273 resultados para Carie dentaria : Bacteriologia
Resumo:
Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
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The cost-effectiveness of a modified supervised toothbrushing program was compared to a conventional program. A total of 284 five-year-old children presenting at least one permanent molar with emerged/sound occlusal surface participated. In the control group, oral health education and dental plaque dying followed by toothbrushing with fluoride dentifrice was carried outfour times per year. With the test group, children also underwent professional cross-brushing on surfaces of first permanent molar rendered by a dental assistant five times per year. Enamel/dentin caries were recorded on buccal, occlusal and lingual surfaces of permanent molars for a period of 18 months. The incidence density (ID) ratio was estimated using Poisson's regression model. The ID was 50% lower among boys in the test group (p = 0.016). The cost of the modified program was US$ 1.79 per capita. The marginal cost-effectiveness ratio among boys was US$ 6.30 per avoided carie. The modified supervised toothbrushing program was shown to be cost-effective in the case of boys.
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The aim of the present study was to investigate the relationship between degenerative bone changes of the head of the mandible and the presence of joint effusion (JE). This study was based on sagittal magnetic resonance imaging (MRI) reports of 148 temporomandibular joints (TMJs) of 74 patients complaining of pain and/or dysfunction in the TMJ area. The mandible heads were surveyed for osteoarthritis characteristics, which were classified as osteophytosis, sclerosis or erosion. The presence of JE was checked whenever high signal intensity was observed in the articular space. The results evidenced the presence of bone changes in 30% of the sample. Osteophytes and erosions were the changes most commonly observed. JE was reported in 10% of TMJs. The results from the statistical tests revealed that bone changes in the head of the mandible are associated with the presence of JE.
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Obiettivi: Valutare la modalità più efficace per la riabilitazione funzionale del limbo libero di fibula "single strut", dopo ampie resezioni per patologia neoplastica maligna del cavo orale. Metodi: Da una casistica di 62 ricostruzioni microvascolari con limbo libero di fibula, 11 casi sono stati selezionati per essere riabilitati mediante protesi dentale a supporto implantare. 6 casi sono stati trattati senza ulteriori procedure chirurgiche ad eccezione dell'implantologia (gruppo 1), affrontando il deficit di verticalità della fibula attraverso la protesi dentaria, mentre i restanti casi sono stati trattati con la distrazione osteogenetica (DO) della fibula prima della riabilitazione protesica (gruppo 2). Il deficit di verticalità fibula/mandibola è stato misurato. I criteri di valutazione utilizzati includono la misurazione clinica e radiografica del livello osseo e dei tessuti molli peri-implantari, ed il livello di soddisfazione del paziente attraverso un questionario appositamente redatto. Risultati: Tutte le riabilitazioni protesiche sono costituite da protesi dentali avvitate su impianti. L'età media è di 52 anni, il rapporto uomini/donne è di 6/5. Il numero medio di impianti inseriti nelle fibule è di 5. Il periodo massimo di follow-up dopo il carico masticatorio è stato di 30 mesi per il gruppo 1 e di 38.5 mesi (17-81) di media per il gruppo 2. Non abbiamo riportato complicazioni chirurgiche. Nessun impianto è stato rimosso dai pazienti del gruppo 1, la perdita media di osso peri-implantare registrata è stata di 1,5 mm. Nel gruppo 2 sono stati riportati un caso di tipping linguale del vettore di distrazione durante la fase di consolidazione e un caso di frattura della corticale basale in assenza di formazione di nuovo osso. L'incremento medio di osso in verticalità è stato di 13,6 mm (12-15). 4 impianti su 32 (12.5%) sono andati persi dopo il periodo di follow-up. Il riassorbimento medio peri-implantare, è stato di 2,5 mm. Conclusioni: Le soluzioni più utilizzate per superare il deficit di verticalità del limbo libero di fibula consistono nell'allestimento del lembo libero di cresta iliaca, nel posizionare la fibula in posizione ideale da un punto di vista protesico a discapito del profilo osseo basale, l'utilizzo del lembo di fibula nella versione descritta come "double barrel", nella distrazione osteogenetica della fibula. La nostra esperienza concerne il lembo libero di fibula che nella patologia neoplastica maligna utilizziamo nella versione "single strut", per mantenere disponibili tutte le potenzialità di lunghezza del peduncolo vascolare, senza necessità di innesti di vena. Entrambe le soluzioni, la protesi dentale ortopedica e la distrazione osteogenetica seguita da protesi, entrambe avvitate su impianti, costituiscono soluzioni soddisfacenti per la riabilitazione funzionale della fibula al di là del suo deficit di verticalità . La prima soluzione ha preso spunto dall'osservazione dei buoni risultati della protesi dentale su impianti corti, avendo un paragonabile rapporto corona/radice, la DO applicata alla fibula, sebbene sia risultata una metodica con un numero di complicazioni più elevato ed un maggior livello di riassorbimento di osso peri-implantare, costituisce in ogni caso una valida opzione riabilitativa, specialmente in caso di notevole discrepanza mandibulo/fibulare. Decisiva è la scelta del percorso terapeutico dopo una accurata valutazione di ogni singolo caso. Vengono illustrati i criteri di selezione provenienti dalla nostra esperienza.
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Obiettivo: Lo scopo della ricerca è stato quello di mettere in evidenza la presenza di patologie del cavo orale in soggetti tossicodipendenti Materiali e Metodi: Sono stati reclutati 71 pazienti in terapia di recupero presso la Comunità Incontro di Amelia. I soggetti sono stati sottoposti a visite clinico-anamnestiche adottando una cartella clinica da noi stessi costruita. Risultati: Dei 71 soggetti tossicodipendenti, 42 facevano uso di eroina e 39 assumevano droghe per via parenterale, ma solo 25 risultavano avere malattie infettive. Per quanto riguarda la patologia cariosa, abbiamo riscontrato una media di carie complessive di 4,40 di cui solo lo 0,52 era al colletto (non è stata evidenziata significativa differenza tra soggetti con o senza patologie infettive). Dal punto di vista parodontale solo 13 presentavano parodontite e 25 lesioni del cavo orale non di carattere maligno. Conclusioni: I dati ottenuti nella nostra ricerca preliminare ci hanno portato a dire che non esiste una netta correlazione tra tipologia di droga e patologia orale ma sembrerebbe piuttosto che le lesioni cariose e parodontali riscontrate siano da associarsi allo stile di vita di questi soggetti.
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La salute orale dei soggetti affetti da patologie sistemiche responsabili di disabilità fisiche e/o psichiche, in particolare in età evolutiva, è un obiettivo da perseguire di primaria importanza al fine di migliorare la qualità della vita del bambino e garantirgli un buon inserimento nel contesto sociale. Ricerche sperimentali e cliniche hanno individuato i momenti eziopatogenetici delle diverse problematiche che si riscontrano a carico del cavo orale, con una frequenza superiore nei pazienti disabili rispetto alla restante popolazione, attribuendo ai batteri formanti la placca e a quelli con la capacità di indurre un danno parodontale un ruolo chiave. Diversi sono stati i protocolli di prevenzione e terapia proposti nel tempo, costruiti proprio in relazione all’età del soggetto ed alla tipologia della disabilità; tuttavia risulta di fondamentale importanza chiarire il complesso rapporto tra la popolazione microbica orale e l'ospite nello stato di malattia. In un contesto del genere, intento del lavoro di ricerca è proprio quello di portare a termine un progetto di bonifica dentaria su un gruppo di pazienti in età compresa tra i 2 e i 17 anni, affetti da patologie sistemiche e patologie del cavo orale, sulla base di un profilo microbiologico, a partire da tamponi salivari e prelievi parodontali. Stilando il profilo microbiologico del “gruppo campione” e confrontandolo con quello di un gruppo di pazienti di controllo, lo studio si propone di riuscire a delineare i miglioramenti, qualora ci fossero, post terapia odontostomatologica e di riuscire a trovare una base microbiologica alle patologie extra -orali annesse.
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Le patologie di pertinenza odontostomatologica in pazienti adulti istituzionalizzati affetti da disabilità neuropsichiatrica presentano un’alta prevalenza; scopo del presente lavoro è stato la valutazione della prevalenza di carie (DMFT, SIC) e lo stato di igiene orale (OHI-S) in un gruppo di 103 (72 maschi, 31 femmine, età media 51) pazienti degli Istituti del P.O. Corberi e della RSD Beato Papa Giovanni XIII di Limbiate (MB). E’ stato valutata la collaborazione alla visita con la scala di Frankl, si è definito lo stato funzionale del paziente, in base alla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) e si è valutata con un questionario la motivazione degli operatori sanitari a stili di salute orale. Lo studio ha evidenziato un DMFT medio pari a 16,14 e SIC pari a 23,8, valori non correlabili con l'età del soggetto. L’OHI-S medio è pari a 3,46, dato che si presenza correlato con il tempo intercorso dall’ultima visita odontoiatrica. Dal confronto con un gruppo di soggetti sani della stessa età risultano significativamente più elevati i valori della componente (M) e (F) del DMFT e di tutte le componenti dell’OHI-S. Il campione è stato diviso in due gruppi a seconda della loro pregressa collaborazione al trattamento odontoiatrico e sono stati confrontati i dati ricavati dalla checklist ICF. Il gruppo collaborante ha mostrato livelli di funzionalità superiori per quanto riguarda le capacità di osservare, parlare e l’assistenza personale. Dalle risposte del personale socio-sanitario ermerge scarsa informazione sulle tecniche di igiene orale domiciliare quotidiana del paziente assistito. I risultati di questo studio confermano l'alta prevalenza di carie e scarsa igiene orale in soggetti istituzionalizzati con disabilità neuropsichiatrica. L'ICF si è dimostrata una utile guida per la valutazione dell�approccio comportamentale più idoneo in fase di trattamento. Infine, si evidenzia l’importanza di una formazione continua degli operatori socio-sanitari.
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Se realizó un estudio de expedientes judiciales para verificar la presencia de lesiones dentarias en litigios judiciales y corroborar si los baremos aplicados fueron pertinentes. Siendo muy importante el porcentaje de casos donde no existió pérdida dentaria pero sí lesión y no existiendo un baremo que contemple estos casos, surge entonces la necesidad de formular un nuevo baremo o modificar los existentes para que se incluya no sólo la pérdida total del elemento dentario sino también los traumatismos que no producen pérdida del elemento dentario pero si lesión, porque representan una importante incapacidad masticatoria, fonética y estética. Se propone agregar a los baremos en uso o redactar un nuevo baremo que incluya la siguiente valoración: - En caso de fracturas dentarias con compromiso pulpar y traumatismos que producen pérdida de vitalidad pulpar, adjudicar un porcentaje de incapacidad del 50% de los valores otorgados por los baremos existentes (Bertini, Briñon, etc.) para la pérdida total de dicho elemento. En los casos de fracturas dentarias sin pérdida de vitalidad, otorgar un 25% de los valores de los baremos existentes.
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Los sistemas de brackets de baja fricción reducen la fricción en comparación con los convencionales. La fricción se define como la fuerza resistencia entre dos objetos en movimiento que entran en contacto. Junto con la fijación (binding) y la muesca (notching), la fricción es responsable de la resistencia de deslizamiento que se observa en ortodoncia en las etapas de alineado, nivelado y cierre de espacios. Se ha establecido que la alta fricción puede impedir que se alcancen los niveles fuerza óptima para los tejidos de soporte. Los estudios de laboratorio revelan que la fricción es menor en los sistemas de brackets de baja fricción y en los que han sido diseñados de forma correcta, la fijación es más importante en cuanto a la resistencia de deslizamiento. Los estudios clínicos apoyan la idea de que la resistencia de deslizamiento es la misma en brackets de baja fricción y en los convencionales. Además, aseguran que la fricción tiene poca influencia en el ambiente clínico. Una revisión sistemática de estudios clínicos supervisados concluye que existe poca evidencia confiable que apoye el uso de los sistemas fijos de brackets de baja fricción sobre los aparatos convencionales o viceversa. A la luz de la evidencia existente, la reducción en la fricción producida por sistemas de brackets de baja fricción no muestra ventaja clínica.
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El tratamiento de las diferentes patologías que se asientan en la mucosa bucal puede realizarse a partir de la aplicación de terapias tópicas o administración de sustancias por vía sistémica. Se presenta una efectiva técnica terapéutica basada en la confección de cubetas de acetato blandas, termomoldeadas. Estos recipientes se utilizan para realizar la oclusión de las drogas que permanecerán en contacto con la mucosa afectada, para lograr una mayor disponibilidad de la medicación, y disminuir el trauma que ocasiona el contacto de la mucosa con la superficie dentaria, para de esta manera asegurarnos el éxito terapéutico.
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Históricamente los proterochámpsidos han sido considerados parte del clado Arcosauriformes, entidad tradicionalmente monofilética que incluye especies desde el Pérmico Tardío a la actualidad, los “Proterosuchidae", Erythrosuchidae, Euparkeria capensis Broom y Archosauria. Los proterochámpsidos se distinguen del resto de los arcosauriformes por un cráneo muy deprimido, transversalmente expandido en el extremo posterior, hocico angosto y alargado longitudinalmente, narinas ubicadas sobre la línea media, ausencia del hueso postfrontal y presencia de un pie asimétrico. La familia Proterochampsidae se compone de cinco géneros triásicos registrados exclusivamente en Argentina y Brasil. En esta familia se incluyen las especies argentinas provenientes de la Formación Ischigualasto (Triásico Superior), Cuenca Ischigualasto-Villa Unión, Proterochampsa barrionuevoi Reig (PVSJ 77; PVSJ 606) y una nueva especie del género Chanaresuchus (PVSJ 567). Estos ejemplares se estudian detalladamente, siendo la primera descripción de los neurocráneos de ambas especies, así como la primer descripción de material poscraneano de Proterochampsa barrionuevoi. Con la información obtenida se realiza un análisis filogenético que incluye los proterochámpsidos diferenciados específicamente. Mediante este análisis se soporta la monofilia de los proterochámpsidos, la cual se sostiene con la sinapomorfía referida a la ausencia de dentículos en ambos lados de los dientes. También se presentan las siguientes relaciones internas del taxón: ((Chanaresuchus sp. nov. + C. bonapartei) + Gualosuchus reigi )+ (P. nodosa + P. barrionuevoi)) y se propone una nueva definición de la Familia Proterochampsidae. En el marco filogenéticamente controlado obtenido se proponen medidas de masa para los ejemplares estudiados y se infiere que los mismos debieron presentar la capacidad el estado de cinesis craneana Competente parcialmente cinético, rasgo compartido con algunos dinosaurios predadores. Tanto el análisis filogenético como el estudio paleoecológico realizado se verán complementados por futuros trabajos dirigidos a dilucidar la microanatomía, paleohistología, microestructura dentaria, así como la morfología de la cavidad encefálica en desarrollo.
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El miedo al dolor constituye un obstáculo que interfiere la consul- ta dental del paciente y, con el objeto de prevenirlos, se diseña una escala de exploración del miedo a la consulta dental y de las estra- tegias deseables para disminuirlo. Se utilizó el Método de Escalonamiento de Likert y se aplicó a 105 pacientes en la Facultad de Odontología de la Universidad Nacional de Cuyo, Mendoza. Los pacientes responden que sienten mucho miedo a que el odontólo- go pueda trasmitirles una infección, ser revisados sin guantes, o que no se los cambie, y a las consecuencias de la mala higiene. En segundo lugar tienen mucho miedo a que el odontólogo pueda tocar un nervio, que perfore excesivamente, que se quiebre una pieza dentaria o se equivoque en el diagnóstico. La mayoría desea ser tratada comprensivamente y que se le explique los procedi- mientos y anticipe lo que va a sentir.
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En la mayoría de los casos de dientes anquilosados la opción de tratamiento aceptado ha sido la remoción quirúrgica, la cual es frecuentemente acompañada por la rotura traumática del hueso alveolar, particularmente en los casos de la presencia de una delgada tabla vestibular del maxilar. Como en la mayoría de los casos de trauma dental y reimplantación dentaria con la subsiguiente anquilosis se involucran zonas anteriores del maxilar, tales extracciones traumáticas de los dientes anquilosados pueden llevar a deformaciones estéticas de la cresta osea, las que podrían interferir en un óptimo tratamiento protético.
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Este estudo teve como objetivo aplicar e avaliar a Análise Cefalométrica do Tecido Mole proposta por ARNETT et al. em jovens brasileiros, determinando seus valores médios e comparando com os dos autores. A amostra compôs-se de 60 indivíduos, sendo 24 do sexo masculino e 36 do sexo feminino. Todos brasileiros, leucodermas e portadores de oclusão normal natural, apresentando um mínimo de quatro das seis chaves de oclusão de ANDREWS. A utilização da posição natural da cabeça e da linha vertical verdadeira no momento da obtenção das telerradiografias compuseram a metodologia do trabalho. Avaliaram-se os fatores dentários e os esqueléticos, as espessuras do tecido mole, os comprimentos faciais, as projeções do tecido mole em relação à Linha Vertical Verdadeira e a harmonia intramandibular, a intermaxilar e a facial total. Os resultados demonstraram que os valores médios da amostra estudada apresentaram diferenças em relação aos valores normativos de ARNETT et al. na maioria das variáveis e quando comparados entre si, verificou-se que os americanos apresentaram altura facial maior, perfil facial mais reto e nariz mais proeminente que os brasileiros, tanto para o sexo masculino como para o feminino. O sexo masculino apresentou altura facial e espessura dos tecidos moles maior que o sexo feminino, porem, lábios superior e inferior menos protruídos em relação à Linha Vertical Verdadeira. A
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Este estudo teve como objetivo aplicar e avaliar a Análise Cefalométrica do Tecido Mole proposta por ARNETT et al. em jovens brasileiros, determinando seus valores médios e comparando com os dos autores. A amostra compôs-se de 60 indivíduos, sendo 24 do sexo masculino e 36 do sexo feminino. Todos brasileiros, leucodermas e portadores de oclusão normal natural, apresentando um mínimo de quatro das seis chaves de oclusão de ANDREWS. A utilização da posição natural da cabeça e da linha vertical verdadeira no momento da obtenção das telerradiografias compuseram a metodologia do trabalho. Avaliaram-se os fatores dentários e os esqueléticos, as espessuras do tecido mole, os comprimentos faciais, as projeções do tecido mole em relação à Linha Vertical Verdadeira e a harmonia intramandibular, a intermaxilar e a facial total. Os resultados demonstraram que os valores médios da amostra estudada apresentaram diferenças em relação aos valores normativos de ARNETT et al. na maioria das variáveis e quando comparados entre si, verificou-se que os americanos apresentaram altura facial maior, perfil facial mais reto e nariz mais proeminente que os brasileiros, tanto para o sexo masculino como para o feminino. O sexo masculino apresentou altura facial e espessura dos tecidos moles maior que o sexo feminino, porem, lábios superior e inferior menos protruídos em relação à Linha Vertical Verdadeira. A