960 resultados para Wars of Liberation, 1813-1814.
Resumo:
A presente dissertação tem o objetivo de analisar alguns dos principais espaços territoriais especialmente protegidos existentes no Direito brasileiro, a partir da perspectiva socioambiental e eticamente comprometida com os povos da Amazônia, identificando seus limites e suas possibilidades na defesa contra os potenciais impactos produzidos pela introdução da soja transgênica na região. Para isso, analisa-se o processo de inserção histórica da Amazônia no sistema-mundo vigente, sob a forma de um desenvolvimento desigual e combinado, marcado por diversos conflitos, pela violência e pela grilagem de terras. Dentro desse contexto, buscou-se identificar as especificidades da forma como o agronegócio altamente capitalizado da soja se insere na região, a partir do conceito-chave da geopolítica, que, com a introdução da biotecnologia, produz o nascimento da biopolítica. A forma jurídica dos OGM é então analisada enquanto produto desta biopolítica, ensejando uma série de riscos socioambientais ainda não esclarecidos plenamente pela ciência, e que exigem, justamente por isso, a aplicação do princípio da precaução. Tal princípio, não obstante constituir-se como um dos pilares do Direito Ambiental brasileiro, foi inconstitucionalmente afastado do regime jurídico dos transgênicos, provocando polêmicas inclusive no que tange à possibilidade jurídica do cultivo de variedades GM nas proximidades de áreas protegidas. Analisando o atual processo de introdução e expansão da soja transgênica na Amazônia, região configurada por uma enorme sócio-biodiversidade e repleta de espaços territoriais especialmente protegidos, busca-se então conferir uma Interpretação jurídica de caráter socioambiental, portanto coerente com a Constituição Federal de 1988, no que tange ao regime jurídico vigente para o cultivo de transgênicos no entorno de unidades de conservação, terras indígenas e territórios quilombolas, selecionados em virtude do potencial protagonismo dos povos da Amazônia na ação de resistência e de insurgência contra o projeto da Totalidade dominadora, que, ao produzir suas vítimas, produz também a possibilidade histórica da organização destas vítimas e a mobilização política para a construção de um projeto político de libertação.
Resumo:
A segunda metade do século XIX no Brasil foi marcada por reflexões e debates sobre o processo de encaminhamento da emancipação que, para a sociedade como um todo, transformou-se em um verdadeiro dilema a ser resolvido: o problema do elemento servil. Esses debates eram sustentados pelos diferentes setores sociais que encaminhariam um processo de libertação de forma controlada e dirigida por meio do controle do Estado e sobre determinados escravos. O projeto vencedor desse debate foi a Lei do Ventre Livre de 1871 que permitiu uma emancipação indenizatória e de controle sobre a população de libertos por meio do Fundo de Emancipação. Nesse sentido, o projeto expressava a necessidade de se manter as relações sociais da escravidão, cujo principal tema em jogo era a perda do controle sobre a “propriedade escrava”. Esse controle sobre a propriedade, no entanto, não significou que os sujeitos sociais diretamente atingidos pela política de emancipação do Estado não construíssem suas respostas para enfrentar os desafios na busca de suas liberdades. As ações diante à justiça, aos relacionamentos cotidianos costurados, às ações junto à produção das matrículas ou das listas de classificação de escravos que seriam libertos pelo Fundo de Emancipação se constituíram, entre outras formas de intervenção escrava pautadas na própria legislação emancipacionista que garantiria ao escravo o caminho da liberdade.
Resumo:
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Resumo:
Pós-graduação em História - FCLAS
Resumo:
The first diary written by a woman, Minha vida de menina brings a description of the ordinary daily live and the peaceful live of Diamantina, of the rural Minas Gerais. Helena Morley, a teenager of the end of 19th century, presents us from the crazy city, to issues of liberation of the slaves. The vision world of the young narrator also provides an idea of how the women role has changed in our society.
Resumo:
Pós-graduação em Ciências Sociais - FCLAR
Resumo:
Pós-graduação em História - FCLAS
Resumo:
Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES)
Resumo:
Se il lavoro dello storico è capire il passato come è stato compreso dalla gente che lo ha vissuto, allora forse non è azzardato pensare che sia anche necessario comunicare i risultati delle ricerche con strumenti propri che appartengono a un'epoca e che influenzano la mentalità di chi in quell'epoca vive. Emergenti tecnologie, specialmente nell’area della multimedialità come la realtà virtuale, permettono agli storici di comunicare l’esperienza del passato in più sensi. In che modo la storia collabora con le tecnologie informatiche soffermandosi sulla possibilità di fare ricostruzioni storiche virtuali, con relativi esempi e recensioni? Quello che maggiormente preoccupa gli storici è se una ricostruzione di un fatto passato vissuto attraverso la sua ricreazione in pixels sia un metodo di conoscenza della storia che possa essere considerato valido. Ovvero l'emozione che la navigazione in una realtà 3D può suscitare, è un mezzo in grado di trasmettere conoscenza? O forse l'idea che abbiamo del passato e del suo studio viene sottilmente cambiato nel momento in cui lo si divulga attraverso la grafica 3D? Da tempo però la disciplina ha cominciato a fare i conti con questa situazione, costretta soprattutto dall'invasività di questo tipo di media, dalla spettacolarizzazione del passato e da una divulgazione del passato parziale e antiscientifica. In un mondo post letterario bisogna cominciare a pensare che la cultura visuale nella quale siamo immersi sta cambiando il nostro rapporto con il passato: non per questo le conoscenze maturate fino ad oggi sono false, ma è necessario riconoscere che esiste più di una verità storica, a volte scritta a volte visuale. Il computer è diventato una piattaforma onnipresente per la rappresentazione e diffusione dell’informazione. I metodi di interazione e rappresentazione stanno evolvendo di continuo. Ed è su questi due binari che è si muove l’offerta delle tecnologie informatiche al servizio della storia. Lo scopo di questa tesi è proprio quello di esplorare, attraverso l’utilizzo e la sperimentazione di diversi strumenti e tecnologie informatiche, come si può raccontare efficacemente il passato attraverso oggetti tridimensionali e gli ambienti virtuali, e come, nel loro essere elementi caratterizzanti di comunicazione, in che modo possono collaborare, in questo caso particolare, con la disciplina storica. La presente ricerca ricostruisce alcune linee di storia delle principali fabbriche attive a Torino durante la seconda guerra mondiale, ricordando stretta relazione che esiste tra strutture ed individui e in questa città in particolare tra fabbrica e movimento operaio, è inevitabile addentrarsi nelle vicende del movimento operaio torinese che nel periodo della lotta di Liberazione in città fu un soggetto politico e sociale di primo rilievo. Nella città, intesa come entità biologica coinvolta nella guerra, la fabbrica (o le fabbriche) diventa il nucleo concettuale attraverso il quale leggere la città: sono le fabbriche gli obiettivi principali dei bombardamenti ed è nelle fabbriche che si combatte una guerra di liberazione tra classe operaia e autorità, di fabbrica e cittadine. La fabbrica diventa il luogo di "usurpazione del potere" di cui parla Weber, il palcoscenico in cui si tengono i diversi episodi della guerra: scioperi, deportazioni, occupazioni .... Il modello della città qui rappresentata non è una semplice visualizzazione ma un sistema informativo dove la realtà modellata è rappresentata da oggetti, che fanno da teatro allo svolgimento di avvenimenti con una precisa collocazione cronologica, al cui interno è possibile effettuare operazioni di selezione di render statici (immagini), di filmati precalcolati (animazioni) e di scenari navigabili interattivamente oltre ad attività di ricerca di fonti bibliografiche e commenti di studiosi segnatamente legati all'evento in oggetto. Obiettivo di questo lavoro è far interagire, attraverso diversi progetti, le discipline storiche e l’informatica, nelle diverse opportunità tecnologiche che questa presenta. Le possibilità di ricostruzione offerte dal 3D vengono così messe a servizio della ricerca, offrendo una visione integrale in grado di avvicinarci alla realtà dell’epoca presa in considerazione e convogliando in un’unica piattaforma espositiva tutti i risultati. Divulgazione Progetto Mappa Informativa Multimediale Torino 1945 Sul piano pratico il progetto prevede una interfaccia navigabile (tecnologia Flash) che rappresenti la pianta della città dell’epoca, attraverso la quale sia possibile avere una visione dei luoghi e dei tempi in cui la Liberazione prese forma, sia a livello concettuale, sia a livello pratico. Questo intreccio di coordinate nello spazio e nel tempo non solo migliora la comprensione dei fenomeni, ma crea un maggiore interesse sull’argomento attraverso l’utilizzo di strumenti divulgativi di grande efficacia (e appeal) senza perdere di vista la necessità di valicare le tesi storiche proponendosi come piattaforma didattica. Un tale contesto richiede uno studio approfondito degli eventi storici al fine di ricostruire con chiarezza una mappa della città che sia precisa sia topograficamente sia a livello di navigazione multimediale. La preparazione della cartina deve seguire gli standard del momento, perciò le soluzioni informatiche utilizzate sono quelle fornite da Adobe Illustrator per la realizzazione della topografia, e da Macromedia Flash per la creazione di un’interfaccia di navigazione. La base dei dati descrittivi è ovviamente consultabile essendo contenuta nel supporto media e totalmente annotata nella bibliografia. È il continuo evolvere delle tecnologie d'informazione e la massiccia diffusione dell’uso dei computer che ci porta a un cambiamento sostanziale nello studio e nell’apprendimento storico; le strutture accademiche e gli operatori economici hanno fatto propria la richiesta che giunge dall'utenza (insegnanti, studenti, operatori dei Beni Culturali) di una maggiore diffusione della conoscenza storica attraverso la sua rappresentazione informatizzata. Sul fronte didattico la ricostruzione di una realtà storica attraverso strumenti informatici consente anche ai non-storici di toccare con mano quelle che sono le problematiche della ricerca quali fonti mancanti, buchi della cronologia e valutazione della veridicità dei fatti attraverso prove. Le tecnologie informatiche permettono una visione completa, unitaria ed esauriente del passato, convogliando tutte le informazioni su un'unica piattaforma, permettendo anche a chi non è specializzato di comprendere immediatamente di cosa si parla. Il miglior libro di storia, per sua natura, non può farlo in quanto divide e organizza le notizie in modo diverso. In questo modo agli studenti viene data l'opportunità di apprendere tramite una rappresentazione diversa rispetto a quelle a cui sono abituati. La premessa centrale del progetto è che i risultati nell'apprendimento degli studenti possono essere migliorati se un concetto o un contenuto viene comunicato attraverso più canali di espressione, nel nostro caso attraverso un testo, immagini e un oggetto multimediale. Didattica La Conceria Fiorio è uno dei luoghi-simbolo della Resistenza torinese. Il progetto è una ricostruzione in realtà virtuale della Conceria Fiorio di Torino. La ricostruzione serve a arricchire la cultura storica sia a chi la produce, attraverso una ricerca accurata delle fonti, sia a chi può poi usufruirne, soprattutto i giovani, che, attratti dall’aspetto ludico della ricostruzione, apprendono con più facilità. La costruzione di un manufatto in 3D fornisce agli studenti le basi per riconoscere ed esprimere la giusta relazione fra il modello e l’oggetto storico. Le fasi di lavoro attraverso cui si è giunti alla ricostruzione in 3D della Conceria: . una ricerca storica approfondita, basata sulle fonti, che possono essere documenti degli archivi o scavi archeologici, fonti iconografiche, cartografiche, ecc.; . La modellazione degli edifici sulla base delle ricerche storiche, per fornire la struttura geometrica poligonale che permetta la navigazione tridimensionale; . La realizzazione, attraverso gli strumenti della computer graphic della navigazione in 3D. Unreal Technology è il nome dato al motore grafico utilizzato in numerosi videogiochi commerciali. Una delle caratteristiche fondamentali di tale prodotto è quella di avere uno strumento chiamato Unreal editor con cui è possibile costruire mondi virtuali, e che è quello utilizzato per questo progetto. UnrealEd (Ued) è il software per creare livelli per Unreal e i giochi basati sul motore di Unreal. E’ stata utilizzata la versione gratuita dell’editor. Il risultato finale del progetto è un ambiente virtuale navigabile raffigurante una ricostruzione accurata della Conceria Fiorio ai tempi della Resistenza. L’utente può visitare l’edificio e visualizzare informazioni specifiche su alcuni punti di interesse. La navigazione viene effettuata in prima persona, un processo di “spettacolarizzazione” degli ambienti visitati attraverso un arredamento consono permette all'utente una maggiore immersività rendendo l’ambiente più credibile e immediatamente codificabile. L’architettura Unreal Technology ha permesso di ottenere un buon risultato in un tempo brevissimo, senza che fossero necessari interventi di programmazione. Questo motore è, quindi, particolarmente adatto alla realizzazione rapida di prototipi di una discreta qualità, La presenza di un certo numero di bug lo rende, però, in parte inaffidabile. Utilizzare un editor da videogame per questa ricostruzione auspica la possibilità di un suo impiego nella didattica, quello che le simulazioni in 3D permettono nel caso specifico è di permettere agli studenti di sperimentare il lavoro della ricostruzione storica, con tutti i problemi che lo storico deve affrontare nel ricreare il passato. Questo lavoro vuole essere per gli storici una esperienza nella direzione della creazione di un repertorio espressivo più ampio, che includa gli ambienti tridimensionali. Il rischio di impiegare del tempo per imparare come funziona questa tecnologia per generare spazi virtuali rende scettici quanti si impegnano nell'insegnamento, ma le esperienze di progetti sviluppati, soprattutto all’estero, servono a capire che sono un buon investimento. Il fatto che una software house, che crea un videogame di grande successo di pubblico, includa nel suo prodotto, una serie di strumenti che consentano all'utente la creazione di mondi propri in cui giocare, è sintomatico che l'alfabetizzazione informatica degli utenti medi sta crescendo sempre più rapidamente e che l'utilizzo di un editor come Unreal Engine sarà in futuro una attività alla portata di un pubblico sempre più vasto. Questo ci mette nelle condizioni di progettare moduli di insegnamento più immersivi, in cui l'esperienza della ricerca e della ricostruzione del passato si intreccino con lo studio più tradizionale degli avvenimenti di una certa epoca. I mondi virtuali interattivi vengono spesso definiti come la forma culturale chiave del XXI secolo, come il cinema lo è stato per il XX. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di suggerire che vi sono grosse opportunità per gli storici impiegando gli oggetti e le ambientazioni in 3D, e che essi devono coglierle. Si consideri il fatto che l’estetica abbia un effetto sull’epistemologia. O almeno sulla forma che i risultati delle ricerche storiche assumono nel momento in cui devono essere diffuse. Un’analisi storica fatta in maniera superficiale o con presupposti errati può comunque essere diffusa e avere credito in numerosi ambienti se diffusa con mezzi accattivanti e moderni. Ecco perchè non conviene seppellire un buon lavoro in qualche biblioteca, in attesa che qualcuno lo scopra. Ecco perchè gli storici non devono ignorare il 3D. La nostra capacità, come studiosi e studenti, di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio che il 3D porta con sè, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Una ricostruzione storica può essere molto utile dal punto di vista educativo non sono da chi la visita ma, anche da chi la realizza. La fase di ricerca necessaria per la ricostruzione non può fare altro che aumentare il background culturale dello sviluppatore. Conclusioni La cosa più importante è stata la possibilità di fare esperienze nell’uso di mezzi di comunicazione di questo genere per raccontare e far conoscere il passato. Rovesciando il paradigma conoscitivo che avevo appreso negli studi umanistici, ho cercato di desumere quelle che potremo chiamare “leggi universali” dai dati oggettivi emersi da questi esperimenti. Da punto di vista epistemologico l’informatica, con la sua capacità di gestire masse impressionanti di dati, dà agli studiosi la possibilità di formulare delle ipotesi e poi accertarle o smentirle tramite ricostruzioni e simulazioni. Il mio lavoro è andato in questa direzione, cercando conoscere e usare strumenti attuali che nel futuro avranno sempre maggiore presenza nella comunicazione (anche scientifica) e che sono i mezzi di comunicazione d’eccellenza per determinate fasce d’età (adolescenti). Volendo spingere all’estremo i termini possiamo dire che la sfida che oggi la cultura visuale pone ai metodi tradizionali del fare storia è la stessa che Erodoto e Tucidide contrapposero ai narratori di miti e leggende. Prima di Erodoto esisteva il mito, che era un mezzo perfettamente adeguato per raccontare e dare significato al passato di una tribù o di una città. In un mondo post letterario la nostra conoscenza del passato sta sottilmente mutando nel momento in cui lo vediamo rappresentato da pixel o quando le informazioni scaturiscono non da sole, ma grazie all’interattività con il mezzo. La nostra capacità come studiosi e studenti di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio sottinteso al 3D, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Le esperienze raccolte nelle pagine precedenti ci portano a pensare che in un futuro non troppo lontano uno strumento come il computer sarà l’unico mezzo attraverso cui trasmettere conoscenze, e dal punto di vista didattico la sua interattività consente coinvolgimento negli studenti come nessun altro mezzo di comunicazione moderno.
Resumo:
La presente ricerca si propone di delineare un orizzonte critico e filosofico che permetta di ridefinire il concetto di postmodernismo in America alla fine del XX secolo e, a partire dagli anni Novanta del Novecento, il tentativo di un suo superamento da parte della letteratura contemporanea. L’analisi si focalizza sull’opera dello scrittore David Foster Wallace che esemplifica le contraddizioni interne al postmodernismo e mostra il passaggio cruciale dal postmodernismo a una non-ancora-ben-definita letteratura contemporanea. Muovendosi in un’ottica interdisciplinare e comparata, la tesi si propone di mostrare come Wallace, riprendendo la metariflessività e alcune opere di scrittori postmodernisti, tenti un atto di liberazione dalle convenzioni postmoderne attraverso un «postmodern founders’ patricidal work»: un “parricidio” letterario, prima di accettazione e poi di superamento. Attraverso un percorso tematico, nonché strutturale, si cercherà dunque di porre in rilievo il recupero del realismo da parte di Wallace che, seppur nel suo breve periodo compositivo, rappresenta questa nuova direzione della letteratura americana.
Resumo:
Post-soviet countries are in the process of transformation from a totalitarian order to a democratic one, a transformation which is impossible without a profound shift in people's way of thinking. The group set themselves the task of determining the essence of this shift. Using a multidisciplinary approach, they looked at concrete ways of overcoming the totalitarian mentality and forming that necessary for an open democratic society. They studied the contemporary conceptions of tolerance and critical thinking and looked for new foundations of criticism, especially in hermeneutics. They then sought to substantiate the complementary relation between tolerance and criticism in the democratic way of thinking and to prepare a a syllabus for teaching on the subject in Ukrainian higher education. In a philosophical exploration of tolerance they began with relgious tolerance as its first and most important form. Political and social interests often lay at the foundations of religious intolerance and this implicitly comprised the transition to religious tolerance when conditions changed. Early polytheism was more or less indifferent to dogmatic deviations but monotheism is intolerant of heresies. The damage wrought by the religious wars of the Reformations transformed tolerance into a value. They did not create religious tolerance but forced its recognition as a positive phenomenon. With the weakening of religious institutions in the modern era, the purely political nature of many conflicts became evident and this stimulated the extrapolation of tolerance into secular life. Each historical era has certain acts and operations which may be interpreted as tolerant and these can be classified as to whether or not they are based on the conscious following of the principle of tolerance. This criterion requires the separation of the phenomenon of tolerance from its concept and from tolerance as a value. Only the conjunction of a concept of tolerance with a recognition of its value can transform it into a principle dictating a norm of conscious behaviour. The analysis of the contemporary conception of tolerance focused on the diversity of the concept and concluded that the notions used cannot be combined in the framework of a single more or less simple classification, as the distinctions between them are stimulated by the complexity of the realty considered and the variety of its manifestations. Notions considered in relation to tolerance included pluralism, respect and particular-universal. The rationale of tolerance was also investigated and the group felt that any substantiation of the principle of tolerance must take into account human beings' desire for knowledge. Before respecting or being tolerant of another person different from myself, I should first know where the difference lies, so knowledge is a necessary condition of tolerance.The traditional division of truth into scientific (objective and unique) and religious, moral, political (subjective and so multiple) intensifies the problem of the relationship between truth and tolerance. Science was long seen as a field of "natural" intolerance whereas the validity of tolerance was accepted in other intellectual fields. As tolerance eemrges when there is difference and opposition, it is essentially linked with rivaly and there is a a growing recognition today that unlimited rivalry is neither able to direct the process of development nor to act as creative matter. Social and economic reality has led to rivalry being regulated by the state and a natural requirement of this is to associate tolerance with a special "purified" form of rivalry, an acceptance of the actiivity of different subjects and a specification of the norms of their competition. Tolerance and rivalry should therefore be subordinate to a degree of discipline and the group point out that discipline, including self-discipline, is a regulator of the balance between them. Two problematic aspects of tolerance were identified: why something traditionally supposed to have no positive content has become a human activity today, and whether tolerance has full-scale cultural significance. The resolution of these questions requires a revision of the phenomenon and conception of tolerance to clarify its immanent positive content. This involved an investigation of the contemporary concept of tolerance and of the epistemological foundations of a negative solution of tolerance in Greek thought. An original soution to the problem of the extrapolation of tolerance to scientific knowledge was proposed based on the Duhem-Quine theses and conceptiion of background knowledge. In this way tolerance as a principle of mutual relations between different scientific positions gains an essential epistemological rationale and so an important argument for its own universal status. The group then went on to consider the ontological foundations for a positive solution of this problem, beginning with the work of Poincare and Reichenbach. The next aspect considered was the conceptual foundations of critical thinking, looking at the ideas of Karl Popper and St. Augustine and at the problem of the demarcation line between reasonable criticism and apologetic reasoning. Dogmatic and critical thinking in a political context were also considered, before an investigation of critical thinking's foundations. As logic is essential to critical thinking, the state of this discipline in Ukrainian and Russian higher education was assessed, together with the limits of formal-logical grounds for criticism, the role of informal logical as a basis for critical thinking today, dialectical logic as a foundation for critical thinking and the universality of the contemporary demand for criticism. The search for new foundations of critical thinking covered deconstructivism and critical hermeneutics, including the problem of the author. The relationship between tolerance and criticism was traced from the ancient world, both eastern and Greek, through the transitional community of the Renaissance to the industrial community (Locke and Mill) and the evolution of this relationship today when these are viewed not as moral virtues but as ordinary norms. Tolerance and criticism were discussed as complementary manifestations of human freedom. If the completeness of freedom were accepted it would be impossible to avoid recognition of the natural and legal nature of these manifestations and the group argue that critical tolerance is able to avoid dismissing such negative phenomena as the degradation of taste and manner, pornography, etc. On the basis of their work, the group drew up the syllabus of a course in "Logic with Elements of Critical Thinking, and of a special course on the "Problem of Tolerance".
Resumo:
Total war is a controversial term used in the past by politicians, publicists and military officers as well as by computer specialists and academics in the present. Since its conception by French politicians during the First World War in a time of severe crisis (1916/17), it has become a term used by historians and other academics to cover a wide array of elements when looking at wars of the past. A real total war was and is impossible. Elements of total war – total war aims, total methods of warfare, total mobilization and total control – can, however, be identified and can serve as a useful tool for further transnational research on war.
Resumo:
It is a well-documented fact that the Middle Ages have had a long history of instrumentalisation by nationalisms. 19th-century Eu¬rope in particular witnessed an origins craze during the process of nation-building. In the post-Shoah, post-modern West, on the other hand, we might expect this kind of medievalist master nar¬rative to have been consigned to the dustbin of history. And yet, as nationalism surges again in Europe, negotiations of national identi¬ties in medieval dress seem to have become fashionable once more. In order to come to terms with the fragmented and often contradictory presence of the Middle Ages in these discourses of national identity, I propose we consider medievalism a utilitarian product of the cultural memory. Rather than representing any ‘real’ Middle Ages, then, medievalism tailors available knowledge of the medieval past to the diverse social needs and ideologies of the present. This paper looks at a selection of Scottish examples of present-day medievalism in an attempt to investigate, in particular, the place of the medieval Wars of Scottish Independence in contemporary negotiations of ‘Scottishness’. Both the relationships envisioned between self and other and the role played by ‘the land’ in these cultural, social and political instances of national introspection offer starting points for critical inquiry. Moreover, the analysis of a scholarly intervention in the run-up to the 2014 Scottish independence referendum indicates an intriguing dialogue of academic and non-academic voices in the context of Scottish medievalist cultural memory. We thus find a wide array of uses of the Scottish Middle Ages, some of which feed into the burgeoning nationalism of recent years, while others offer more pensive and ambivalent answers to the question of what it means to be Scottish in the 21st century.
Resumo:
Linton Kwesi Johnson, poeta jamaiquino, fue el pionero de la poesía dub con su obra Dread Beat and Blood, su primer LP. En su búsqueda estética, la calle adquiere una relevancia primordial pues la poesía dub ha comunicado todo el resentimiento que desemboca en el disturbio. De allí que haya inspirado a las minorías a enfrentarse con las fuerzas del orden en las calles. Emparentada con el reggae, la poesía dub se yergue como estrategia de liberación. Esta investigación explora los orígenes y el desarrollo de esta poesía dentro y fuera de las Antillas, analizando algunos ejemplos concretos.
Resumo:
Dada la grave situación mundial actual, y en vistas de la geopolítica militar norteamericana, es de gran importancia para la crítica del presente revisar el pensamiento del filósofo Enrique Dussel respecto de la argumentación lockeana (John Locke), utilizada largamente para la justificación del esclavismo y del colonialismo, teniendo vigencia aún en nuestros días como base autojustificatoria de la geopolítica militar norteamericana. Realizar una crítica desde la filosofía política de liberación de Enrique Dussel es entender a la política como horizonte de realización de su ética de liberación, posicionándose desde la perspectiva de las «víctimas».