1000 resultados para Vanvitelli, Luigi, 1700-1773.


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L’ingegner Pier Luigi Nervi (1891-1979), progettista, costruttore e teorico del “Costruire Correttamente”, ha intrapreso un proprio esclusivo percorso professionale che ha decretato negli anni una notevole fortuna critica fino a un sostanziale oblio dopo la sua morte. La presente ricerca di dottorato intende approfondire le tematiche legate a una significativa tipologia strutturale che ha contrassegnato il percorso professionale di Pier Luigi Nervi: le architetture voltate. Cupole, volte e coperture geodetiche rappresentano il sistema ottimale con il quale Nervi ha perseguito una personale ricerca mirata alla definizione di grandi luci di copertura a spessore ridotto. Questi sistemi di copertura rappresentano per Nervi la miglior espressione architettonica in quanto perfetta sintesi tra funzioni statiche e esigenze economiche. Le parole chiave per definire l’ambito di studio possono essere cosi riepilogate: sperimentazione/variazione sul tema/primato della grande luce/nuove strutture. La tesi intende indagare i tentativi di rinnovamento che, a partire dagli anni sessanta, spingono Pier Luigi Nervi a sperimentare l’applicazione di nuovi materiali come l’alluminio in sostituzione totale o parziale di un sistema costruttivo, quello del ferrocemento, che ha contraddistinto la maggior parte delle sue opere decretandone il successo. La testimonianza di questa intransigenza, legata all’etica del costruire secondo i principi di naturalezza e razionalità, costantemente riaffermata da Nervi nelle sue diverse pubblicazioni, è sorprendentemente disattesa nella ricerca sulle nuove strutture. Queste strutture, sperimentate senza successo in considerazione della loro mancata concreta attuazione, rivelano un complesso di singolarità capace di porre in discussione quell’intransigenza a cui Nervi ha fedelmente dichiarato di attenersi. La lettura critica del progetto di concorso per il Kuwait Sports Centre, elaborato nel 1968, contiene la sintesi di tutte le parole chiave della ricerca. Scopo della presente tesi è documentare circostanze, innovazioni e anomalie che hanno accompagnato Pier Luigi Nervi nella definizione di nuove strutture voltate.

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L’attività nel teatro della Villa medicea di Pratolino, presso Firenze, giunse al culmine nel primo decennio del ’700, quando il principe Ferdinando de’ Medici commissionò e vi fece rappresentare, una per anno, opere in musica di Alessandro Scarlatti e di Giacomo Antonio Perti. Benché le partiture siano perdute, sopravvive un’ingente quantità di materiale documentario, in massima parte inedito, il quale dà un eccezionale resoconto sul mecenatismo del Principe e sul funzionamento della macchina teatrale. La dissertazione si concentra sulle sei opere poste in musica da Perti ("Lucio Vero", 1700, in collaborazione con Martino Bitti; "Astianatte", 1701; "Dionisio re di Portogallo", 1707; "Ginevra principessa di Scozia", 1708; "Berenice regina d’Egitto", 1709; "Rodelinda regina de’ Longobardi", 1710), sui rapporti del compositore col Principe, col librettista Antonio Salvi, col rivale Scarlatti, coi cantanti e con la corte medicea, sullo stile da lui perseguito e – per quanto è dato sapere o lecito ipotizzare – sulla fisionomia dei suoi lavori (strutture e risorse letterarie, teatrali e musicali).

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Architettura e musica. Spazio e tempo. Suono. Esperienza. Queste le parole chiave da cui ha preso avvio la mia ricerca. Tutto è iniziato dall’intuizione dell’esistenza di un legame tra due discipline cui ho dedicato molto tempo e studio, completando due percorsi accademici paralleli, la Facoltà di architettura e il Conservatorio. Dopo un lavoro d’individuazione e analisi degli infiniti spunti di riflessione che il tema offriva, ho focalizzato l’attenzione su uno degli esempi più emblematici di collaborazione tra un architetto e un musicista realizzatasi nel Novecento: Prometeo, tragedia dell’ascolto (1984), composta da Luigi Nono con la collaborazione di Massimo Cacciari e Renzo Piano. Attraverso lo studio di Prometeo ho potuto affrontare la trattazione di molte delle possibili declinazioni del rapporto interdisciplinare tra musica e architettura. La ricerca si è svolta principalmente sullo studio dei materiali conservati presso l’Archivio Luigi Nono e l’archivio della Fondazione Renzo Piano. La tesi è organizzata in tre parti: una prima parte in cui si affronta il tema del ruolo dello spazio nelle opere di Nono precedenti a Prometeo, facendo emergere l’importanza dell’ambiente culturale e sonoro veneziano; una seconda parte in cui si approfondisce il processo compositivo che ha portato alle rappresentazioni di Prometeo a Venezia, Milano e a Parigi; una terza parte in cui si prende in considerazione quanto avvenuto dopo Prometeo e si riflette sui contributi che questa esperienza può portare alla progettazione di spazi per la musica, analizzando diversi allestimenti dell’opera senza arca e prendendo in considerazione i progetti dell’auditorium dell’International Art Village di Akiyoshidai e della sala della nuova Philharmonie di Parigi. Lo studio dell’esperienza di Prometeo ha lo scopo di stimolare la curiosità verso la ricerca e la sperimentazione di quegli infiniti possibili della composizione architettonica e musicale di cui parla Nono.

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L’Otello di Luigi Lo Cascio è stato concepito nella volontà di mettere in luce come non sia Otello bensì Desdemona la straniera del dramma. Il mio lavoro rileva in primo luogo in che modo l’autore sia riuscito a raggiungere il suo obiettivo utilizzando diversi espedienti: esplicitare la scelta di riportare la vicenda raccontando di un generale bianco, per non suscitare pregiudizi avversi ad una corretta interpretazione; isolare linguisticamente Desdemona, unica parlante italiana in un universo di voci palermitane, per enfatizzare la solitudine della donna che, circondata da soli uomini, non ha possibilità di essere vista e compresa per quello che è, in quanto viene interpretata attraverso immagini stereotipate; inserire un narratore interno che guidi gli spettatori attraverso il ragionamento dell’autore. In secondo luogo, il mio elaborato confronta l’opera di Lo Cascio con quella di Shakespeare dimostrando come già all’interno di quest’ultima fossero presenti tutti gli elementi necessari per dare all’Otello l’interpretazione che ne dà l’autore palermitano: la perfetta integrazione di Otello nella società veneziana, che esclude il comune ricorso alle diverse culture dei coniugi per giustificare il comportamento violento del Moro; la visione idealizzata della figura femminile, che impedisce ai personaggi maschili di vedere la realtà; l’impossibilità di conciliare la donna reale con quella immaginata, vero movente dell’assassinio di Desdemona.

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Preliminary detrital zircon age distributions from Mazatzal crustal province quartzite and schist exposed in the Manzano Mountains and Pedernal Hills of central New Mexico are consistent with a mixture of detritus from Mazatzal age (ca. 1650 Ma), Yavapai age (ca. 1720 Ma.), and older sources. A quartzite sample from the Blue Springs Formation in the Manzano Mountains yielding 67 concordant grain analyses shows two dominant age peaks of 1737 Ma and 1791 Ma with a minimum peak age of 1652 Ma. Quartzite and micaceous quartzite samples from near Pedernal Peak give unimodal peak ages of ca. 1695 Ma and 1738 Ma with minimum detrital zircon ages of ca. 1625 Ma and 1680 Ma, respectively. A schist sample from the southern exposures of the Pedernal Hills area gives a unimodal peak age of 1680 Ma with a minimum age of ca. 1635 Ma. Minor amounts of older detritus (>1800 Ma) possibly reflect Trans-Hudson, Wyoming, Mojave Province, and older Archean sources and aid in locating potential source terrains for these detrital zircon. The Blue Springs Formation metarhyolite from near the top of the Proterozoic section in the Manzano Mountains yields 71 concordant grains that show a preliminary U-Pb zircon crystallization age of 1621 ¿ 5 Ma, which provides a minimum age constraint for deposition in the Manzano Mountains. Normalized probability plots from this study are similar to previously reported age distributions in the Burro and San Andres Mountains in southern New Mexico and suggest that Yavapai Province age detritus was deposited and intermingled with Mazatzal Province age detritus across much of the Mazatzal crustal province in New Mexico. This data shows that the tectonic evolution of southwestern Laurentia is associated with multiple orogenic events. Regional metamorphism and deformation in the area must postdate the Mazatzal Orogeny and ca. 1610 Ma ¿ 1620 Ma rhyolite crystallization and is attributed to the Mesoproterozoic ca. 1400 ¿ 1480 Ma Picuris Orogeny.

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Der Beitrag untersucht Interferenzen von Literatur und Leben in höfischen Selbstzeugnissen um 1700. Am Beispiel einer autobiographischen Schlüsselerzählung von Aurora von Königsmarck wird zum einen gezeigt, wie die eigene Lebensgeschichte literarisch überformt in einer typischen galanten Erzählung dargeboten wird. An einem zweiten Beispiel, dem Briefwechsel zwischen Sophie Dorothea von Hannover und Graf Philipp von Königsmarck, lässt sich zum anderen erkennen, dass eben diese literarischen Muster aus dem Bereich der Galanterie wiederum Vorbilder für ganz reale Lebensentwürfe werden konnten. Der galante Diskurs um 1700 erweist sich als ein Diskurs, der der Verwischung der Grenzen zwischen Literatur und Leben Vorschub leistet. Dabei verstärken sich die selbstreflexiven Züge des frühneuzeitlichen Rollen-Ichs, was einerseits Handlungsspielräume neu eröffnet, andererseits von den Diskursteilnehmern eine komplexere Form von Fremd- und Selbstbeobachtung erfordert und sich deshalb als riskant erweist.