de conformidad con la Carta de Naciones Unidas." En la costa marítima de Río Negro existen poblaciones relativamente densas y en aumento básicamente por la inmigración en busca de nuevos horizontes laborales. Los conflictos ambientales que se presentan son comunes a otras zonas costeras: contaminación de las aguas costeras por insuficiente o falta de servicios de tratamiento de aguas residuales, modificación, para desarrollo urbano, industrial y comercial, de hábitats críticos para el sostenimiento de pesquerías, vida silvestre, desarrollo de infraestructura costera inapropiada o mal diseñada que favorece procesos erosivos acelerados y/o interrumpen procesos ecológicos básicos, ocupación espacial desordenada que impide el acceso público a playas y otros terrenos públicos, manejo inapropiado de desechos sólidos, incumplimiento de la legislación en la zona costera; generación de conflictos intersectoriales, desarrollo desordenado de infraestructura con altos costos socioeconómicos, crecimiento de la frontera agropecuaria, deterioro de los suelos (sobrepastoreo, desertificación), introducción de especies exóticas, etc. En Río Negro se han relevado, aunque a diferente escala y muchas veces en forma discontinua, la mayor parte de los ambientes costeros considerados de mayor interés desde el punto de vista ecológico y/o productivo. Ejemplo de productos de estos estudios son las Areas Naturales Protegidas de Punta Bermeja, Caleta de Loros, Bahía de San Antonio, Complejo Islote Lobos y Puerto Lobos, así como la Reserva Pesquera Golfo San Matías. Sin embargo, la información se halla dispersa, por lo que la mayor parte de las veces no se puede contar con un panorama actualizado y globalizador que permita la toma de decisión en forma ágil y un real manejo de las especies y/o de su ambiente. Por ello se considera necesario g enerar un Plan de Manejo de la Costa Marítima de Río Negro, esto es, una clasificación del territorio de acuerdo a su grado de sensibilidad ecológica, expresado en unidades cartográficas ambientales, y estableciendo pautas de manejo para las mismas. Se optó por un Sistema de Inventario y Planificación de Recursos, adaptado a un método de Planificación Participativa en el que se involucra en forma directa, a través de encuentros y talleres, a los diferentes estamentos provinciales, municipales, centros de investigación, organizaciones no gubernamentales ambientalistas, organizaciones intermedias, especialistas. Para la Evaluación de los Elementos e identificación de Zonas de Mayor Sensibilidad Ecológica se utilizó un Método de Evaluación de Riesgos que permite cartografiar grado de Amenazas, Vulnerabilidad y Riesgo.
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En el lapso que va desde 1900 hasta el medio siglo los escritores y ensayistas nacionales se ocuparon de una variedad de temas, pero sobre todo, con una auténtica preocupación, por la sociedad, sus hombres y mujeres. Esta voluntad de conocer la Argentina se advierte en las expresiones filosóficas, literarias, sociológicas e históricas. La constatación de la existencia, que actúa como un disparador, fue problematizada en los primeros años a partir del flujo inmigratorio que parecía desdibujar las características nacionales, prolongándose en las décadas siguientes bajo otros interrogantes. El imperativo de conocer la propia realidad se desplegó durante los primeros cincuenta años en una tarea de auto-conocimiento que elaboró, necesariamente, una auto-imagen, dispersa en múltiples textos, a veces inmersos en una gran controversia, dentro de lo que podríamos llamar un "nacionalismo cultural", cuyos inicios se dan con el nuevo siglo, especialmente en torno al Centenario, pero prolongado en los años posteriores, donde surgieron también voces alternativas que tuvieron igualmente a la base aquella pregunta fundacional: ¿quiénes somos?
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El Observatorio de Política Urbanística, Dinámica Inmobiliaria y Procesos Urbanos (FADU-UBA), indaga entre otros temas, el origen y evolución de los procesos urbanos formales e informales que espejan las transformaciones del ámbito territorial urbano-metropolitano de Buenos Aires enmarcadas en la transición de siglos XX y XXI. Estos procesos se interpretan como resultado de las relaciones entre las intervenciones planificadas y las mediaciones espontáneas de los diversos actores del crecimiento y desarrollo de la ciudad. El enfoque de 'Inteligencia Territorial' (IT) es de valioso aporte al Observatorio, ya que a través del mismo se identifican y examinan las prácticas urbanísticas y políticas públicas que inciden en dichas transformaciones territoriales. Este trabajo presenta avances de una sub-línea de investigación en curso, referida al espacio urbano de comercialización que proliferó entre fin del siglo XX y comienzo del XXI, tanto en períodos recesivos como en los de crecimiento económico: el espacio de comercialización formal y en particular el informal, bajo tipologías de localización centralizada o de tipo enclave (como los centros de compras de tipo shopping, hipermercados y servicios de ocio y recreación, o centralidades temáticas en torno a corredores viales rápidos del periurbano en proceso de expansión, o la Feria La Salada) o dispersa (como los centros o mercados de conveniencia, o ferias populares de artículos usados en proximidad a estaciones ferroviarias o al interior de lotes). Aspirando a contribuir al debate y la reflexión sobre los aportes del enfoque de la 'Inteligencia Territorial', se presenta fundamento empírico a partir del relevamiento de algunas de estas tipologías informales y su geo-referencia a través de sistemas de información territorial, analizando aspectos de su impacto territorial (especialmente en la matriz ambiental y socio- económica), y contrastando sus lógicas de localización con las del espacio de comercialización formal, ya registrado y analizado en diversos estudios del Observatorio y de otros equipos de investigación
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En esta ponencia haremos hincapié en retornar a uno de los viejos objetivos de la bibliotecología: responder a las necesidades de los usuarios recuperando la mayor cantidad posible de trabajos sobre un tema. Este objetivo se ha perdido en el camino de los modelos de comercialización y de especificidad de las bases de datos, en las que prima la evaluación de las revistas por sobre la pretensión de agrupar y ofrecer la información procesada como siempre lo han hecho los bibliotecarios. ;Proponemos la creación de una base de datos en Acceso Abierto que reúna los metadatos y textos completos de los artículos de revistas científicas argentinas que cumplan con la periodicidad declarada, realicen evaluación por pares y gestionen en formato digital utilizando protocolos OAI. Así, la información hoy demasiado dispersa estará al alcance de cualquier autor o lector. Asimismo, esta base debería funcionar como resguardo digital de estas publicaciones
Resumo:
La creciente interrelación rural-urbana es un aspecto resaltado por distintos trabajos producidos recientemente en Argentina y en otros contextos sociales. Este artículo parte de consideraciones teóricas acerca de la ruralidad y analiza la evolución experimentada por la estructura del empleo según sectores y categorías ocupacionales a partir de reprocesamientos censales especiales. Toma un concepto amplio de ruralidad (áreas de población dispersa y localidades inferiores a los 10.000 habitantes), teniendo en cuenta el fuerte imbricamiento existente en los pequeños núcleos urbanos con su entorno rural circundante. El análisis realizado permite discutir la perspectiva de la urbanización de la población ocupada en actividades agropecuarias. Asimismo, muestra la fuerte heterogeneidad interprovincial en materia de inserción ocupacional, aspecto que se vincula con el diferente peso que históricamente han adquirido la pequeña producción y/o los cultivos demandantes de grandes contingentes de mano de obra estacional en las áreas consideradas
Resumo:
En las últimas décadas, los numerosos estudios sobre la transformación de la ciudad compacta en una ciudad más dispersa y fragmentada ponen de manifiesto una mayor preocupación por los efectos de la ciudad dispersa en el medioambiente. Si bien consideramos que los modelos urbanos "compacto" y "difuso" no se encuentran en la realidad en estado puro, su utilización tiene su justificativo en marcar dos extremos opuestos que permitan situar el modelo de nuestra ciudad en relación con ellos. El objetivo del presente trabajo consiste en reconocer los patrones de comportamiento de las variables que inciden en los conflictos territoriales que surgen en cada uno de estos modelos en el Partido de La Plata.
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La creciente interrelación rural-urbana es un aspecto resaltado por distintos trabajos producidos recientemente en Argentina y en otros contextos sociales. Este artículo parte de consideraciones teóricas acerca de la ruralidad y analiza la evolución experimentada por la estructura del empleo según sectores y categorías ocupacionales a partir de reprocesamientos censales especiales. Toma un concepto amplio de ruralidad (áreas de población dispersa y localidades inferiores a los 10.000 habitantes), teniendo en cuenta el fuerte imbricamiento existente en los pequeños núcleos urbanos con su entorno rural circundante. El análisis realizado permite discutir la perspectiva de la urbanización de la población ocupada en actividades agropecuarias. Asimismo, muestra la fuerte heterogeneidad interprovincial en materia de inserción ocupacional, aspecto que se vincula con el diferente peso que históricamente han adquirido la pequeña producción y/o los cultivos demandantes de grandes contingentes de mano de obra estacional en las áreas consideradas
Resumo:
En las últimas décadas, los numerosos estudios sobre la transformación de la ciudad compacta en una ciudad más dispersa y fragmentada ponen de manifiesto una mayor preocupación por los efectos de la ciudad dispersa en el medioambiente. Si bien consideramos que los modelos urbanos "compacto" y "difuso" no se encuentran en la realidad en estado puro, su utilización tiene su justificativo en marcar dos extremos opuestos que permitan situar el modelo de nuestra ciudad en relación con ellos. El objetivo del presente trabajo consiste en reconocer los patrones de comportamiento de las variables que inciden en los conflictos territoriales que surgen en cada uno de estos modelos en el Partido de La Plata.
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El Observatorio de Política Urbanística, Dinámica Inmobiliaria y Procesos Urbanos (FADU-UBA), indaga entre otros temas, el origen y evolución de los procesos urbanos formales e informales que espejan las transformaciones del ámbito territorial urbano-metropolitano de Buenos Aires enmarcadas en la transición de siglos XX y XXI. Estos procesos se interpretan como resultado de las relaciones entre las intervenciones planificadas y las mediaciones espontáneas de los diversos actores del crecimiento y desarrollo de la ciudad. El enfoque de 'Inteligencia Territorial' (IT) es de valioso aporte al Observatorio, ya que a través del mismo se identifican y examinan las prácticas urbanísticas y políticas públicas que inciden en dichas transformaciones territoriales. Este trabajo presenta avances de una sub-línea de investigación en curso, referida al espacio urbano de comercialización que proliferó entre fin del siglo XX y comienzo del XXI, tanto en períodos recesivos como en los de crecimiento económico: el espacio de comercialización formal y en particular el informal, bajo tipologías de localización centralizada o de tipo enclave (como los centros de compras de tipo shopping, hipermercados y servicios de ocio y recreación, o centralidades temáticas en torno a corredores viales rápidos del periurbano en proceso de expansión, o la Feria La Salada) o dispersa (como los centros o mercados de conveniencia, o ferias populares de artículos usados en proximidad a estaciones ferroviarias o al interior de lotes). Aspirando a contribuir al debate y la reflexión sobre los aportes del enfoque de la 'Inteligencia Territorial', se presenta fundamento empírico a partir del relevamiento de algunas de estas tipologías informales y su geo-referencia a través de sistemas de información territorial, analizando aspectos de su impacto territorial (especialmente en la matriz ambiental y socio- económica), y contrastando sus lógicas de localización con las del espacio de comercialización formal, ya registrado y analizado en diversos estudios del Observatorio y de otros equipos de investigación
Resumo:
En esta ponencia haremos hincapié en retornar a uno de los viejos objetivos de la bibliotecología: responder a las necesidades de los usuarios recuperando la mayor cantidad posible de trabajos sobre un tema. Este objetivo se ha perdido en el camino de los modelos de comercialización y de especificidad de las bases de datos, en las que prima la evaluación de las revistas por sobre la pretensión de agrupar y ofrecer la información procesada como siempre lo han hecho los bibliotecarios. ;Proponemos la creación de una base de datos en Acceso Abierto que reúna los metadatos y textos completos de los artículos de revistas científicas argentinas que cumplan con la periodicidad declarada, realicen evaluación por pares y gestionen en formato digital utilizando protocolos OAI. Así, la información hoy demasiado dispersa estará al alcance de cualquier autor o lector. Asimismo, esta base debería funcionar como resguardo digital de estas publicaciones
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El Observatorio de Política Urbanística, Dinámica Inmobiliaria y Procesos Urbanos (FADU-UBA), indaga entre otros temas, el origen y evolución de los procesos urbanos formales e informales que espejan las transformaciones del ámbito territorial urbano-metropolitano de Buenos Aires enmarcadas en la transición de siglos XX y XXI. Estos procesos se interpretan como resultado de las relaciones entre las intervenciones planificadas y las mediaciones espontáneas de los diversos actores del crecimiento y desarrollo de la ciudad. El enfoque de 'Inteligencia Territorial' (IT) es de valioso aporte al Observatorio, ya que a través del mismo se identifican y examinan las prácticas urbanísticas y políticas públicas que inciden en dichas transformaciones territoriales. Este trabajo presenta avances de una sub-línea de investigación en curso, referida al espacio urbano de comercialización que proliferó entre fin del siglo XX y comienzo del XXI, tanto en períodos recesivos como en los de crecimiento económico: el espacio de comercialización formal y en particular el informal, bajo tipologías de localización centralizada o de tipo enclave (como los centros de compras de tipo shopping, hipermercados y servicios de ocio y recreación, o centralidades temáticas en torno a corredores viales rápidos del periurbano en proceso de expansión, o la Feria La Salada) o dispersa (como los centros o mercados de conveniencia, o ferias populares de artículos usados en proximidad a estaciones ferroviarias o al interior de lotes). Aspirando a contribuir al debate y la reflexión sobre los aportes del enfoque de la 'Inteligencia Territorial', se presenta fundamento empírico a partir del relevamiento de algunas de estas tipologías informales y su geo-referencia a través de sistemas de información territorial, analizando aspectos de su impacto territorial (especialmente en la matriz ambiental y socio- económica), y contrastando sus lógicas de localización con las del espacio de comercialización formal, ya registrado y analizado en diversos estudios del Observatorio y de otros equipos de investigación
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En esta ponencia haremos hincapié en retornar a uno de los viejos objetivos de la bibliotecología: responder a las necesidades de los usuarios recuperando la mayor cantidad posible de trabajos sobre un tema. Este objetivo se ha perdido en el camino de los modelos de comercialización y de especificidad de las bases de datos, en las que prima la evaluación de las revistas por sobre la pretensión de agrupar y ofrecer la información procesada como siempre lo han hecho los bibliotecarios. ;Proponemos la creación de una base de datos en Acceso Abierto que reúna los metadatos y textos completos de los artículos de revistas científicas argentinas que cumplan con la periodicidad declarada, realicen evaluación por pares y gestionen en formato digital utilizando protocolos OAI. Así, la información hoy demasiado dispersa estará al alcance de cualquier autor o lector. Asimismo, esta base debería funcionar como resguardo digital de estas publicaciones