950 resultados para empirical economics


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Technology advances in hardware, software and IP-networks such as the Internet or peer-to-peer file sharing systems are threatening the music business. The result has been an increasing amount of illegal copies available on-line as well as off-line. With the emergence of digital rights management systems (DRMS), the music industry seems to have found the appropriate tool to simultaneously fight piracy and to monetize their assets. Although these systems are very powerful and include multiple technologies to prevent piracy, it is as of yet unknown to what extent such systems are currently being used by content providers. We provide empirical analyses, results, and conclusions related to digital rights management systems and the protection of digital content in the music industry. It shows that most content providers are protecting their digital content through a variety of technologies such as passwords or encryption. However, each protection technology has its own specific goal, and not all prevent piracy. The majority of the respondents are satisfied with their current protection but want to reinforce it for the future, due to fear of increasing piracy. Surprisingly, although encryption is seen as the core DRM technology, only few companies are currently using it. Finally, half of the respondents do not believe in the success of DRMS and their ability to reduce piracy.

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In this paper, we extend the debate concerning Credit Default Swap valuation to include time varying correlation and co-variances. Traditional multi-variate techniques treat the correlations between covariates as constant over time; however, this view is not supported by the data. Secondly, since financial data does not follow a normal distribution because of its heavy tails, modeling the data using a Generalized Linear model (GLM) incorporating copulas emerge as a more robust technique over traditional approaches. This paper also includes an empirical analysis of the regime switching dynamics of credit risk in the presence of liquidity by following the general practice of assuming that credit and market risk follow a Markov process. The study was based on Credit Default Swap data obtained from Bloomberg that spanned the period January 1st 2004 to August 08th 2006. The empirical examination of the regime switching tendencies provided quantitative support to the anecdotal view that liquidity decreases as credit quality deteriorates. The analysis also examined the joint probability distribution of the credit risk determinants across credit quality through the use of a copula function which disaggregates the behavior embedded in the marginal gamma distributions, so as to isolate the level of dependence which is captured in the copula function. The results suggest that the time varying joint correlation matrix performed far superior as compared to the constant correlation matrix; the centerpiece of linear regression models.

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This paper examines whether U.S. stock-market wealth asymmetrically affects consumption. After identifying asymmetric behavior for consumption and stock market wealth, the results confirm that stock-market wealth asymmetrically affects real per capita consumption. Negative 'news' affects consumption more than positive 'news'.

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Recent theoretical work has examined the spatial distribution of unemployment using the efficiency wage model as the mechanism by which unemployment arises in the urban economy. This paper extends the standard efficiency wage model in order to allow for behavioral substitution between leisure time at home and effort at work. In equilibrium, residing at a location with a long commute affects the time available for leisure at home and therefore affects the trade-off between effort at work and risk of unemployment. This model implies an empirical relationship between expected commutes and labor market outcomes, which is tested using the Public Use Microdata sample of the 2000 U.S. Decennial Census. The empirical results suggest that efficiency wages operate primarily for blue collar workers, i.e. workers who tend to be in occupations that face higher levels of supervision. For this subset of workers, longer commutes imply higher levels of unemployment and higher wages, which are both consistent with shirking and leisure being substitutable.

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Negli ultimi anni i modelli VAR sono diventati il principale strumento econometrico per verificare se può esistere una relazione tra le variabili e per valutare gli effetti delle politiche economiche. Questa tesi studia tre diversi approcci di identificazione a partire dai modelli VAR in forma ridotta (tra cui periodo di campionamento, set di variabili endogene, termini deterministici). Usiamo nel caso di modelli VAR il test di Causalità di Granger per verificare la capacità di una variabile di prevedere un altra, nel caso di cointegrazione usiamo modelli VECM per stimare congiuntamente i coefficienti di lungo periodo ed i coefficienti di breve periodo e nel caso di piccoli set di dati e problemi di overfitting usiamo modelli VAR bayesiani con funzioni di risposta di impulso e decomposizione della varianza, per analizzare l'effetto degli shock sulle variabili macroeconomiche. A tale scopo, gli studi empirici sono effettuati utilizzando serie storiche di dati specifici e formulando diverse ipotesi. Sono stati utilizzati tre modelli VAR: in primis per studiare le decisioni di politica monetaria e discriminare tra le varie teorie post-keynesiane sulla politica monetaria ed in particolare sulla cosiddetta "regola di solvibilità" (Brancaccio e Fontana 2013, 2015) e regola del GDP nominale in Area Euro (paper 1); secondo per estendere l'evidenza dell'ipotesi di endogeneità della moneta valutando gli effetti della cartolarizzazione delle banche sul meccanismo di trasmissione della politica monetaria negli Stati Uniti (paper 2); terzo per valutare gli effetti dell'invecchiamento sulla spesa sanitaria in Italia in termini di implicazioni di politiche economiche (paper 3). La tesi è introdotta dal capitolo 1 in cui si delinea il contesto, la motivazione e lo scopo di questa ricerca, mentre la struttura e la sintesi, così come i principali risultati, sono descritti nei rimanenti capitoli. Nel capitolo 2 sono esaminati, utilizzando un modello VAR in differenze prime con dati trimestrali della zona Euro, se le decisioni in materia di politica monetaria possono essere interpretate in termini di una "regola di politica monetaria", con specifico riferimento alla cosiddetta "nominal GDP targeting rule" (McCallum 1988 Hall e Mankiw 1994; Woodford 2012). I risultati evidenziano una relazione causale che va dallo scostamento tra i tassi di crescita del PIL nominale e PIL obiettivo alle variazioni dei tassi di interesse di mercato a tre mesi. La stessa analisi non sembra confermare l'esistenza di una relazione causale significativa inversa dalla variazione del tasso di interesse di mercato allo scostamento tra i tassi di crescita del PIL nominale e PIL obiettivo. Risultati simili sono stati ottenuti sostituendo il tasso di interesse di mercato con il tasso di interesse di rifinanziamento della BCE. Questa conferma di una sola delle due direzioni di causalità non supporta un'interpretazione della politica monetaria basata sulla nominal GDP targeting rule e dà adito a dubbi in termini più generali per l'applicabilità della regola di Taylor e tutte le regole convenzionali della politica monetaria per il caso in questione. I risultati appaiono invece essere più in linea con altri approcci possibili, come quelli basati su alcune analisi post-keynesiane e marxiste della teoria monetaria e più in particolare la cosiddetta "regola di solvibilità" (Brancaccio e Fontana 2013, 2015). Queste linee di ricerca contestano la tesi semplicistica che l'ambito della politica monetaria consiste nella stabilizzazione dell'inflazione, del PIL reale o del reddito nominale intorno ad un livello "naturale equilibrio". Piuttosto, essi suggeriscono che le banche centrali in realtà seguono uno scopo più complesso, che è il regolamento del sistema finanziario, con particolare riferimento ai rapporti tra creditori e debitori e la relativa solvibilità delle unità economiche. Il capitolo 3 analizza l’offerta di prestiti considerando l’endogeneità della moneta derivante dall'attività di cartolarizzazione delle banche nel corso del periodo 1999-2012. Anche se gran parte della letteratura indaga sulla endogenità dell'offerta di moneta, questo approccio è stato adottato raramente per indagare la endogeneità della moneta nel breve e lungo termine con uno studio degli Stati Uniti durante le due crisi principali: scoppio della bolla dot-com (1998-1999) e la crisi dei mutui sub-prime (2008-2009). In particolare, si considerano gli effetti dell'innovazione finanziaria sul canale dei prestiti utilizzando la serie dei prestiti aggiustata per la cartolarizzazione al fine di verificare se il sistema bancario americano è stimolato a ricercare fonti più economiche di finanziamento come la cartolarizzazione, in caso di politica monetaria restrittiva (Altunbas et al., 2009). L'analisi si basa sull'aggregato monetario M1 ed M2. Utilizzando modelli VECM, esaminiamo una relazione di lungo periodo tra le variabili in livello e valutiamo gli effetti dell’offerta di moneta analizzando quanto la politica monetaria influisce sulle deviazioni di breve periodo dalla relazione di lungo periodo. I risultati mostrano che la cartolarizzazione influenza l'impatto dei prestiti su M1 ed M2. Ciò implica che l'offerta di moneta è endogena confermando l'approccio strutturalista ed evidenziando che gli agenti economici sono motivati ad aumentare la cartolarizzazione per una preventiva copertura contro shock di politica monetaria. Il capitolo 4 indaga il rapporto tra spesa pro capite sanitaria, PIL pro capite, indice di vecchiaia ed aspettativa di vita in Italia nel periodo 1990-2013, utilizzando i modelli VAR bayesiani e dati annuali estratti dalla banca dati OCSE ed Eurostat. Le funzioni di risposta d'impulso e la scomposizione della varianza evidenziano una relazione positiva: dal PIL pro capite alla spesa pro capite sanitaria, dalla speranza di vita alla spesa sanitaria, e dall'indice di invecchiamento alla spesa pro capite sanitaria. L'impatto dell'invecchiamento sulla spesa sanitaria è più significativo rispetto alle altre variabili. Nel complesso, i nostri risultati suggeriscono che le disabilità strettamente connesse all'invecchiamento possono essere il driver principale della spesa sanitaria nel breve-medio periodo. Una buona gestione della sanità contribuisce a migliorare il benessere del paziente, senza aumentare la spesa sanitaria totale. Tuttavia, le politiche che migliorano lo stato di salute delle persone anziane potrebbe essere necessarie per una più bassa domanda pro capite dei servizi sanitari e sociali.

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While family business literature agrees that family firms are driven by both non-economic and financial motives, it is unclear how the prioritization of socioemotional wealth (SEW) over financial considerations affects family firms' financial performance. Based on a sample of 343 family firm owners from German-speaking Europe, this study reveals a significant and positive relationship between the firm owners' SEW considerations and their family businesses' financial performance. This relationship, in turn, is found to be mediated by organizational ambidexterity. A fine-grained analysis of the different SEW dimensions indicates that this pattern may be driven by two elements of socioemotional wealth only (family members' identification with the firm and emotional attachment). Our findings demonstrate that business families do not necessarily face a trade-off when prioritizing the preservation of their SEW over stabilizing or improving the financial performance of their business. The study enriches several streams of literature and opens up numerous avenues for future research.

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An increasing number of bilateral or plurilateral trade agreements (or regional trade agreements: RTAs) include "labor clauses" that require or urge the signatory countries to commit to maintaining a certain level of labor standards. This paper performs an empirical analysis of the impacts of such labor clauses provided in RTAs on working conditions that laborers in the RTA signatory countries actually face, using macro-level data for a wide variety of countries. The paper first examines the texts of labor provisions in more than 220 effective RTAs and (re-)classifies "RTAs with labor clauses" according to two criteria: (i) the agreement urges or expects the signatory countries to harmonize their domestic labor standards with internationally recognized standards, and (ii) the agreement stipulates the procedures for consultations and/or dispute settlement on labor-condition issues between the signatory countries. Based on this labor-clause RTA classification, the paper estimates the impacts of RTA labor clauses on working conditions in countries with two empirical specifications using the sample covering 136 countries or economies and years from 1995 through 2011. The estimation is extended to takes into account possible lags in the labor-condition effects of labor clauses as well as to consider potential difference in the impacts for countries in different income levels. The empirical results for the four measures of labor conditions (mean monthly real earnings, mean weekly work hours per employee, fatal occupational injury rate, and the number of the ILO's Core Conventions ratified) find no evidence for possible pro-labor-condition effects of RTA labor clauses overall, which should be consistent with the view of economics literature that questions the relevance of linking trade policy with issues in the domestic labor standards.

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