984 resultados para Equity (Roman law)


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The mediaeval interpreters of Roman law have worked out the dolus re ipsa-concept to explain the mysterious laesio enormis (C. 4.44.2 [a. 285]). The inequality in exchange has been supposed then to be a result of malicious undertaking, for which paradoxically, no one was personally liable (Ulp. 45 ad Sab. D. 45.1.36). In course of time, the incorporation of laesio enormis into the scheme of dolus turned into a presumption of a malicious act on the part of the enriched party, even though, the laesio enormis is free from subjective criteria. It is astonishing how little the dolus re ipsa is discussed, although the modern paradigm for correcting inequality in exchange is based on same assumptions. This ‘Wiederkehr der Rechtsfigur’ certainly deserves more attention.

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Este trabajo de investigación tiene por título, "La aplicación de los principios de Celeridad y Debido Proceso en los Procesos de Cobro Coactivo en Colombia; un análisis desde su naturaleza y la normatividad vigente, a partir del año 2006 y hasta la actualidad". El problema jurídico que evidenciamos y que motiva la presente investigación es el siguiente: ¿La forma en la que ha sido interpretado el Cobro Coactivo desde su naturaleza jurídica, en el ordenamiento jurídico Colombiano ha influido negativamente en la aplicabilidad de los principios de celeridad y debido proceso, en los procesos de Cobro Coactivo? El presente trabajo tiene como objetivo general efectuar un análisis sobre la forma en la que se armonizan los principios de celeridad y debido proceso en el Cobro Coactivo como potestad excepcional en cabeza de la administración pública, bajo el sistema normativo dispuesto en el Código de Procedimiento Civil, la Ley 1066 de 2006 y el Estatuto Tributario.

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La presente tesis doctoral tiene por objetivo analizar la obra y el pensamiento de Alfonso Garcia Valdecasas y Garcia Valdecasas. El estudio se encuadra en el área del derecho romano puesto que él comenzó su carrera como iusromanista, doctorándose en Bolonia como colegial del Real Colegio de España con una tesis dirigida por Emilio Costa. Aquel trabajo recibió el premio Vittorio Emanuele Secondo y, tal y como se demostrará, fue el primer trabajo estrictamente científico de la romanística hispana moderna. Otras publicaciones del autor que se incluyen en el presente trabajo permitirán trazar las líneas del pensamiento jurídico, filosófico y –en parte- político de Alfonso Garcia Valdecasas y Garcia Valdecasas.

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Il presente lavoro verte sul ruolo svolto dal diritto romano e – più in generale – dalla “tradizione romanistica” all'interno del sistema giuridico nazionale posteriore alla codificazione civile del 1865. L'attenzione è rivolta principalmente all'art. 3 delle Disposizioni preliminari del Codice del 1865 con il suo riferimento ai 'principi generali del diritto' e, dunque, all'analogia iuris. La prima parte dello studio si concentra sull'analisi di alcune voci della scienza giuridica italiana tra Otto e Novecento, nei loro diversi approcci – laddove riscontrabili – rispetto allo studio e al recupero (in chiave moderna) del diritto romano. La seconda parte è invece dedicata all'esame della prassi giudiziaria e, più specificamente, delle Corti di Cassazione. In questa fase si persegue un duplice obiettivo: da un lato, verificare se, ed eventualmente in che misura, il diritto romano possa ancora svolgere un ruolo nella (moderna) giurisprudenza di legittimità; dall'altro, valutare la concreta possibilità, prospettata da una parte della scienza giuridica, di ricorrere in Cassazione per impugnare una sentenza asseritamente contraria ai principi generali del diritto sanciti dall'art. 3 co. 2 delle Preleggi. L'analisi prende dunque le mosse dal contenuto delle singole decisioni della Cassazione, per poi passare all'esegesi dei frammenti di volta in volta richiamati; infine, si concluderà con un'operazione di sintesi volta a valutare, per ciascun caso, la coerenza (giuridica) del ragionamento analogico.

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La ricerca si prefigge di indagare sulla donna che commette reato nel corso dell’intera esperienza giuridica romana. Attraverso l’analisi delle fonti, con speciale riferimento a quelle letterarie, vengono analizzati i singoli illeciti in cui la donna stessa poteva assumere la qualifica di soggetto attivo, che danno luogo a un nutrito catalogo di fattispecie attinenti alla sfera sessuale, per quanto non manchino casi di maiestas e, più in generale, di cospirazione contro il principe. Nella presente ricerca si tenta dunque di investigare, proprio a partire dalla peculiare condizione riconosciuta alla donna all’interno della società romana, la sua dimensione ‘pubblica’, che sarebbe stata lesa con la commissione dell’illecito giacché la rea, in questo modo, avrebbe sovente compromesso un valore superindividuale, ossia la pudicitia. È proprio la lesione di siffatto principio, tale da assumere un ruolo centrale nel quadro dell’etica sessuale degli antichi romani, a giustificare la repressione degli illeciti femminili nella forma del crimen: non deve dunque meravigliare che la mulier, venuta meno all’onore familiare, sia sanzionata pubblicamente, potendosi intendere i reati dalla stessa commessi alla stregua di ‘attentati alla res publica’.

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"Table of cases reported in the 67 volumes ... which have been affirmed, reversed, approved, overruled, &c.": v. 67, p. [603]-657.