947 resultados para Legislative provisions
Resumo:
Con la prima parte, si intende fornire un quadro pressoché esaustivo delle principali disposizioni in materia di società a partecipazione pubblica regionale e locale operanti nel campo dei servizi pubblici locali e della loro interpretazione giurisprudenziale e dottrinale, prendendo le mosse dagli ultimi interventi legislativo. Nella seconda parte, si affronta, invece, il tema dei limiti legislativi alla capacità di azione delle società a partecipazione pubblica e dei connessi dubbi interpretativi, anche alla luce degli orientamenti giurisprudenziali e dottrinali. In particolare, l’analisi riguarda l’art. 13 del decreto”Bersani” e il comma 9 dell’art. 23 bis (ora pedissequamente trasfuso nel comma 33 dell’art. 4 del d.l. n. 138/2011), ossia le principali disposizioni che definiscono, rispettivamente, la capacità di azione delle società (a partecipazione pubblica) strumentali e di quelle operanti nel campo dei servizi pubblici locali titolari di affidamenti diretti (assentiti con modalità diverse dall’evidenza pubblica). Vengono forniti cenni di inquadramento in relazione al cd. procedimento di riordino delle partecipazioni societarie pubbliche previsto dalla legge finanziaria del 2008 (art. 3, commi 27 – 32). Dal combinato disposto delle suddette norme, così come interpretate dalla giurisprudenza costituzionale ed amministrativa, si ricavano, poi, utili indicazioni in ordine alla possibilità, per gli enti pubblici territoriali, di costituire società con scopo meramente lucrativo (ossia, soggetti societari privi del rapporto di strumentalità con gli enti costituenti o partecipanti, chiamati ad operare, in regime di concorrenza, in settori completamente liberalizzati) e società cd. multiutilities (aventi oggetto sociale complesso, la cui attività si estrinseca tanto nel campo dei servizi strumentali, quanto in quello dei servizi pubblici locali), nonché in relazione alla disciplina applicabile all’attività di detti soggetti societari. La finalità ultima del contributo consiste nell'individuazione delle linee guida finalizzate alla classificazione delle società pubbliche in funzione della loro attività.
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La ricerca ha ad oggetto l’analisi della disciplina della responsabilità del vettore terrestre di merci per conto terzi ed i riflessi che detta disciplina ha avuto modo di svilupparsi nel mercato assicurativo. L’attenzione è stata rivolta al contratto di trasporto di cose in generale, seguendone la disciplina codicistica e le evoluzioni legislative intervenute. Particolare rilievo assume la novella apportata all’art. 1696 c.c., introdotta dall’art. 10 del Dlgs. 286/2005, grazie alla quale l’ordinamento italiano ha potuto codificare il limite di indennizzo dovuto dal vettore nell’ipotesi di colpa lieve, L’introduzione del limite legale di indennizzo per le ipotesi di responsabilità per perdita o avaria della merce trasportata ha generato nel mondo assicurativo interessanti reazioni. L’elaborato esamina anche l’evoluzione giurisprudenziale formatisi in tema di responsabilità vettoriale, evidenziando il crescente rigore imposto dalla giurisprudenza fondato sul principio del receptum. Tale fenomeno ha visto immediata reazione nel mercato assicurativo il quale, sulla base di testi contrattuali non dissimili tra le diverse compagnie di assicurazioni operanti sul mercato domestico e che traevano origine dai formulari approvati dall’ANIA, ha seguito l’evoluzione giurisprudenziale apportando significative restrizioni al rischio tipico previsto dalle coperture della responsabilità civile vettoriale. La ricerca si è poi focalizzata sull’esame delle più comuni clausole contemplate dalle polizze di assicurazioni di responsabilità civile e sul loro significato alla luce delle disposizioni di legge in materia. Tale analisi riveste preminente interesse poiché consente di verificare in concreto come l’assicurazione possa effettivamente costituire per l’impresa di trasporto non tanto un costo bensì una opportunità di risparmio da un lato ed un modello comportamentale, sebbene indotto, dall’altro lato per il raggiungimento di quei canoni di diligenza che qualsiasi operatore del settore dovrebbe tenere durante l’esecuzione del trasporto ed il cui venir meno determina, come detto, sensibili effetti pregiudizievoli di carattere economico.
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Il presente elaborato concerne le problematiche giuridiche connesse alla regolamentazione del settore dell’autotrasporto di cose per conto di terzi in Italia, con particolare attenzione alla disciplina dei profili tariffari ed alle dinamiche consolidatesi nella prassi in relazione alle pratiche di dumping sociale, outsourcing e delocalizzazione. Nella prima parte, dopo una premessa finalizzata a descrivere le caratteristiche strutturali dei fornitori di servizi di autotrasporto in ambito nazionale e comunitario nonchè le principali peculiarità del mercato di riferimento, viene descritta ed analizzata l’evoluzione normativa e giurisprudenziale verificatasi con riguardo ai profili tariffari dell’autotrasporto, esaminando in particolare le caratteristiche ed i profili di criticità propri delle discipline in materia di “tariffe a forcella” di cui alla L. n. 298/1974 e di “costi minimi di sicurezza” di cui all’art. 83-bis del D.L. n. 112/2008, fino a giungere all’analisi degli scenari conseguenti alla recente riforma del settore apportata dalla Legge di Stabilità 2015 (L. 23/12/2014, n. 190). Nella seconda parte, vengono esaminate alcune tematiche problematiche che interessano il settore, sia a livello nazionale che comunitario, e che risultano strettamente connesse ai sopra menzionati profili tariffari. In particolare, si fa riferimento alle fattispecie del cabotaggio stradale, del distacco transazionale di lavoratori e dell’abuso della libertà di stabilimento in ambito comunitario concretantesi nella fattispecie della esterovestizione. Tali problematiche sono state analizzate dapprima attraverso la ricostruzione del quadro normativo nazionale e comunitario di riferimento; in secondo luogo, attraverso l’esame dei profili critici emersi alla luce delle dinamiche di mercato invalse nel settore e, infine, in relazione all’analisi dello scenario futuro desumibile dalle iniziative legislative ed amministrative in atto, nonché dagli indirizzi interpretativi affermatisi in ambito giurisprudenziale.
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La tesi si prefigge l'obbiettivo di offrire una ricostruzione logico sistematica della disciplina giuridica che regola i trasporti pubblici locali in ambito regionale, statale e comunitario, affrontando le principali questioni interpretative e di coordinamento che esse pongono. Nella primo capitolo, viene analizzato l'evoluzione storica della normativa nazionale che regola il trasporto pubblico locale, soffermandosi soprattutto sulla riforma del trasporto pubblico locale introdotte dal d.lgs. 422/1997. Particolare attenzione è stata posta agli aspetti di programmazione e finanziamento nonché alle modalità di gestione del trasporto pubblico locale, in quanto il quadro normativo applicabile è caratterizzato da un’estrema complessità dovuta ai numerosi interventi legislativi. Nel secondo capitolo viene esaminato l'evoluzione dell'intervento comunitario in materi di trasporto pubblico locale, partendo dal (CE) n. 1191/69 che si limitava a disciplinare gli aiuti di Stato, fino alla normativa quadro per il settore (Regolamento (CE) n. 1370/2007). L'obbiettivo è quello di verificare se le scelte del legislatore italiano, per quanto concerne le modalità di gestione del trasporto pubblico locale possano dirsi coerenti con le scelte a livello comunitario previste dal Regolamento (CE) n. 1370/2007. Viene inoltre affronta la questione dell'articolazione della potestà normativa e amministrativa del settore dei trasporti pubblici locali nelle disposizioni del Titolo V della Costituzione. Lo studio si sofferma soprattutto sulla giurisprudenza della Corte costituzionale per tracciare una chiara individuazione del riparto delle competenze tra Stato e Regioni in materia. Infine nell'ultima parte, esamina le diverse problematiche interpretative e applicative della normativa che disciplina il settore del TPL, dovute all'azzeramento della normativa generale dei servizi pubblici locali di rilevanza economica in seguito al referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2011, nonché della illegittimità costituzionale della normativa contenuta nell'art 4 del d.l. n. 138/2011, ad opera della sentenza della Corte costituzionale n. 199/2012.
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La tesi analizza il mutamento in atto nelle fonti del diritto del lavoro, attraverso uno studio dei casi di rinvio dalla legge al contratto collettivo. Nella Parte I della tesi è affrontato il tema dei rapporti tra legge e contratto collettivo. In una prospettiva statica, i rapporti tra legge e contratto collettivo sono caratterizzati dall’operare dei principii di gerarchia e del favor: la legge prevede il trattamento minimo di tutela e il contratto collettivo può modificare tale trattamento in senso più favorevole al lavoratore. In una prospettiva dinamica, i rapporti tra legge e contratto collettivo sono più complessi: nell’ordinamento italiano, infatti, la disciplina del rapporto e del mercato del lavoro è caratterizzata da una valorizzazione degli apporti dell’autonomia collettiva. In particolare, il contratto collettivo è destinatario di una serie di rinvii, che lo autorizzano a completare la disciplina legale e a modificarla anche in senso meno favorevole al lavoratore, al fine di creare un mercato del lavoro maggiormente dinamico. Nella Parte II della tesi l’analisi si concentra sull’art. 8 della l. n. 148/2011. Tale disposizione è stata introdotta durante la crisi economico-finanziaria che ha colpito l’Italia tra il 2011 e il 2012, a seguito di trattative tra il Governo italiano e le istituzioni dell’UE, al fine di attribuire alle imprese uno strumento per incrementare la loro competitività e produttività. L’art. 8 autorizza il contratto collettivo a derogare in peius alla legge con riferimento a un arco tematico di materie e istituti che comprende l’intero profilo della disciplina del rapporto di lavoro, con alcune eccezioni. L’art. 8 rappresenta il punto di arrivo di una lunga evoluzione legislativa e consente di mettere in discussione la ricostruzione tradizionale dei rapporti tra legge e contratto collettivo basata sui principii di gerarchia e di favore.
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The article examines whether the norms laid down in the Directive in relation to the exceptions and limitations on copyright and related rights can be conducive to a sensible degree of harmonisation across the European Union. Before discussing the degree of harmonisation achieved so far by the Directive, the first part gives a short overview of the main characteristics of the list of exceptions and limitations contained in Article 5 of the Directive. A comprehensive review of the implementation of each limitation by the Member States is beyond the scope of this article. The following section takes a closer look at three examples of limitations that have led to legislative changes at the Member State level as express measures towards the implementation of the Information Society Directive, that is, the limitations for the benefit of libraries, for teaching and research, and for persons with a disability. These exceptions and limitations were later on also identified by the European Commission as key elements in the deployment of a digital knowledge economy. The analysis will show that the implementation of the provisions on limitations in the Information Society Directive did not, and probably cannot, yield the expected level of harmonisation across the European Union and that, as a consequence, there still exists a significant degree of uncertainty for the stakeholders regarding the extent of permissible acts with respect to copyright protected works.
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Since the UsedSoft ruling of the CJEU in 2012, there has been the distinct feeling that – like the big bang - UsedSoft signals the start of a new beginning. As we enter this brave new world, the Copyright Directive will be read anew: misalignments in the treatment of physical and digital content will be resolved; accessibility and affordability for consumers will be heightened; and lock-in will be reduced as e-exhaustion takes hold. With UsedSoft as a precedent, the Court can do nothing but keep expanding its own ruling. For big bang theorists, it is only a matter of time until the digital first sale meteor strikes non-software downloads also. This paper looks at whether the UsedSoft ruling could indeed be the beginning of a wider doctrine of e-exhaustion, or if it is simply a one-shot comet restrained by provisions of the Computer Program Directive on which it was based. Fighting the latter corner, we have the strict word of the law; in the UsedSoft ruling, the Court appears to willingly bypass the international legal framework of the WCT. As far as expansion goes, the Copyright Directive was conceived specifically to implement the WCT, thus the legislative intent is clear. The Court would not, surely, invoke its modicum of creativity there also... With perhaps undue haste in a digital market of many unknowns, it seems this might well be the case. Provoking the big bang theory of e-exhaustion, the UsedSoft ruling can be read as distinctly purposive, but rather than having copyright norms in mind, the standard for the Court is the same free movement rules that underpin the exhaustion doctrine in the physical world. With an endowed sense of principled equivalence, the Court clearly wishes the tangible and intangible rules to be aligned. Against the backdrop of the European internal market, perhaps few legislative instruments would staunchly stand in its way. With firm objectives in mind, the UsedSoft ruling could be a rather disruptive meteor indeed.
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The issuance of the Swiss Federal Act on Collective Investment Schemes (CISA) in the year 2007 and the revision thereof in 2013 expanded the possibilities for restructuring of collective investment schemes and simplified the procedures. For instance, in article 95 the CISA contains a provision that deals in a non-conclusive way with the restructuring of open-ended collective investment schemes. As a novelty regulation, this provision allows for mergers not only of contractual funds but also of investment companies with variable capital (SICAV). Additionally, the transformation of an open-ended collective investment into another CISA legal form was also included into the catalogue of possible restructuring processes. Further, a SICAV still maintains the possibility for asset transfer according to article 69 ff. of the Federal Act on Merger, Demerger, Transformation and Transfer of Assets (MerA). However, not all open questions have been clarified. As long as the CISA does not contain restructuring provisions, as is the case with closed-ended collective investment schemes, generally the MerA and/or the Swiss Code of Obligations (CO) apply. The interplay of diverse, partly overlapping legislative bases leads to the emergence of unwanted gaps. Moreover, the partial revision of the CISA was not completely implemented at the ordinance level. Among others, the following issues have not been conclusively or clearly regulated: the permitted combinations of mergers, the merger procedure of the SICAV, the permitted restructurings, the transformation procedure as well as the application scope of the asset transfer for collective investment schemes according to the relevant merger regulations. Although these questions will be clarified in the following article through a systematic and teleological analysis of the relevant regulations, it is to be hoped that the gaps will be closed within the next CISA revision in order to guarantee comprehensive legal certainty.
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An agency is accountable to a legislative body in the implementation of public policy. It has a responsibility to ensure that the implementation of that policy is consistent with its statutory objectives.^ The analysis of the effectiveness of implementation of the Vendor Drug Program proceeded in the following manner. The federal and state roles and statutes pursuant to the formulation of the Vendor Drug Program were reviewed to determine statutory intent and formal provisions. The translation of these into programmatic details was examined focusing on the factors impacting the implementation process. Lastly, the six conditions outlined by Mazmanian and Sabatier as criteria for effective implementation, were applied to the implementation of the Vendor Drug Program to determine if the implementation was effective in relation to consistency with statutory objectives.^ The implementation of the statutes clearly met four of the six conditions for effective implementation: (1) clear and consistent objectives; (2) a valid causal theory; (3) structured the process to maximize agency and target compliance with the objectives; and (4) had continued support of constituency groups and sovereigns.^ The implementation was basically consistent with the statutory objectives, although the determination of vendor reimbursement has had and continues to have problems. ^
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This study investigates the relationship between cigarette smoking and adolescents in Ecuador, South America. Using the Social Learning Theory as a basis, the cross-sectional survey focuses attention on such social influences as the smoking habits of family members and peers as well as, the role of cigarette advertisements. Actual use prevalence, access to cigarettes and knowledge and attitudes about smoking are also obtained.^ The survey was conducted in both urban and rural areas, with 50 schools in 40 different communities participating. Two thousand four hundred and fifty-seven adolescents aged 9 to 15 years completed a self-administered questionnaire. This part of the study was conducted in collaboration with the international health organization Amigos de las Americas (AMIGOS). Staff assigned to the AMIGOS Ecuador projects worked with local health and education officials to implement the cross-sectional survey in the field.^ The key informant survey and subsequent policy review were designed to illuminate the social, cultural and institutional environment for anti-smoking activities and interventions in Ecuador. Key individuals involved with this issue on both national and local levels were interviewed. A review of past legislative efforts and present anti-smoking laws was also conducted.^ The current smoking prevalence among the study population was 8.6 percent. Findings from the cross-sectional survey revealed significant positive associations between the smoking habits of siblings and peers and the smoking behavior of the adolescents surveyed. Significant age and gender differences were also found in association with several different variables.^ The policy review found an unfavorable environment for anti-smoking efforts. Several factors contribute to this including, most importantly, lack of funding and lack of public support. The present anti-smoking law is often vague and lacks important provisions, such as a prohibition on selling tobacco products to minors.^ Together, the two surveys provide comprehensive information for the purpose of designing smoking prevention interventions. Using the results from the two surveys, recommendations for intervention are proposed. ^