815 resultados para Decoration and ornament, Architectural
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Pós-graduação em Economia - FCLAR
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During a long time, origami was associated with decoration and craft production of ornaments and figures. However, in the end of 20th century, it began to be studied by mathematicians who were looking for interrelationships between this art and science. Through disciplines like geometry, trigonometry, calculation and linear algebra, they generated a set of axioms and theorems that became possible specific conversion of origami in computational geometry and the development of several softwares. Thus, origami began to be applied in engineering and design studies of innovative product and the term “origamics” was created to demonstrate its interdisciplinary nature. In this article will be presented some works exploring the constructive principles of origami to contribute with the diffusion of origamics. In this way more professionals will be able to understand the scientific and technological potential of this art.
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The aim of this article is to examine unbuilt residential projects designed by Vilanova Artigas. The formal and spatial conception of these projects is investigated through physical models. The object of this research project consists of the unbuilt residential projects designed by Vilanova Artigas in Sao Paulo that are available in FAUUSP's digital Library. The results indicate that physical models contribute to a better interpretation of unbuilt architectural design, both from the conceptual and aesthetic and from the functional and technical point of view. The original contribution lies in the object, i.e. the unbuilt projects, in the method, using physical models for analysis, and in the objective, viz. to establish a relationship between Artigas' built works and his unbuilt residential projects in order to better understand the design's spatial conception and its architectural approach.
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INVESTIGATING THE PRESENCE OF THE HISTORY OF SCIENCE IN UNIVERSITY GENERAL CHEMISTRY TEXTBOOKS. This paper aims at analyzing the history of science content of three general chemistry textbooks used in Brazilian universities: the translations of Kotz and Treichel's Chemistry & Chemical Reactivity, Atkins and Jones's Chemical Principles, and Garritz and Chamizo's Quimica. Results revealed different trends for the inclusion of history of science in chemistry teaching. Katz & Treichel and Atkins & Jones used history mainly as curiosity and ornament. Garritz & Chamizo adopted the historical approach as one of the organizing axis of their textbook. Nevertheless, the historical content of the three textbooks may be criticized from current historiographical standpoint.
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This paper aims at analyzing the history of science content of three general chemistry textbooks used in Brazilian universities: the translations of Kotz and Treichel's Chemistry & Chemical Reactivity, Atkins and Jones's Chemical Principles, and Garritz and Chamizo's Química. Results revealed different trends for the inclusion of history of science in chemistry teaching. Kotz & Treichel and Atkins & Jones used history mainly as curiosity and ornament. Garritz & Chamizo adopted the historical approach as one of the organizing axis of their textbook. Nevertheless, the historical content of the three textbooks may be criticized from current historiographical standpoint.
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Descrizione, tema e obiettivi della ricerca La ricerca si propone lo studio delle possibili influenze che la teoria di Aldo Rossi ha avuto sulla pratica progettuale nella Penisola Iberica, intende quindi affrontare i caratteri fondamentali della teoria che sta alla base di un metodo progettuale ed in particolar modo porre l'attenzione alle nuove costruzioni quando queste si confrontano con le città storiche. Ha come oggetto principale lo studio dei documenti, saggi e scritti riguardanti il tema della costruzione all'interno delle città storiche. Dallo studio di testi selezionati di Aldo Rossi sulla città si vuole concentrare l'attenzione sull'influenza che tale teoria ha avuto nei progetti della Penisola Iberica, studiare come è stata recepita e trasmessa successivamente, attraverso gli scritti di autori spagnoli e come ha visto un suo concretizzarsi poi nei progetti di nuove costruzioni all'interno delle città storiche. Si intende restringere il campo su un periodo ed un luogo precisi, Spagna e Portogallo a partire dagli anni Settanta, tramite la lettura di un importante evento che ha ufficializzato il contatto dell'architetto italiano con la Penisola Iberica, quale il Seminario di Santiago de Compostela tenutosi nel 1976. Al Seminario parteciparono numerosi architetti che si confrontarono su di un progetto per la città di Santiago e furono invitati personaggi di fama internazionale a tenere lezioni introduttive sul tema di dibattito in merito al progetto e alla città storica. Il Seminario di Santiago si colloca in un periodo storico cruciale per la Penisola Iberica, nel 1974 cade il regime salazarista in Portogallo e nel 1975 cade il regime franchista in Spagna ed è quindi di rilevante importanza capire il legame tra l'architettura e la nuova situazione politica. Dallo studio degli interventi, dei progetti che furono prodotti durante il Seminario, della relazione tra questo evento ed il periodo storico in cui esso va contestualizzato, si intende giungere alla individuazione delle tracce della reale presenza di tale eredità. Presupposti metodologici. Percorso e strumenti di ricerca La ricerca può quindi essere articolata in distinte fasi corrispondenti per lo più ai capitoli in cui si articola la tesi: una prima fase con carattere prevalentemente storica, di ricerca del materiale per poter definire il contesto in cui si sviluppano poi le vicende oggetto della tesi; una seconda fase di impronta teorica, ossia di ricerca bibliografica del materiale e delle testimonianze che provvedono alla definizione della reale presenza di effetti scaturiti dai contatti tra Rossi e la Penisola Iberica, per andare a costruire una eredità ; una terza fase che entra nel merito della composizione attraverso lo studio e la verifica delle prime due parti, tramite l'analisi grafica applicata ad uno specifico esempio architettonico selezionato; una quarta fase dove il punto di vista viene ribaltato e si indaga l'influenza dei luoghi visitati e dei contatti intrattenuti con alcuni personaggi della Penisola Iberica sull'architettura di Rossi, ricercandone i riferimenti. La ricerca è stata condotta attraverso lo studio di alcuni eventi selezionati nel corso degli anni che si sono mostrati significativi per l'indagine, per la risonanza che hanno avuto sulla storia dell'architettura della Penisola. A questo scopo si sono utilizzati principalmente tre strumenti: lo studio dei documenti, le pubblicazioni e le riviste prodotte in Spagna, gli scritti di Aldo Rossi in merito, e la testimonianza diretta attraverso interviste di personaggi chiave. La ricerca ha prodotto un testo suddiviso per capitoli che rispetta l'organizzazione in fasi di lavoro. A seguito di determinate condizioni storiche e politiche, studiate nella ricerca a supporto della tesi espressa, nella Penisola Iberica si è verificato il diffondersi della necessità e del desiderio di guardare e prendere a riferimento l'architettura europea e in particolar modo quella italiana. Il periodo sul quale viene focalizzata l'attenzione ha inizio negli anni Sessanta, gli ultimi prima della caduta delle dittature, scenario dei primi viaggi di Aldo Rossi nella Penisola Iberica. Questi primi contatti pongono le basi per intense e significative relazioni future. Attraverso l'approfondimento e la studio dei materiali relativi all'oggetto della tesi, si è cercato di mettere in luce il contesto culturale, l'attenzione e l'interesse per l'apertura di un dibattito intorno all'architettura, non solo a livello nazionale, ma europeo. Ciò ha evidenziato il desiderio di innescare un meccanismo di discussione e scambio di idee, facendo leva sull'importanza dello sviluppo e ricerca di una base teorica comune che rende coerente i lavori prodotti nel panorama architettonico iberico, seppur ottenendo risultati che si differenziano gli uni dagli altri. E' emerso un forte interesse per il discorso teorico sull'architettura, trasmissibile e comunicabile, che diventa punto di partenza per un metodo progettuale. Ciò ha reso palese una condivisione di intenti e l'assunzione della teoria di Aldo Rossi, acquisita, diffusa e discussa, attraverso la pubblicazione dei suoi saggi, la conoscenza diretta con l'architetto e la sua architettura, conferenze, seminari, come base teorica su cui fondare il proprio sapere architettonico ed il processo metodologico progettuale da applicare di volta in volta negli interventi concreti. Si è giunti così alla definizione di determinati eventi che hanno permesso di entrare nel profondo della questione e di sondare la relazione tra Rossi e la Penisola Iberica, il materiale fornito dallo studio di tali episodi, quali il I SIAC, la diffusione della rivista "2C. Construccion de la Ciudad", la Coleccion Arquitectura y Critica di Gustavo Gili, hanno poi dato impulso per il reperimento di una rete di ulteriori riferimenti. E' stato possibile quindi individuare un gruppo di architetti spagnoli, che si identificano come allievi del maestro Rossi, impegnato per altro in quegli anni nella formazione di una Scuola e di un insegnamento, che non viene recepito tanto nelle forme, piuttosto nei contenuti. I punti su cui si fondano le connessioni tra l'analisi urbana e il progetto architettonico si centrano attorno due temi di base che riprendono la teoria esposta da Rossi nel saggio L'architettura della città : - relazione tra l'area-studio e la città nella sua globalità, - relazione tra la tipologia edificatoria e gli aspetti morfologici. La ricerca presentata ha visto nelle sue successive fasi di approfondimento, come si è detto, lo sviluppo parallelo di più tematiche. Nell'affrontare ciascuna fase è stato necessario, di volta in volta, operare una verifica delle tappe percorse precedentemente, per mantenere costante il filo del discorso col lavoro svolto e ritrovare, durante lo svolgimento stesso della ricerca, gli elementi di connessione tra i diversi episodi analizzati. Tale operazione ha messo in luce talvolta nodi della ricerca rimasti in sospeso che richiedevano un ulteriore approfondimento o talvolta solo una rivisitazione per renderne possibile un più proficuo collegamento con la rete di informazioni accumulate. La ricerca ha percorso strade diverse che corrono parallele, per quanto riguarda il periodo preso in analisi: - i testi sulla storia dell'architettura spagnola e la situazione contestuale agli anni Settanta - il materiale riguardante il I SIAC - le interviste ai partecipanti al I SIAC - le traduzioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica - la rivista "2C. Construccion de la Ciudad" Esse hanno portato alla luce una notevole quantità di tematiche, attraverso le quali, queste strade vengono ad intrecciarsi e a coincidere, verificando l'una la veridicità dell'altra e rafforzandone il valore delle affermazioni. Esposizione sintetica dei principali contenuti esposti dalla ricerca Andiamo ora a vedere brevemente i contenuti dei singoli capitoli. Nel primo capitolo Anni Settanta. Periodo di transizione per la Penisola Iberica si è cercato di dare un contesto storico agli eventi studiati successivamente, andando ad evidenziare gli elementi chiave che permettono di rintracciare la presenza della predisposizione ad un cambiamento culturale. La fase di passaggio da una condizione di chiusura rispetto alle contaminazioni provenienti dall'esterno, che caratterizza Spagna e Portogallo negli anni Sessanta, lascia il posto ad un graduale abbandono della situazione di isolamento venutasi a creare intorno al Paese a causa del regime dittatoriale, fino a giungere all'apertura e all'interesse nei confronti degli apporti culturali esterni. E' in questo contesto che si gettano le basi per la realizzazione del I Seminario Internazionale di Architettura Contemporanea a Santiago de Compostela, del 1976, diretto da Aldo Rossi e organizzato da César Portela e Salvador Tarragó, di cui tratta il capitolo secondo. Questo è uno degli eventi rintracciati nella storia delle relazioni tra Rossi e la Penisola Iberica, attraverso il quale è stato possibile constatare la presenza di uno scambio culturale e l'importazione in Spagna delle teorie di Aldo Rossi. Organizzato all'indomani della caduta del franchismo, ne conserva una reminescenza formale. Il capitolo è organizzato in tre parti, la prima si occupa della ricostruzione dei momenti salienti del Seminario Proyecto y ciudad historica, dagli interventi di architetti di fama internazionale, quali lo stesso Aldo Rossi, Carlo Aymonino, James Stirling, Oswald Mathias Ungers e molti altri, che si confrontano sul tema delle città storiche, alle giornate seminariali dedicate all’elaborazione di un progetto per cinque aree individuate all’interno di Santiago de Compostela e quindi dell’applicazione alla pratica progettuale dell’inscindibile base teorica esposta. Segue la seconda parte dello stesso capitolo riguardante La selezione di interviste ai partecipanti al Seminario. Esso contiene la raccolta dei colloqui avuti con alcuni dei personaggi che presero parte al Seminario e attraverso le loro parole si è cercato di approfondire la materia, in particolar modo andando ad evidenziare l’ambiente culturale in cui nacque l’idea del Seminario, il ruolo avuto nella diffusione della teoria di Aldo Rossi in Spagna e la ripercussione che ebbe nella pratica costruttiva. Le diverse interviste, seppur rivolte a persone che oggi vivono in contesti distanti e che in seguito a questa esperienza collettiva hanno intrapreso strade diverse, hanno fatto emergere aspetti comuni, tale unanimità ha dato ancor più importanza al valore di testimonianza offerta. L’elemento che risulta più evidente è il lascito teorico, di molto prevalente rispetto a quello progettuale che si è andato mescolando di volta in volta con la tradizione e l’esperienza dei cosiddetti allievi di Aldo Rossi. Negli stessi anni comincia a farsi strada l’importanza del confronto e del dibattito circa i temi architettonici e nel capitolo La fortuna critica della teoria di Aldo Rossi nella Penisola Iberica è stato affrontato proprio questo rinnovato interesse per la teoria che in quegli anni si stava diffondendo. Si è portato avanti lo studio delle pubblicazioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, pubblica e traduce in lingua spagnola i più importanti saggi di architettura, tra i quali La arquitectura de la ciudad di Aldo Rossi, nel 1971, e Comlejidad y contradiccion en arquitectura di Robert Venturi nel 1972. Entrambi fondamentali per il modo di affrontare determinate tematiche di cui sempre più in quegli anni si stava interessando la cultura architettonica iberica, diventando così ¬ testi di riferimento anche nelle scuole. Le tracce dell’influenza di Rossi sulla Penisola Iberica si sono poi ricercate nella rivista “2C. Construccion de la Ciudad” individuata come strumento di espressione di una teoria condivisa. Con la nascita nel 1972 a Barcellona di questa rivista viene portato avanti l’impegno di promuovere la Tendenza, facendo riferimento all’opera e alle idee di Rossi ed altri architetti europei, mirando inoltre al recupero di un ruolo privilegiato dell’architettura catalana. A questo proposito sono emersi due fondamentali aspetti che hanno legittimato l’indagine e lo studio di questa fonte: - la diffusione della cultura architettonica, il controllo ideologico e di informazione operato dal lavoro compiuto dalla rivista; - la documentazione circa i criteri di scelta della redazione a proposito del materiale pubblicato. E’ infatti attraverso le pubblicazioni di “2C. Construccion de la Ciudad” che è stato possibile il ritrovamento delle notizie sulla mostra Arquitectura y razionalismo. Aldo Rossi + 21 arquitectos españoles, che accomuna in un’unica esposizione le opere del maestro e di ventuno giovani allievi che hanno recepito e condiviso la teoria espressa ne “L’architettura della città”. Tale mostra viene poi riproposta nella Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale di Milano, la quale dedica un Padiglione col titolo Barcelona, tres epocas tres propuestas. Dalla disamina dei progetti presentati è emerso un interessante caso di confronto tra le Viviendas para gitanos di César Portela e la Casa Bay di Borgo Ticino di Aldo Rossi, di cui si è occupato l’ultimo paragrafo di questo capitolo. Nel corso degli studi è poi emerso un interessante risvolto della ricerca che, capovolgendone l’oggetto stesso, ne ha approfondito gli aspetti cercando di scavare più in profondità nell’analisi della reciproca influenza tra la cultura iberica e Aldo Rossi, questa parte, sviscerata nell’ultimo capitolo, La Penisola Iberica nel “magazzino della memoria” di Aldo Rossi, ha preso il posto di quello che inizialmente doveva presentarsi come il risvolto progettuale della tesi. Era previsto infatti, al termine dello studio dell’influenza di Aldo Rossi sulla Penisola Iberica, un capitolo che concentrava l’attenzione sulla produzione progettuale. A seguito dell’emergere di un’influenza di carattere prettamente teorica, che ha sicuramente modificato la pratica dal punto di vista delle scelte architettoniche, senza però rendersi esplicita dal punto di vista formale, si è preferito, anche per la difficoltà di individuare un solo esempio rappresentativo di quanto espresso, sostituire quest’ultima parte con lo studio dell’altra faccia della medaglia, ossia l’importanza che a sua volta ha avuto la cultura iberica nella formazione della collezione dei riferimenti di Aldo Rossi. L’articolarsi della tesi in fasi distinte, strettamente connesse tra loro da un filo conduttore, ha reso necessari successivi aggiustamenti nel percorso intrapreso, dettati dall’emergere durante la ricerca di nuovi elementi di indagine. Si è pertanto resa esplicita la ricercata eredità di Aldo Rossi, configurandosi però prevalentemente come un’influenza teorica che ha preso le sfumature del contesto e dell’esperienza personale di chi se ne è fatto ricevente, diventandone così un continuatore attraverso il proprio percorso autonomo o collettivo intrapreso in seguito. Come suggerisce José Charters Monteiro, l’eredità di Rossi può essere letta attraverso tre aspetti su cui si basa la sua lezione: la biografia, la teoria dell’architettura, l’opera. In particolar modo per quanto riguarda la Penisola Iberica si può parlare dell’individuazione di un insegnamento riferito alla seconda categoria, i suoi libri di testo, le sue partecipazioni, le traduzioni. Questo è un lascito che rende possibile la continuazione di un dibattito in merito ai temi della teoria dell’architettura, della sue finalità e delle concrete applicazioni nelle opere, che ha permesso il verificarsi di una apertura mentale che mette in relazione l’architettura con altre discipline umanistiche e scientifiche, dalla politica, alla sociologia, comprendendo l’arte, le città la morfologia, la topografia, mediate e messe in relazione proprio attraverso l’architettura.
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Lo scheletro è un tessuto dinamico, capace di adattarsi alle richieste funzionali grazie a fenomeni di rimodellamento ed alla peculiare proprietà rigenerativa. Tali processi avvengono attraverso l’azione coordinata di osteoclasti ed osteoblasti. Queste popolazioni cellulari cooperano allo scopo di mantenere l’ equilibrio indispensabile per garantire l’omeostasi dello scheletro. La perdita di tale equilibrio può portare ad una diminuzione della massa ossea e, ad una maggiore suscettibilità alle fratture, come avviene nel caso dell’osteoporosi. E’ noto che, nella fisiopatologia dell’osso, un ruolo cruciale è svolto da fattori endocrini e paracrini. Dati recenti suggeriscono che il rimodellamento osseo potrebbe essere influenzato dal sistema nervoso. L’ipotesi è supportata dalla presenza, nelle vicinanze dell’osso, di fibre nervose sensoriali responsabili del rilascio di alcuni neuro peptidi, tra i quali ricordiamo la sostanza P. Inoltre in modelli animali è stato dimostrato il diretto coinvolgimento del sistema nervoso nel mantenimento dell’omeostasi ossea, infatti ratti sottoposti a denervazione hanno mostrato una perdita dell’equilibrio esistente tra osteoblasti ed osteoclasti. Per tali ragioni negli ultimi anni si è andata intensificando la ricerca in questo campo cercando di comprendere il ruolo dei neuropeptidi nel processo di differenziamento dei precursori mesenchimali in senso osteogenico. Le cellule stromali mesenchimali adulte sono indifferenziate multipotenti che risiedono in maniera predominante nel midollo osseo, ma che possono anche essere isolate da tessuto adiposo, cordone ombelicale e polpa dentale. In questi distretti le MSC sono in uno stato non proliferativo fino a quando non sono richieste per processi locali di riparo e rigenerazione tessutale. MSC, opportunamente stimolate, possono differenziare in diversi tipi di tessuto connettivo quali, tessuto osseo, cartilagineo ed adiposo. L’attività di ricerca è stata finalizzata all’ottimizzazione di un protocollo di espansione ex vivo ed alla valutazione dell’influenza della sostanza P, neuropeptide presente a livello delle terminazioni sensoriali nelle vicinanze dell’osso, nel processo di commissionamento osteogenico.
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Myeloid cell leukemia-1 (Mcl-1) ist ein anti-apoptotisches Mitglied der Bcl-2-Proteinfamilie. Als solches ist es in der Lage, die mitochondriale Aktivierung während der Apoptose zu hemmen. Dadurch schützt es Zellen bei zellulärem Stress (wie z.B. Differenzierung, Proliferation oder Virusinfektion) vor Apoptoseinduktion. Aufgrund dieser Eigenschaft ist es unabkömmlich während der Embryogenese und in verschiedenen hämatopoetischen Zellpopulationen. Des Weiteren ist Mcl-1 als Protoonkogen in verschiedenen humanen Tumorentitäten verstärkt exprimiert und kann so zu einer verminderten Apoptosesensitivität von Tumorzellen beitragen. Auch primäre humane Hepatozyten können nach Mcl-1-Induktion durch Wachstumsfaktorbehandlung gegenüber CD95-vermittelter Apoptose geschützt werden. Daher sollte untersucht werden, welche Bedeutung Mcl-1 im hepatozellulären Karzinom (HCC) und in der gesunden Leber einnimmt. Hierzu wurde zunächst humanes HCC-Gewebe hinsichtlich der Expression von Mcl-1 untersucht. Es konnte gezeigt werden, dass Mcl-1 sowohl auf mRNA- als auch auf Protein-Ebene in HCC-Gewebe verstärkt exprimiert ist im Vergleich zu benachbartem Normalgewebe. Auch in verschiedenen HCC-Zelllinien konnte eine starke Mcl-1-Expression nachgewiesen werden. Diese war vor allem über den PI3K/Akt-Signalweg reguliert. Eine Hemmung dieses Signalwegs führte zu einer Reduktion der Mcl-1-Expression und so zu einer Sensitivierung der Zellen gegenüber verschiedenen Chemotherapeutika und zielgerichteten Therapien. Des Weiteren wurde die Mcl-1-Expression spezifisch durch RNA-Interferenz gehemmt. Auch hier konnte gezeigt werden, dass Zellen mit unterdrückter Mcl-1-Expression deutlich sensitiver gegenüber verschiedenen Apoptose-induzierenden Substanzen reagierten. Eine kombinierte Hemmung der Mcl-1-Expression und der PI3-Kinase führte schließlich zu einer nochmals verstärkten Sensitivierung. Im Gegensatz dazu führte eine Überexpression von Mcl-1 zu einer Hemmung der Apoptoseinduktion. Im zweiten Teil der Arbeit wurde eine Mauslinie etabliert, welche spezifisch in Hepatozyten kein Mcl-1 exprimiert, um so die Bedeutung von Mcl-1 für die Leber in vivo zu untersuchen. Es zeigte sich, dass Mcl-1flox/flox-AlbCre-Mäuse bereits im Alter von acht Wochen eine verminderte Lebergröße aufweisen. Dies wurde verursacht durch spontane Apoptoseinduktion in den Mcl-1 negativen Hepatozyten. Hierdurch kam es zu einer Leberschädigung, ersichtlich durch erhöhte Transaminasenwerte, erhöhte Caspase-3-Aktivierung, und Schädigung der Gewebsstruktur. Zudem war als kompensatorischer Effekt die Zellproliferation erhöht, ohne dass sich jedoch das Lebergewicht an das von Kontrolltieren anglich. Interessanterweise kam es in Mcl-1flox/flox-AlbCre-Mäusen als Folge der chronischen Leberschädigung zur Entwicklung einer Leberfibrose, ersichtlich durch eine verstärkte Collageneinlagerung. Weiterhin reagierten Mcl-1flox/flox-AlbCre-Mäuse wesentlich empfindlicher gegenüber Todesrezeptor-vermittelter Apoptose. Diese Daten zeigen zum einen, dass Mcl-1 zur Apoptoseresistenz von HCC-Zellen beitragen kann. Zielgerichtete Therapien, welche die Expression von Mcl-1 hemmen, könnten folglich für die Therapie des HCCs von Interesse sein. Des Weiteren konnte in dieser Arbeit zum ersten Mal gezeigt werden, dass Mcl-1 ein zentraler anti-apoptotischer Faktor für Hepatozyten in vivo ist.
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Il presente studio si colloca nell’ambito di una ricerca il cui obiettivo è la formulazione di criteri progettuali finalizzati alla ottimizzazione delle prestazioni energetiche delle cantine di aziende vitivinicole con dimensioni produttive medio-piccole. Nello specifico la ricerca si pone l’obiettivo di individuare degli indicatori che possano valutare l’influenza che le principali variabili progettuali hanno sul fabbisogno energetico dell’edificio e sull’andamento delle temperature all’interno dei locali di conservazione ed invecchiamento del vino. Tali indicatori forniscono informazioni sulla prestazione energetica dell’edificio e sull’idoneità dei locali non climatizzati finalizzata alla conservazione del vino Essendo la progettazione una complessa attività multidisciplinare, la ricerca ha previsto l’ideazione di un programma di calcolo in grado di gestire ed elaborare dati provenienti da diversi ambiti (ingegneristici, architettonici, delle produzioni agroindustriali, ecc.), e di restituire risultati sintetici attraverso indicatori allo scopo individuati. Il programma è stato applicato su un caso-studio aziendale rappresentativo del settore produttivo. Sono stati vagliati gli effetti di due modalità di vendemmia e di quattro soluzioni architettoniche differenti. Le soluzioni edilizie derivano dalla combinazione di diversi isolamenti termici e dalla presenza o meno di locali interrati. Per le analisi sul caso-studio ci si è avvalsi di simulazioni energetiche in regime dinamico, supportate e validate da campagne di monitoraggio termico e meteorologico all’interno dell’azienda oggetto di studio. I risultati ottenuti hanno evidenziato come il programma di calcolo concepito nell’ambito di questo studio individui le criticità dell’edificio in termini energetici e di “benessere termico” del vino e consenta una iterativa revisione delle variabili progettuale indagate. Esso quindi risulta essere uno strumento informatizzato di valutazione a supporto della progettazione, finalizzato ad una ottimizzazione del processo progettuale in grado di coniugare, in maniera integrata, gli obiettivi della qualità del prodotto, della efficienza produttiva e della sostenibilità economica ed ambientale.
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Agostino Mitelli (1609-1660) è una figura centrale nella vicenda artistica bolognese. Rinnova profondamente la quadratura, genere in cui opera maggiormente, e diventa il principale riferimento per le generazioni successive. Infatti ha un grande numero di allievi che si fanno interpreti del suo stile e le sue opere continuano ad essere studiate fino a Settecento inoltrato. Nel suo lavoro accorda una grande importanza al mezzo grafico, in cui eccelle e che considera strumento di verifica ed esercizio. Questa predilezione influenza anche i suoi seguaci: dopo la sua morte i suoi disegni diventano molto ricercati e vengono impiegati come repertori di soluzioni di quadratura ed elementi decorativi. Sono essi stessi strumento di studio e infatti ci è pervenuto un grande numero di copie ed esercizi in stile mitelliano. L'analisi sistematica di questo materiale anonimo e poco studiato mi ha permesso di individuare alcune delle personalità di maggiore spicco tra i suoi seguaci, quali Domenico Santi, Giacomo Antonio Mannini e Marc'Antonio Chiarini. Per valutare l'influenza dell'opera di Agostino presso le generazioni successive è centrale anche la produzione calcografica che analizzo a partire dalle quattro serie di elementi di ornato che egli stesso dà alle stampe e che riscuotono molto successo, come provano le numerose ristampe, anche francesi. Dopo la sua morte vengono incise diverse imprese che si riallacciano al suo operato: la prima è quella del figlio Giuseppe Maria Mitelli che pubblica alcuni suoi disegni. Seguono le serie di Santi, Buffagnotti, Mannini, Chiarini e diversi altri che comprendono anche quadratura e veduta e che spesso sono state riassemblate da editori e collezionisti. Anche le fonti affrontano la questione della dipendenza delle successive generazioni dagli stilemi di Agostino Mitelli, oltre a quelle a stampa ho studiato approfonditamente i manoscritti inediti dell'altro figlio di Agostino, Giovanni Mitelli, che forniscono molte nuove notizie.
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This thesis focuses on the interactions of nanoparticles with artificial membranes. The synthesis of the block copolymer poly(dimethylsiloxane)-block-poly(2-methyloxazoline) (PDMS-b-PMOXA) is described, as well as the formation of polymersomes in water. These polymersomes act as minimal cell models, consisting of an artificial bilayer membrane only, allowing the study of the interactions between nanoparticles and polymeric membranes. Both spherical and rod-shaped gold nanoparticles (AuNPs) were used in this study and they were characterized using light scattering (PCS), transmission electron microscopy (TEM), UV/Vis spectroscopy, and polarization anisotropy measurements. The polymer grafting on the spherical cores is asymmetric (shell asphericity) but is parallel to the inherent, due to polycrystallinity, core anisotropy, resulting in a characteristic scattering of the AuNPs in PCS.rnInteractions of polymersomes and AuNPs were investigated by PCS, cryo-TEM and UV/Vis. Three possible scenarios upon mixing of polymersomes and AuNPs can be distinguished by using only PCS: (i) no interactions between particles and vesicles, (ii) attachment of the particles to the outer side of the vesicles (decoration), and (iii) uptake of particles into the vesicles. It is shown that all three scenarios are possible, solely depending on the particle’s surface functionalization. In addition, it was revealed that the AuNPs need to be attached to the inner side of the membrane instead of diffusing freely within the vesicle. The present experimental findings essentially help with the understanding of the interactions of nanoparticles with membranes and show that the process of endocytosis can be attributed to physical processes only. rn
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Four seasons of excavations at Horvat Kur in the Galilee (250570/754485) have exposed the remains of a broadhouse synagogue from the Byzantine period. The building was entered through a portico on the west or a doorway on the south. The fill beneath the portico included the discarded remains of a once colored mosaic as well as more than 1000 coins. A low bench of basalt stones (some of which were plastered) runs along the interior walls, interrupted only by a stone bemah in the center of the southern wall. The synagogue is thus oriented toward Jerusalem. Near the bemah, an ornamented limestone seat was found in situ atop the bench. The building underwent several changes and repairs in the course of its lifespan. On either side of the bemah, north-south rows of columns rested on stylobate. A basalt stone table was found in re-use in the eastern stylobate. Nicknamed “the Horvat Kur stone,” this monolith features geometric figures on three sides and figurative representations on one side. Its original function is as yet subject of research. A narrow test-trench into the sediment of a cistern located outside the northern wall of the synagogue has produced nearly thirty intact vessels of the early Byzantine period, mostly cooking pots and water jars. In addition a dense sequence of pollen samples has been taken. Preliminary interpretation of these finds indicates that the Horvat Kur synagogue illustrates Byzantine synagogue construction, decoration, and use in the setting of a Galilean village of modest economic circumstances.
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Nearly 3000 slaughterhouses (74% of them public facilities) were built in Spain during the last decades of the nineteenth century and the first half of the twentieth century. The need to comply with new technical requirements and regulations on the hygiene of the meat passed in the 70s and the gradual replacement of public facilities by larger and more modern private slaughterhouses have subsequently led to the closure and abandonment of many of these buildings. Public slaughterhouses generally consisted of several single-storey and open-plan buildings located around a courtyard. Although originally they were preferably located on the outskirts of the towns, many slaughterhouses are now placed inside the built up areas, due to the urban development. The present work aims to contribute to a better understanding of these agro-industrial buildings and to provide ideas for their conservation and reuse. A review on the historical evolution and the architectural features of the public slaughterhouses in Spain is presented and different examples of old vacant slaughterhouses reused to accommodate libraries, offices, community centres, exhibition halls or sports centres, among others, are shown in the paper.
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Fundamento de la tesis: Al comienzo del siglo XX, el interés por el turismo unido a la necesidad de restaurar un abundante patrimonio histórico, posibilitó en España que los poderes públicos se embarcaran en una singular experiencia: la creación de una infraestructura hotelera a partir de la rehabilitación de edificios históricos. La preservación, mantenimiento e incluso rentabilidad de una gran parte del patrimonio español se haría efectiva a través de la innovadora fórmula patrimonio‐turismo, cuya máxima expresión se materializó en la Red de Paradores desde su fundación en la segunda década del siglo pasado hasta nuestros días. Sorprendentemente, este tema no ha sido todavía investigado en su vertiente arquitectónica pese a que España ha sido pionera y modelo en la cuestión de la hotelería pública. Este trabajo aborda el estudio del caso más significativo de todos los edificios de la red, en tanto que el patrimonio que ha servido de base a los fines hoteleros del Estado ha contado con un total de seis tipos arquitectónicos a lo largo de su historia, dentro de los cuales la arquitectura militar despunta con su mayoritaria presencia dentro del contexto de los edificios históricos de la red. El carácter arquetípico de los castillos y fortalezas, arraigado en el inconsciente colectivo, les hizo especialmente atractivos como alojamiento turístico al permitir evocar la remota época medieval, pese a ser el tipo arquitectónico más comprometido para la rehabilitación hotelera. El estudio de las intervenciones operadas en estos inmuebles se revela de forma clara como escaparate de los distintos criterios de intervención patrimonial que se han sucedido en el siglo XX, hasta enlazar con la perspectiva interdisciplinar actual. La tesis abarca en, primer lugar, diferentes aspectos generales relativos al promotor hotelero, la hotelería pública de ámbito nacional e internacional, y la caracterización de los inmuebles de la red estatal española, desde el punto de vista hotelero y arquitectónico, entendida esta última en sus tres escalas de influencia: la arquitectónica, la urbana o paisajística, y la del interiorismo. Se analiza en segundo término la arquitectura militar dentro del contexto de la Red de Paradores, desde la consideración de su transformación hotelera, para lo cual ha sido necesario realizar una clasificación propia, que abarca tanto edificios que respondieron a una estructura de cuartel, como castillos‐palacio, o fortalezas que habían servido a los fines de una orden religiosa militar, además de considerarse las intervenciones en recintos históricos de carácter militar, donde se hacía obligatorio construir de nueva planta. En tercer y último lugar, se analiza a lo largo de las distintas etapas del organismo turístico las rehabilitaciones realizadas en estas construcciones militares, a la vez que se tienen en cuenta las intervenciones en los restantes edificios históricos, para evitar la descontextualización. Este recorrido comienza con la promoción de los dos primeros paradores a cargo del Comisario Regio, el marqués de la Vega‐Inclán, que sirvieron para sentar las bases de los conceptos e ideas que habrían de desarrollarse en las siguientes décadas. Posteriormente, se desarrolló y tomó forma la red con el Patronato Nacional del Turismo, en la que las primeras intervenciones en tipos militares se tradujeron en reformas interiores de locales. La etapa clave de la red, y en particular de la arquitectura militar, tuvo lugar con el Ministerio de Información y Turismo, marcada por la “repristinación” de monumentos, tras un período preparatorio con la Dirección General del Turismo en el que lo militar había quedado de telón de fondo de otros tipos arquitectónicos. Tras el auge del Ministerio llegó el período de decadencia en el que los castillos y fortalezas desaparecieron de los intereses de las Secretarias de Turismo, hasta llegar a las inauguraciones de los novedosos establecimientos del siglo XXI y el resurgimiento del tipo militar con el parador de Lorca. Metodología empleada: Este trabajo de investigación se ha servido fundamentalmente de documentación inédita, procedente de diversos archivos, además de una muy extensa toma de datos in situ. Dentro del patrimonio analizado, los inmuebles que responden al tipo arquitectónico militar se han dividido en tres grandes grupos: inmuebles rehabilitados que entraron en funcionamiento en la red, inmuebles en proceso de transformación hotelera, e inmuebles que fueron adquiridos con fines hoteleros pero que no llegaron a rehabilitarse. Para cada uno de ellos ha sido necesario determinar en qué estado llegaron a manos de la Administración Turística, cuál fue el mecanismo a través del cual se adquirieron, en qué consistió su primera rehabilitación hotelera, y cuáles fueron las ampliaciones o reformas más significativas que se realizaron posteriormente. Estos datos se han sintetizado en fichas y se han extraído conclusiones al comparar cada unidad con el conjunto. Simultáneamente se introdujeron dos factores externos: la historia del turismo que permitió hacer una ordenación cronológica de los inmuebles según etapas, y la historia de la teoría y práctica de la intervención patrimonial en España que permitió comparar los criterios patrimoniales de la Administración competente respecto de las intervenciones de la Administración Turística, cuyo contacto se haría obligatorio a partir del Decreto, de 22 de abril de 1949, que dejaba bajo la tutela del Estado a todos los castillos y fortalezas. Aportación de la tesis: Con carácter general, la tesis centra una ordenación y sistematización completa del patrimonio inmobiliario de la red, desde el punto de vista de los tipos hoteleros y arquitectónicos, además de poner por primera vez en conexión distintos modelos de hotelería pública, para constituirse en el sustrato de futuras investigaciones. El estudio realizado se ha hecho extensivo a las distintas escalas que inciden de forma interconectada en la implantación de un parador: la arquitectónica, la urbana y la del interiorismo, hasta ahora referenciado desde la exclusiva visión arquitectónica. Se han definido las etapas de la historia de la red, no ya sólo a partir del hilo conductor de la cadena sucesiva de organismos turísticos, sino que por primera vez se hace en razón de la evolución que sufren las intervenciones patrimoniales a lo largo del tiempo, a la vez que se entra en conexión con la teoría y praxis de la restauración monumental. Con carácter particular, la arquitectura militar dentro del contexto de los paradores se destaca en el período del Ministerio, en el que se experimentaron todas las posibilidades que presentaba su rehabilitación. En este sentido se ha puesto de manifiesto en este trabajo un tipo híbrido de parador, a caballo entre la rehabilitación y la edificación de nueva planta, las dos formas básicas de establecimiento creadas en la Comisaría Regia, al que se ha denominado edificación de nueva planta en recinto histórico militar. Esta nueva caracterización se ha valorado como la forma más eficiente de implantar paradores, cuyas pautas arquitectónicas abarcaron un abanico de posibilidades: imitación de modelos arquitectónicos históricos con utilización de elementos patrimoniales prestados que dieran el valor de la historia, utilización de un lenguaje moderno, o la inspiración en la arquitectura vernácula. La amalgama de elementos, estilos e intervenciones sucesivas de ampliación fue la característica común tanto para la implantación de un parador en un edificio como en un recinto amurallado. La arquitectura militar transformada en establecimiento hotelero evidencia la vocación escenográfica de las intervenciones patrimoniales, secundada por el interiorismo, además de su aportación a la arquitectura hotelera en lo referente al confort, organización y funcionamiento de sus instalaciones. La tesis ahonda en los diversos aspectos de la rehabilitación hotelera apuntados de forma parcial por algunos autores, y pone de manifiesto la “ambientación medieval” operada en la arquitectura militar, que llegó a tener su máxima expresión con el criterio de la “unidad de estilo” del Ministerio de Información y Turismo. La rehabilitación hotelera dentro del contexto de la Red de Paradores, queda caracterizada en la tesis en relación a intervenciones en construcciones militares, cuya sistematización puede ser extrapolable a otros tipos arquitectónicos o cadenas hoteleras de titularidad pública, a partir del estudio que se ha avanzado en este trabajo. Thesis basis: At the beginning of the 20th century the interest in tourism added to the plentiful heritage in Spain enabled the authorities to embark on a singular experience: the creation of a hotel infrastructure from the restoration of historic buildings. Preservation, maintenance, and even profitability of a large part of the Spanish heritage would be effective through the innovative formula heritage-tourism. Its greatest expression materialized in the Paradores Network since its foundation in last century’s second decade to the present day. Surprisingly, this subject has not yet been investigated in its architectural aspect, even though Spain has been a pioneer and a model in the matter of public hotel business. This project tackles the study of the most significative case of all the network’s buildings, since the heritage which has served throughout history as a base for the State hotel purposes has altogether six architectural types, among which military architecture stands out with its majority presence in the context of the historical buildings of the network. The archetypal character of castles and fortresses, ingrained in the collective subconscious, made them specially attractive for tourist accommodation, as it allowed the evocation of far medieval times, despite being the most awkward architectural type for hotel restoration. The study of the interventions in these buildings clearly reveals itself as a showcase of the different criteria of heritage intervention along the 20th century, connecting to the present interdisciplinary perspective. Firstly, the thesis covers different general aspects regarding the hotel developer, the domestic and international public hotel business, and the description of the Spanish state network buildings from a hotel business and an architectural point of view, the latter from its three influence scales: architectural, urban or landscape, and interior design. Secondly, the transformation of the military architecture in the Paradores Network into hotels is analyzed. For that purpose it was necessary to create a specific classification, which included barrack-structured buildings, castle-palaces, or fortresses which served the purposes of military-religious orders. The interventions in those military historical places where new building became compulsory were also taken into consideration. Thirdly and lastly, the thesis analyses the restorations in these military constructions through the different stages of the tourist organization. In order to avoid decontextualization, interventions in other historical buildings were also considered. This route begins with the promotion of the two first Paradores by the Royal Commissioner, the marquis of Vega-Inclán, which paved the way for the concepts and ideas that were developed in the following decades. Subsequently, the network was developed and took shape with the National Tourism Board. The first interventions on military types were inside refurbishments. The Network’s key period, and in particular of its military architecture, took place with the Ministry of Information and Tourism, a time marked by the “restoration to its original state” of monuments. This stage arrived after a preparatory period with the State Tourist Office, when the military type was left as a backdrop for other architectural types. After the Ministry’s boom arrived a decline, in which castles and fortresses disappeared from the Tourist Department’s interests up to the opening of the 21st century new establishments and the resurgence of the military type with Lorca’s Parador. Methodology: The present research project has mainly used unpublished documentation from several archives and has done an extensive in situ data-gathering. Within the heritage analyzed, military buildings have been divided into three main groups: restored buildings that began to operate in the network, those in process of hotel transformation, and those acquired for hotel purposes, but which did not become restored. In each case, it has been necessary to determine the condition in which they arrived to the Tourist Administration, the procedure by which they were acquired, what their first hotel restoration consisted of, and which their subsequent most significative enlargements and alterations were. These facts have been synthesized in cards, and conclusions were drawn by comparing each unit with the whole. Simultaneously, two external factors were introduced: the history of tourism, that allowed establishing a chronological order according to different periods, and the history of Spanish heritage intervention’s theory and practice, that permitted to compare the heritage criteria from the competent Administration with those of the Tourist Administration’s interventions. Both Administrations came compulsorily into contact after the Decree of 22nd April 1949, by which all castles and fortresses became under the protection of the State. Thesis contribution: In general, the thesis focuses on a complete order and systematization of the network’s heritage buildings from the hotel and architectural types points of view, besides connecting for the first time different public hotel business models, becoming the substratum for future investigations. The study has included the different scales that impact interconnected on the establishment of a Parador: architectural, urban and interior design, only referenced to date from an architectural point of view. The Network’s history stages have been defined according to not only a consecutive series of tourist organizations, but also, and for the first time, to the evolution of heritage interventions over time, thus connecting with the theory and praxis of monumental restoration. In particular, within the Paradores, military architecture stands out in the Ministry’s period, in which all kind of restoration possibilities were explored. In this sense, the present project puts forth a hybrid type of Parador between restoration and new building, the two basic ways of establishment created in the Royal Commission, termed new building in military historic enclosure. This new characterization has been evaluated as the most efficient for establishing Paradores, whose architectonic guidelines include a wide range of possibilities: the imitation of historical architectonic models with use of borrowed heritage components that provide historical value, the use of modern language, or the inspiration in vernacular architecture. The amalgam of elements, styles and consecutive enlargement interventions was the common feature of the establishment of a Parador, both in a building or in a walled enclosure. The military architecture transformed into a hotel establishment gives proof of the scenographic vocation of heritage interventions, supported by interior design, as well as of its contribution to hotel architecture, related to its comfort, organization and the functioning of its facilities. The thesis delves into the diverse aspects of hotel restoration, partially pointed out by several authors, and puts forth the creation of a “medieval atmosphere” in military architecture, which came to its highest expression with the “unitary style” criteria of the Ministry of Information and Tourism. Hotel restoration within the context of the Paradores’ Network is defined in this thesis in relation to interventions in military constructions, whose systemization can be extrapolative to other architectural types or public hotel chains, based on the study which has been put forward in this project.
Resumo:
The current economic crisis has meant, particularly in Spain, the almost cessation of new buildings construction. This deep crisis will mean in future an irreversible change in the Spanish construction model, based to date almost exclusively on the brick. After focusing on the Spanish property boom and examining its impact on the concept of housing (in a few years the house has moved forward from being contemplated exclusively as a primary good to be also considered a capital asset), we analyse the influence that this transformation has had on architecture (housing typology, building methods, the architectural profession and the architect training) and offers architectural alternatives –trough the university– to the present crisis. The project “Houses built from accommodating cabins” is part of a larger research within the line “Modular Architecture” developed by the Research Group “Design and Industrial Production”, belonging to the Technical University of Madrid, which aims to respond to the need for decent housing at an affordable price, by offering through Internet the plans, resources and other technical details required to build a house oneself. The proposed houses are built from the combination of industrially made modules (accommodation cabins, which are prefabricated modules usually used as provisional constructions in conventional building works), prefabricated subsystems and other catalogue components available on the market, all they set together by dry joints.