893 resultados para Bibel, Levitikus, 13,2-46
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INDICE INTRODUZIONE 1 1. DESCRIZIONE DEL SISTEMA COSTRUTTIVO 5 1.1 I pannelli modulari 5 1.2 Le pareti tozze in cemento armato gettate in opera realizzate con la tecnologia del pannello di supporto in polistirene 5 1.3 La connessione tra le pareti e la fondazione 6 1.4 Le connessioni tra pareti ortogonali 7 1.5 Le connessioni tra pareti e solai 7 1.6 Il sistema strutturale così ottenuto e le sue caratteristiche salienti 8 2. RICERCA BIBLIOGRAFICA 11 2.1 Pareti tozze e pareti snelle 11 2.2 Il comportamento scatolare 13 2.3 I muri sandwich 14 2.4 Il “ferro-cemento” 15 3. DATI DI PARTENZA 19 3.1 Schema geometrico - architettonico definitivo 19 3.2 Abaco delle sezioni e delle armature 21 3.3 Materiali e resistenze 22 3.4 Valutazione del momento di inerzia delle pareti estese debolmente armate 23 3.4.1 Generalità 23 3.4.2 Caratteristiche degli elementi provati 23 3.4.3 Formulazioni analitiche 23 3.4.4 Considerazioni sulla deformabilità dei pannelli debolmente armati 24 3.4.5 Confronto tra rigidezze sperimentali e rigidezze valutate analiticamente 26 3.4.6 Stima di un modulo elastico equivalente 26 4. ANALISI DEI CARICHI 29 4.1 Stima dei carichi di progetto della struttura 29 4.1.1 Stima dei pesi di piano 30 4.1.2 Tabella riassuntiva dei pesi di piano 31 4.2 Analisi dei carichi da applicare in fase di prova 32 4.2.1 Pesi di piano 34 4.2.2 Tabella riassuntiva dei pesi di piano 35 4.3 Pesi della struttura 36 4.3.1 Ripartizione del carico sulle pareti parallele e ortogonali 36 5. DESCRIZIONE DEL MODELLO AGLI ELEMENTI FINITI 37 5.1 Caratteristiche di modellazione 37 5.2 Caratteristiche geometriche del modello 38 5.3 Analisi dei carichi 41 5.4 Modello con shell costituite da un solo layer 43 5.4.1 Modellazione dei solai 43 5.4.2 Modellazione delle pareti 44 5.4.3 Descrizione delle caratteristiche dei materiali 46 5.4.3.1 Comportamento lineare dei materiali 46 6. ANALISI DEL COMPORTAMENTO STATICO DELLA STRUTTURA 49 6.1 Azioni statiche 49 6.2 Analisi statica 49 7. ANALISI DEL COMPORTAMENTO DINAMICO DELLA STRUTTURA 51 7.1 Determinazione del periodo proprio della struttura con il modello FEM 51 7.1.1 Modi di vibrare corrispondenti al modello con solai e pareti costituiti da elementi shell 51 7.1.1.1 Modi di vibrare con modulo pari a E 51 7.1.1.2 Modi di vibrare con modulo pari a 0,5E 51 7.1.1.3 Modi di vibrare con modulo pari a 0,1E 51 7.1.2 Modi di vibrare corrispondenti al modello con solai infinitamente rigidi e pareti costituite da elementi shell 52 7.1.2.1 Modi di vibrare con modulo pari a E 52 7.1.2.2 Modi di vibrare con modulo pari a 0,5E 52 7.1.2.3 Modi di vibrare con modulo pari a 0,1E: 52 7.1.3 Modi di vibrare corrispondenti al modello con solai irrigiditi con bielle e pareti costituite da elementi shell 53 7.1.3.1 Modi di vibrare con modulo pari a E 53 7.1.3.2 Modi di vibrare con modulo pari a 0,5E 53 7.1.3.3 Modi di vibrare con modulo pari a 0,1E 53 7.2 Calcolo del periodo proprio della struttura assimilandola ad un oscillatore semplice 59 7.2.1 Analisi svolta assumendo l’azione del sisma in ingresso in direzione X-X 59 7.2.1.1 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 300000 Kg/cm2 59 7.2.1.1.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari ad E 59 7.2.1.1.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari ad E 61 7.2.1.1.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 63 7.2.1.1.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 66 7.2.1.2 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 150000 Kg/cm2 69 7.2.1.2.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,5E 69 7.2.1.2.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari a 0,5E 71 7.2.1.2.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,5 E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 73 7.2.1.2.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,5 E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 76 7.2.1.3 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 30000 Kg/cm2 79 7.2.1.3.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,1E 79 7.2.1.3.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari a 0,1E 81 7.2.1.3.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 83 7.2.1.3.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 86 7.2.2 Analisi svolta assumendo l’azione del sisma in ingresso in direzione Y-Y 89 7.2.2.1 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 300000 Kg/cm2 89 7.2.2.1.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari ad E 89 7.2.2.1.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari ad E 91 7.2.2.1.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 93 7.2.2.1.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 98 7.2.2.1.5 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari ad E 103 7.2.2.1.6 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari ad E 105 7.2.2.1.7 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 107 7.2.2.1.8 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari ad E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 112 7.2.2.2 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 150000 Kg/cm2 117 7.2.2.2.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,5E 117 7.2.2.2.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari a 0,5E 119 7.2.2.2.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,5 E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 121 7.2.2.2.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,5 E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 126 7.2.2.2.5 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,5 E 131 7.2.2.2.6 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari ad E 133 7.2.2.2.7 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,5E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 135 7.2.2.2.8 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,5E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 140 7.2.2.3 Analisi svolta assumendo il modulo elastico E pari a 30000 Kg/cm2 145 7.2.2.3.1 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,1E 145 7.2.2.3.2 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari a 0,1E 147 7.2.2.3.3 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 149 7.2.2.3.4 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 154 7.2.2.3.5 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H e modulo elastico assunto pari a 0,1 E 159 7.2.2.3.6 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H e modulo elastico assunto pari ad E 161 7.2.2.3.7 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 2/3 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 163 7.2.2.3.8 Determinazione del periodo proprio della struttura considerando la massa complessiva concentrata a 1/2 H, modulo elastico assunto pari a 0,1E, e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari” delle pareti parallele all’azione del sisma 168 7.3 Calcolo del periodo proprio della struttura approssimato utilizzando espressioni analitiche 174 7.3.1 Approssimazione della struttura ad una mensola incastrata di peso Q=ql avente un peso P gravante all’estremo libero 174 7.3.1.1 Riferimenti teorici: sostituzione di masse distribuite con masse concentrate 174 7.3.1.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 177 7.3.1.3 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 179 7.3.2 Approssimazione della struttura ad una mensola incastrata alla base, di peso Q=ql, avente un peso P gravante all’estremo libero e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari”delle pareti parallele all’azione del sisma 181 7.3.2.1 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 181 7.3.2.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 186 7.3.3 Approssimazione della struttura ad un portale avente peso Qp = peso di un piedritto, Qt=peso del traverso e un peso P gravante sul traverso medesimo 191 7.3.3.1 Riferimenti teorici: sostituzione di masse distribuite con masse concentrate 191 7.3.3.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo ellastico E=300000 kg/cm2 192 7.3.3.3 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo ellastico E=30000 kg/cm2 194 7.3.4 Approssimazione della struttura ad un portale di peso Qp = peso di un piedritto, Qt=peso del traverso e avente un peso P gravante sul traverso medesimo e struttura resistente costituita dai soli “maschi murari”delle pareti parallele all’azione del sisma 196 7.3.4.1 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 196 7.3.4.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 201 7.3.5 Approssimazione della struttura ad una mensola incastrata di peso Q=ql avente le masse m1,m2....mn concentrate nei punti 1,2….n 206 7.3.5.1 Riferimenti teorici: metodo approssimato 206 7.3.5.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 207 7.3.5.3 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 209 7.3.6 Approssimazione della struttura ad un telaio deformabile con tavi infinitamente rigide 211 7.3.6.1 Riferimenti teorici: vibrazioni dei telai 211 7.3.6.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 212 7.3.6.3 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 215 7.3.7 Approssimazione della struttura ad una mensola incastrata di peso Q=ql avente masse m1,m2....mn concentrate nei punti 1,2….n e studiata come un sistema continuo 218 7.3.7.1 Riferimenti teorici: metodo energetico; Masse ripartite e concentrate; Formula di Dunkerley 218 7.3.7.1.1 Il metodo energetico 218 7.3.7.1.2 Masse ripartite e concentrate. Formula di Dunkerley 219 7.3.7.2 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=300000 kg/cm2 221 7.3.7.3 Applicazione allo specifico caso di studio in esame con modulo elastico E=30000 kg/cm2 226 7.4 Calcolo del periodo della struttura approssimato mediante telaio equivalente 232 7.4.1 Dati geometrici relativi al telaio equivalente e determinazione dei carichi agenti su di esso 232 7.4.1.1 Determinazione del periodo proprio della struttura assumendo diversi valori del modulo elastico E 233 7.5 Conclusioni 234 7.5.1 Comparazione dei risultati relativi alla schematizzazione dell’edificio con una struttura ad un grado di libertà 234 7.5.2 Comparazione dei risultati relativi alla schematizzazione dell’edificio con una struttura a più gradi di libertà e a sistema continuo 236 8. ANALISI DEL COMPORTAMENTO SISMICO DELLA STRUTTURA 239 8.1 Modello con shell costituite da un solo layer 239 8.1.1 Analisi dinamica modale con spettro di risposta avente un valore di PGA pari a 0,1g 239 8.1.1.1 Generalità 239 8.1.1.2 Sollecitazioni e tensioni sulla sezione di base 242 8.1.1.2.1 Combinazione di carico ”Carichi verticali più Spettro di Risposta scalato ad un valore di PGA pari a 0,1g” 242 8.1.1.2.2 Combinazione di carico ”Spettro di Risposta scalato ad un valore di 0,1g di PGA” 245 8.1.1.3 Spostamenti di piano 248 8.1.1.4 Accelerazioni di piano 248 8.1.2 Analisi Time-History lineare con accelerogramma caratterizzato da un valore di PGA pari a 0,1g 249 8.1.2.1 Generalità 249 8.1.2.2 Sollecitazioni e tensioni sulla sezione di base 251 8.1.2.2.1 Combinazione di carico ” Carichi verticali più Accelerogramma agente in direzione Ye avente una PGA pari a 0,1g” 251 8.1.2.2.2 Combinazione di carico ” Accelerogramma agente in direzione Y avente un valore di PGA pari a 0,1g ” 254 8.1.2.3 Spostamenti di piano assoluti 257 8.1.2.4 Spostamenti di piano relativi 260 8.1.2.5 Accelerazioni di piano assolute 262 8.1.3 Analisi dinamica modale con spettro di risposta avente un valore di PGA pari a 0,3g 264 8.1.3.1 Generalità 264 8.1.3.2 Sollecitazioni e tensioni sulla sezione di base 265 8.1.
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Die Mitglieder der Neurotrophin-Familie (NGF, BDNF, NT-3 und NT-4) sind sekretierte Neuropeptide, die eine bedeutende Rolle bei der Entwicklung von Nervenzellen und bei der Modulation der synaptischen Transmission spielen. Wenngleich eine aktivitätsabhängige Sekretion von BDNF bereits gezeigt werden konnte, wurden die subzelluläre Expression und die Ausschüttung der anderen Neurotrophine bislang nur unzureichend charakterisiert. Um die Expression und die Ausschüttung aller Neurotrophine unter identischen Bedingungen untersuchen zu können, wurde in der vorliegenden Arbeit das Expressionsmuster und die synaptische Ausschüttung GFP-markierter Neurotrophine in dissoziierten hippokampalen Neuronen mit Hilfe der konfokalen Fluoreszenz-Videomikroskopie zeitaufgelöst untersucht. Zwei Phänotypen konnten unterschieden werden: der distale vesikuläre Expressionstyp mit Neurotrophin-beinhaltenden Vesikeln in distalen Neuriten, und der proximale Expressionstyp mit einer diffusen Neurotrophin-Verteilung in den Neuriten und Neurotrophin-beinhaltenden Vesikeln im Soma des Neurons und in den proximalen Dendriten. Der distale vesikuläre Phänotyp entsprach einer Verteilung des entsprechenden Neurotrophins in die sekretorischen Granula des aktivitätsabhängigen Sekretionsweges, während der proximale Phänotyp den Transport eines Neurotrophins in den konstitutiven Sekretionsweg widerspiegelte. Alle Neurotrophine erreichten in hippokampalen Neuronen prinzipiell beide Sekretionswege. Jedoch gelangten BDNF und NT-3 mit einer größeren Effizienz in den regulierten Sekretionsweg als NT-4 und NGF (BDNF: in 98% aller Zellen, NT-3: 85%, NT-4: 23% und NGF: 46%). Neurotrophine besitzen, wie es für sekretorische Peptide üblich ist, eine Vorläufersequenz, die während der Reifung des Proteins proteolytisch abgespalten wird. Die Fusion dieser Präpro-Sequenz von BDNF mit der Sequenz des maturen NT-4 bewirkte einen effizienteren Transport von NT-4 in die sekretorischen Granula des regulierten Sekretionsweges, und zeigte die große Bedeutung der Präpro-Sequenz für das zelluläre Verteilungsmuster von Neurotrophinen. In Neuronen, in denen die Neurotrophine in den regulierten Sekretionsweg transportiert wurden, konnte eine aktivitätsabhängige Sekretion der Neurotrophine an postsynaptische Strukturen glutamaterger Synapsen beobachtet werden. Die aktivitätsabhängige postsynaptische Ausschüttung der Neurotrophine zeigte eine Heterogenität in der Kinetik der Sekretion (exponentieller Abfall des Neurotrophin-Signals mit Zeitkonstanten von tau = 121 bis 307s). Die Präinkubtion mit dem Protonen-Ionophor Monensin, welcher die Neutralisation des intragranulären pH-Wertes und somit die Solubilisierung der dicht gepackten Proteinstrukturen in den Vesikeln erzwingt, erhöhte die Geschwindigkeit der Neurotrophin-Ausschüttung auf den Wert des unter physiologischen Bedingungen schnellsten Neurotrophins NT-4. Dennoch blieb die Geschwindigkeit der Neurotrophin-Ausschüttung im Vergleich zur Neurotransmitter-Ausschüttung langsam (tau = 13 ± 2 s). Diese Daten belegen eindeutig, dass die Neutralisation der sekretorischen Granula die Geschwindigkeit der Neurotrophin-Ausschüttung kritisch determiniert und die Geschwindigkeit der Neurotrophin-Ausschüttung im Vergleich zur konventionellen Neurotransmitter-Ausschüttung langsam erfolgt. Des Weiteren konnte gezeigt werden, dass das Neurotrophin BDNF effizient in distale vesikuläre Strukturen von CA1 Pyramidenzellen organotypischer Schnittkulturen des Hippokampus sortiert wird. Die basalen elektrischen Eigenschaften von CA1 Pyramidenzellen BDNF-defizienter Mäuse sind vergleichbar zu den Eigenschaften von Wildtyp Mäusen. Sowohl das Eigenpotential der CA1 Pyramidenzellen, die Form der Aktionspotentiale als auch die evozierten Antworten der CA1 Pyramdenzellen auf eine gepaarte präsynaptische Stimulation der Schaffer-Kollateralen zeigten bei BDNF-/- -, BDNF+/- - und BDNF+/+ -Mäusen keine signifikanten Unterschiede. Die Fähigkeit der CA1 Pyramidenzellen auf eine hochfrequente Reizung mit einer Langzeitpotenzierung (LTP) der postsynaptischen Ströme zu reagieren ist jedoch bei den BDNF-defizienten Mäusen beinträchtigt. Eine verminderte Induktion von LTP war in den BDNF-defizienten Mäusen nach tetanischer Stimulation der präsynaptischen Schaffer-Kollateralen und simultaner postsynaptischer Depolarisation der CA1 Pyramidenzelle zu beobachten.
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Objective: To evaluate early and mid-term results in patients undergoing proximal thoracic aortic redo surgery. Methods: We analyzed 60 patients (median age 60 years, median logistic EuroSCORE 40) who underwent proximal thoracic aortic redo surgery between January 2005 and April 2012. Outcome and risk factors were analyzed. Results: In hospital mortality was 13%, perioperative neurologic injury was 7%. Fifty percent of patients underwent redo surgery in an urgent or emergency setting. In 65%, partial or total arch replacement with or without conventional or frozen elephant trunk extension was performed. The preoperative logistic EuroSCORE I confirmed to be a reliable predictor of adverse outcome- (ROC 0.786, 95%CI 0.64–0.93) as did the new EuroSCORE II model: ROC 0.882 95%CI 0.78–0.98. Extensive individual logistic EuroSCORE I levels more than 67 showed an OR of 7.01, 95%CI 1.43–34.27. A EuroSCORE II larger than 28 showed an OR of 4.44 (95%CI 1.4–14.06). Multivariate logistic regression analysis identified a critical preoperative state (OR 7.96, 95%CI 1.51–38.79) but not advanced age (OR 2.46, 95%CI 0.48–12.66) as the strongest independent predictor of in-hospital mortality. Median follow-up was 23 months (1–52 months). One year and five year actuarial survival rates were 83% and 69% respectively. Freedom from reoperation during follow-up was 100%. Conclusions: Despite a substantial early attrition rate in patients presenting with a critical preoperative state, proximal thoracic aortic redo surgery provides excellent early and mid-term results. Higher EuroSCORE I and II levels and a critical preoperative state but not advanced age are independent predictors of in-hospital mortality. As a consequence, age alone should no longer be regarded as a contraindication for surgical treatment in this particular group of patient
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BACKGROUND: Post-traumatic stress disorder (PTSD) may develop in the aftermath of an acute myocardial infarction (MI). Whether PTSD is a risk factor for cardiovascular disease (CVD) is elusive. The biological mechanisms linking PTSD with atherosclerosis are unclear. DESIGN: A critical review of 31 studies in the English language pursuing three aims: (i) to estimate the prevalence of PTSD in post-MI patients; (ii) to investigate the association of PTSD with cardiovascular endpoints; and (iii) to search for low-grade systemic inflammatory changes in PTSD pertinent to atherosclerosis. METHODS: We located studies by PubMed electronic library search and through checking the bibliographies of these sources. RESULTS: The weighted prevalence of PTSD after MI was 14.7% (range 0-25%; a total of 13 studies and 827 post-MI patients). Two studies reported a prospective association between PTSD and an increased risk of cardiovascular readmission in post-MI patients and of cardiovascular mortality in combat veterans, respectively. In a total of 11 studies, patients with PTSD had increased rates of physician-rated and self-reported cardiovascular diseases. Various cytokines and C-reactive protein were investigated in a total of seven studies suggesting that PTSD confers a pro-inflammatory state. CONCLUSIONS: Increasing evidence suggests that PTSD specifically related to MI develops considerably frequently in post-MI patients. More research is needed in larger cohorts applying a population design to substantiate findings suggesting PTSD is an atherogenic risk factor and to understand better the suspected behavioural and biological mechanisms involved.
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QUESTIONS UNDER STUDY: Alcohol ablation (AA) of the septum has been introduced as new therapy in hypertrophic cardiomyopathy (HCM). It was feared that iatrogenic myocardial infarction due to AA may induce re-entry tachyarrhythmias and increase sudden cardiac death. METHODS AND RESULTS: Twenty-four patients (mean age 52 years) underwent successful AA. Clinical follow-up (FU) ranged from 0.3 to 0.7 years (mean 2.8). One patient died (suicide) 4 years after AA. Left ventricular (LV) outflow gradient (peak-to-peak) decreased (median) after AA from 43 (IQR 25 to 4) mmHg to 1 (IQR 0 to 12) mmHg (rest) (p <0.001) and from 130 (IQR 75 to 165) mmHg to 13 (IQR 0 to 31) mmHg (postextrasystolic) (p <0.001). Transient AV block occurred in 22% (5/24) necessitating temporary pacing. A permanent pacemaker was implanted in 4% (1/24). NYHA-class was 2.5 (IQR 2.0 to 3.0) before and 1.5 (IQR 1.3 to 2.0) (p <0.001) after AA. During FU, 2 pacemakers were implanted due to bradycardia (no AV block). A right bundle branch block was found in 13% (2/24) before and 46 % (11/24) after AA (p = 0.003). Non-sustained ventricular tachycardia (NSVT) was observed in 13% (2/16) before and 22% (5/23) (p = 0.46) after AA. Two patients required ICD implantation. CONCLUSIONS: Long-term FU is excellent in HCM after AA. The pressure gradient drops below 25 mm Hg in 95% (23/24) of all patients. Transient AV block occurs in 22% (5/24), but permanent pacemaker implantation is rarely needed (13%, 2/24). Severe NSVT occurs in 13% (2/16) before and 22% (5/23) after AA but ICD implantation is only occasionally required.
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BACKGROUND: Body fat changes are common in patients with HIV. For patients on protease inhibitor (PI)-based highly active antiretroviral therapy (HAART), these changes have been associated with increasing exposure to therapy in general and to stavudine in particular. Our objective is to show whether such associations are more or less likely for patients on non-nucleoside reverse transcriptase inhibitor (NNRTI)-based HAART. METHODS: We included all antiretroviral-naive patients in the Swiss HIV Cohort Study starting HAART after April 2000 who had had body weight, CD4 cell count and plasma HIV RNA measured between 6 months before and 3 months after starting HAART, and at least one assessment of body fat changes after starting HAART. At visits scheduled every 6 months, fat loss or fat gain is reported by agreement between patient and physician. We estimate the association between reported body fat changes and both time on therapy and time on stavudine, using conditional logistical regression. RESULTS: Body fat changes were reported for 85 (9%) out of 925 patients at their first assessment; a further 165 had only one assessment. Of the remaining 675 patients, body fat changes were reported for 156 patients at a rate of 13.2 changes per 100 patient-years. Body fat changes are more likely with increasing age [odds ratio (OR) 1.18 (1.00-1.38) per 10 years], with increasing BMI [OR 1.06 (1.01-1.11)] and in those with a lower baseline CD4 cell count [OR 0.91 (0.83-1.01) per 100 cells/microl]. There is only weak evidence that body fat changes are more likely with increasing time on HAART [OR 1.16 (0.93-1.46)]. After adjusting for time on HAART, fat loss is more likely with increasing stavudine use [OR 1.70 (1.34-2.15)]. There is no evidence of an association between reported fat changes and time on NNRTI therapy relative to PI therapy in those patients who used either one therapy or the other [OR 0.98 (0.56-1.63)]. CONCLUSION: Fat loss is more likely to be reported with increasing exposure to stavudine. We find no evidence of major differences between PI and NNRTI therapy in the risk of reported body fat changes.
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We examined the effect of azithromycin (CP-62,993), a new oral macrolide-like antibiotic, alone and in combination with rifampin, as treatment for experimental staphylococcal osteomyelitis. Clindamycin was used as a comparison drug. Rats (n = 10 to 15 per group) were infected by direct instillation of Staphylococcus aureus into the tibial medullary cavity. After 10 days, 21-day treatments with azithromycin (50 mg/kg of body weight, once daily, by the oral route), rifampin (20 mg/kg, once daily, subcutaneously), or clindamycin (90 mg/kg, three times daily, by the oral route) were started. The drugs were used singly or in combination (azithromycin plus rifampin or clindamycin plus rifampin). Peak azithromycin concentrations in bone were > 30 times higher than levels in serum, but the drug had little effect on final bacterial titers (5.13 +/- 0.46 log10 CFU/g of bone; for controls, 6.54 +/- 0.28 log10 CFU/g). Clindamycin was more active than azithromycin (3.26 +/- 2.14 log10 CFU/g of bone; 20% of sterilized bones), but rifampin was the most active single drug (1.5 +/- 1.92 log10 CFU/g; 53% of sterilized bones). Therapy with rifampin or clindamycin alone was associated with the emergence of resistance. Rifampin plus azithromycin (0.51 +/- 1.08 log10 CFU/g of bone; 80% of sterilized bones) and rifampin plus clindamycin (0.87 +/- 1.34 log10 CFU/g of bone; 66% of sterilized bones) were the most active regimens. Thus, azithromycin is ineffective as a single drug for the treatment of experimental staphylococcal osteomyelitis, despite high levels in bone that markedly exceeded the MIC, but it may be an attractive partner drug for rifampin.
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Aims: The reported rate of stent thrombosis (ST) after drug-eluting stent (DES) implantation varies among registries. To investigate differences in baseline characteristics and clinical outcome in European and Japanese all-comers registries, we performed a pooled analysis of patient-level data. Methods and results: The j-Cypher registry (JC) is a multicentre observational study conducted in Japan, including 12,824 patients undergoing SES implantation. From the Bern-Rotterdam registry (BR) enrolled at two academic hospitals in Switzerland and the Netherlands, 3,823 patients with SES were included in the current analysis. Patients in BR were younger, more frequently smokers and presented more frequently with ST-elevation myocardial infarction (MI). Conversely, JC patients more frequently had diabetes and hypertension. At five years, the definite ST rate was significantly lower in JC than BR (JC 1.6% vs. BR 3.3%, p<0.001), while the unadjusted mortality tended to be lower in BR than in JC (BR 13.2% vs. JC 14.4%, log-rank p=0.052). After adjustment, the j-Cypher registry was associated with a significantly lower risk of all-cause mortality (HR 0.56, 95% CI: 0.49-0.64) as well as definite stent thrombosis (HR 0.46, 95% CI: 0.35-0.61). Conclusions: The baseline characteristics of the two large registries were different. After statistical adjustment, JC was associated with lower mortality and ST.
Na 1 Nachlass Max Horkheimer, 622 - Unterlagen zu einführenden Vorlesungen (p. VIII 41,1-2-VIII 41b)
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"Problem der neueren Philosophie", Vorlesung Wintersemester 1950/51 und Sommersemester 1951, 1) Heft, 78 Blatt und 20 zusätzliche Blätter, eigenhändige Notizen (GS 14, S. 145, 151-152), 2) Friedrich Pollock: Notizen zur Volesung Max Horkheimers, Wintersemester 1950/51), eigenhändige Notizen, 9 Blatt; "Philosophie im 17. Jahrhundert (insbes. Spinoza)", Vorlesung Winteremester 1951/52, 1) Heft 1, 17 Blatt und 2 zusätzliche Blätter, eigenhändige Notizen, 2) Heft 2, 46 Blatt, davon 3 leer, und 15 zusätzliche Blätter, eigenhändige Notizen; "Philosophie im 18. Jahrhundert", Vorlesung Sommersemester 1952, 1 Heft mit eigenhändigen Notizen, 64 Blatt, davon 30 leer, und 44 zusätzliche Blätter;
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HIV-1 infected children display a highly variable rate of progression to AIDS. Data about reasons underlying the variable progression to AIDS among vertically-infected children is sparse, and the few studies that have examined this important question have almost exclusively been done in the developed world. This is despite the fact that Sub-Saharan Africa is home to over 90% of all HIV infected children around the world.^ The main objective of this study was to examine predictors of HIV-1 slow progression among vertically infected children in Botswana, using a case control design. Cases (slow progressors) and controls (rapid progressors) were drawn from medical records of HIV-1 infected children being followed up for routine care and treatment at the BBCCCOE between February 2003 and February 2011. Univariate and Multivariate Logistic Regression Analyses were performed to identify independent predictors of slow disease progression and control for confounding respectively. ^ The study population comprised of 152 cases and 201 controls with ages ranging from 6 months to 16 years at baseline. Low baseline HIV-1 RNA viral load was the strongest independent predictor of slow progression (adjusted OR = 5.52, 95% CI = 2.75-11.07; P <0.001). Other independent predictors of slow disease progression identified were: lack of history of PMTCT with single dose Nevirapine plus Zidovudine (adjusted OR = 4.45, 95% CI = 1.45-13.69; P = 0.009) and maternal vital status (alive) (adjusted OR = 2.46, 95% CI = 1.51-4.01; P < 0.00 ).^ The results of this study may help clinicians and policy-makers in resource-limited settings to identify, at baseline, which children are at highest risk of rapid progression to AIDS and thus prioritize them for immediate intervention with HAART and other measures that would mitigate disease progression. At the same time HAART may be delayed among children who are at lower risk of disease progression. This would enable the highly affected, yet impoverished, Sub-Saharan African countries to use their scarce resources more efficiently which may in turn ensure that their National Antiretroviral Therapy Programs become more sustainable. Delaying HAART among the low-risk children would also lower the occurrence of adverse drug reactions associated with antiretroviral drugs exposure.^ Keywords. Slow Progressors, Rapid Progressors, HIV-1, Predictors, Children, Vertical Transmission, Sub-Saharan Africa^
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Objectives. This study estimated the prevalence of risky sexual behaviors of older (≥ years old) and younger (18-24 years) men who have sex with men (MSM) in Houston, TX and compared the prevalence of these behaviors between the two age cohorts. ^ Methods. Data used in this analysis were from the third MSM cycle of the National HIV Behavioral Surveillance Study. There were 80 older and 119 younger MSM who met the eligibility criteria. Bivariate and Multivariate analysis were performed to compare risky sexual behaviors from the past 12 months and at last sexual encounter between the two age cohorts. ^ Results. OMSM were more likely to be Non-Hispanic White (AOR=4.17; CI: 1.46, 11.89), to have a household income last year greater than $75,000 (AOR=3.59; CI: 1.12, 11.55), and to self-report HIV-positive (AOR=7.35; CI: 2.69, 20.10) than YMSM. OMSM were less like to have had anal sex (AOR=0.11; CI: 0.04, 0.29) or a main sex partner (AOR=0.2; CI: 0.09, 0.45) than YMSM in the past 12 months. Among MSM who had anal sex at last sexual encounter, OMSM were more likely to have not used a condom the entire time regardless of partner type (AOR=3.64; CI: 1.54, 8.61), not used a condom the entire time with a causal sex partner (AOR=7.72; CI: 1.76, 33.92), had unprotected insertive anal intercourse (AOR=2.92; CI: 1.1, 7.75), and used alcohol before or during sex (AOR=5.33; CI: 2.15, 13.2) than YMSM. YMSM and OMSM did not different significantly in knowledge of last sex partner's HIV status. ^ Conclusions. This is not a homogeneous sample of OMSM and risky sexual behaviors vary within the group. There were many similarities in risk behavior between OMSM and YMSM but also some key differences in partner type and condom use indicating a need for increased age-appropriate health promotion programs to limit a potential increase in HIV infection among OMSM. ^