966 resultados para central nervous system tumor


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Autophagy is a cellular mechanism for degrading proteins and organelles. It was first described as a physiological process essential for maintaining homeostasis and cell survival, but understanding its role in conditions of stress has been complicated by the recognition of a new type of cell death ("type 2") characterized by deleterious autophagic activity. This paradox is important in the central nervous system where the activation of autophagy seems to be protective in certain neurodegenerative diseases but deleterious in cerebral ischemia. The development of new therapeutic strategies based on the manipulation of autophagy will need to take into account these opposing roles of autophagy.

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Please consult the paper edition of this thesis to read. It is available on the 5th Floor of the Library at Call Number: Z 9999.5 B56 D64 2007

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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Neospora caninum is an apicomplexan parasite which has emerged as an important cause of bovine abortion worldwide. Abortion is usually triggered by reactivation of dormant bradyzoites during pregnancy and subsequent congenital infection of the foetus, where the central nervous system appears to be most frequently affected. We here report on an organotypic tissue culture model for Neospora infection which can be used to study certain aspects of the cerebral phase of neosporosis within the context of a three-dimensionally organised neuronal network. Organotypic slice cultures of rat cortical tissue were infected with N. caninum tachyzoites, and the kinetics of parasite proliferation, as well as the proliferation-inhibitory effect of interferon-gamma (IFN-gamma), were monitored by either immunofluorescence, transmission electron microscopy, and a quantitative PCR-assay using the LightCycler instrument, respectively. In addition, the neuronal cytoskeletal elements, namely glial acidic protein filaments as well as actin microfilament bundles were shown to be largely colocalising with the pseudocyst periphery. This organotypic culture model for cerebral neosporosis provides a system, which is useful to study the proliferation, ultrastructural characteristics, development, and the interactions of N. caninum within the context of neuronal tissue, which at the same time can be modulated and influenced under controlled conditions, and will be useful in the future to gain more information on the cerebral phase of neosporosis.

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Several human neurological disorders are associated with proteins containing abnormally long runs of glutamine residues. Strikingly, most of these proteins contain two or more additional long runs of amino acids other than glutamine. We screened the current human, mouse, Drosophila, yeast, and Escherichia coli protein sequence data bases and identified all proteins containing multiple long homopeptides. This search found multiple long homopeptides in about 12% of Drosophila proteins but in only about 1.7% of human, mouse, and yeast proteins and none among E. coli proteins. Most of these sequences show other unusual sequence features, including multiple charge clusters and excessive counts of homopeptides of length > or = two amino acid residues. Intriguingly, a large majority of the identified Drosophila proteins are essential developmental proteins and, in particular, most play a role in central nervous system development. Almost half of the human and mouse proteins identified are homeotic homologs. The role of long homopeptides in fine-tuning protein conformation for multiple functional activities is discussed. The relative contributions of strand slippage and of dynamic mutation are also addressed. Several new experiments are proposed.

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Il tatto assume un'importanza fondamentale nella vita quotidiana, in quanto ci permette di discriminare le caratteristiche fisiche di un oggetto specifico, di identificarlo e di eventualmente integrare le suddette informazioni tattili con informazioni provenienti da altri canali sensoriali. Questa è la componente sensoriale-discriminativa del tatto. Tuttavia quotidianamente il tatto assume un ruolo fondamentale durante le diverse interazioni sociali, positive, come quando abbracciamo o accarezziamo una persona con cui abbiamo un rapporto affettivo e negative, per esempio quando allontaniamo una persona estranea dal nostro spazio peri-personale. Questa componente è la cosiddetta dimensione affettiva-motivazionale, la quale determina la codifica della valenza emotiva che l'interazione assume. Questa componente ci permette di creare, mantenere o distruggere i legami sociali in relazione al significato che il tocco assume durante l'interazione. Se per esempio riceviamo una carezza da un familiare, questa verrà percepita come piacevole e assumerà un significato affiliativo. Questo tipo di tocco è comunente definito come Tocco Sociale (Social Touch). Gli aspetti discriminativi del tatto sono stati ben caratterizzati, in quanto storicamente, il ruolo del tatto è stato considerato quello di discriminare le caratteristiche di ciò che viene toccato, mentre gli aspetti affettivi sono stati solo recentemente indagati considerando la loro importanza nelle interazioni sociali. Il tocco statico responsabile dell'aspetto discriminante attiva a livello della pelle le grandi fibre mieliniche (Aβ), modulando a livello del sistema nervoso centrale le cortecce sensoriali, sia primarie che secondarie. Questo permette la codifica a livello del sistema nervoso centrale delle caratteristiche fisiche oggettive degli oggetti toccati. Studi riguardanti le caratteristiche del tocco affiliativo sociale hanno messo in evidenza che suddetta stimolazione tattile 1) è un particolare tocco dinamico che avviene sul lato peloso delle pelle con una velocità di 1-10 cm/sec; 2) attiva le fibre amieliniche (fibre CT o C-LTMRs); 3) induce positivi effetti autonomici, ad esempio la diminuzione della frequenza cardiaca e l'aumento della variabilità della frequenza cardiaca; e 4) determina la modulazione di regioni cerebrali coinvolte nella codifica del significato affiliativo dello stimolo sensoriale periferico, in particolare la corteccia insulare. Il senso del tatto, con le sue due dimensioni discriminativa e affiliativa, è quotidianamente usato non solo negli esseri umani, ma anche tra i primati non umani. Infatti, tutti i primati non umani utilizzano la componente discriminativa del tatto per identificare gli oggetti e il cibo e l'aspetto emotivo durante le interazioni sociali, sia negative come durante un combattimento, che positive, come durante i comportamenti affiliativi tra cui il grooming. I meccanismi di codifica della componente discriminativa dei primati non umani sono simili a quelli umani. Tuttavia, si conosce ben poco dei meccanismi alla base della codifica del tocco piacevole affiliativo. Pur essendo ben noto che i meccanorecettori amilienici C-LTMRs sono presenti anche sul lato peloso della pelle dei primati non umani, attualmente non ci sono studi riguardanti la correlazione tra il tocco piacevole e la loro modulazione, come invece è stato ampiamente dimostrato nell'uomo. Recentemente è stato ipotizzato (Dunbar, 2010) il ruolo delle fibre C-LTMRs durante il grooming, in particolare durante il cosiddetto swepping. Il grooming è costituito da due azioni motorie, lo sweeping e il picking che vengono eseguite in modo ritmico. Durante lo sweeping la scimmia agente muove il pelo della scimmia ricevente con un movimento a mano aperta, per poter vedere il preciso punto della pelle dove eseguire il picking, ovvero dove prendere la pelle a livello della radice del pelo con le unghie dell'indice e del pollice e tirare per rimuovere parassiti o uova di parassiti e ciò che è rimasto incastrato nel pelo. Oltre il noto ruolo igenico, il grooming sembra avere anche una importante funzione sociale affiliativa. Come la carezza nella società umana, cosi il grooming tra i primati non umani è considerato un comportamento. Secondo l'ipotesi di Dunbar l'attivazione delle C-LTMRs avverrebbe durante lo sweeping e questo porta a supporre che lo sweeping, come la carezza umana, costituisca una componente affiliativa del grooming, determinando quindi a contribuire alla sua codifica come comportamento sociale. Fino ad ora non vi è però alcuna prova diretta a sostegno di questa ipotesi. In particolare, 1) la velocità cui viene eseguito lo sweeping è compatibile con la velocità di attivazione delle fibre CT nell'uomo e quindi con la velocità tipica della carezza piacevole di carattere sociale affiliativo (1-10 cm/sec)?; 2) lo sweeping induce la stessa modulazione del sistema nervoso autonomo in direzione della modulazione del sistema vagale, come il tocco piacevole nell'uomo, attraverso l'attivazione delle fibre CT?; 3) lo sweeping modula la corteccia insulare, cosi come il tocco piacevole viene codificato come affiliativo nell'uomo mediante le proiezioni delle fibre CT a livello dell'insula posteriore? Lo scopo del presente lavoro è quella di testare l'ipotesi di Dunbar sopra citata, cercando quindi di rispondere alle suddette domande. Le risposte potrebbero consentire di ipotizzare la somiglianza tra lo sweeping, caratteristico del comportamento affiliativo di grooming tra i primati non umani e la carezza. In particolare, abbiamo eseguito 4 studi pilota. Nello Studio 1 abbiamo valutato la velocità con cui viene eseguito lo sweeping tra scimmie Rhesus, mediante una analisi cinematica di video registrati tra un gruppo di scimmie Rhesus. Negli Studi 2 e 3 abbiamo valutato gli effetti sul sistema nervoso autonomo dello sweeping eseguito dallo sperimentatore su una scimmia Rhesus di sesso maschile in una tipica situazione sperimentale. La stimolazione tattile è stata eseguita a diverse velocità, in accordo con i risultati dello Studio 1 e degli studi umani che hanno dimostrato la velocità ottimale e non ottimale per l'attivazione delle C-LTMRs. In particolare, nello Studio 2 abbiamo misurato la frequenza cardiaca e la variabilità di questa, come indice della modulatione vagale, mentre nello Studio 3 abbiamo valutato gli effetti dello sweeping sul sistema nervoso autonomo in termini di variazioni di temperatura del corpo, nello specifico a livello del muso della scimmia. Infine, nello Studio 4 abbiamo studiato il ruolo della corteccia somatosensoriale secondaria e insulare nella codifica dello sweeping. A questo scopo abbiamo eseguito registrazioni di singoli neuroni mentre la medesima scimmia soggetto sperimentale dello Studio 2 e 3, riceveva lo sweeping a due velocità, una ottimale per l'attivazione delle C-LTMRs secondo gli studi umani e i risultati dei tre studi sopra citati, ed una non ottimale. I dati preliminari ottenuti, dimostrano che 1) (Studio 1) lo sweeping tra scimmie Rhesus viene eseguito con una velocità media di 9.31 cm/sec, all'interno dell'intervallo di attivazione delle fibre CT nell'uomo; 2) (Studio 2) lo sweeping eseguito dallo sperimentatore sulla schiena di una scimmia Rhesus di sesso maschile in una situazione sperimentale determina una diminuzione della frequenza cardiaca e l'aumento della variabilità della frequenza cardiaca se eseguito alla velocità di 5 e 10 cm/sec. Al contrario, lo sweeping eseguito ad una velocità minore di 1 cm/sec o maggiore di 10 cm/sec, determina l'aumento della frequenza cardiaca e la diminuzione della variabilità di questa, quindi il decremento dell'attivazione del sistema nervoso parasimpatico; 3) (Studio 3) lo sweeping eseguito dallo sperimentatore sulla schiena di una scimmia Rhesus di sesso maschile in una situazione sperimentale determina l'aumento della temperatura corporea a livello del muso della scimmia se eseguito alla velocità di 5-10 cm/sec. Al contrario, lo sweeping eseguito ad una velocità minore di 5 cm/sec o maggiore di 10 cm/sec, determina la diminuzione della temperatura del muso; 4) (Studio 4) la corteccia somatosensoriale secondaria e la corteccia insulare posteriore presentano neuroni selettivamente modulati durante lo sweeping eseguito ad una velocità di 5-13 cm/sec ma non neuroni selettivi per la codifica della velocità dello sweeping minore di 5 cm/sec. Questi risultati supportano l'ipotesi di Dunbar relativa al coinvolgimento delle fibre CT durante lo sweeping. Infatti i dati mettono in luce che lo sweeping viene eseguito con una velocità (9.31 cm/sec), simile a quella di attivazione delle fibre CT nell'uomo (1-10 cm/sec), determina gli stessi effetti fisiologici positivi in termini di frequenza cardiaca (diminuzione) e variabilità della frequenza cardiaca (incremento) e la modulazione delle medesime aree a livello del sistema nervoso centrale (in particolare la corteccia insulare). Inoltre, abbiamo dimostrato per la prima volta che suddetta stimolazione tattile determina l'aumento della temperatura del muso della scimmia. Il presente studio rappresenta la prima prova indiretta dell'ipotesi relativa alla modulazione del sistema delle fibre C-LTMRs durante lo sweeping e quindi della codifica della stimolazione tattile piacevole affiliativa a livello del sistema nervoso centrale ed autonomo, nei primati non umani. I dati preliminari qui presentati evidenziano la somiglianza tra il sistema delle fibre CT dell'uomo e del sistema C-LTMRs nei primati non umano, riguardanti il Social Touch. Nonostante ciò abbiamo riscontrato alcune discrepanze tra i risultati da noi ottenuti e quelli invece ottenuti dagli studi umani. La velocità media dello sweeping è di 9.31 cm / sec, rasente il limite superiore dell’intervallo di velocità che attiva le fibre CT nell'uomo. Inoltre, gli effetti autonomici positivi, in termini di battito cardiaco, variabilità della frequenza cardiaca e temperatura a livello del muso, sono stati evidenziati durante lo sweeping eseguito con una velocità di 5 e 10 cm/sec, quindi al limite superiore dell’intervallo ottimale che attiva le fibre CT nell’uomo. Al contrario, lo sweeping eseguito con una velocità inferiore a 5 cm/sec e superiore a 10 cm/sec determina effetti fisiologici negativo. Infine, la corteccia insula sembra essere selettivamente modulata dallo stimolazione eseguita alla velocità di 5-13 cm/sec, ma non 1-5 cm/sec. Quindi, gli studi sul sistema delle fibre CT nell’uomo hanno dimostrato che la velocità ottimale è 1-10 cm/sec, mentre dai nostri risultati la velocità ottimale sembra essere 5-13 cm / sec. Quindi, nonostante l'omologia tra il sistema delle fibre CT nell'umano deputato alla codifica del tocco piacevole affiliativo ed il sistema delle fibre C-LTMRs nei primati non umani, ulteriori studi saranno necessari per definire con maggiore precisione la velocità ottimale di attivazione delle fibre C-LTMR e per dimostrare direttamente la loro attivazione durante lo sweeping, mediante la misurazione diretta della loro modulazione. Studi in questa direzione potranno confermare l'omologia tra lo sweeping in qualità di tocco affiliativo piacevole tra i primati non umani e la carezza tra gli uomini. Infine, il presente studio potrebbe essere un importante punto di partenza per esplorare il meccanismo evolutivo dietro la trasformazione dello sweeping tra primati non umani, azione utilitaria eseguita durante il grooming, a carezza, gesto puramente affiliativo tra gli uomini.

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The human brain assembles an incredible network of over a billion neurons. Understanding how these connections form during development in order for the brain to function properly is a fundamental question in biology. Much of this wiring takes place during embryonic development. Neurons are generated in the ventricular zone, migrate out, and begin to differentiate. However, neurons are often born in locations some distance from the target cells with which they will ultimately form connections. To form connections, neurons project long axons tipped with a specialized sensing device called a growth cone. The growing axons interact directly with molecules within the environment through which they grow. In order to find their targets, axonal growth cones use guidance molecules that can either attract or repel them. Understanding what these guidance cues are, where they are expressed, and how the growth cone is able to transduce their signal in a directionally specific manner is essential to understanding how the functional brain is constructed. In this chapter, we review what is known about the mechanisms involved in axonal guidance. We discuss how the growth cone is able to sense and respond to its environment and how it is guided by pioneering cells and axons. As examples, we discuss current models for the development of the spinal cord, the cerebral cortex, and the visual and olfactory systems. (c) 2005, Elsevier Inc.

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INTRODUCTION: The influence of specific health problems on health-related quality of life (HRQoL) in childhood cancer survivors is unknown. We compared HRQoL between survivors of childhood cancer and their siblings, determined factors associated with HRQoL, and investigated the influence of chronic health problems on HRQoL. METHODS: Within the Swiss Childhood Cancer Survivor Study, we sent a questionnaire to all survivors (≥16 years) registered in the Swiss Childhood Cancer Registry, who survived >5 years and were diagnosed 1976-2005 aged <16 years. Siblings received similar questionnaires. We assessed HRQoL using Short Form-36 (SF-36). Health problems from a standard questionnaire were classified into overweight, vision impairment, hearing, memory, digestive, musculoskeletal or neurological, and thyroid problems. RESULTS: The sample included 1,593 survivors and 695 siblings. Survivors scored significantly lower than siblings in physical function, role limitation, general health, and the Physical Component Summary (PCS). Lower score in PCS was associated with a diagnosis of central nervous system tumor, retinoblastoma or bone tumor, having had surgery, cranio-spinal irradiation, or bone marrow transplantation. Lower score in Mental Component Summary was associated with older age. All health problems decreased HRQoL in all scales. Most affected were survivors reporting memory problems and musculoskeletal or neurological problems. Health problems had the biggest impact on physical functioning, general health, and energy and vitality. CONCLUSIONS: In this study, we showed the negative impact of specific chronic health problems on survivors' HRQoL. IMPLICATIONS FOR CANCER SURVIVORS: Therapeutic preventive measures, risk-targeted follow-up, and interventions might help decrease health problems and, consequently, improve survivors' quality of life.

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Amino acids are well known to be an important class of compounds for the maintenance of body homeostasis and their deficit, even for the polar neuroactive aminoacids, can be controlled by supplementation. However, for the amino acid taurine (2-aminoethanesulfonic acid) this is not true. Due its special physicochemical properties, taurine is unable to cross the blood-brain barrier. In addition of injured taurine transport systems under pathological conditions, CNS supplementation of taurine is almost null. Taurine is a potent antioxidant and anti-inflammatory semi-essential amino acid extensively involved in neurological activities, acting as neurotrophic factor, binding to GABA A/glycine receptors and blocking the excitotoxicity glutamate-induced pathway leading to be a neuroprotective effect and neuromodulation. Taurine deficits have been implicated in several CNS diseases, such as Alzheimer's, Parkinson's, epilepsy and in the damage of retinal neurons. This review describes the CNS physiological functions of taurine and the development of new derivatives based on its structure useful in CNS disease treatment.&; 2012 by the authors; licensee MDPI, Basel, Switzerland.

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By analogy to gliosarcoma, the neologism "oligosarcoma" is to describe an uncommon form of biphasic central nervous system tumor composed of contiguous neuroepithelial and mesenchymal elements, each of which individually meet the criteria of oligodendroglioma and sarcoma, respectively. By virtue of its distinctive genotype (codeletion 1p/19q), oligodendroglioma is a particularly inviting paradigm to test the assumption that such mixed tumors are clonally derived from a glial primary. We observed this constellation in a 41-year-old male who underwent two resection procedures for a recurring right frontal tumor at five years' interval. On imaging, both lesions were contrast-enhancing, and measured 7 cm × 7 cm × 6.8 cm and 7 cm × 6.5 cm × 4cm, respectively. Following the first operation, temozolomide monotherapy was administered. Whereas initial histology showed conventional anaplastic oligodendroglioma, the recurrence consisted mostly of a fibrosarcoma-like, fascicular neoplasm that was immunoreactive for vimentin, smooth muscle actin, S100 protein, and focally epithelial membrane antigen. In between, a subset of otherwise indistinguishable spindle cells expressed GFAP, and focally merged with residues of oligodendroglioma. Molecular testing for loss of heterozygosity confirmed codeletion of 1p/19q in both the primary tumor and the sarcomatous recurrence. Similarly, generalized immunoreactivity for the mutant R132H form of isocitrate dehydrogenase in both lesions indicated an identical mutation of the IDH1 gene. By the above standards, biologically consistent "oligosarcomas" are felt to be exceedingly rare, and possibly participate of a nosologically heterogeneous group of combined glial/mesenchymal lesions that may also include iatrogenically induced second malignancies as well as true collision tumors.

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INTRODUCTION The influence of specific health problems on health-related quality of life (HRQoL) in childhood cancer survivors is unknown. We compared HRQoL between survivors of childhood cancer and their siblings, determined factors associated with HRQoL, and investigated the influence of chronic health problems on HRQoL. METHODS Within the Swiss Childhood Cancer Survivor Study, we sent a questionnaire to all survivors (≥16 years) registered in the Swiss Childhood Cancer Registry, who survived >5 years and were diagnosed 1976-2005 aged <16 years. Siblings received similar questionnaires. We assessed HRQoL using Short Form-36 (SF-36). Health problems from a standard questionnaire were classified into overweight, vision impairment, hearing, memory, digestive, musculoskeletal or neurological, and thyroid problems. RESULTS The sample included 1,593 survivors and 695 siblings. Survivors scored significantly lower than siblings in physical function, role limitation, general health, and the Physical Component Summary (PCS). Lower score in PCS was associated with a diagnosis of central nervous system tumor, retinoblastoma or bone tumor, having had surgery, cranio-spinal irradiation, or bone marrow transplantation. Lower score in Mental Component Summary was associated with older age. All health problems decreased HRQoL in all scales. Most affected were survivors reporting memory problems and musculoskeletal or neurological problems. Health problems had the biggest impact on physical functioning, general health, and energy and vitality. CONCLUSIONS In this study, we showed the negative impact of specific chronic health problems on survivors' HRQoL. IMPLICATIONS FOR CANCER SURVIVORS Therapeutic preventive measures, risk-targeted follow-up, and interventions might help decrease health problems and, consequently, improve survivors' quality of life.

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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Myc family genes are often deregulated in embryonal tumors of childhood including medulloblastoma and neuroblastoma and are frequently associated with aggressive, poorly differentiated tumors. The Myc protein is a transcription factor that regulates a variety of cellular processes including cell growth and proliferation, cell cycle progression, differentiation, apoptosis, and cell motility. Potential strategies that either inhibit the proliferation-promoting effect of Myc and/or activate its pro-apoptotic function are presently being explored. In this review, we will give an overview of Myc activation in embryonal tumors and discuss current strategies aimed at targeting Myc for cancer treatment.

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Parkinson’s disease (PD) is frequently associated with gastrointestinal (GI) symptoms, mostly represented by abdominal distension, constipation and defecatory dysfunctions. Despite GI dysfunctions have a major impact on the clinical picture of PD, there is currently a lack of information on the neurochemical, pathological and functional correlates of GI dysmotility associated with PD. Moreover, there is a need of effective and safe pharmacological therapies for managing GI disturbances in PD patients. The present research project has been undertaken to investigate the relationships between PD and related GI dysfunctions by means of investigations in an animal model of PD induced by intranigral injection of 6-hydroxydopamine (6-OHDA). The use of the 6-OHDA experimental model of PD in the present program has allowed to pursue the following goals: 1) to examine the impact of central dopaminergic denervation on colonic excitatory cholinergic and tachykininergic neuromotility by means of molecular, histomorphologic and functional approaches; 2) to elucidate the role of gut inflammation in the onset and progression of colonic dysmotility associated with PD, characterizing the degree of inflammation and oxidative damage in colonic tissues, as well as identifying the immune cells involved in the production of pro-inflammatory cytokines in the gut; 3) to evaluate the impact of chronic treatment with L-DOPA plus benserazide on colonic neuromuscular activity both in control and PD animals. The results suggest that central nigrostriatal dopaminergic denervation is associated with an impaired excitatory cholinergic neurotransmission and an enhanced tachykininergic control, resulting in a dysregulated smooth muscle motor activity, which likely contributes to the concomitant decrease in colonic transit rate. These motor alterations might result from the occurrence of a condition of gut inflammation associated with central intranigral denervation. The treatment with L-DOPA/BE following central dopaminergic neurodegeneration can restore colonic motility, likely through a normalization of the cholinergic enteric neurotransmission, and it can also improve the colonic inflammation associated with central dopaminergic denervation.