198 resultados para injustice


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Introducción: El trabajador avícola presenta un alto riesgo de sufrir de Desórdenes Musculo esqueléticos, debido a la realización de trabajos manuales repetitivos; posición bípeda prolongada, posturas por fuera de ángulos de confort de miembros superiores Objetivo: Establecer las recomendaciones basadas en la evidencia de las intervenciones en salud para los Desórdenes Musculoesqueléticos (DME) en el trabajador avícola. Metodología: Se realizó una revisión de la literatura de los estudios primarios publicados en las bases de datos Medline, Scient Direct y Scielo desde 1990. Los artículos se clasificaron de acuerdo con: el tipo de estudio, la calidad de éste y el nivel de evidencia que aportaba. Resultados: Dentro de las recomendaciones de la evidencia disponible para el manejo integral de los pacientes de la industria avícola con riesgos o eventos asociados a DME se encuentran las siguientes: 1) incorporar un enfoque sistémico en la atención a dichos trabajadores, 2) incluir aspectos psicosociales en la identificación y explicación de los riesgos y eventos en salud, 3) permitir los descansos, microrupturas y pautas para el ejercicio, 4) facilitar la rotación y ampliación de puestos de trabajo, 5) mejorar las herramientas de trabajo - especialmente el corte de los cuchillos. Conclusiones: Las intervenciones descritas en la presente revisión, apuntan hacia el mejoramiento de la incidencia y la prevalencia de los DMS, la disminución de incapacidad temporal y definitiva por los DMS, el mejoramiento en la producción industrial y la reducción de costos tanto económicos como humanos. Sin embargo, se debe plantear la necesidad de continuar impulsando el desarrollo de investigaciones y estudios que permitan tener mayores elementos de juicio para poder realizar recomendaciones a los tipos de intervenciones propuestas. A pesar de lo anterior, las intervenciones en salud para los trabajadores de la industria avícola deben ser enfocadas desde la prestación integral de los servicios de salud.

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Il danno da perdita di chance rappresenta la categoria giuridica di cui la giurisprudenza si serve per ampliare i confini della tutela risarcitoria, in diversi casi in cui, alla stregua dell’impostazione dogmatica tradizionale, non potrebbe dirsi configurabile un danno-conseguenza (né sotto forma di danno emergente, né sotto forma di lucro cessante). Lo studio, una volta delimitato il campo dell’indagine e dato conto delle opinioni dottrinali sulla ricostruzione della figura, ha preso le mosse dall’illustrazione degli orientamenti della giurisprudenza, la quale, a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, è andata via via applicando l’istituto nei settori del diritto del lavoro, della responsabilità professionale (in particolare dell’avvocato), e del danno alla persona (nel quale ultimo si è messo in luce come il danno da perdita di chance possa rivestire funzione unicamente descrittiva di tipologie di pregiudizio riconducibili alle “tradizionali” voci di danno). Nel secondo capitolo si è analiticamente esaminata la fattispecie del danno da perdita di chance, alla luce delle categorie e dei principi generali della responsabilità civile, vagliando i margini di “armonizzabilità” dell’istituto rispetto alle classificazioni in termini di danno emergente/lucro cessante, danno presente/futuro, danno-evento/danno-conseguenza, nonché rispetto alle regole sulla causalità, al requisito dell’ingiustizia del danno, e alle tecniche di liquidazione del danno. Nell’ultimo capitolo, si è proceduto, poi, a “calare” l’istituto del danno da perdita di chance nel “sottosettore” della responsabilità sanitaria, sottoponendo a verifica la “tenuta teorica” della sua “variante” non patrimoniale al cospetto della recente novella legislativa rappresentata dalla l. n. 24/17, nonché degli orientamenti giurisprudenziali che, negli ultimi due anni, hanno interessato i temi dell’onere della prova del nesso causale e dello stesso danno da perdita di chance non patrimoniale. A conclusione dello studio, si sono svolte, infine, alcune considerazioni sulle criticità che precludono un’armonica “riconduzione a sistema” dell’istituto, consigliandone il definitivo abbandono.

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La tesi colloca il corpo vissuto al centro dei processi di mobilitazione della cittadinanza globale. Riporta le fasi e i risultati di una Grounded Theory che mira a indagare come si sviluppano e prendono forma i processi di attivazione. I dati sono stati raccolti attraverso interviste a giovani attivisti appartenenti a organizzazioni della società civile impegnate in questioni globali. Da questa analisi emerge un modello che descrive l'emergere dell'attivazione come conseguenza concomitante di diversi processi: l'appartenenza dei soggetti a gruppi eterogenei e le loro esperienze di contatto diretto con l'ingiustizia sociale, entrambi visti come scambi incarnati che consentono la costruzione di nuovi orizzonti di significato; insieme queste co-occorrenze si combinano con un’azione conseguente. L'azione rafforza quindi sia la costruzione del significato sia l'appartenenza al gruppo stesso. Infine, la teoria emergente viene approfondita attraverso la discussione di dati provenienti da alcuni contesti educativi formali (scuole). L'intera ricerca mira a esplorare la transizione dalle teorie dell'educazione globale alla partecipazione attiva, la sua ambizione e il suo possibile contributo vanno verso la valorizzazione dei processi educativi incarnati volti a promuovere la mobilitazione.