292 resultados para metropolitano


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La mostra è diventata un nuovo paradigma della cultura contemporanea. Sostenuta da proprie regole e da una grammatica complessa produce storie e narrazioni. La presente ricerca di dottorato si struttura come un ragionamento critico sulle strategie del display contemporaneo, tentando di dimostrare, con strumenti investigativi eterogenei, assumendo fonti eclettiche e molteplici approcci disciplinari - dall'arte contemporanea, alla critica d'arte, la museologia, la sociologia, l'architettura e gli studi curatoriali - come il display sia un modello discorsivo di produzione culturale con cui il curatore si esprime. La storia delle esposizioni del XX secolo è piena di tentativi di cambiamento del rapporto tra lo sviluppo di pratiche artistiche e la sperimentazione di un nuovo concetto di mostra. Nei tardi anni Sessanta l’ingresso, nella scena dell’arte, dell’area del concettuale, demolisce, con un azzeramento radicale, tutte le convenzioni della rappresentazione artistica del dopoguerra, ‘teatralizzando’ il medium della mostra come strumento di potere e introducendo un nuovo “stile di presentazione” dei lavori, un display ‘dematerializzato” che rovescia le classiche relazioni tra opera, artista, spazio e istituzione, tra un curatore che sparisce (Siegelaub) e un curatore super-artista (Szeemann), nel superamento del concetto tradizionale di mostra stessa, in cui il lavoro del curatore, in quanto autore creativo, assumeva una propria autonomia strutturale all’interno del sistema dell’arte. Lo studio delle radici di questo cambiamento, ossia l’emergere di due tipi di autorialità: il curatore indipendente e l’artista che produce installazioni, tra il 1968 e il 1972 (le mostre di Siegelaub e Szeemann, la mimesi delle pratiche artistiche e curatoriali di Broodthaers e la tensione tra i due ruoli generata dalla Critica Istituzionale) permette di inquadrare teoricamente il fenomeno. Uno degli obbiettivi della ricerca è stato anche affrontare la letteratura critica attraverso una revisione/costruzione storiografica sul display e la storia delle teorie e pratiche curatoriali - formalizzata in modo non sistematico all'inizio degli anni Novanta, a partire da una rilettura retrospettiva della esperienze delle neoavanguardie – assumendo materiali e metodologie provenienti, come già dichiarato, da ambiti differenti, come richiedeva la composizione sfaccettata e non fissata dell’oggetto di studio, con un atteggiamento che si può definire comparato e post-disciplinare. Il primo capitolo affronta gli anni Sessanta, con la successione sistematica dei primi episodi sperimentali attraverso tre direzioni: l’emergere e l’affermarsi del curatore come autore, la proliferazione di mostre alternative che sovvertivano il formato tradizionale e le innovazioni prodotte dagli artisti organizzatori di mostre della Critica Istituzionale. Esponendo la smaterializzazione concettuale, Seth Siegelaub, gallerista, critico e impresario del concettuale, ha realizzato una serie di mostre innovative; Harald Szeemann crea la posizione indipendente di exhibition maker a partire When attitudes become forms fino al display anarchico di Documenta V; gli artisti organizzatori di mostre della Critica Istituzionale, soprattutto Marcel Broodhthears col suo Musée d’Art Moderne, Départment des Aigles, analizzano la struttura della logica espositiva come opera d’arte. Nel secondo capitolo l’indagine si sposta verso la scena attivista e alternativa americana degli anni Ottanta: Martha Rosler, le pratiche community-based di Group Material, Border Art Workshop/Taller de Arte Fronterizo, Guerrilla Girls, ACT UP, Art Workers' Coalition che, con proposte diverse elaborano un nuovo modello educativo e/o partecipativo di mostra, che diventa anche terreno del confronto sociale. La mostra era uno svincolo cruciale tra l’arte e le opere rese accessibili al pubblico, in particolare le narrazioni, le idee, le storie attivate, attraverso un originale ragionamento sulle implicazioni sociali del ruolo del curatore che suggeriva punti di vista alternativi usando un forum istituzionale. Ogni modalità di display stabiliva relazioni nuove tra artisti, istituzioni e audience generando abitudini e rituali diversi per guardare la mostra. Il potere assegnato all’esposizione, creava contesti e situazioni da agire, che rovesciavano i metodi e i formati culturali tradizionali. Per Group Material, così come nelle reading-room di Martha Rosler, la mostra temporanea era un medium con cui si ‘postulavano’ le strutture di rappresentazione e i modelli sociali attraverso cui, regole, situazioni e luoghi erano spesso sovvertiti. Si propongono come artisti che stanno ridefinendo il ruolo della curatela (significativamente scartano la parola ‘curatori’ e si propongono come ‘organizzatori’). La situazione cambia nel 1989 con la caduta del muro di Berlino. Oltre agli sconvolgimenti geopolitici, la fine della guerra fredda e dell’ideologia, l’apertura ai flussi e gli scambi conseguenti al crollo delle frontiere, i profondi e drammatici cambiamenti politici che coinvolgono l’Europa, corrispondono al parallelo mutamento degli scenari culturali e delle pratiche espositive. Nel terzo capitolo si parte dall’analisi del rapporto tra esposizioni e Late Capitalist Museum - secondo la definizione di Rosalind Krauss - con due mostre cruciali: Le Magiciens de la Terre, alle origini del dibattito postcoloniale e attraverso il soggetto ineffabile di un’esposizione: Les Immatériaux, entrambe al Pompidou. Proseguendo nell’analisi dell’ampio corpus di saggi, articoli, approfondimenti dedicati alle grandi manifestazioni internazionali, e allo studio dell’espansione globale delle Biennali, avviene un cambiamento cruciale a partire da Documenta X del 1997: l’inclusione di lavori di natura interdisciplinare e la persistente integrazione di elementi discorsivi (100 days/100 guests). Nella maggior parte degli interventi in materia di esposizioni su scala globale oggi, quello che viene implicitamente o esplicitamente messo in discussione è il limite del concetto e della forma tradizionale di mostra. La sfida delle pratiche contemporanee è non essere più conformi alle tre unità classiche della modernità: unità di tempo, di spazio e di narrazione. L’episodio più emblematico viene quindi indagato nel terzo capitolo: la Documenta X di Catherine David, il cui merito maggiore è stato quello di dichiarare la mostra come format ormai insufficiente a rappresentare le nuove istanze contemporanee. Le quali avrebbero richiesto - altrimenti - una pluralità di modelli, di spazi e di tempi eterogenei per poter divenire un dispositivo culturale all’altezza dei tempi. La David decostruisce lo spazio museale come luogo esclusivo dell’estetico: dalla mostra laboratorio alla mostra come archivio, l’evento si svolge nel museo ma anche nella città, con sottili interventi di dissimulazione urbana, nel catalogo e nella piattaforma dei 100 giorni di dibattito. Il quarto capitolo affronta l’ultima declinazione di questa sperimentazione espositiva: il fenomeno della proliferazione delle Biennali nei processi di globalizzazione culturale. Dalla prima mostra postcoloniale, la Documenta 11 di Okwui Enwezor e il modello delle Platforms trans-disciplinari, al dissolvimento dei ruoli in uno scenario post-szeemanniano con gli esperimenti curatoriali su larga scala di Sogni e conflitti, alla 50° Biennale di Venezia. Sono analizzati diversi modelli espositivi (la mostra-arcipelago di Edouard Glissant; il display in crescita di Zone of Urgency come estetizzazione del disordine metropolitano; il format relazionale e performativo di Utopia Station; il modello del bric à brac; la “Scuola” di Manifesta 6). Alcune Biennali sono state sorprendentemente autoriflessive e hanno consentito un coinvolgimento più analitico con questa particolare forma espressiva. Qual è l'impatto sulla storia e il dibattito dei sistemi espositivi? Conclusioni: Cos’è la mostra oggi? Uno spazio sotto controllo, uno spazio del conflitto e del dissenso, un modello educativo e/o partecipativo? Una piattaforma, un dispositivo, un archivio? Uno spazio di negoziazione col mercato o uno spazio di riflessione e trasformazione? L’arte del display: ipotesi critiche, prospettive e sviluppi recenti.

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Nel corso degli ultimi anni è nata a Bologna l’idea di un Servizio Ferroviario Metropolitano (SFM),il quale si inserisce in un progetto di riassetto del servizio ferroviario regionale dell’Emilia – Romagna che prevede il potenziamento dei collegamenti ferroviari all’interno del bacino Bolognese. Il lavoro di tesi ha lo scopo di fornire una possibile gestione ottimizzata del materiale rotabile, attraverso la determinazione di una flotta omogenea che verrà impiegata all’interno del Servizio Ferroviario Metropolitano del bacino bolognese. Tale gestione ottimizzata prevederà l’impiego di un’unica tipologia di treni declinata in due versioni di diversa capacità in termini di posti a sedere.

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La finalità della ricerca è l'individuazione di uno strumento urbanistico per governare il territorio metropolitano che garantisca la successione efficace ed efficiente delle azioni nelle quali si articola il processo di pianificazione strategica. All'interno della ricerca, da un lato si indaga lo sviluppo storico-culturale che ha caratterizzato in Italia il concetto di area metropolitana, individuandone i contenuti e le operazioni che portano alla perimetrazione del suo territorio. Dall'altro lato si approfondisce il tema della pianificazione strategica come strumento fondamentale per il governo delle città metropolitane intermedie. Si è proceduto all'approfondimento del dibattito culturale e scientifico sul tema delle aree metropolitane, nell'esperienza di pianificazione strategica sviluppata in ambito internazionale e successivamente il dibattito politico che si è sviluppato nella realtà italiana sul concetto di area metropolitana, evidenziandone gli aspetti condivisi e le diverse tipologie di approccio per ottenere una perimetrazione utile al piano di governo del territorio. Ovviamente, nel processo di analisi, un ruolo dominante è stato assunto dal quadro istituzionale e normativo che si è sviluppato ed è tuttora in corso sul tema delle aree metropolitane. Alla tematica relativa alla definizione delle aree, si è sviluppato un consistente approfondimento sui requisiti che devono essere posseduti da un piano strategico costruito sulle esigenze di un'area metropolitana. E' stata individuata l'area metropolitana di Bologna quale area oggetto di studio approfondito, ripercorrendo le vicende che hanno animato il dibattito sulla nascita della Città metropolitana delimitata dalla Provincia. A tal proposito, si è sviluppata una riflessione sui contenuti innovativi e promozionali del piano strategico, valutando gli effetti che il Piano Strategico Metropolitano in corso di elaborazione sarà in grado di produrre sulle dinamiche territoriali e socio-economiche dell'area bolognese.

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La sempre maggiore importanza data al luogo, soprattutto dalla normativa attraverso il codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, obbliga i progettisti a prestare maggiore attenzione al contesto in cui operano. I luoghi non possono più essere concepiti come spazi neutri capaci di accogliere qualsiasi forma di progetto, ma devono essere studiati e compresi nella loro essenza più profonda. In aiuto viene il concetto di Genius loci che fin dall'epoca romana soprassedeva i luoghi obbligando l'uomo a scendere a patti con esso prima di qualsiasi pratica progettuale. Nel tempo questo concetto si è trasformato ed ha mutato di senso, andando a coincidere con l'identità propria di un determinato luogo. Per luogo si intende una somma complessa di più elementi non scindibili e in rapporto tra loro nel costruirne l'identità specifica. Capire e rispettare l'identità di un luogo significa capire e rispettare il Genius loci. Filo conduttore di questa disamina è il saggio di Christian Norberg-Schulz “Genius loci. Paesaggio ambiente architettura”, in cui i temi del luogo e dell‟identità vengono trattati principalmente in chiave architettonica. Partendo da questo ho cercato di mettere in evidenza questi concetti in tre progetti sviluppati a scale diverse, evidenziandone l‟applicazione e le problematiche in tre ambiti differenti. I progetti presi in esame sono: in ambito rurale, l‟ecovillaggio sviluppato a San Biagio; in ambito urbano, la riqualificazione di un‟area industriale a Forlimpopoli; in ambito metropolitano, il progetto di abitazioni collettive a Bogotá.

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Il progetto rappresenta una proposta, di natura architettonico-urbana, per la città di Berlino, nel settore orientale. Questa proposta è il risultato di un percorso di studi che si è dapprima confrontato sul tema della città alla grande scala, per poi focalizzarsi sul distretto della Karl-Marx-Allee lo storico brano di città socialista in Berlino Est. L’obiettivo della ricerca si cristallizza in un programma architettonico di nuova costruzione per un isolato urbano del distretto sopracitato, disorganizzato ed informale, apparentemente emarginato dalla città per opera di una serie di ‘barriere urbane’. Queste barriere, il grande attraversamento sulla Holzmarkstraße, il viadotto della S-Bahn, il fiume Sprea, nel tempo intrecciati e sovrascritti, rappresentano i limiti e confini dell’isolato urbano. L’architettura proposta vuole confrontarsi, in questo contesto incerto, con la ricostruzione dell’isolato, in fede ai principi delle ‘ricostruzione critica’. Il disegno d’architettura rivede, per analogia, i contenuti della città storica, esprimendosi attraverso un linguaggio contemporaneo ma in continuità con la storia ed il contesto. Il tema della serialità, del ritmo, scandirà un percorso architettonico geometrico e modulare molto forte e rigoroso che risponderà al carattere ripetitivo e pre-costituito dei plattenbausiedlungen, gli insediamenti prefabbricati, patrimonio materiale dell’ex distretto socialista di Berlino. La forza ritmica del progetto verrà ribadita dal recupero architettonico del viadotto in muratura del trasporto metropolitano leggero della S-Bahn, una teoria di archivolti a botte in affaccio alla Sprea. Il nuovo scenario architettonico si può considerare come un unico grande elemento tematico, organizzato da una maglia rigorosa, argomentato da eccezioni e salienti che rispondono ad un’ampia domanda funzionale, tipologica ed architettonica.

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En el primer punto de este informe final se realizó un estado del arte y un análisis monográfico del problema que abordamos al que denominamos La Ciudad como Objeto de Estudio, es decir un marco conceptual que nos permita situar el problema abordado además de señalar los avances en cuanto a la gestión de la ciudad. Al tratarse de un análisis teórico abordamos largamente diversos aspectos que se vinculan a la construcción epistemológica del tema. Algunos de los temas tratados son: el futuro de las ciudades en el proceso globalizador, la relación entre campo-ciudad, ciudad y estado nacional, Nación y fronteras nacionales, las teorías del desarrollo y la exclusión social, entre otras cuestiones. En el segundo punto tratamos y profundizamos la descripción de el Proyecto Yacyretá y las Obras Civiles en la Ciudad teniendo en cuenta que este proyecto modifico sustancialmente la urbanización de Posadas, la gestión municipal y la estructura social local. En este sentido se hace referencia a los proyectos del ente público que directamente se desarrollan en el área urbana, denominado en el proyecto como Obras Complementarias, se describe y evalúa ahí las diferentes proyecciones elaboradas por los diferentes momentos de los diferentes gerenciamientos que se sucedieron en el tiempo, a la vez se trata de explicitar las condiciones históricas en que se proyectaron y realizaron las obras. En el tercer punto "El entorno regional y los involucrados" se describe el entorno social del emplazamiento de las obras de análisis a la vez de los actores directa e indirectamente involucrados. Entre otras cuestiones se analizan los indicadores económicos, las características y cambios de la pobreza urbana y rural, el mercado inmobiliario, la infraestructura y los servicios, los sistemas de transporte: terrestre, fluvial y ferroviario, Actores Sociales, entre otros temas. En el punto cuarto se pone el foco de trabajo en la Ciudad de Posadas. Se vincula esta con la dinámica de frontera con su "gemela" ciudad de Encarnación, República del Paraguay que también es modificada por el mismo proyecto y en análogas dimensiones, tanto por su vinculación histórico-geográfico como por sus transformaciones a la luz de las obras del Proyecto Yacyretá. Se realiza una historización de la división y uso del suelo en Posadas, el proyecto Yacyretá y sus efectos en la dinamización del mercado inmobiliario, las políticas municipales y el problema de la vivienda. El punto quinto hace referencia a cual es la percepción de los actores y ciudadanos de Posadas con respecto a la ciudad, la gestión local, lo servicios públicos, etc. Se han adoptado diferentes técnicas en un diseño técnico metodológico que permita triangular técnicas cualitativas y cuantitativas. En tal sentido se ha trabajado diferentes técnicas que a la vez nos permita muestrear y elaborar tipos actores y condiciones de la población en relación al asentamiento en el que se sitúan. Primero exponemos los resultados de una encuesta realizada en la ciudad de Posadas sobre la visión de los ciudadanos respecto a los problemas de la ciudad y las responsabilidades institucionales. Segundo se hace referencia a información cualitativa recogida en lo que denominamos el primer cordón o conglomerado urbano, conformado por una heterogeneidad de barrios de NES medio y bajo. Las técnicas utilizadas en este punto fueron tres grupos focalizados. Tercero, se trata del procesamiento de una encuesta realizada en barrios de construcción pública en Posadas y Garupá, ambos conforman el gran conglomerado metropolitano de Posadas aunque se trate de dos municipios diferentes. Cuarto se analizar allí talleres realizados con población vulnerable de barrios de construcción pública. En las conclusiones se realiza una interpretación de los datos construidos. Durante todo el proceso de investigación el equipo de trabajo colaboró en todos los momentos y fases de investigación, desde el diseño y elaboración del proyecto, la construcción del objeto (problemas, estado del arte y elaboración de hipótesis), el diseño técnico metodológico en el que se fijaron a las estrategias o combinación de técnicas de recolección de información, (información secundaria, encuestas, entrevistas, grupos focales y talleres) procesamiento e interpretación. En las conclusiones se elaboran interpretaciones mediante técnicas del planeamiento estratégico como matriz DAFO, análisis de Juego de Actores, Árbol de Problemas y análisis prospectivo. Pero fundamentalmente se realiza una evaluación territorial de clases sociales. Se incluyen ilustraciones fotográficas y mapas temáticos en algunos puntos del informe.

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En este trabajo abordaremos la transformación y complejización de las trayectorias de movilidad urbana binacional entre las ciudades de Posadas (Misiones, Argentina) y Encarnación (Itapúa, Paraguay). El habitual sentido del flujo de circulación de personas y bienes sostenido en los últimos 25 años en el paso fronterizo internacional allí existente, presenta transformaciones a partir de 2012, en función de los cambios que las políticas implementadas por los gobiernos centrales de ambos países generan en esta región de frontera. En efecto, no solo se han producido cambios en la movilidad transfronteriza de bienes y servicios, sino además se ha profundizado el patrón de asentamiento metropolitano de ambas ciudades de frontera (Causarano, 2006 e IPEC, 2012). Dicha situación, nos invita a repensar en este trabajo, la noción de integración en acto, es decir, desde la perspectiva de los ciudadanos que comparten esta territorialidad de frontera, poniendo el énfasis en el control del espacio, por parte de los distintos grupos allí presentes.

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Hasta el momento se ha recogido información secundaria, se ha referenciado, tomado nota, escaneado y/o fotocopiado a fin de procesar en el siguiente periodo aunque se ha avanzado ya en ese sentido. Al ser información cualitativa su procesamiento es del mismo modo. La información recogida se procesa también con planos en formato GIS (Sistema de Información Geográfico con programa ARCGIS).La información geoprocesada y editada en planos temáticos se entregaran con el informe final. La información recogida y en principio procesada hace referencia al análisis de acciones y proyectos de inversión pública implementada y por implementarse en Posadas y áreas metropolitanas y al balance de pérdidas-reposiciones desde los aspectos económico-físico-territorial. Hasta el presente se han desarrollado los siguientes aspectos:Obras civiles Yayreta en Posadas y su influencia en el desarrollo de la ciudad; Encuesta realizada en la ciudad de Posadas sobre la visión de los ciudadanos respecto a los problemas de la ciudad y las responsabilidades institucionales; Información cualitativa recogida en lo que denominamos el primer cordón o conglomerado urbano, conformado por una heterogeneidad de barrios de NES medio y bajo. Las técnicas utilizadas en este punto fueron tres grupos focalizados; Se trata del procesamiento de una encuesta realizada en barrios de construcción pública en Posadas y Garupa, ambos conforman el gran conglomerado metropolitano de Posadas aunque se trate de dos municipios diferentes; Se analiza allí talleres realizados con población vulnerable de barrios de construcción pública; Se realiza un ensayo que permita una interpretación conceptual del problema abordado.

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Desde fines de 1954, la Iglesia católica desempeñó un rol central en el golpe de Estado que puso fin al gobierno de Perón. El proceso por el cual la institución eclesiástica pasó a integrar el espectro opositor al peronismo fue abordado teniendo en cuenta fundamentalmente el caso de la Capital Federal y la ciudad de Córdoba, lugares clave para estudiar la trama de la insurrección cívico-militar. El objetivo del artículo es analizar el itinerario de las relaciones entabladas entre la Iglesia católica y el gobierno en Tucumán entre 1952 y 1955. Se sostiene que en el escenario provincial no se registró el progresivo deterioro de las relaciones entre la Iglesia y el peronismo que fueron visibles en el escenario metropolitano y en otras diócesis del país, observándose, por el contrario, un campo de colaboración que se mantuvo en forma ininterrumpida hasta 1955. De ese modo, sin negar las tensiones que surcaron el camino de las relaciones entre la Iglesia católica y el gobierno provincial, el presente artículo sostiene que en Tucumán no se observó la escalada de violencia y el enfrentamiento abierto que surgió desde 1954 como una constante en otras zonas del país. Esto nos lleva a interrogarnos sobre los factores que se conjugaron para dar cauce al clima expectante que predominó en la sociedad tucumana y por las repercusiones de los acontecimientos que se sucedieron a nivel nacional durante los tramos finales del gobierno peronista, como así también emprender un análisis comparativo de las estrategias que siguió la jerarquía eclesiástica y el movimiento laico en la Capital Federal y en la ciudad de Córdoba.

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Antecedentes: En Chile aproximadamente 475.297 mujeres se encuentran expuestas al riesgo de embarazos no deseados y abortos provocados, ya sea porque usan anticonceptivos de baja eficacia o no los usan. Objetivos: Conocer el perfil biosocial de las usuarias que demandan la pildora de anticoncepción de emergencia, una vez que ésta estuvo disponible para las beneficiarías de los Consultorios de Atención Primaria del Servicio de Salud. Métodos: Se analizó las características sociodemográficas y antecedentes gineco-obstétricos de la totalidad de las 93 fichas de las mujeres que solicitaron anticoncepción de emergencia entre el segundo semestre de 2006 y el primer semestre de 2007, en un Consultorio de Atención Primaria de Salud del Servicio de Salud Metropolitano de Santiago. Resultados: El perfil obtenido es de una mujer joven de promedio de 23,6 años, soltera, estudiante, beneficiaría exenta de pago del sistema de salud público, con edad promedio de inicio de relaciones sexuales de 16,2 años, que ha tenido entre una y dos parejas sexuales, sin hijos, que no utiliza un método anticonceptivo habitual, que consulta por haber tenido una relación sexual no protegida en las últimas 24 horas. Conclusiones: El perfil identificado corresponde a una población de conducta sexual desprotegida, de alto riesgo de embarazo no deseado y de aborto inseguro, que deben ser incorporadas a los programas regulares de control de la fecundidad.

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El Observatorio de Política Urbanística, Dinámica Inmobiliaria y Procesos Urbanos (FADU-UBA), indaga entre otros temas, el origen y evolución de los procesos urbanos formales e informales que espejan las transformaciones del ámbito territorial urbano-metropolitano de Buenos Aires enmarcadas en la transición de siglos XX y XXI. Estos procesos se interpretan como resultado de las relaciones entre las intervenciones planificadas y las mediaciones espontáneas de los diversos actores del crecimiento y desarrollo de la ciudad. El enfoque de 'Inteligencia Territorial' (IT) es de valioso aporte al Observatorio, ya que a través del mismo se identifican y examinan las prácticas urbanísticas y políticas públicas que inciden en dichas transformaciones territoriales. Este trabajo presenta avances de una sub-línea de investigación en curso, referida al espacio urbano de comercialización que proliferó entre fin del siglo XX y comienzo del XXI, tanto en períodos recesivos como en los de crecimiento económico: el espacio de comercialización formal y en particular el informal, bajo tipologías de localización centralizada o de tipo enclave (como los centros de compras de tipo shopping, hipermercados y servicios de ocio y recreación, o centralidades temáticas en torno a corredores viales rápidos del periurbano en proceso de expansión, o la Feria La Salada) o dispersa (como los centros o mercados de conveniencia, o ferias populares de artículos usados en proximidad a estaciones ferroviarias o al interior de lotes). Aspirando a contribuir al debate y la reflexión sobre los aportes del enfoque de la 'Inteligencia Territorial', se presenta fundamento empírico a partir del relevamiento de algunas de estas tipologías informales y su geo-referencia a través de sistemas de información territorial, analizando aspectos de su impacto territorial (especialmente en la matriz ambiental y socio- económica), y contrastando sus lógicas de localización con las del espacio de comercialización formal, ya registrado y analizado en diversos estudios del Observatorio y de otros equipos de investigación

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El propósito del presente trabajo es reconocer, cómo a partir de las tensiones globales y locales, de carácter socio - espacial e imbricadas en el proceso de metropolización que acusa el ámbito expandido de la ciudad de Paraná, es factible identificar y analizar los criterios básicos para proyectar una inédita gestión metropolitana dentro del espacio regional que constituyen tanto el ejido de la capital de la Provincia de Entre Ríos como el de sus tres municipios conurbados. En consecuencia y a tal fin, se intenta aquí establecer los nuevos desafíos incorporados a la gestión urbano-ambiental, tanto provincial como municipal, dentro de los que se platea articular la intervención estatal y la participación comunitaria, en el marco de un proceso de ordenamiento territorial del ámbito metropolizado en esas cuatro jurisdicciones en las que hoy habitan más de trescientos mil comprovincianos. Se trata, por tanto, de un proyecto estratégico que institucionalmente persiga la posibilidad de articular en simultáneo cuatro criterios políticos considerados aquí básicos para la gestión democrática del territorio metropolitano: la gobernabilidad, la competitividad, la sustentabilidad y la inclusión social. Criterios que, dentro de esa inteligencia, guiarán el análisis desarrollado sobre propuestas de actuación, jurídico-normativas y de gestión para abordar la compleja problemática del espacio urbano-regional. Es en tal contexto entonces, y dentro de esos principios primordiales para la intervención urbano-territorial, en el que se estima posible plantear, desde el ámbito institucional del Gobierno de la Provincia y de los gobiernos municipales, un acotado y preciso conjunto de políticas sectoriales básicas de ordenamiento que habiliten al despliegue de estrategias comunes y de consenso social posible, destinadas a transformar las críticas condiciones por las que atraviesa la conurbación en su conjunto, sin por eso vulnerar la autonomía de la jurisdicciones municipales incluidas en el espacio geográfico. Concluyendo, en el presente trabajo se analizan e identifican en forma iniciática, los criterios esenciales para el logro de los objetivos territoriales y las metas institucionales que dentro de la gestión metropolitana, puedan asumir el Estado Provincial y las jurisdicciones municipales, en tanto dispositivos gubernamentales destinados a que legal y orgánicamente, sean orientadas las políticas que tengan el propósito de afrontar tanto los procesos territoriales distorsivos como los déficit, las asimetrías y las carencias socio-ambientales que acusa la población del Gran Paraná

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El ambiente objeto del proceso de investigación - acción lo organizan el río Paraná, las ciudades de Santa Fe y Paraná y Municipios menores. Con alrededor de un millón de habitantes la construcción de la RMSP adquiere escala nacional compitiendo con Rosario y Córdoba. Actualmente el proceso de integración exhibe una población agobiada por la ausencia de políticas de estado y una pobre calidad de políticas públicas. Expresadas en la acción invasiva del valle de inundación del río, debida a la construcción de barrios y de infraestructura de bienes y servicios sin considerar los impactos que sobre las potencialidades naturales y culturales esta produce. Como así tampoco los mayores riesgos que tales acciones incorporan a la vida de las personas y sus bienes, debido al aumento del grado de vulnerabilidad de las ciudades en momentos de ocurrencia de crecidas extraordinarias. A fin de resolver los problemas socio-ambientales y urbanísticos que afectan al RMSP, se implementa un proceso de planeamiento utilizando el concepto y metodología de RBAU, mediante una red de actores públicos y privados, a efectos de encarar la sustentabilidad de la Región e iniciar un proceso de desarrollo metropolitano integrado. Entre las principales actividades realizadas y resultados obtenidos, caben mencionar: i)- Tres seminarios - talleres y tres reuniones intergubernamentales (2008, 2010, 2011), con la participación de los intendentes e integrantes de equipos de gobierno de Santa Fe, Paraná y otros municipios que integran la región, funcionarios de los gobiernos de ambas provincias y organizaciones de la sociedad civil. ii)- Sostenimiento del dialogo interinstitucional y afianzamiento de la voluntad política necesaria para la implementación del proyecto. iii)- Relevamiento de información escrita, gráfica e imágenes. iv)- Formulación de documentos y ponencias. v)- Participación en dos Seminarios Internacionales de RBAU (2008 y 2011) y reconocimiento internacional del proyecto, como caso integrante de la Red de RBAU, en formación, por parte del Programa Iberoamericano del Hombre y la Biosfera de UNESCO (2010). vi)- Sustanciación de un Convenio de Cooperación entre la UNL y el Foro Latinoamericano de Ciencias Ambientales. vii)- Exploración de posibilidades de financiamiento. viii)- Diseño de un programa de trabajos para el establecimiento de una zonificación y la determinación indicadores y patrones de desarrollo sustentable. ix)- Inicio del proceso de formulación del proyecto 'Org. de la Inteligencia Territorial, para el Turismo Sustentable de la RMSP', nuevo tema generador identificado, para dinamizar el proceso de construcción de la RMSP

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La presente tesis aborda el análisis de la incidencia de los procesos de metropolización surgidos en los años 90 en la costa de la Región Metropolitana de Buenos Aires como instancias de configuración y reconfiguración de los nuevos escenarios. A partir de la lectura de la relación entre la ciudad y el estuario surge un supuesto de partida: si entendemos que el territorio es parte integral de la sociedad y el estuario como un recorte territorial contextualizado, dicha relación es la expresión de una realidad construida, por lo que no puede existir separación entre el medio estuarial y lo metropolitano. El Estuario como parte integral de la metrópoli se concibe desde el momento que fue un espacio estructurante por su vocación portuaria. En otras palabras, sin estuario no hubiera habido metrópolis porque fue una valoración histórica como puerto. Pensando al estuario como una realidad construida permite que nos preguntemos ¿Cómo los actores han valorado ese territorio?: ¿cómo una mercancía donde prima el interés de la renta o como patrimonio social común donde la identidad del lugar adquiere un peso destacado? Así surgen los siguientes interrogantes: ¿cómo jugó y juega el estuario y sus vocaciones en la estructuración de la metrópolis o viceversa? ¿Cómo es el perfil de la interface entre ambos? ¿Qué clima de ideas contiene el territorio estuarial hoy? ¿Cuáles son los ejes de organización de la década de los 90 que impactaron en el espacio costero? ¿Cómo se inserta la costa en este nuevo modelo de metropolización? ¿Cuál es la nueva lectura de la costa emergente del proceso de globalización? Estos interrogantes conducen a formular la siguiente hipótesis de trabajo: La costa estuarial metropolitana responde a las características del modelo de metropolización de la década de los 90, donde la fragmentación territorial es su eje rector. Sin embargo esta fragmentación ha permitido el surgimiento de dos modelos de área costera: uno integrado a la metrópoli, donde las inversiones inmobiliarias y la desregulación y la privatización de los servicios son la dominante en la conformación de estos territorios ?desde la Ciudad Autónoma de Buenos Aires hasta Tigre-; otro, alejado del modelo metropolitano intenta su desarrollo desde las vocaciones estuariales específicas y sus herencias territoriales y sociales -desde la ciudad Autónoma de Buenos Aires hasta Berisso-, donde la escasa incorporación al modelo metropolitano se hace en forma puntual en algunos sectores (Puerto La Plata, emprendimientos inmobiliarios de Marinas, entre otros). El desarrollo de la tesis se realiza en el marco de cinco momentos que permiten definir 6 capítulos. En el primer momento se pone el acento en las cuestiones teórico-metodológicas de la tesis donde se inicia el análisis definiendo qué se entiende por espacio estuarial metropolitano intentando superar el dualismo entre el estuario y la metrópoli desde una mirada del espacio y territorio como partes integrales de la sociedad, de la costa como un recorte territorial contextualizado contiguo al frente estuarial y al estuario como forma litoral producto de relaciones sociales que construyen vocaciones litorales. Para luego abordar la trilogía clima de ideas, herencias territoriales y vocaciones, concluyendo con el planteo del juego de contrapuestos dialécticos como una instancia para descubrir el germen de considerar al territorio como patrimonio social común. En un segundo momento se trabajó con las tendencias históricas de valorización costera haciendo hincapié en las vocaciones como una lectura desde lo estuarial, para luego introducirnos en una tercera etapa en el modelo de metropolización surgido del clima de ideas de los 90. Estos tres momentos nos permitieron definir un cuarto donde se trabaja con las dos visiones antagónicas pero complementarias del territorio estuarial metropolitano: el caso representativo del modelo territorial costero de los 90 (el escenario emblemático de la posmodernidad de Puerto Madero) y su contrapuesto (los territorios del anonimato desde la producción del vino de la costa). Así llegamos a plantear, en un quinto momento, el comienzo de un camino inverso: pensar desde el territorio para llegar a lo espacial como corolario de entender el juego de contrapuestos dialéctico de los lugares, que permitirá sentar las bases para considerar al territorio como Patrimonio social común

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Asistimos a la ampliación de "...una lógica estrictamente capitalista en el desarrollo metropolitano, otorgando a la plusvalía urbana el rango de criterio urbanístico básico" (de Mattos, 2002:1). El gobierno del Estado se reemplaza por la gobernancia y el sector privado revaloriza su rol como constructor y decisor, el Estado se repliega y el capital encuentra nuevos nichos para valorizarse. La redefinición normativa y la gestión privada alteran la propiedad constitutiva de la ciudad como valor de uso complejo (Topalov, 1979). El capital aprende a valorizarse adquiriendo un control parcial sobre derechos, servicios y bienes públicos, y produciendo elementos urbanos que antes le resultaban irreproducibles. Así, la planificación de la ciudad y la comercialización de un nuevo estilo de vida para los sectores privilegiados deviene en una nueva forma de valorización del capital. ¿Pueden los agentes inmobiliarios por sí solos crear mundos de la vida (Habermas, 1987), en su doble concepción de espacios de sociabilidad y horizonte de apreciación, y asegurarse consumidores? El megaemprendimiento toma cuerpo en los estilos de vida de sus habitantes; una metamorfosis sufrida en sus disposiciones y competencias espaciales reorganiza el sentido de sus prácticas y representaciones territoriales. Los habitus (Bourdieu, 1997) se conforman junto a la nueva espacialidad como estructura estructurada por emprendimientos como Nordelta y como estructura estructurante de los nuevos objetos urbanos. Es decir, los habitus no resultan de la impresión mecánica de las estructuras sociales capitalistas sino que se constituyen en un complejo proceso irreducible a las dicotomías entre objetivismo-subjetivismo, acción-estructura, etc. Las disposiciones y competencias espaciales pueden pensarse como la articulación del par dialéctico que presenta Santos (1996) al referirse al espacio geográfico como un conjunto de sistemas de objetos y sistemas de acciones, considerados como el contexto único en el que se realiza la historia.