936 resultados para Kalamis, active 5th century B.C.
Resumo:
La ricerca è dedicata allo studio propedeutico ad una nuova edizione critica del primo dei Libri medicinales di Aezio Amideno, medico vissuto nel VI secolo e attivo alla corte di Costantinopoli. Sono stati oggetto principale di studio 35 manoscritti contenenti, in parte o integralmente, il primo libro di Aezio; la collazione ha permesso di individuare numerosi codices descripti e soprattutto di procedere ad una nuova classificazione dei codici. Riguardo alla modalità di utilizzo delle fonti da parte di Aezio si è potuto non solo accertare l’uso indiretto del testo galenico ed escludere la mediazione di Oribasio, ma sono state individuate nuove fonti, oltre a quelle tradizionalmente conosciute. Per la prima volta sono stati presi in esame sia il commento di Cristobal de Horozco ai sedici libri di Aezio che la traduzione latina di Giovanbattista Montano. Presente è infine un saggio di edizione dei capitoli 1-10 e 124 dell’edizione Olivieri, il testo proposto presenta significative differenze rispetto a quello edito nel CMG.
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Scopo di questo lavoro è quello di analizzare le componenti tattiche, strategiche e sociali della guerriglia antiromana in Britannia e in Giudea, in un periodo che va dal I secolo a. C. al III secolo d. C., con l'obiettivo di mettere in luce la differente efficacia delle tattiche non ortodosse rispetto a quelle convenzionali; e di analizzare le risposte teoriche ed empiriche concepite dai Romani per affrontare questa forma di lotta. La tesi è stata articolata nel modo seguente: una prima parte analizza gli aspetti tattici, strategici e sociali della guerriglia e della controguerriglia, anche attraverso il metodo comparativo, mettendo cioè a confronto alcuni dei principali testi sulla guerra non convenzionale redatti in epoche e contesti diversi, dai quali si è cercato di delle costanti potenzialmente applicabili a qualsiasi periodo storico e a qualsiasi area geografica. Nella seconda parte si cerca di applicare tali costanti alla realtà storico – sociale dell'impero romano. Particolare attenzione è stata riservata al rapporto tra la mentalità romana, basata sul concetto di bellum iustum, e le tattiche non ortodosse. La terza e la quarta parte analizzano la resistenza antiromana in Britannia e in Giudea, mettendone in luce tutti gli aspetti, in particolare quelli legati alla guerriglia rurale, a quella urbana, al terrorismo, all'evoluzione della guerriglia da guerra per bande a guerra convenzionale e alla controguerriglia. La scelta di queste due province non è casuale. In province così lontane e diverse tra loro, Roma inviò spesso gli stessi generali esperti di controguerriglia. Questo particolare permette di notare la presenza, a Roma, di una grand strategy che, consapevole del fenomeno della guerriglia, ne affidò la repressione agli stessi generali, specialisti della controguerriglia, non esitando a spostarli, in caso di necessità, da un capo all'altro dell'impero.
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La Piana di foce del Garigliano (al confine tra Lazio e Campania) è caratterizzata, fino ad epoche recenti, dalla presenza di aree palustri e umide. Lo studio in corso cerca di ricostruire l’evoluzione dell’ambiente costiero mettendolo in relazione alla presenza dell’uomo, alla gestione del territorio, alle vicende storiche e alle variazioni climatiche utilizzando molteplici metodologie tipiche della geoarcheologia. Si tratta di un approccio multidisciplinare che cerca di mettere insieme analisi tipiche dell’archeologia, della topografia antica, della geomorfologia, della geologia e della paleobotanica. Fino all’età del Ferro l’unica traccia di popolamento viene da Monte d’Argento, uno sperone roccioso isolato lungo la costa, posto al limite occidentale di un ambiente sottostante che sembra una palude chiusa e isolata da apporti sedimentari esterni. Con il passaggio all’età del ferro si verifica un mutamento ambientale con la fine della grande palude e la formazione di una piccola laguna parzialmente comunicante con il mare. L’arrivo dei romani alla fine del III secolo a.C. segna la scomparsa dei grandi centri degli Aurunci e la deduzione di tre colonie (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno). Le attività di sistemazione territoriale non riguardarono però le aree umide costiere, che non vennero bonificate o utilizzate per scopi agricoli, ma mantennero la loro natura di piccoli laghi costieri. Quest’epoca è dunque caratterizzata da una diffusione capillare di insediamenti, basati su piccole fattorie o installazioni legate allo sfruttamento agricolo. Poche sono le aree archeologiche che hanno restituito materiali successivi al II-III secolo d.C. La città resta comunque abitata fino al VI-VII secolo, quando l’instabilità politica e l’impaludamento dovettero rendere la zona non troppo sicura favorendo uno spostamento verso le zone collinari. Un insediamento medievale è attestato solo a Monte d’Argento e una frequentazione saracena dell’inizio del IX secolo è riportata dalle fonti letterarie, ma non vi è ancora nessuna documentazione archeologica.
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Il percorso sui Frammenti di Erodoto è cronologico. L'introduzione presenta criteri di lavoro, un esempio di studio sul Proemio delle Storie e la struttura generale. Per ogni momento è preso in considerazione un fenomeno particolare con un esempio. Il primo caso è contemporaneo ad Erodoto. Si tratta di un test che riguarda la criticità di alcuni concetti chiave tradizionali: intertestualità e riferimenti letterali. Il secondo capitolo è uno studio sulla storiografica di IV secolo a.C., periodo di fioritura e determinazione delle norme del genere. Qui si mettono in luce la criticità dei frammenti multipli aprendo in questo modo ampie possibilità di ricerca. Il capitolo successivo, sulla tradizione papiracea mostra il passaggio storico tra la tradizione indiretta a la tradizione manoscritta e permette uno sguardo all'epoca alessandrina. Include un catalogo ed alcuni aggiornamenti. Il capitolo quinto pone invece problemi tradizionali di trasmissione delle tradizioni storiche affrontando lo studio di FGrHist 104, testo che permette di osservare passaggi della storiografia di quinto e quarto secolo avanti Cristo. I due capitoli sulle immagini e sul Rinascimento, paralleli per quanto riguarda i riferimenti cronologici, offrono un ponte per passare dal discorso storiografico a quello in cui la consapevolezza di Erodoto è già maturata come parte della ”cultura”. Alto Medioevo, Umanesimo e Rinascimento offrono spazio a storie delle Storie che iniziano ad essere quasi di ricezione di Erodoto. Questo tema è l'oggetto dei due capitoli finali, studi legati alla presenza o assenza di Erodoto in discipline e pensieri moderni e contemporanei: il pensiero di genere e l’analisi conversazionale. Le appendici completano soprattutto il capitolo su Aristodemo con uno studio sul codice che lo trasmette, il papiro P.Oxy 2469 e il testo stesso, con traduzione e commento storico. Il lavoro si completa con una premessa, una bibliografia strutturata e indici di persone e passi citati.
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El artículo pretende mostrar a partir del ejemplo del descubrimiento del Teorema de Pitágoras, cómo las ideas sociales de una época determinada, para nuestro caso las de la sociedad griega del siglo V a.C., intervienen en el proceso de formación científica ya sea para facilitar o bloquear su desarrollo. El caso de las matemáticas pitagóricas es significativo al respecto; su análisis no deja de ser un punto paradigmático en la historia de las ciencias desde el punto de vista de la sociología.
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Teseo aparece en tres tragedias como el importante rey de Atenas, que viene a socorrer, figura bien consolidada miticamente desde el siglo VI A.C. En Heracles de Euripídes y en Edipo en Colono de Sófocles, él aparece en la escena para socorrer dos grandes héroes, Heracles y Edipo, y en las condiciones penosas en las cuales estos encuentros ocurren, sobresale una profunda identificación entre los dos héroes - Teseo y Heracles, en una tragedia, y Teseo y Edipo en la otra - identificación en la grandeza humana y en el sufrimiento. Sin embargo este trabajo trata de la tercera tragedia, Las Suplicantes de Eurípides, en la cual Teseo es llamado a socorrer a Adrasto. Pero aquí nada aproxima a los dos, no hay ninguna afinidad. Adrasto es representado como una persona común, desprovisto de su honra del pasado y que sucumbe a la desgracia, puesto que ésta es atribuida a su insensatez.
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Las Sibilas de San Telmo son doce telas ubicadas en la sacristía de la Iglesia de San Telmo (Buenos Aires, Argentina) que representan a las sibilas Cumea, Helespóntica, Líbica, Cumana, Pérsica, Tiburtina, Frigia, Délfica, Rodia, Eritrea, Sambetea y Samia. Son telas anónimas del siglo XVIII, cuyo origen es desconocido y discutido: pueden ser españolas o cuzqueñas. Cada cuadro consta de tres partes: 1. la imagen de la sibila de frente ricamente vestida; 2. un medallón o tondo, ornado de flores con una escena de la vida de Cristo; 3. en la parte inferior una guarda con el texto bíblico y profético correspondiente al medallón redactado en español. El objetivo de esta comunicación es: a) ubicar esta serie en la tradición sibilina, que en las Divinae Institutiones de Lactancio cristianiza el canon varroniano del siglo I a.C., añadiendo en el s. XVI dos sibilas a las diez de Varrón para emparejar con los doce profetas del Antiguo Testamento; b) establecer los modelos literarios y pictóricos (grabados, tapices o series pictóricas) que pueden haber inspirado la realización de estas telas y su tratamiento en las series sibilinas de México, Bolivia, Brasil y Argentina
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Teseo aparece en tres tragedias como el importante rey de Atenas, que viene a socorrer, figura bien consolidada miticamente desde el siglo VI A.C. En Heracles de Euripídes y en Edipo en Colono de Sófocles, él aparece en la escena para socorrer dos grandes héroes, Heracles y Edipo, y en las condiciones penosas en las cuales estos encuentros ocurren, sobresale una profunda identificación entre los dos héroes - Teseo y Heracles, en una tragedia, y Teseo y Edipo en la otra - identificación en la grandeza humana y en el sufrimiento. Sin embargo este trabajo trata de la tercera tragedia, Las Suplicantes de Eurípides, en la cual Teseo es llamado a socorrer a Adrasto. Pero aquí nada aproxima a los dos, no hay ninguna afinidad. Adrasto es representado como una persona común, desprovisto de su honra del pasado y que sucumbe a la desgracia, puesto que ésta es atribuida a su insensatez.
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Las Sibilas de San Telmo son doce telas ubicadas en la sacristía de la Iglesia de San Telmo (Buenos Aires, Argentina) que representan a las sibilas Cumea, Helespóntica, Líbica, Cumana, Pérsica, Tiburtina, Frigia, Délfica, Rodia, Eritrea, Sambetea y Samia. Son telas anónimas del siglo XVIII, cuyo origen es desconocido y discutido: pueden ser españolas o cuzqueñas. Cada cuadro consta de tres partes: 1. la imagen de la sibila de frente ricamente vestida; 2. un medallón o tondo, ornado de flores con una escena de la vida de Cristo; 3. en la parte inferior una guarda con el texto bíblico y profético correspondiente al medallón redactado en español. El objetivo de esta comunicación es: a) ubicar esta serie en la tradición sibilina, que en las Divinae Institutiones de Lactancio cristianiza el canon varroniano del siglo I a.C., añadiendo en el s. XVI dos sibilas a las diez de Varrón para emparejar con los doce profetas del Antiguo Testamento; b) establecer los modelos literarios y pictóricos (grabados, tapices o series pictóricas) que pueden haber inspirado la realización de estas telas y su tratamiento en las series sibilinas de México, Bolivia, Brasil y Argentina
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Teseo aparece en tres tragedias como el importante rey de Atenas, que viene a socorrer, figura bien consolidada miticamente desde el siglo VI A.C. En Heracles de Euripídes y en Edipo en Colono de Sófocles, él aparece en la escena para socorrer dos grandes héroes, Heracles y Edipo, y en las condiciones penosas en las cuales estos encuentros ocurren, sobresale una profunda identificación entre los dos héroes - Teseo y Heracles, en una tragedia, y Teseo y Edipo en la otra - identificación en la grandeza humana y en el sufrimiento. Sin embargo este trabajo trata de la tercera tragedia, Las Suplicantes de Eurípides, en la cual Teseo es llamado a socorrer a Adrasto. Pero aquí nada aproxima a los dos, no hay ninguna afinidad. Adrasto es representado como una persona común, desprovisto de su honra del pasado y que sucumbe a la desgracia, puesto que ésta es atribuida a su insensatez.
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Las Sibilas de San Telmo son doce telas ubicadas en la sacristía de la Iglesia de San Telmo (Buenos Aires, Argentina) que representan a las sibilas Cumea, Helespóntica, Líbica, Cumana, Pérsica, Tiburtina, Frigia, Délfica, Rodia, Eritrea, Sambetea y Samia. Son telas anónimas del siglo XVIII, cuyo origen es desconocido y discutido: pueden ser españolas o cuzqueñas. Cada cuadro consta de tres partes: 1. la imagen de la sibila de frente ricamente vestida; 2. un medallón o tondo, ornado de flores con una escena de la vida de Cristo; 3. en la parte inferior una guarda con el texto bíblico y profético correspondiente al medallón redactado en español. El objetivo de esta comunicación es: a) ubicar esta serie en la tradición sibilina, que en las Divinae Institutiones de Lactancio cristianiza el canon varroniano del siglo I a.C., añadiendo en el s. XVI dos sibilas a las diez de Varrón para emparejar con los doce profetas del Antiguo Testamento; b) establecer los modelos literarios y pictóricos (grabados, tapices o series pictóricas) que pueden haber inspirado la realización de estas telas y su tratamiento en las series sibilinas de México, Bolivia, Brasil y Argentina
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Há no Evangelho de Mateus material suficiente para se chegar ao discipulado de iguais porque seu conteúdo reflete uma prática igualitária de Jesus em relação às mulheres. Nesta tese tal prática pode ser verificada através da investigação de duas perícopes nas quais Jesus advoga a causa das mulheres discutindo o direito masculino do divórcio e o adultério: 19,1-12 e 5,27-32. No debate sobre a justa causa para se despedir a mulher, Jesus declara que a volta à criação original não mais concede tal prerrogativa aos homens. Essa discussão ocorre em terreno legal e isso se evidencia pelo termo aitia, cujo significado demonstra que na demanda do divórcio a lei concede ao homem o benefício de encontrar um motivo para acusação. Jesus, por sua vez, declara que pela sua lei todo motivo e acusação contra a mulher se transforma em motivo e acusação contra o próprio homem diante de Deus. O silêncio dos fariseus comprova que os argumentos de Jesus são irrefutáveis, mas o protesto dos seus discípulos revela que não lhes agrada a igualdade social entre os sexos. A resposta final e definitiva de Jesus encontra-se em Mt 19,10 onde pelo uso da metáfora eunuco ele encerra o debate dizendo que somente podem aceitar a sua causa os que abraçarem a causa do Reino dos Céus. Os temas divórcio e adultério permitem estender a discussão para o matrimônio que é a relação social e legal que fundamenta tais práticas, e buscar na Antigüidade as leis e costumes que regiam a vida sexual das mulheres naquele tempo, considerando os ambientes mais relevantes em relação ao mundo bíblico: o mundo greco-romano e o oriente próximo no período entre os séculos IV a.C. e IV d.C. para que, através da pesquisa sobre matrimônio, divórcio, adultério, dote, repúdio e outras sanções relativas à vida sexual das mulheres, se possa chegar aos mecanismos culturais da educação capazes de levar as mulheres à cumplicidade ou à resistência aos seus papéis sociais. Essa pesquisa se encerra com uma apreciação da história da renúncia sexual nos contextos judaico e cristão para projetar o ambiente e o horizonte sócio-religioso que foram palcos da recepção e transmissão de Mt 5,27-32 e Mt 19,1-12, de modo a demonstrar que os argumentos misóginos que se tornaram inerentes à interpretação desses textos são o resultado de uma mentalidade sexista que não corresponde à crítica literária do evangelho.(AU)
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Há no Evangelho de Mateus material suficiente para se chegar ao discipulado de iguais porque seu conteúdo reflete uma prática igualitária de Jesus em relação às mulheres. Nesta tese tal prática pode ser verificada através da investigação de duas perícopes nas quais Jesus advoga a causa das mulheres discutindo o direito masculino do divórcio e o adultério: 19,1-12 e 5,27-32. No debate sobre a justa causa para se despedir a mulher, Jesus declara que a volta à criação original não mais concede tal prerrogativa aos homens. Essa discussão ocorre em terreno legal e isso se evidencia pelo termo aitia, cujo significado demonstra que na demanda do divórcio a lei concede ao homem o benefício de encontrar um motivo para acusação. Jesus, por sua vez, declara que pela sua lei todo motivo e acusação contra a mulher se transforma em motivo e acusação contra o próprio homem diante de Deus. O silêncio dos fariseus comprova que os argumentos de Jesus são irrefutáveis, mas o protesto dos seus discípulos revela que não lhes agrada a igualdade social entre os sexos. A resposta final e definitiva de Jesus encontra-se em Mt 19,10 onde pelo uso da metáfora eunuco ele encerra o debate dizendo que somente podem aceitar a sua causa os que abraçarem a causa do Reino dos Céus. Os temas divórcio e adultério permitem estender a discussão para o matrimônio que é a relação social e legal que fundamenta tais práticas, e buscar na Antigüidade as leis e costumes que regiam a vida sexual das mulheres naquele tempo, considerando os ambientes mais relevantes em relação ao mundo bíblico: o mundo greco-romano e o oriente próximo no período entre os séculos IV a.C. e IV d.C. para que, através da pesquisa sobre matrimônio, divórcio, adultério, dote, repúdio e outras sanções relativas à vida sexual das mulheres, se possa chegar aos mecanismos culturais da educação capazes de levar as mulheres à cumplicidade ou à resistência aos seus papéis sociais. Essa pesquisa se encerra com uma apreciação da história da renúncia sexual nos contextos judaico e cristão para projetar o ambiente e o horizonte sócio-religioso que foram palcos da recepção e transmissão de Mt 5,27-32 e Mt 19,1-12, de modo a demonstrar que os argumentos misóginos que se tornaram inerentes à interpretação desses textos são o resultado de uma mentalidade sexista que não corresponde à crítica literária do evangelho.(AU)
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Com o desenvolvimento deste projeto de pesquisa Religião profética e crise política: estudo da sociedade norte-israelita à luz de Oséias 9,1-9 queremos identificar que momento de crise foi essa pelo qual passou a sociedade norte-israelita no século VIII a.C., e qual seria o background oseânico que teria funcionado como um verdadeiro leitmotiv em sua vida profética. Ao invés de partirmos de uma regressão, i.é., de um estudo dedutivo (método descendente), devido à falta de material e também pela complexidade do trabalho, farei o inverso, partirei da teoria que hoje é plenamente aceita no meio acadêmico. Fundado numa metodologia que privilegia os resultados obtidos a partir dos mais rigorosos dados historiográficos métodos históricos críticos e pesquisas arqueológicas este projeto de pesquisa utilizará o método indutivo, i.é., partiremos de um processo ascendente. O desafio está em delinear a trajetória autonômica da monarquia norte-israelita, procurando estabelecer quais foram os momentos mais marcantes desta caminhada histórica, suscetíveis de forjar a manifestação de profetas como Amós, Oséias, Miquéias e tantos outros. Como objeto principal de nossa pesquisa, o foco estará sobre o profeta Oséias que soube como nenhum outro antes dele, fazer uma síntese entre religião e vida, i.é., soube desenvolver critérios éticos que serviram como parâmetro avaliativo de pureza da religião javista
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Com o desenvolvimento deste projeto de pesquisa Religião profética e crise política: estudo da sociedade norte-israelita à luz de Oséias 9,1-9 queremos identificar que momento de crise foi essa pelo qual passou a sociedade norte-israelita no século VIII a.C., e qual seria o background oseânico que teria funcionado como um verdadeiro leitmotiv em sua vida profética. Ao invés de partirmos de uma regressão, i.é., de um estudo dedutivo (método descendente), devido à falta de material e também pela complexidade do trabalho, farei o inverso, partirei da teoria que hoje é plenamente aceita no meio acadêmico. Fundado numa metodologia que privilegia os resultados obtidos a partir dos mais rigorosos dados historiográficos métodos históricos críticos e pesquisas arqueológicas este projeto de pesquisa utilizará o método indutivo, i.é., partiremos de um processo ascendente. O desafio está em delinear a trajetória autonômica da monarquia norte-israelita, procurando estabelecer quais foram os momentos mais marcantes desta caminhada histórica, suscetíveis de forjar a manifestação de profetas como Amós, Oséias, Miquéias e tantos outros. Como objeto principal de nossa pesquisa, o foco estará sobre o profeta Oséias que soube como nenhum outro antes dele, fazer uma síntese entre religião e vida, i.é., soube desenvolver critérios éticos que serviram como parâmetro avaliativo de pureza da religião javista