471 resultados para varietà topologica proiezione rivestimento Escher


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Questa tesi si propone di verificare l'esistenza di coordinate isoterme su una superficie. Le coordinate isoterme danno localmente una mappa conforme da una varietà riemanniana bidimensionale al piano Euclideo. Se la superficie è orientabile, allora si può dare un atlante di carte isoterme, cioè le cui coordinate associate siano isoterme. Queste coordinate esistono a patto che vengano soddisfatte certe condizioni. Il risultato nelle classi di Holder è dovuto a Korn e Lichtensten. Chern ha notevolmente semplificato la loro dimostrazione.

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La trasformata di Karhunen-Loève monodimensionale è la decomposizione di un processo stocastico del secondo ordine a parametrizzazione continua in coefficienti aleatori scorrelati. Nella presente dissertazione, la trasformata è ottenuta per via analitica, proiettando il processo, considerato in un intervallo di tempo limitato [a,b], su una base deterministica ottenuta dalle autofunzioni dell'operatore di Hilbert-Schmidt di covarianza corrispondenti ad autovalori positivi. Fondamentalmente l'idea del metodo è, dal primo, trovare gli autovalori positivi dell'operatore integrale di Hilbert-Schmidt, che ha in Kernel la funzione di covarianza del processo. Ad ogni tempo dell'intervallo, il processo è proiettato sulla base ortonormale dello span delle autofunzioni dell'operatore di Hilbert-Schmidt che corrispondono ad autovalori positivi. Tale procedura genera coefficienti aleatori che si rivelano variabili aleatorie centrate e scorrelate. L'espansione in serie che risulta dalla trasformata è una combinazione lineare numerabile di coefficienti aleatori di proiezione ed autofunzioni convergente in media quadratica al processo, uniformemente sull'intervallo temporale. Se inoltre il processo è Gaussiano, la convergenza è quasi sicuramente sullo spazio di probabilità (O,F,P). Esistono molte altre espansioni in serie di questo tipo, tuttavia la trasformata di Karhunen-Loève ha la peculiarità di essere ottimale rispetto all'errore totale in media quadratica che consegue al troncamento della serie. Questa caratteristica ha conferito a tale metodo ed alle sue generalizzazioni un notevole successo tra le discipline applicate.

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La trattazione si sviluppa in quattro parti essenziali. La prima verifica le patologie che possono condurre alla richiesta di prescrizione di una protesi artificiale per arto superiore. Mostra come ne sia variata nel tempo l'epidemiologia senza trascurare le problematiche fisiche, psicologiche ed economiche strettamente connesse alla decisione del soggetto amputato di ricorrerne all'uso. Nella seconda parte, lo studio fornisce informazioni dettagliate sulle diverse soluzioni protesiche con riferimenti ai possibili sviluppi per attuare un confronto con quanto in commercio. La descrizione verte inizialmente sulle protesi attive per passare alle passive cosmetiche, eso ed endo- scheletriche, che mirano a ripristinare l'integrità corporea del soggetto e per ognuna vengono definiti i campi di applicazione in base al particolare livello di amputazione. La terza parte considera esclusivamente le protesi cosmetiche e come queste siano destinate a trasformarsi in futuro, con un opportuno dimensionamento interno, nel più appropriato rivestimento per protesi attive. L'ultima parte vaglia le sfide proposte nel settore protesico tutto e, attraverso le date di immissione sul mercato, cerca di stabilire quanto gli sforzi tesi a ridurne ulteriormente tempi di realizzazione e costi, abbiano raggiunto risultati soddisfacenti.

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Big data è il termine usato per descrivere una raccolta di dati così estesa in termini di volume,velocità e varietà da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per l'estrazione di valori significativi. Molti sistemi sono sempre più costituiti e caratterizzati da enormi moli di dati da gestire,originati da sorgenti altamente eterogenee e con formati altamente differenziati,oltre a qualità dei dati estremamente eterogenei. Un altro requisito in questi sistemi potrebbe essere il fattore temporale: sempre più sistemi hanno bisogno di ricevere dati significativi dai Big Data il prima possibile,e sempre più spesso l’input da gestire è rappresentato da uno stream di informazioni continuo. In questo campo si inseriscono delle soluzioni specifiche per questi casi chiamati Online Stream Processing. L’obiettivo di questa tesi è di proporre un prototipo funzionante che elabori dati di Instant Coupon provenienti da diverse fonti con diversi formati e protocolli di informazioni e trasmissione e che memorizzi i dati elaborati in maniera efficiente per avere delle risposte in tempo reale. Le fonti di informazione possono essere di due tipologie: XMPP e Eddystone. Il sistema una volta ricevute le informazioni in ingresso, estrapola ed elabora codeste fino ad avere dati significativi che possono essere utilizzati da terze parti. Lo storage di questi dati è fatto su Apache Cassandra. Il problema più grosso che si è dovuto risolvere riguarda il fatto che Apache Storm non prevede il ribilanciamento delle risorse in maniera automatica, in questo caso specifico però la distribuzione dei clienti durante la giornata è molto varia e ricca di picchi. Il sistema interno di ribilanciamento sfrutta tecnologie innovative come le metriche e sulla base del throughput e della latenza esecutiva decide se aumentare/diminuire il numero di risorse o semplicemente non fare niente se le statistiche sono all’interno dei valori di soglia voluti.

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Il calore contenuto in profondità negli ammassi rocciosi può essere estratto attraverso un sistema geotermico che prevede l’inserimento di tubazioni in corrispondenza del rivestimento del tunnel, all'interno del quale circola un fluido termovettore che assorbe calore dalle pareti circostanti. Il caso di studio analizzato è la Galleria di Mules, un tunnel scavato in metodo tradizionale all'interno del Granito di Bressanone, che funge come unica finestra di accesso sul lato italiano alla Galleria di Base del Brennero (BBT). Essa si sviluppa in direzione ovest-est per una lunghezza pari circa a 1780 m. In fase di esercizio. Attraverso una caratterizzazione geologica e idrogeologica dell’area di interesse, prove di laboratorio su campioni e rilevazioni delle temperature all’interno della galleria, è stato possibile delineare un quadro geotermico dell’area di interesse. I dati raccolti hanno permesso di ricavare un modello 3D delle temperature dell’area e, attraverso un’apposita procedura di calcolo, quantificare il potenziale energetico estraibile dal tratto di galleria considerato. Sulla base dei risultati ottenuti, è stato realizzato uno schema dettagliato della disposizione del circuito sorgente, adattato sul progetto definitivo del rivestimento interno alla Galleria di Mules. In assenza di potenziali utenze termiche nelle vicinanze del portale di accesso, si è ipotizzato di destinare la risorsa geotermica ad una pavimentazione stradale dotata di sistema snow and ice melting. La pavimentazione permetterà il collegamento fra la strada SS12 e l’imbocco del tunnel. E’ stata effettuata una stima dei costi di investimento dell’intero sistema a pompa di calore e, sulla base del fabbisogno energetico dell’utenza considerata, sono stati valutati i costi di esercizio, confrontandoli con altre possibili soluzioni. Lo studio ha dimostrato la fattibilità tecnico-economica di soluzioni di questo tipo e si pone come primo passo per approfondimenti futuri.

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L’obbiettivo ultimo di questo elaborato è quello di valutare il rischio per un evento sismico e un evento idrogeologico di tre reti di condotte per la distribuzione dell’acqua, per poter assegnare ai vari gradi di rischio un opportuno intervento. Le condotte delle reti sono identificate con: ID, materiale, pressione nominale, diametro nominale, portata, spessore, tipologia di giunti, rivestimento, protezione catodica, anno di posa, collocazione. Noti i dati, si possono calcolare le classi dei fattori vulnerabilità, esposizione e pericolosità, relativa ad ogni singola condotta e all’intera rete. La vulnerabilità valuta i fattori di suscettibilità e resilienza di una condotta, l’esposizione valuta i costi ad essa associati e la pericolosità valuta la possibilità degli eventi scelti in base alla collocazione fisica della condotta. Le classi sono successivamente combinate per conoscere il rischio della condotta rispetto l’intera rete. Valutato il livello di rischio abbinato al livello di vulnerabilità della condotta, si ottiene l’intervento opportuno per la condotta analizzata.

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Tema di questo lavoro sono i cedimenti indotti dallo scavo di gallerie superficiali in terreni coesivi sotto falda. In questi casi la velocità di avanzamento dello scavo v e la permeabilità del mezzo k influenzano molto l'evoluzione della consolidazione. Le ipotesi di risposta non drenata o drenata del mezzo saturo, comunemente adottate, sono valide solo per rapporto v/k estremamente alto o basso. Nei casi intermedi, analisi numeriche accoppiate che tengano conto del processo di consolidazione durante lo scavo sono indispensabili. Ciò nonostante, queste sono molto rare in letteratura viste le notevoli difficoltà teoriche e numeriche ad esse associate. Proprio per non incrementare ulteriormente tali difficoltà, si è deciso di adottare modelli costitutivi semplici quali: il modello elastico perfettamente plastico con criterio di resistenza alla Mohr Coulomb e il Modified Cam Clay. Dopo un' introduzione sulla risposta del terreno nell'intorno dello scavo al variare del modello costitutivo, è stato svolto uno studio parametrico del processo di consolidazione. Ci si è, successivamente, concentrati sulla capacità dei tre modelli costitutivi di predire l'andamento dei cedimenti, mediante confronto con le soluzioni empiriche proposte in letteratura. Infine, sono state effettuate una serie di simulazioni 3D accoppiate passo-passo con il programma agli elementi finiti Abaqus al variare della permeabilità del mezzo e del rivestimento installato, supposto infinitamente permeabile o impermeabile. È emerso che per v/k<100 o v/k>100000 non è necessario esaminare nel dettaglio la dipendenza dal tempo della risposta del suolo e si possono ottenere risultati affidabili assumendo condizioni drenate o non drenate, rispettivamente. Nei casi intermedi, invece, le condizioni sono da ritenersi transienti e l'unico modo per effettuare correttamente le analisi dei cedimenti e lo studio della stabilità del fronte è mediante analisi numeriche 3D idromeccaniche accoppiate.

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The characteristic features of Whipple's disease include abdominal pain, diarrhoea, wasting, and arthralgias, with the causative agent, Tropheryma whipplei, being detected mainly in intestinal biopsies. PCR technology has led to the identification of T. whipplei in specimens from various other locations, including the central nervous system and the heart. T. whipplei is now recognized as one of the causes of culture-negative endocarditis, and endocarditis can be the only manifestation of the infection with T. whipplei. Although it is considered a rare disease, the true incidence of endocarditis due to T. whipplei is not clearly established. With the increasing use of molecular methods, it is likely that T. whipplei will be more frequently identified. Questions also remain about the genetic variability of T. whipplei strains, optimal diagnostic procedures and therapeutic options. In the present study, we provide clinical data on four new patients with documented endocarditis due to T. whipplei in the context of the available published literature. There was no clinical involvement of the gastrointestinal tract. Genetic analysis of the T. whipplei strains with DNA isolated from the excised heart valves revealed little to no genetic variability. In a selected case, we describe acridine orange staining for early detection of the disease, prompting early adaptation of the antibiotic therapy. We provide long-term follow-up data on the patients. In our hands, an initial 2-week course of intravenous antibiotics followed by cotrimoxazole for at least 1 year was a suitable treatment option for T. whipplei endocarditis.

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During pregnancy, trophoblasts grow to adapt the feto-maternal unit to fetal requirements. Aldosterone and cortisol levels increase, the latter being inactivated by a healthy placenta. By contrast, preeclamptic placental growth is reduced while aldosterone levels are low and placental cortisol tissue levels are high due to improper deactivation. Aldosterone acts as a growth factor in many tissues, whereas cortisol inhibits growth. We hypothesized that in preeclampsia low aldosterone and enhanced cortisol availability might mutually affect placental growth and function. Proliferation of cultured human trophoblasts was time- and dose-dependently increased with aldosterone (P < 0.04 to P < 0.0001) and inhibited by spironolactone and glucocorticoids (P < 0.01). Mineralo- and glucocorticoid receptor expression and activation upon agonist stimulation was verified by visualization of nuclear translocation of the receptors. Functional aldosterone deficiency simulated in pregnant mice by spironolactone treatment (15 μg/g body weight/day) led to a reduced fetal umbilical blood flow (P < 0.05). In rat (P < 0.05; R(2) = 0.2055) and human (X(2) = 3.85; P = 0.0249) pregnancy, placental size was positively related to plasma aldosterone. Autocrine production of these steroid hormones was excluded functionally and via the absence of specific enzymatic transcripts for CYP11B2 and CYP11B1. In conclusion, activation of mineralocorticoid receptors by maternal aldosterone appears to be required for trophoblast growth and a normal feto-placental function. Thus, low aldosterone levels and enhanced cortisol availability may be one explanation for the reduced placental size in preeclampsia and related disorders.

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The concept of vascular pruning, the "cuting-off" of vessels, is gaining importance due to expansion of angio-modulating therapies. The proangiogenic effects of vascular endothelial growth factor (VEGF) are broadly described, but the mechanisms of structural alterations by its downregulation are not known.

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Central nervous system involvement is a rare and serious complication of Behçet's disease (BD). Herein, we describe a patient with an atypical central lesion, who experienced progressive hypesthesia of the right arm and sensory loss of the trigeminal nerve together with intense headache. A repeated biopsy was necessary to conclusively establish the diagnosis of BD. Therapy with infusions of infliximab led to a remarkable full remission. TNFα-blocking therapy was successfully replaced by azathioprine. The present well-illustrated case demonstrates the difficulty of establishing the diagnosis of BD with central nervous system involvement, the dramatic benefit of short given TNF-α-blocking agent, and the long-term remission with azathioprin.

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SETTING: Cordoba, Spain, 1135 CE, 29th year of the reign of ‘Ali “amir al-muslimin,” second king of the Berber Almoravid dynasty, rulers of Moorish Spain from 1071 to 1147. Cordoba, the capital of Andalus and the center of the Almoravid holdings in Spain, is a bustling cosmopolitan center, a crossroads for Europe and the Middle East, and the meeting-point of three religious traditions. Most significantly, Cordoba at this time is the hub of European intellectual activity. From the square—itself impressively large and surrounded by a massive collonade, the regularity and ordered beauty of which typifies the Moorish taste for symmetry (so beloved of M.C. Escher)—can be seen the huge Cordoban mosque, erected in the 8th-century by Khalif Abd-er-Rahman I to the glory of Allah, oft forgiving, most merciful. It is the second largest building in Islam, and the bastion of the still entrenched but soon to fade Muslim presence in western Europe. SCENE: Three figures sit upon stone benches beneath the westernmost colonnade of the Cordoban mosque, involved in an animated, though friendly discussion on matters of faith and reason, knowledge and God, language and logic. The host is none other than Jehudah Halevi, and his esteemed guests Master Peter Abelard and the venerable Råmånuja, whose obviously advanced age belies his youthful voice, gleaming eye, quick hands, and general exuberance. It is autumn, early evening…

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Binding of hydrophobic chemicals to colloids such as proteins or lipids is difficult to measure using classical microdialysis methods due to low aqueous concentrations, adsorption to dialysis membranes and test vessels, and slow kinetics of equilibration. Here, we employed a three-phase partitioning system where silicone (polydimethylsiloxane, PDMS) serves as a third phase to determine partitioning between water and colloids and acts at the same time as a dosing device for hydrophobic chemicals. The applicability of this method was demonstrated with bovine serum albumin (BSA). Measured binding constants (K(BSAw)) for chlorpyrifos, methoxychlor, nonylphenol, and pyrene were in good agreement with an established quantitative structure-activity relationship (QSAR). A fifth compound, fluoxypyr-methyl-heptyl ester, was excluded from the analysis because of apparent abiotic degradation. The PDMS depletion method was then used to determine partition coefficients for test chemicals in rainbow trout (Oncorhynchus mykiss) liver S9 fractions (K(S9w)) and blood plasma (K(bloodw)). Measured K(S9w) and K(bloodw) values were consistent with predictions obtained using a mass-balance model that employs the octanol-water partition coefficient (K(ow)) as a surrogate for lipid partitioning and K(BSAw) to represent protein binding. For each compound, K(bloodw) was substantially greater than K(S9w), primarily because blood contains more lipid than liver S9 fractions (1.84% of wet weight vs 0.051%). Measured liver S9 and blood plasma binding parameters were subsequently implemented in an in vitro to in vivo extrapolation model to link the in vitro liver S9 metabolic degradation assay to in vivo metabolism in fish. Apparent volumes of distribution (V(d)) calculated from the experimental data were similar to literature estimates. However, the calculated binding ratios (f(u)) used to relate in vitro metabolic clearance to clearance by the intact liver were 10 to 100 times lower than values used in previous modeling efforts. Bioconcentration factors (BCF) predicted using the experimental binding data were substantially higher than the predicted values obtained in earlier studies and correlated poorly with measured BCF values in fish. One possible explanation for this finding is that chemicals bound to proteins can desorb rapidly and thus contribute to metabolic turnover of the chemicals. This hypothesis remains to be investigated in future studies, ideally with chemicals of higher hydrophobicity.

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During the past decades, endoscopic mucosal resection (EMR) has been developed to treat early intramucosal esophageal cancers and dysplastic Barrett's esophagus. The primary drawback of this method is severe postsurgical esophageal stricture formation. The purpose of this preclinical study was to assess strategies for prevention of this major complication by injecting autologous keratinocytes in the EMR mucosal defect in the sheep model.