251 resultados para Repertoires


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La dissertazione si articola attorno all’idea di tradizione e alla concettualizzazione di genere nella musica di villaggio dei Banyoro e dei Batooro dell’Uganda occidentale. Il lavoro si sviluppa nel complesso in tre parti principali. Nella prima si presentano le trasformazioni storiche intervenute nelle relazioni di genere dal periodo precoloniale al presente e si introduce la musica di villaggio delle popolazioni considerate, ponendola a confronto con la musica di corte e con quella religiosa. La seconda sezione è dedicata allo studio dei repertori vocali e di danza di villaggio, a partire dalla documentazione realizzata con informatori anziani: di queste musiche sono considerate le caratteristiche stilistiche ed è condotta un’analisi che mira a mettere in luce le idee di genere trasmesse attraverso questi repertori. L’ultima parte del lavoro prende in considerazione le trasformazioni intervenute nel panorama musicale ugandese nell’ultimo secolo, a partire dall’influenza di musiche esterne, dall’insegnamento della musica tradizionale nelle scuole e dall’istituzione di festival scolastici e di gruppi folklorici: diverse performance attuali di canti e di danza sotto sottoposte a studio analitico. Nel complesso, si rileva una generale rifunzionalizzazione di musiche e idee di genere che si rifanno al passato, ma hanno valore soprattutto per il recupero della cultura locale nel presente,connotato dal contesto multiculturale dell’Uganda contemporanea e dalle politiche, promosse dal Governo, che favoriscono l’emancipazione femminile.

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Pränatale Infektionen mit dem humanen Cytomegalovirus (HCMV) sind die häufigste Ursache frühkindlicher Schädigung, noch vor dem Down-Syndrom oder dem fetalen Alkoholsyndrom. Reaktivierung dieses Herpesvirus ist darüber hinaus als lebensbedrohliche Komplikation in der Transplantationsmedizin gefürchtet. Von Experten wurde daher die Entwicklung einer Vakzine vielfach angemahnt. Trotz unterschiedlicher Ansätze zu ihrer Entwicklung ist bisher jedoch kein Impfstoff verfügbar. Die Verwendung von subviralen Dense Bodies (DB) des Virus als Vakzinegrundlage stellt eine vielversprechende Strategie zur HCMV-Impfstoffentwicklung dar. DB enthalten bereits in ihrer natürlichen Form wichtige Zielantigene der humoralen und zellulären Immunantwort gegen HCMV. Durch gezielte Mutation des 230.000 Basenpaare umfassenden Genoms des HCMV konnte in Vorarbeiten der Beweis erbracht werden, dass DB hinsichtlich ihres antigenen Repertoires optimierbar sind. Allerdings waren Immunogenität und erzielte Ausbeuten noch unbefriedigend. Ziel der vorliegenden Arbeit war es, den Ansatz der Verwendung modifizierter DB als Impfstoff-Grundlage weiter zu entwickeln und Erkenntnisse über die für die Partikelbildung entscheidenden molekularen Mechanismen zu erarbeiten. In einem ersten Abschnitt wurde der Ansatz der Modifikation von DB durch Insertion heterologer Peptidantigene in das virale Tegumentprotein pp65 verfeinert. Das pp65 ist die mengenmäßig dominante Komponente von DB. Durch Herstellung und Austestung definierter HCMV Mutanten konnte die Position 175 des pp65 als geeignete Insertionsstelle für virale wie für nicht-virale Antigene identifiziert werden. In einem zweiten Schritt der Arbeit wurde die Rolle des pp65 im Verlauf der viralen Vermehrung und Morphogenese näher untersucht. Grundlage für diese Analysen war eine Virusmutante, die eine dominant-negative Variante des pp65 exprimierte. Vergleichende massenspektrometrische Untersuchungen unter Einbeziehung von pp65-kompetenten und pp65-negativen Virusmutanten zeigten, dass pp65 in der spät-infizierten Zelle mit dem viralen RNA-Exportfaktor pUL69 und der virale Kinase pUL97 komplexiert vorkommt. Das pp65 wurde als Substrat von pUL97 identifiziert. Daneben wurden essentielle Proteine des viralen Replikationsapparates, sowie zelluläre Proteine des RNA-Metabolismus und Transports und virale DNA in diesen Komplexen gefunden. Die Ergebnisse deuteten darauf hin, dass pp65 zu späten Zeitpunkten der viralen Infektion zu Stellen viraler DNA rekrutiert wird und dort regulatorisch in posttranskriptionelle Vorgänge von RNA Prozessierung oder RNA Transport eingreift. Die Hypothese, dass pp65 einen regulatorischen Einfluss auf die RNA-Exportfunktion von pUL69 nimmt, liegt nahe und ist nun in weiteren Analysen prüfbar.

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Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un ampio dibattito sull’uso della valutazione della ricerca nelle università e nelle strutture di ricerca. Nell’ambito di tale dibattito, nella presente tesi, vengono analizzate le più importanti metodologie per la valutazione della ricerca presenti a livello internazionale, i principali strumenti qualitativi di valutazione della ricerca (in particolare la peer review), gli strumenti quantitativi, quali la bibliometria, e le caratteristiche dei più importanti archivi bibliografici citazionali (es. Scopus, Web of Science), approfondendo i principali indicatori citazionali utilizzati nelle scienze umane e sociali (es. Indice H). Inoltre la tesi affronta il tema dell’impatto socio-economico della ricerca e le principali criticità di questo innovativo strumento, attraverso uno studio di caso realizzato nel Regno Unito. Una successiva analisi empirica riguarda le principali liste di riviste realizzate a livello internazionale e nazionale, nel settore scientifico di Storia e Filosofia della scienza. I risultati degli studi mostrano che le liste internazionali di riviste possono rappresentare, un punto di partenza a cui devono necessariamente essere affiancati altri strumenti di valutazione (peer review, analisi citazionali, etc); mentre le liste nazionali rischiano, invece, di essere uno strumento poco utile ed in alcuni casi inadeguato al fine di una corretta valutazione della ricerca, a causa della scarsa internazionalizzazione dei repertori e dei giudizi generalmente troppo elevati attribuiti alle riviste. Un ulteriore risultato raggiunto nella presente tesi riguarda la valutazione della ricerca nelle diverse discipline scientifiche: nelle Scienze umane e sociali risulta esserci uno scarso grado di presenza di pubblicazioni scientifiche nei principali archivi bibliografici e citazionali internazionali. Questa situazione limita fortemente l’attendibilità delle analisi statistiche basate su indici e indicatori quantitativi, per valutare la produttività scientifica di un ricercatore, oppure di una istituzione di ricerca.

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Agostino Mitelli (1609-1660) è una figura centrale nella vicenda artistica bolognese. Rinnova profondamente la quadratura, genere in cui opera maggiormente, e diventa il principale riferimento per le generazioni successive. Infatti ha un grande numero di allievi che si fanno interpreti del suo stile e le sue opere continuano ad essere studiate fino a Settecento inoltrato. Nel suo lavoro accorda una grande importanza al mezzo grafico, in cui eccelle e che considera strumento di verifica ed esercizio. Questa predilezione influenza anche i suoi seguaci: dopo la sua morte i suoi disegni diventano molto ricercati e vengono impiegati come repertori di soluzioni di quadratura ed elementi decorativi. Sono essi stessi strumento di studio e infatti ci è pervenuto un grande numero di copie ed esercizi in stile mitelliano. L'analisi sistematica di questo materiale anonimo e poco studiato mi ha permesso di individuare alcune delle personalità di maggiore spicco tra i suoi seguaci, quali Domenico Santi, Giacomo Antonio Mannini e Marc'Antonio Chiarini. Per valutare l'influenza dell'opera di Agostino presso le generazioni successive è centrale anche la produzione calcografica che analizzo a partire dalle quattro serie di elementi di ornato che egli stesso dà alle stampe e che riscuotono molto successo, come provano le numerose ristampe, anche francesi. Dopo la sua morte vengono incise diverse imprese che si riallacciano al suo operato: la prima è quella del figlio Giuseppe Maria Mitelli che pubblica alcuni suoi disegni. Seguono le serie di Santi, Buffagnotti, Mannini, Chiarini e diversi altri che comprendono anche quadratura e veduta e che spesso sono state riassemblate da editori e collezionisti. Anche le fonti affrontano la questione della dipendenza delle successive generazioni dagli stilemi di Agostino Mitelli, oltre a quelle a stampa ho studiato approfonditamente i manoscritti inediti dell'altro figlio di Agostino, Giovanni Mitelli, che forniscono molte nuove notizie.

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Die Inhibition des programmierten Zelltods ist ein essentieller Faktor der viralen Replikationsfähigkeit. Das murine Cytomegalovirus kodiert deshalb für verschiedene Zelltod-inhibierende Gene, um dem programmierten Zelltod zu entgehen bis die Virusproduktion abgeschlossen ist. Da die Expression des viralen anti-apoptotischen Gens M36 infizierte Makrophagen vor der Apoptose schützt (Menard et al., 2003), wurde in der vorliegenden Arbeit unter Verwendung der Deletionsmutante mCMV-ΔM36 (ΔM36) der Einfluss von Apoptose auf das Priming Epitop-spezifischer CD8 T-Zellen untersucht.rnInteressanterweise waren die Frequenzen mCMV-spezifischer CD8 T-Zellen nach Infektion mit ΔM36 für alle getesteten Epitope sowohl im Haplotyp H-2d als auch im Haplotyp H-2b deutlich erhöht. Zusätzlich konnte mit Hilfe der mCMV-ORF-Library eine Verbreiterung des CD8 T-Zellepitop-Repertoire nach Infektion mit ΔM36 nachgewiesen werden, was neben der quantitativen auch eine qualitative Steigerung des CD8 T-Zell-Primings aufzeigt.rnIn der funktionellen Revertante ΔM36-FADDDN wird die anti-apoptotische Funktion durch eine dominant-negative Form des zellulären Adapterproteins FADD (FADDDN) substituiert (Cicin-Sain et al., 2008), die das Apoptose-Signaling verhindert. In der vorliegenden Arbeit konnte gezeigt werden, dass die Expression von FADDDN nicht nur den Apoptose-Phänotyp wieder revertiert, sondern auch die Verbesserung des CD8 T-Zell-Primings aufhebt. Diese Beobachtung belegt eindeutig, dass das verbesserte CD8 T-Zell-Priming auf einer verstärkten Apoptose-Induktion beruht.Bemerkenswerterweise konnte das verbesserte Priming auch nach Deletion des anti-nekroptotischen Gens M45 nachgewiesen werden. So konnte nach Infektion mit mCMV-M45-BamX (M45-BamX) (Brune et al., 2001) gezeigt werden, dass auch die Induktion der Nekroptose zu einem verbesserten CD8 T-Zell-Priming sowie zu einer Verbreiterung des CD8 T-Zellepitop-Repertoires führt.Nach Infektion von Cross-Priming-defizienten 3d-Mäusen (Tabeta et al., 2006) konnte eine Steigerung mCMV-spezifischer CD8 T-Zell-Frequenzen in Abwesenheit von M36 oder M45 nicht beobachtet werden. Dieser Befund lässt auf ein erhöhtes Cross-Priming von CD8 T-Zellen durch ΔM36 oder M45-BamX infolge einer verstärkten Induktion des programmierten Zelltods schließen.rnIn der vorliegenden Arbeit konnte erstmals gezeigt werden, dass die Inhibition des programmierten Zelltods durch die mCMV-Gene M36 und M45 das CD8 T-Zell-Priming limitiert. Somit fördern virale Zelltod-inhibierende Gene die virale Replikationsfähigkeit, indem sie die Virusproduktion per se in der individuellen Zelle steigern und zusätzlich die Immunkontrolle reduzieren, was wiederum eine verbesserte Dissemination in vivo ermöglicht.

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According to the broaden-and-build theory of positive emotions, positive emotions broaden while negative emotions narrow thought-action repertoires. These processes reflect changes in attentional scope, which is the focus of this research. The present study tested the hypothesis that participants in negative mood would be better able to focus on a target figure and separate it from its context in a perceptual task, and would also be better able to focus on the task amid a distracting environment than participants in a positive mood. An undergraduate sample of 77 participants watched video clips selected to induce either fear or amusement, and completed an Embedded Figures Test either in a quiet setting or in a noisy setting. A higher-order ANOVA revealed that Mood had a marginally significant effect on task performance, F(1, 73) = 3.94, p = .051, and that Distraction, F(1, 72) = 4.61, p = .035 and the Mood x Distraction interaction, F(1, 73) = 9.12, p = .003 did significantly affect task performance. However, contrary to the hypothesis, the effect of the distraction manipulation was greater for participants in a negative mood than it was for participants in a positive mood. The author suggests future directions to clarify the relationship between emotions, attentional scope, and susceptibility to environmental distraction.

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Recent publications have shown that certain human leukocyte antigen (HLA) alleles are strongly associated with hypersensitivity to particular drugs. As HLA molecules are a critical element in T-cell stimulation, it is no surprise that particular HLA alleles have a direct functional role in the pathogenesis of drug hypersensitivity. In this context, a direct interaction of the relevant drug with HLA molecules as described by the p-i concept appears to be more relevant than presentation of hapten-modified peptides. In some HLA-associated drug hypersensitivity reactions, the presence of a risk allele is a necessary but incomplete factor for disease development. In carbamazepine and HLA-B*15:02, certain T-cell receptor (TCR) repertoires are required for immune activation. This additional requirement may be one of the 'missing links' in explaining why most individuals carrying this allele can tolerate the drug. In contrast, abacavir generates polyclonal T-cell response by interacting specifically with HLA-B*57:01 molecules. T cell stimulation may be due to presentation of abacavir or of altered peptides. While the presence of HLA-B*58:01 allele substantially increases the risk of allopurinol hypersensitivity, it is not an absolute requirement, suggesting that other factors also play an important role. In summary, drug hypersensitivity is the end result of a drug interaction with certain HLA molecules and TCRs, the sum of which determines whether the ensuing immune response is going to be harmful or not.

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In the introduction to this special issue on Sociolinguistics and Tourism, we focus on language in tourism as an important window into contemporary forms of economic, political, and social change. Our aim is twofold: (1) to establish and extend ‘sociolinguistics and tourism’ as another social and applied domain of sociolinguistic research; and (2) to use tourism as a lens for a broader discussion of the sociolinguistics of late modernity. To this end, we outline the contours of language and tourism research to date; we consider the (re)conceptualization of key thematics or notions in sociolinguistic research – such as ‘community’, ‘identity’, and ‘language’ itself – as particularly germane to the study of tourism's fleeting encounters; we examine the inevitable tensions between commodification and authenticity; and we explore the links between performances of ‘self’ and ‘other’, and the contestation of different identity positions with regard to social actors’ multilingual repertoires. We illustrate these issues with data examples from several tourist sites, where multilingual resources are deployed for identification, authentication and commodification. Finally, we briefly introduce the papers in this special issue and conclude by commenting on some sociolinguistic consequences of the study of language/s in tourism.

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Allopurinol (ALP) hypersensitivity is a major cause of severe cutaneous adverse reactions and is strongly associated with the HLA-B*58:01 allele. However, it can occur in the absence of this allele with identical clinical manifestations. The immune mechanism of ALP-induced severe cutaneous adverse reactions is poorly understood, and the T cell-reactivity pattern in patients with or without the HLA-B*58:01 allele is not known. To understand the interactions among the drug, HLA, and TCR, we generated T cell lines that react to ALP or its metabolite oxypurinol (OXP) from HLA-B*58:01(+) and HLA-B*58:01(-) donors and assessed their reactivity. ALP/OXP-specific T cells reacted immediately to the addition of the drugs and bypassed intracellular Ag processing, which is consistent with the "pharmacological interaction with immune receptors" (p-i) concept. This direct activation occurred regardless of HLA-B*58:01 status. Although most OXP-specific T cells from HLA-B*58:01(+) donors were restricted by the HLA-B*58:01 molecule for drug recognition, ALP-specific T cells also were restricted to other MHC class I molecules. This can be explained by in silico docking data that suggest that OXP binds to the peptide-binding groove of HLA-B*58:01 with higher affinity. The ensuing T cell responses elicited by ALP or OXP were not limited to particular TCR Vβ repertoires. We conclude that the drug-specific T cells are activated by OXP bound to HLA-B*58:01 through the p-i mechanism.

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Empires as political entities may be a thing of the past, but as a concept, empire is alive and kicking. From heritage tourism and costume dramas to theories of the imperial idea(l): empire sells. Post-Empire Imaginaries? Anglophone Literature, History, and the Demise of Empires presents innovative scholarship on the lives and legacies of empires in diverse media such as literature, film, advertising, and the visual arts. Though rooted in real space and history, the post-empire and its twin, the post-imperial, emerge as ungraspable ideational constructs. The volume convincingly establishes empire as welcoming resistance and affirmation, introducing post-empire imaginaries as figurations that connect the archives and repertoires of colonial nostalgia, postcolonial critique, post-imperial dreaming.

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Dentro de las composiciones de extracción oral y popular se destaca la utilización de algunas palabras que entrañan una enorme significación. Se trata de estribillos que funcionan como una especie de muletilla expresiva, rítmica y metafórica, aunque el sentido oculto al que remiten resulte un tanto misterioso. Estos artilugios estilísticos, a mitad de camino entre la onomatopeya, el juego de palabras e ironías y el comodín rítmico y métrico, contienen muchas veces, un doble sentido insinuante que conlleva denotaciones pícaras y sensuales, atrevidas, procaces y a veces escandalosas. Este repertorio poético, antes desatendido, persiste no como reflejo pasivo de tradiciones heredadas, sino como crisol vivo de nuevas recreaciones y reconfiguraciones que impregnan géneros, repertorios y diversos registros

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Los debates antropológicos en torno del concepto de cultura han suscitado una serie de refinamientos que supusieron una revitalización y una reconstrucción de esta noción central para las ciencias sociales. Sin embargo, en virtud del peso sedimentado de una doble tradición de raigambre gramática y jurídica, varios de los atributos puestos en cuestión por la crítica antropológica persisten en la ubicua noción de "código", que reintroduce de contrabando una versión anacrónica del concepto de cultura con efectos deletéreos para la investigación en ciencias sociales. Sobre esa base, el presente texto busca mostrar en qué circunstancias, por qué causas y de qué manera esta pervivencia del concepto clásico de cultura subsiste en la antropología contemporánea, al tiempo que propone el reemplazo de esta atávica noción de código por medio de un aparato conceptual y un léxico analítico-descriptivo que busca hacer justicia a los resultados acumulados de tres décadas de debate

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En la segunda mitad del siglo XIX se crearon en el Río de la Plata las condiciones necesarias para el surgimiento y desarrollo de las historiografías nacionales, humus primordial del cual emergieron proposiciones fácticas y axiomas historiográficos de cuño patriótico. La historiografía argentina, por diversidad de motivos -disponibilidad de insumos heurísticos y repertorios bibliográficos, número de intelectuales (historiadores, poetas, novelistas, ensayistas) consagrados al estudio y exaltación del pasado nacional, instituciones dedicadas al desarrollo de la investigación, recursos aportados por el Estado- tuvo un temprano e importante desarrollo e influyó de forma determinante en la historiografía uruguaya. El objeto de este artículo es conocer las modalidades, el carácter y significación de esta influencia en un autor concreto, Francisco Bauzá, a efectos de dilucidar los cimientos sobre los cuales se definieron las estructuras teóricas y la preceptivas técnico-metodológicas fundantes de la disciplina en Uruguay.

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Dentro de las composiciones de extracción oral y popular se destaca la utilización de algunas palabras que entrañan una enorme significación. Se trata de estribillos que funcionan como una especie de muletilla expresiva, rítmica y metafórica, aunque el sentido oculto al que remiten resulte un tanto misterioso. Estos artilugios estilísticos, a mitad de camino entre la onomatopeya, el juego de palabras e ironías y el comodín rítmico y métrico, contienen muchas veces, un doble sentido insinuante que conlleva denotaciones pícaras y sensuales, atrevidas, procaces y a veces escandalosas. Este repertorio poético, antes desatendido, persiste no como reflejo pasivo de tradiciones heredadas, sino como crisol vivo de nuevas recreaciones y reconfiguraciones que impregnan géneros, repertorios y diversos registros

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Los debates antropológicos en torno del concepto de cultura han suscitado una serie de refinamientos que supusieron una revitalización y una reconstrucción de esta noción central para las ciencias sociales. Sin embargo, en virtud del peso sedimentado de una doble tradición de raigambre gramática y jurídica, varios de los atributos puestos en cuestión por la crítica antropológica persisten en la ubicua noción de "código", que reintroduce de contrabando una versión anacrónica del concepto de cultura con efectos deletéreos para la investigación en ciencias sociales. Sobre esa base, el presente texto busca mostrar en qué circunstancias, por qué causas y de qué manera esta pervivencia del concepto clásico de cultura subsiste en la antropología contemporánea, al tiempo que propone el reemplazo de esta atávica noción de código por medio de un aparato conceptual y un léxico analítico-descriptivo que busca hacer justicia a los resultados acumulados de tres décadas de debate