998 resultados para Oficios-Italia-S. XVI
Resumo:
Nella mia tesi di dottorato mi concentro sul poema di Lucrezia Marinelli, L'Enrico, ovvero Bisanzio acquistato, pubblicato a Venezia nel 1635, indagando le strategie messe in atto dall'autrice per rivisitare il genere epico in un'ottica di riscatto femminile. Rispetto al canone epico e, in particolare, al modello di riferimento - la Gerusalemme liberata del Tasso - le vicende nodali sono, infatti, riscritte da un punto di vista chiaramente femminile. Pur occupandomi principalmente dell'opera di Marinelli, in alcuni casi nel corso del mio lavoro propongo dei confronti con altri poemi epici e cavallereschi prodotti da donne - in particolare I tredici canti del Floridoro di Moderata Fonte (1581) - volti a mostrare come le scrittrici avessero degli intenti comuni, dialogando in maniera critica con i modelli maschili da cui, tuttavia, traggono ispirazione. Nei primi capitoli del mio lavoro prendo in esame alcuni personaggi tradizionali dell'epica (le guerriere, la maga, ...) presenti ne L'Enrico e ne ripercorro gli episodi topici (le sortite notturne, l'eroe sull'isola, ...) dimostrando come, pur inserendosi coerentemente nel genere epico, siano caratterizzati in modo sostanzialmente diverso rispetto alla precedente tradizione maschile. Il primo capitolo si concentra sulle figure di guerriere, le quali presentano - rispetto ai precedenti modelli - differenze notevoli: non si lasciano coinvolgere in vicende amorose e non finiscono per essere sottomesse o uccise da un uomo, mantenendo così coerentemente intatti i valori di forza e indipendenza. Neppure la maga sull'isola - presa in esame nel capitolo dedicato alle Altre figure di donne idealizzate - è coinvolta in vicende sentimentali o caratterizzata sensualmente. L'autrice la rappresenta, non alla stregua di una tentatrice al servizio delle forze del male, ma come una donna colta, casta e disposta ad aiutare il cavaliere naufragato sulla sua isola. Nello stesso capitolo sono indagate anche altre figure femminili idealizzate, per taluni aspetti meno innovative, ma ugualmente interessanti: la Vergine, la personificazione di Venezia e la Musa. Queste rappresentazioni dal carattere iconico, presentano, infatti, diverse caratteristiche in comune con i personaggi più attivi del poema, le guerriere e la maga. Il capitolo Delle pene e delle tragedie amorose è dedicato all'amore e ai suoi esiti tragici. Le figure di donna coinvolte sono le madri, le mogli e Idillia, in cui è riconoscibile il personaggio topico della "damigella in difficoltà". Queste protagoniste, destinate a soffrire perché abbandonate dall'uomo che amano - il quale sente più forte il richiamo della guerra rispetto a quello dell'amore - servono da exempla, dimostrando che attaccamento affettivo e dipendenza conducono inesorabilmente all'infelicità. Rispetto al canone epico Marinelli riscatta alcune figure femminili, permettendo alle sue guerriere di prendersi la rivincita, vendicando la morte di eroine quali Camilla e Clorinda. Conseguentemente, alcuni guerrieri sono destinati a morire per mano di una donna. Nel quarto capitolo, mi concentro proprio su La sconfitta degli eroi, mettendo in luce come l'autrice proponga una sua personale regola del contrappasso, volta a cambiare (e addirittura invertire) le sorti dei personaggi che animano il suo poema. Questi aspetti risultano essere ancora più significativi se confrontati con l'opera - data alle stampe per la prima volta nel 1600 - intitolata Nobiltà et eccellenza delle donne. In questo trattato Marinelli sosteneva la superiorità del genere femminile su quello maschile. Alcune delle posizioni assunte nello scritto giovanile sono confermate dai personaggi e dalle vicende che animano l'Enrico. Confronti puntuali fra trattato e poema epico sono effettuati nell'ultimo capitolo del mio lavoro, sottolineando come fra le due opere vi siano delle affinità volte a confermare l'eccellenza delle donne.
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La pregunta que subyace al presente trabajo es sobre las “condiciones de posibilidad” de un campo rom, es decir, las condiciones que permiten la existencia de formas de segregación institucionalizadas, llevadas a cabo por la propia Administración Pública, en una ciudad democrática moderna; los mecanismos y dispositivos sociales que alivian – y por lo tanto permiten – la contradicción entre el discurso oficial igualitario y las prácticas oficiosas de segregación, discriminación, estigmatización de un colectivo de gitanos (rom) originarios de los países de la ex-Yugoslavia pero residentes en Italia desde hace más de una generación. La respuesta a la cuestiónconlleva la necesidad de observaciones y análisis que implican diferentes actores e instituciones, más allá del ámbito reducido del campo rom: en los espacios públicos de la ciudad, en el campo simbólico y mediático, en el campo del asociacionismo y del trabajo social y en el campo político local, nacional e internacional. Aquí como en otros ámbitos, lo marginal, lo estigmatizado nos informa de los marcos normativos propios de la “normalidad”, así que un análisis de las relaciones entre los rom del campo y sociedad mayoritaria puede proporcionar informaciones útiles tanto para comprender la cultura (o las culturas) rom como para entender mejor los mecanismos de funcionamiento de “la tribu de los payos”.
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Es tracta d’una obra fruit d’un conveni de col·laboració signat l’any 2004 entre la URV, l’ICAC i Repsol YPF, i resultat d’un projecte de recerca de l’ICAC inclòs en la línia de recerca Arqueologia del paisatge, poblament i territori, que ha comptat amb el cofinançament de Repsol YPF i la col·laboració de Codex. Aquesta obra se centra en les excavacions arqueològiques efectuades en una vil·la romana situada entre la via Tarraco-Ilerda i la llera del riu Francolí, a l’actual terme municipal del Morell. És un assentament datat entre els segles II aC i V dC que reflecteix els patrons d’ocupació romana a l’àrea central de l’ager Tarraconensis i complementa, a partir d’una exhaustiva anàlisi, les dades històriques que, fins a l’actualitat, oferien les vil·les de Centcelles a Constantí o de Paret Delgada a la Selva del Camp. L’estudi parteix de les excavacions que l’empresa Codex hi va efectuar l’any 1996 arran d’una actuació d’urgència motivada per la construcció d’una nova planta industrial de l’aleshores Repsol Química SA. L’obra és fruit de l’estudi de la documentació, fins ara inèdita, elaborada per l’empresa Codex i que ha estat cedida per a aquest projecte de recerca. La publicació ha estat coordinada per Josep M. Macias Solé i Joan J. Menchon Bes i els textos són obra del Dr. Domènec Campillo, M. Milagros Cuesta i Laura Devenat (Laboratori de Paleopatologia i Paleoantropologia, Museu d’Arqueologia de Catalunya), Montserrat García Noguera (Codex – Arqueologia i Patrimoni), Miguel Á. González Pérez (Grup de Recerca d’Arqueologia Clàssica, Protohistòrica i Egípcia, Universitat de Barcelona), Josep M. Macias Solé (ICAC), Joan J. Menchon Bes (Museu d’Història de Tarragona), Joan S. Mestres i Torres (Laboratori de Datació per Radiocarboni, Universitat de Barcelona), Rosario Navarro Sáez (Universitat de Barcelona), Josep M. Palet Martínez (ICAC) i Jordi Principal Ponce (Museu d’Arqueologia de Catalunya). Amb la nova col·lecció Hic et nunc l’ICAC assumeix el compromís de difondre regularment la documentació arqueològica bàsica generada des del camp universitari o empresarial, entenent que la publicació d’aspectes més concrets és imprescindible per a l’elaboració de síntesis més globalitzadores.