998 resultados para Battistero di San Giovanni (Florence, Italy)
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La tesi si pone l’obiettivo di indagare quelli che sono gli avvenimenti successivi all’unità d’Italia in uno dei simboli più importanti per la città di bologna, la Basilica di San Petronio. Lo studio si colloca come proseguimento e completamento di due tesi precedentemente compilate, andando ad approfondire sia il cambiamento dal punto di vista legislativo ma anche le azioni restaurative compiute nel periodo di riferimento preso in analisi. La prima fase di lavoro è stata caratterizzata dalla ricerca dei cambiamenti legislativi e normativi avvenuti dal 1860 che accompagnano la creazione della legge di tutela dei monumenti, varata agli inizi del ’900. La seconda fase è iniziata con una significativa ricerca archivistica e con una successiva analisi dei documenti che ha portato ad evidenziare i lavori di restauro sia all’esterno della basilica e che all’interno. Successivamente è stato svolto un approfondimento sui dibattiti relativi al completamento della facciata caratteristici di fine ‘800 e inizi ‘900, andando ad analizzare nei rispettivi concorsi, i principi e modalità di analisi e scelta della soluzione più adeguata. La terza fase ha riguardato il progetto per l’allestimento di una sala museale, che va a creare un proseguimento con quelle che sono le due sale museali già esistenti, ma non adeguate a creare un percorso tale da raccontare gli avvenimenti più recenti della fabbrica. Quindi con il progetto in esame si propone di aumentare lo spazio di allestimento, dedicando l’area interessata alla storia della basilica, ai restauri ottocenteschi, ai progetti per il completamento della facciata e ai recenti restauri eseguiti, lasciando il museo attuale alla conservazione degli oggetti sacri ed ecclesiastici. Inoltre, si è posto l’obiettivo di illuminare efficacemente l’intero ambiente, di conseguenza è stato progettato un impianto d’illuminazione tale da aumentare il confort visivo e permettere una semplice lettura e visualizzazione dei materiali esposti.
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L'oggetto del presente elaborato è un confronto tra l'opera Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart e il racconto Don Juan di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann. A una sezione dedicata alla vita dello scrittore e alle sue opere segue un'analisi della figura del Don Giovanni nella storia, in Hoffmann e in Mozart. Un parallelo tra i due capolavori è invece il tema dell'ultimo capitolo, con un focus specifico sui personaggi, i temi, e l'interpretazione.
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Dalla seconda metà del Novecento, il movimento migratorio della popolazione dalle Ande verso le aree marginali di Lima ha provocato la formazione di vasti insediamenti informali, detti asentamientos informales, che oggi si estendono senza soluzione di continuità dalla costa oceanica fino alle pendici delle montagne. La tesi intende fornire una risposta all’emergenza abitativa degli asentamientos informales attraverso il progetto di un’unità modulare temporanea realizzata in autocostruzione e con materiali reperibili in loco. L’unità abitativa è definita da due moduli distinti: un modulo casa, ideato per sostituire abitazioni fatiscenti o accogliere nuovi immigrati o sfollati a seguito di catastrofi naturali, e un modulo servizi, dotato di cucina e servizi igienici, per subentrare alle latrine a fossa attualmente diffuse. Il lavoro si suddivide nelle fasi analitica e progettuale. La prima sezione indaga lo sviluppo urbano della città di Lima, la vita degli abitanti degli asentamientos informales della città e lo stato dell’arte nel campo delle tecniche costruttive locali. La seconda fase, invece, è finalizzata alla progettazione del modulo abitativo da inserire, come sperimentazione pilota, nel distretto di San Juan de Miraflores a Lima. Il progetto, tenendo in considerazione limiti e caratteristiche del contesto, aspira a sviluppare una soluzione capace di garantire alle comunità che abitano gli asentamientos degli spazi abitativi dotati di maggiore comfort. Il modulo abitativo è ideato per essere realizzato in autocostruzione da manodopera non specializzata e le modalità di assemblaggio sono riportate in un apposito manuale allegato. Un valore aggiunto al lavoro di ricerca è dato dall’esperienza svolta, in collaborazione con l’Associazione DNADD, presso un cantiere di un centro comunitario in autocostruzione a Lima. Il cantiere è servito come luogo di sperimentazione di materiali e tecniche costruttive idonee all’autocostruzione.
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Collectionneur : Lesouëf, Auguste (1829-1906)
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Cavagna 10572: Bound with ten other contemporaneous Italian-language works under binder's title "Miscellanea di opuscoli storie"; former shelf-mark Cavagna 10581.
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Obiettivo della Tesi è indagare il ruolo del Restauro critico-conservativo nella ricostruzione degli edifici gravemente colpiti dal sisma. Nella chiesa di San Bartolomeo di Villafranca, crollata durante il sisma del 2012, le esigenze strutturali di ricostruzione si scontrano con le esigenze figurative di conservazione. Non si può ignorare la necessità della ricostruzione e della restituzione della memoria dell’edificio, visto il valore devozionale che possiede per il paese. Tuttavia le gravi problematiche strutturali portano la necessità di ricostruire la maggior parte delle strutture, con il rischio di perdere parte del “testo storico”. Il progetto prova a coniugare le due diverse esigenze, studiando il rapporto tra forma, figura e struttura, senza trascurare il problema del palinsesto. Inoltre le preesistenze emerse conducono davanti alla scelta tra conservare o rimuovere le aggiunte postume, la quale definirà quale immagine della chiesa verrà restituita: è possibile privilegiare l’immagine ricordata dai cittadini, senza ignorare la storia dell’edificio? Un progetto di Restauro consapevole non può prescindere da uno studio preliminare del contesto storico, territoriale e sociale e dell’edificio in sé, sotto gli aspetti morfologici, strutturali e materici, affiancato a comparazioni con edifici simili e a un’analisi attenta di alcuni elementi architettonici significativi (pilastri, archi e volte). Il campanile, crollato in buona parte, è oggetto di uno studio approfondito, basato sulla catalogazione dei frammenti rinvenuti a terra, a cui segue una ricostruzione ipotetica con il ricollocamento di ogni frammento rinvenuto. La proposta progettuale si concentra da un lato sul consolidamento delle strutture esistenti, senza alterare l’immagine architettonica, dall’altro sulla ricostruzione delle parti crollate, con l’obiettivo di ristabilire l’unità dell’opera, dove il nuovo è un valore aggiunto con consapevolezza critica, che dialoga e serve l’architettura del passato.
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Debris flow hazard modelling at medium (regional) scale has been subject of various studies in recent years. In this study, hazard zonation was carried out, incorporating information about debris flow initiation probability (spatial and temporal), and the delimitation of the potential runout areas. Debris flow hazard zonation was carried out in the area of the Consortium of Mountain Municipalities of Valtellina di Tirano (Central Alps, Italy). The complexity of the phenomenon, the scale of the study, the variability of local conditioning factors, and the lacking data limited the use of process-based models for the runout zone delimitation. Firstly, a map of hazard initiation probabilities was prepared for the study area, based on the available susceptibility zoning information, and the analysis of two sets of aerial photographs for the temporal probability estimation. Afterwards, the hazard initiation map was used as one of the inputs for an empirical GIS-based model (Flow-R), developed at the University of Lausanne (Switzerland). An estimation of the debris flow magnitude was neglected as the main aim of the analysis was to prepare a debris flow hazard map at medium scale. A digital elevation model, with a 10 m resolution, was used together with landuse, geology and debris flow hazard initiation maps as inputs of the Flow-R model to restrict potential areas within each hazard initiation probability class to locations where debris flows are most likely to initiate. Afterwards, runout areas were calculated using multiple flow direction and energy based algorithms. Maximum probable runout zones were calibrated using documented past events and aerial photographs. Finally, two debris flow hazard maps were prepared. The first simply delimits five hazard zones, while the second incorporates the information about debris flow spreading direction probabilities, showing areas more likely to be affected by future debris flows. Limitations of the modelling arise mainly from the models applied and analysis scale, which are neglecting local controlling factors of debris flow hazard. The presented approach of debris flow hazard analysis, associating automatic detection of the source areas and a simple assessment of the debris flow spreading, provided results for consequent hazard and risk studies. However, for the validation and transferability of the parameters and results to other study areas, more testing is needed.
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La tesi di Dottorato, condotta in accordo di colutela tra l'Università di Roma Tor Vergata e l'UNIL di Losanna, ha affrontato l'analisi di un gruppo di undici disegni custodia presso la National Gallery of Scotland di Edimburgo, copie di alcuni dei più significativi mosaici medioevali delle chiese di Roma, ricostruendone la genesi, quindi le vicende legate alla committenza, e il percorso collezionistico. I disegni scozzesi, oggetto di un importante articolo di Julian Gardner pubblicato sul Burlington Magatine nel 1973, furono commissionati intorno agli anni Settanta del XVII secolo dall'antiquario romano Giovanni Giustino Ciampini (1633-1698) in connessione alla stesura della sua opera di erudizione più avvertita e famosa: i Vetera Mommenta in' quibus praecipue Musiva Opera, sacrarum, profanan,mque, Aedìum structura, ac nonnulli antiqui ritus dissertationibus iconìbusque illustrantur. La composizione dei Vetera Mommenta - un'opera riccamente illustrata che nasce per rispondere alle esigenze della ideologia della Chiesa di Roma in un momento di rinnovata crisi del sistema - impone a Ciampini di porsi da un lato nella prospettiva della più alta tradizione antiquaria cinque e seicentesca, di cui recupera i metodi di lettura e di analisi applicati allo studio delle monete e dei monumenti antichi interpretati quali prove per la ricostruzione storica, e dall'altra, come è emerso dalle mie ricerche, lo pone immediatamente in contatto con gli avamposti del più moderno metodo di indagine storica e filologica applicato alle fonti e ai documenti della storia ecclesiastica, inaugurato dall'ambiente bollandista e inaurino. I monumenti paleocristiani e medioevali assumono in quest'ottica lo status di 'fatti incontestabili', le fonti primarie attraverso le quali Ciampini ricuce le tappe salienti della storia della Chiesa, da Costantino fino al XV secolo. Nel 1700 le copie di Edimburgo arrivano nelle mani del mercante e connoisseur milanese il padre oratoriano Sebastiano Resta (1635-1714), di stanza a Roma presso la Chiesa Nuova della Vallicella dal 1660, che decide di rilegarle tutte insieme in un volume da donare al suo maggiore acquirente e patrono, il vescovo di Arezzo Giovanni Matteo Marchetti. Come spiega Resta in alcune sue lettere, il presente avrebbe dovuto costituire insieme una curiosità ed offrire un confronto: infatti «le copie delli mosaici di Roma che erano di Monsignor Ciampini» - afferma Resta - avrebbero mostrato al Marchetti «le maniere di que' tempi gottici, barbari e divoti de cristiani e [fatto] spiccare i secoli seguenti». Questa indagine infatti ha fatto riemergere aspetti della precoce attenzione di Sebastiano Resta per l'arte dei "secoli bassi", mai debitamente affrontata dagli studi. E' infatti sulla scorta di una profonda conoscenza dei testi della letteratura artistica, e in connessione alla esplosione vivacissima della controversia Malvasia/Baldinucci sul primato del risorgere delle arti in Toscana, che Sebastiano a partire dagli anni Ottanta del Seicento comincia a meditare sul Medioevo artistico con il fine di spiegare l'evoluzione del linguaggio tecnico e formale che ha condotto alla perfezione dell'atte moderna. In questa prospettiva ι disegni del XIV e XV secolo che egli riuscì ad intercettare sul mercato valgono quali testimonianze delle maniere degli artefici più antichi e sono imbastiti nei molteplici album che Resta compone nel rispetto della successione cronologica dei presunti autori, e ordinati in base alle scuole pittoriche di pertinenza. La tesi permette perciò di descrivere nelle loro diverse specificità: da un lato il modo dei conoscitori come Resta, interessati nell'opera al dato stilistico, con immediate e sensibili ricadute sul mercato, e disposti anche con passione a ricercare i documenti relativi all'opera in quanto pressati dall'urgenza di collocarla nella sequenza cronologica dello sviluppo del linguaggio formale e tecnico; dall'altro gli antiquari come Ciampini e come Bianchini, per i quali le opere del passato valgono come prove irrefutabili della ricostruzione storica, e divengono quindi esse stesse, anche nel loro statuto di copia, documento della stona. Sono due approcci che si manifestano nel Seicento, e talvolta in una medesima persona, come mostra il caso anche per questo cruciale di Giovati Pietro Bellori, ma che hanno radici cinquecentesche, di cui i protagonisti di queste vicende sono ben consapevoli: e se dietro Resta c'è palesemente Vasari, dietro Ciampini e soprattutto Bianchini c'è la più alta tradizione antiquaria del XVI secolo, da Antonio Augustin a Fulvio Orsini.
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Contient : 1 Lettre de « CHARLES [QUINT]... à monseigneur le cardinal d'Yorck, legat, primat et grand chancellier d'Angleterre... En Vailladolid, le XIXe d'aoust anno [M.D.]XXVII » ; 2 Lettre de « CHARLES [QUINT] au seigneur de Montmorency, grand maistre de France... A Ausbourg, le derrenier d'aoust anno [M.D.]XXX » ; 3 Lettre de « MARGUERITE » D'AUTRICHE au « seigneur de Montmorency,... De Malines, le XIe de septembre » ; 4 Instructions pour le Sr « de Rabaudanges, escuyer trenchant du roy » ; 5 Lettre du roi « HENRY » VIII au « conte de Beaumont, grant maistre de France... Londres, le XXVIIe jour de novembre l'an XV.C.XXVIII » ; 6 Lettre de « T[HOMAS WOLSEY], cardinalis eboracensis... à monseigneur le conte de Beaumont,... Londres, le XIe jour de decembre l'an XV.C.XXVIII » ; 7 Lettre du roi « FRANÇOYS [Ier] à Madame », sa mère ; 8 Lettre de « LOYSE [DE SAVOIE]... à mon nepveu monseigneur le grant maistre... A St Germain en Laye, ce VIIme jour de juillet » ; 9 Lettre de « MARGUERITE [DE VALOIS, duchesse D'ALENÇON]... à monseigneur d'Izernay,... A Baigneres, le Xme jour d'octobre » ; 10 Lettre d'ANNE DE « MONTMORENCY,... au Sr d'Yzarnay, varlet de chambre ordinaire du roy... A St Germain en Laye, le Ve jour de may mil V.C.XXVIII » ; 11 Lettre de « MARGUERITE [DE VALOIS]... à monseigneur de La Roche » ; 12 Lettre de « THOMAS DORSSETT,... à monseigneur le grant maistre de France... A Londres, le Xme jour de julet l'an XV.C.XXVI » ; 13 Lettre de « FRANÇOYS DE SALUCES,... au roy... D'Ast, le XXIIIe jour de juing » ; 14 Lettre du « marquis DE SALUCES, JEHAN LOYS,... à monseigneur le grant maistre... De Saluces, ce Ve jour de decembre » ; 15 Lettre de « FRANÇOYS DE SALUCES,... De Ast, ce XIIe de may » ; 16 Lettre de « CHARLES [duc D'ALENÇON]... à monseigneur de La Rochepot, mareschal de France... De Caen, le XIIIe jour de mars » ; 17 Lettre de « CHARLES [DE BOURBON, duc DE VENDOME]... à monseigneur le grant maistre... De La Fere, ce XIXme d'octobre » ; 18 Lettre de « F[RANÇOYS], cardinal de Tournon... à monseigneur le grant maistre... De Lyon, ce XXVIe d'avril » ; 19 Lettre de « CHARLES » DE BOURBON au « mareschal de Montmorency,... De Moustiers lez Amyens, ce VIIIe jour d'octobre » ; 20 Lettre de « FRANÇOYS [DE BOURBON, comte DE ST-POL]... à monseigneur le grant maistre... A Alexandrie... fevier » ; 21 Lettre de « T[HOMAS WOLSEY], cardinalis eboracensis... à monseigneur le grant maistre... En ma place lez Westminster, le XXIIIe jour de novembre l'an XV.C.XXVII » ; 22 Lettre de « CLAUDE [DE LORRAINE, duc DE GUISE]... à monseigneur le grant maistre... Le cinqme de janvier » ; 23 Lettre de « LOYS DE LORREINE,... à monseigneur le grant maistre... Au camp devant Napples, le Ve jour de may » ; 24 Lettre de « MICHEL ANTOYNE DE SALUCES,... à monseigneur le grant maistre... Du camp pres Napples, le XXVIe de may » ; 25 Lettre, en italien, du « cardinalis DE SANCTO SEVERINO,... domino magno magistro Franciae... Romae, XIIII julii M.D.XXX » ; 26 Lettre de « CHARLES DE LANOY,... à monseigneur le grant maistre... De Bayonne, le IIme de juillet » ; 27 Lettre de « MICHEL ANTOYNE DE SALUCES,... à monseigneur le grant maistre... Du camp de Pyotel, ce IXme jour de novembre » ; 28 Lettre du « cardinale FARNESE,... al re... Di Roma, alli 23 de agosto 1548 » ; 29 Réponse donnée par l'empereur CHARLES-QUINT au sujet du « mariage d'entre le prince des Espaignes et Marguerite de France ». Copie ; 30 Lettre de « G[ILBERT] BAYARD,... à monseigneur de Montmorency,... A Malynes, le IIe jour de janvier » ; 31 Bref du pape « CLEMENS VII,... F[rancisco], Francorum regi... In civitate nostra Urbevetana, die ultima decembris M.D.XXVIII » ; 32 Bref du pape « ADRIANUS VI,... filiis Helvetiis XIII cantonum magnaeligae... Romae, apud Sanctum Petrum... die XXII° julii M.D.XXIII » ; 33 Mémoire sur les conférences de « Loccate » entre la France et l'Empire ; 34 Dépêche de « J[EAN] DU BELLAY, e[vesque] de Bayonne... à monseigneur le grant maistre... De Londres, le XXme de juing » ; 35 Lettre de « G[UILLAUME] DE NASSAU,... à monseigneur le grant maistre... De Breda, le VIme de novembre » ; 36 « Double d'ung article d'une lectre escripte par le roy [FRANÇOIS Ier] à messrs de Lavaur et Helin » ; 37 Bref du pape « CLEMENS VII,... domino de Montmoransi, magno Franciae magistro... Ostiae... die v octobris M.D.XXX » ; 38 Bref du pape « CLEMENS VII,... nobili viro A. de Memoransi,... Romae, apud Sanctum Petrum... die XXX octobris M.D.XXIIII » ; 39 « Copie de ce que madame l'archiduchesse a ajoinct de sa main aulx lettres de l'Empereur et des dames » ; 40 Bref de « CLEMENS VII,... domino de Montmoransi, magno Franciae magistro... Romae, apud Sanctum Petrum... die X januarii M.D.XXXI » ; 41 Bref de « CLEMENS VII,... domino de Montmoransi,... Romae, apud Sanctum Petrum... dix X januarii M.D.XXXI » ; 42 Lettre de « GUILLAUME POYET,... à monseigneur le cardinal de Tornon,... A Argilly, le IIIe d'aost myl V.C.XLII » ; 43 « Extraict du XXIIIe article du traicté de Madrit » ; 44 Mémoire sur certaines demandes faites par Charles-Quint à François Ier. Copie ; 45 Lettre de « RENE DE COSSE, THEOCRENUS, M. DE BOYSY, DE BYSSY,... à monseigneur le grant maistre... De la forteresse de Villalpande, ce XXVIIe mars » ; 46 « Noms de messrs les cardinaulx », des ambassadeurs, etc., « qui ont assisté au service du feu roy [François Ier] faict à Rome, à St Loys », le 19 avril 1547 ; 47 Lettre de créance, en latin, délivrée par la « seigneurie de Florence » à « Baldassar Carduccius » et adressée à Anne de Montmorency. «... Ex palatio nostro, dic XXX novembris M.D.XXVIII » ; 48 « Instructions et memoyre du roy [FRANÇOIS Ier] pour Geys,... envoyé devers luy par monseigneur de Humieres, de tout ce que a faict icelluy Sr de Humieres depuys le deuxme de ce moys jusques au XIIIIme... juillé 1537 », en Piémont ; 49 « Condicion des articles secretz baillez à monseigneur d'Albanye par nostre tres sainct pere le pappe ». 14 juin 1531. Copie ; 50 Lettre de « JO[HANNIS], cardinalis DE SALVIATIS,... Francorum regi... Da Castel San Giovanni, alli XIIII di juglo M.D.XXX » ; 51 Lettre de « ROBERT DE LA MARCHE,... à monseigneur le connestable... Du camp de l'Empereur, ce XX de juillest » ; 52 « Double de la lettre du roy [FRANÇOIS Ier] à monseigneur de Vendosme ». 2 juillet 1545 ; 53 « Responce que nostre sainct pere [CLEMENT VII] a faict à Villebon sur ses instructions, presens les embasadeurs » ; 54 « Articles de traicté de paix d'entre l'Empereur et le roy ». Extrait du traité de Cambrai. Copie ; 55 « Articles de la paix envoyez de Suisse ». Copie ; 56 « Double des lettres que l'empereur [CHARLES-QUINT] a escriptes au roy [FRANÇOIS Ier] par monseigneur de Bryon » ; 57 « Estat à Pierre Rousseau, commis à tenir le compte et faire les paiemens de l'escuierie, argenterie, chambre aux deniers, gaiges des gentilzhommes, dames, damoiselles, femmes de chambre... de la maison de messrs les Daulphin de Viennoys et duc d'Orleans, de ce que a et reste à payer pour lesdites charges... pour les années commencées les premiers jours de janvier mil cinq cens vingt sept et vingt huit, et finies les derreniers jours de decembre mil cinq cens vingt huit et vingt neuf derreniers passez »
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Nous présentons ici la description clinique et génétique d’un syndrome neurocutané unique. Le laboratoire du Dr Cossette a entrepris la caractérisation clinique et génétique d'une famille canadienne-française qui a été identifiée par les Drs Giroux et Barbeau en 1972 et qui comprend plus de 100 personnes sur six générations. Les membres atteints de cette famille présentent des lésions typiques d'érythrokératodermie (EK) (OMIM 133190, EKV1 et EKV2), associées à une ataxie spinocérébelleuse pure. Dans cette famille, l'ataxie est caractérisée par des troubles de la coordination et de la démarche causés par une dégénérescence du cervelet et de la moelle épinière. Cette ataxie est transmise selon un mode autosomique dominant. Une étude antérieure de cette variante d'EK avec ataxie avait suggéré une liaison sur le chromosome 1p34-p35, soit la même région que les formes EKV de type 1 et 2, causées respectivement par des mutations dans les gènes connexin-31 (GJB3; OMIM 603324) et connexin-30.3 (GJB4; OMIM 605425). Cependant, aucune mutation n'a été retrouvée dans ces gènes pour la famille canadienne-française. Nous avons récemment recontacté la famille et effectué des examens détaillés, incluant une imagerie par résonance magnétique (IRM) et un électromyogramme (EMG). Les manifestations neurologiques des individus atteints sont compatibles avec une nouvelle forme d’ataxie cérébelleuse pure à transmission autosomique dominante (ADCA de type III dans la classification de Harding) que nous avons appelée SCA34. Une cartographie complète du génome nous a permis de localiser le gène SCA34 sur le chromosome 6p12.3-q16.2. Également, en collaboration avec les Drs Alexis Brice (Hôpital Pitié-La Salpêtrière, Paris) et Alfredo Brusco (Hôpital San Giovanni Battista di Torino, Italie), nous avons confirmé que trois autres familles européennes avec SCA inexpliquée étaient également liées au locus SCA34. Notre laboratoire a récemment entrepris la recherche des mutations responsables de SCA34. Les résultats de ce criblage de gènes candidats sont présentés dans le chapitre 3 de cette thèse.
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Il lavoro di tesi di dottorato, dal titolo “Turismo religioso: percorsi culturali-religiosi come leva di sviluppo territoriale”, ha preso in esame in particolare il tema dei percorsi culturali/religiosi, considerati “strategici” in una prospettiva di ricomposizione territoriale e di sviluppo locale, e considerati importanti per la promozione di nuovi flussi turistici e valorizzazione delle risorse storiche, artistiche e culturali del Salento leccese. Il lavoro di tesi affronta il tema del turismo culturale legato all’offerta del bene religioso inteso come potenziale fattore di attrazione turistica ed importante risorsa per lo sviluppo sostenibile del territorio. L’attenzione a santuari e luoghi di culto costituisce, infatti, una valida occasione di interesse per le opere d'arte in essi presenti, e rappresenta anche una possibilità di conoscenza del territorio in cui essi insistono, diventando la destinazione di un turismo colto e di qualità. Il lavoro di tesi, si propone di dimostrare come l’attenzione al motivo religioso creando mobilità, flussi di popolazione, di turisti possa diventare occasione di promozione del prodotto locale, mettendo a sistema tutte le risorse economiche presenti nel territorio. Più in dettaglio, dopo un iniziale approccio teorico al concetto di turismo culturale, turismo religioso e marketing territoriale, esso analizza lo stato dell’arte nel territorio provinciale leccese, individuando possibili itinerari turistico-religiosi nel Salento leccese rapportati ai “Cammini d’Europa”. Si propone l’itinerario turistico - e, in particolare, a quello Leucadense, noto come la “via della Perdonanza di Leuca”, che segue la via dei pellegrinaggi medioevali che si suffragavano di luoghi di sosta in chiese e cappelle dedicate alla Vergine Maria - come strumento verso cui si orientano le recenti strategie di competitività territoriale, definibile come uno strumento d’offerta turistica che mira a valorizzare elementi-risorse del territorio. Si tratta di percorsi utili a promuovere un prodotto competitivo, che presuppone l’enucleazione dell’offerta turistica locale integrata e la costruzione intorno ad essi di un territorio dotato di infrastrutture, ricettività, politiche dell’accoglienza, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale materiale, immateriale ed ambientale. Non mancano nel lavoro preoccupazioni legate alla sostenibilità di un tipo di turismo, che, se di massa (come è il caso delle visite al santuario di San Pio a San Giovanni Rotondo), produce gravi pressioni sull’ambiente e perciò necessita un forte impegno in termini di pubblicità, pianificazione investimenti e presume un’opportuna programmazione da parte degli enti locali in termini di offerta ricettiva, ristorativa e dotazione di infrastrutture. La coerenza degli interventi che promuovono il prodotto religioso non può prescindere da un’integrazione orizzontale tra il sistema territoriale (ambiente, paesaggio, sistemi socio-produttivi) e gli attori locali coinvolti, ai fini di un processo di valorizzazione del patrimonio culturale che produce sviluppo locale.
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Prima di procedere con il progetto sono state fatte sezioni storiche dell’area, in epoche indicative, per comprendere quelle che sono le invarianti e le caratteristiche di tale tessuto. Da qui si è dedotto lo schema generatore dell’insediamento che parte dall’identificazione degli assi viari (pedonali e carrabili) già presenti nell’area, che fanno diretto riferimento allo schema cardo-decumanico generatore dell’impianto angioino della città. Con il tracciamento si individuano gli isolati base, che con variazioni formali e tipologiche hanno originato gli edifici di progetto. I corpi di fabbrica generatori della planimetria, dialogano e rimangono a stretto contatto con i pochi edifici agibili, per i quali sono previsti consolidamenti e ristrutturazioni, qualora necessari. Inevitabile è stato il confronto con l’orografia, prestando particolare attenzione a non annullare con l’inserimento degli edifici il dislivello presente, ma lasciarlo percepire chiaramente: l’attacco a terra di ogni edificio avviene gradualmente, passando dai due piani fuori terra a monte ai tre, quattro a valle. Ovviamente non tutti gli assi sono stati trattati allo stesso modo, ma conseguentemente alla loro funzione e carattere di utilizzo. Analizzando la struttura viaria dell’intera area, si presentano schematicamente due anelli di circonvallazione del centro urbano: uno più esterno, di più recente costruzione, rappresentato da via XX Settembre, e uno più vecchio, che rimane rasente al centro storico, costituito dal viale Duca Degli Abruzzi, che prosegue in viale Giovanni XXIII e termina nel viadotto Belvedere. Quest’ultimo asse rappresenta sicuramente un importante collegamento cittadino, sia per la vicinanza al centro, sia per le porzioni di città messe in comunicazione; nonostante ciò il viadotto ha subito, all’altezza di viale Nicolò Persichetti, uno smottamento dopo il 6 aprile, ed essendo un elemento di scarso valore architettonico e spaziale, la sua presenza è stata ripensata. Compiendo una deviazione su via XX Settembre al termine di viale Duca Degli Abruzzi, che va a sfruttare la già presente via Fonte Preturo, non si va a rivoluzionante l’odierno assetto, che confluisce comunque, qualche centinaio di metri dopo, in via XX Settembre è si eliminano le connotazioni negative che il viadotto avrebbe sul rinnovato ingresso al centro storico. La vivibilità tende a favorire così collegamento e all’eterogeneità degli spazi più che la separazione fisica e psicologica: il concetto di città fa riferimento alla vita in comune; per favorirla è importante incentivare i luoghi di aggregazione, gli spazi aperti. Dalle testimonianze degli aquilani la vita cittadina vedeva il centro storico come principale luogo d’incontro sociale. Esso era animato dal numeroso “popolo” di studenti, che lo manteneva attivo e vitale. Per questo nelle intenzioni progettuali si pone l’accento su una visione attiva di città con un carattere unitario come sostiene Ungers3. La funzione di collegamento, che crea una struttura di luoghi complementari, può essere costituita dal sistema viario e da quello di piazze (luoghi sociali per eccellenza). Via Fontesecco ha la sua terminazione nell’omonima piazza: questo spazio urbano è sfruttato, nella conformazione attuale, come luogo di passaggio, piuttosto che di sosta, per questo motivo deve essere ricalibrato e messo in relazione ad un sistema più ampio di quello della sola via. In questo sistema di piazze rientra anche la volontà di mettere in relazione le emergenze architettoniche esistenti nell’area e nelle immediate vicinanze, quali la chiesa e convento dell’Addolorata, Palazzo Antonelli e la chiesa di San Domenico (che si attestano tutte su spazi aperti), e la chiesa di San Quinziano su via Buccio di Ranallo. In quest’ottica l’area d’intervento è intesa come appartenente al centro storico, parte del sistema grazie alla struttura di piazze, e allo stesso tempo come zona filtro tra centro e periferia. La struttura di piazze rende l’area complementare alla trama di pieni e vuoti già presente nel tessuto urbano cittadino; la densità pensata nel progetto, vi si accosta con continuità, creando un collegamento con l’esistente; allontanandosi dal centro e avvicinandosi quindi alle più recenti espansioni, il tessuto muta, concedendo più spazio ai vuoti urbani e al verde. Via Fontesecco, il percorso che delimita il lato sud dell’area, oltre ad essere individuata tra due fronti costruiti, è inclusa tra due quinte naturali: il colle dell’Addolorata (con le emergenze già citate) e il colle Belvedere sul quale s’innesta ora il viadotto. Questi due fronti naturali hanno caratteri molto diversi tra loro: il colle dell’Addolorata originariamente occupato da orti, ha un carattere urbano, mentre il secondo si presenta come una porzione di verde incolto e inutilizzato che può essere sfruttato come cerniera di collegamento verticale. Lo stesso declivio naturale del colle d’Addolorata che degrada verso viale Duca Degli Abruzzi, viene trattato nel progetto come una fascia verde di collegamento con il nuovo insediamento universitario. L’idea alla base del progetto dell’edilizia residenziale consiste nel ricostruire insediamenti che appartengano parte della città esistente; si tratta quindi, di una riscoperta del centro urbano e una proposta di maggior densità. Il tessuto esistente è integrato per ottenere isolati ben definiti, in modo da formare un sistema ben inserito nel contesto. Le case popolari su via Fontesecco hanno subito con il sisma notevoli danni, e dovendo essere demolite, hanno fornito l’occasione per ripensare all’assetto del fronte, in modo da integrarlo maggiormente con il tessuto urbano retrostante e antistante. Attualmente la conformazione degli edifici non permette un’integrazione ideale tra i percorsi di risalita pedonale al colle dell’Addolorata e la viabilità. Le scale terminano spesso nella parte retrostante gli edifici, senza sfociare direttamente su via Fontesecco. Si è quindi preferito frammentare il fronte, che rispecchiasse anche l’assetto originario, prima cioè dell’intervento fascista, e che consentisse comunque una percezione prospettica e tipologica unitaria, e un accesso alla grande corte retrostante. Il nuovo carattere di via Fontesecco, risultante dalle sezioni stradali e dalle destinazioni d’uso dei piani terra degli edifici progettuali, è quello di un asse commerciale e di servizio per il quartiere. L’intenzione, cercando di rafforzare l’area di progetto come nuovo possibile ingresso al centro storico, è quella di estendere l’asse commerciale fino a piazza Fontesecco, in modo da rendere tale spazio di aggregazione vitale: “I luoghi sono come monadi, come piccoli microcosmi, mondi autonomi, con tutte le loro caratteristiche, pregi e difetti, inseriti in un macrocosmo urbano più grande, che partendo da questi piccoli mondi compone una metropoli e un paesaggio”.4[...] Arretrando verso l’altura dell’Addolorata è inserita la grande corte del nuovo isolato residenziale, anch’essa con servizi (lavanderie, spazi gioco, palestra) ma con un carattere diverso, legato più agli edifici che si attestano sulla corte, anche per l’assenza di un accesso carrabile diretto; si crea così una gerarchia degli spazi urbani: pubblico sulla via e semi-pubblico nella corte pedonale. La piazza che domina l’intervento (piazza dell’Addolorata) è chiusa da un edificio lineare che funge da “quinta”, il centro civico. Molto flessibile, presenta al suo interno spazi espositivi e un auditorium a diretta disposizione del quartiere. Sempre sulla piazza sono presenti una caffetteria, accessibile anche dal parco, che regge un sistema di scale permettendo di attraversare il dislivello con la “fascia” verde del colle, e la nuova ala dell’Hotel “Duca degli Abruzzi”, ridimensionata rispetto all’originale (in parte distrutto dal terremoto), che si va a collegare in maniera organica all’edificio principale. Il sistema degli edifici pubblici è completo con la ricostruzione del distrutto “Istituto della Dottrina Cristiana”, adiacente alla chiesa di San Quinziano, che va a creare con essa un cortile di cui usufruiscono gli alunni di questa scuola materna ed elementare. Analizzando l’intorno, gran parte dell’abitato è definito da edifici a corte che, all’interno del tessuto compatto storico riescono a sopperire la mancanza di spazi aperti con corti, più o meno private, anche per consentire ai singoli alloggi una giusta illuminazione e areazione. Nel progetto si passa da due edifici a corti semi-private, chiusi in se stessi, a un sistema più grande e complesso che crea un ampio “cortile” urbano, in cui gli edifici che vi si affacciano (case a schiera e edifici in linea) vanno a caratterizzare gli spazi aperti. Vi è in questa differenziazione l’intenzione di favorire l’interazione tra le persone che abitano il luogo, il proposito di realizzare elementi di aggregazione più privati di una piazza pubblica e più pubblici di una corte privata. Le variazioni tipologiche degli alloggi poi, (dalla casa a schiera e i duplex, al monolocale nell’edilizia sociale) comportano un’altrettanta auspicabile mescolanza di utenti, di classi sociali, età e perché no, etnie diverse che permettano una flessibilità nell’utilizzo degli spazi pubblici.
Resumo:
Gli agglomerati calcarei costruiti dalla specie invasiva Ficopomatus enigmaticus, polichete serpulide, possono influenzare i sistemi lagunari e produrre effetti negativi per la pesca e alterazioni nell’ambiente. Le lagune di Corru S’Ittiri (CI), San Giovanni-Marceddì (GM) e Santa Giusta (SG) sono state studiate al fine di definire le condizioni ecologiche che favoriscono le formazione delle costruzioni biogeniche di F. enigmaticus. In questo lavoro sono riportati i risultati preliminari, osservati in ogni laguna, sulle caratteristiche del sedimento (granulometria, sostanza organica e carbonati) e della comunità macrozoobentonica (abbondanza, biomassa e diversità), in due condizioni contrastanti: presenza e assenza dei reef, in due tempi di campionamento (maggio e ottobre 2012). I campioni di sedimento sono stati prelevati esclusivamente nel primo tempo di campionamento. La granulometria dei sedimenti era differente nelle tre lagune: CI e SG si sono rivelate più sabbiose, mentre GM era più fangosa. Sono stati osservati diversi valori nei contenuti di sostanza organica e carbonati senza rivelarsi significativamente diversi. Nel primo tempo di campionamento l’abbondanza di zoobentos varia tra le zone di presenza (P) e le zone di assenza (A) dei reef; in CI l’abbondanza è maggiore in P rispetto ad A, mentre in GM e SG invece è maggiore in A rispetto a P. La stessa situazione si verifica nel secondo tempo di campionamento. La biomassa, al tempo uno, è risultata maggiore nelle zone P rispetto alle zone A in CI e SG; in GM le zone A la biomassa è risultata maggiore rispetto a P. Nel secondo tempo di campionamento i valori risultano maggiori in P rispetto ad A in CI e GM; valori maggiori in A rispetto a P si sono riscontrati in SG. Importante da evidenziare la presenza di un altro costruttore di barriere, Hudroides dianthus, con abbondanze superiori rispetto a quelle di F. enigmaticus in particolare in CI e SG. Sono stati anche trovati diversi individui di Musculista sonhousia in CI e GM. M. senhousia è noto come specie invasiva in molte lagune del Mediterraneo ed è stato recentemente individuato nella zone di Oristano. Questo lavoro ha dimostrato come le caratteristiche dei sedimenti lagunari, la struttura della comunità macrozoobentonica, così come la natura e l’abbondanza delle specie costruttrici di reef può variare tra le lagune e le diverse zone delle lagune. È importante indagare sulle condizioni chimico-fisiche e idrodinamiche delle singole lagune per capire cosa influenza il reale sviluppo dei reef dei biocostruttori.
Resumo:
In questo lavoro sono state analizzate diverse strategie di recupero di una cava dismessa situata presso la località Colombara (Monte San Pietro, Bologna). Su questi terreni sono state condotte tre prove, costituite da diverse parcelle nelle quali sono stati adottati differenti trattamenti. Sono state svolte analisi di tipo quantitativo del suolo e della parte epigea delle specie arbustive e arboree, focalizzandosi sull'azoto (N totale, ammoniacale, nitrico, e firma isotopica) e sulla sostanza organica del suolo. Inoltre è stata effettuata un'indagine qualitativa della composizione floristica. Scopo della tesi è quello di individuare le strategie più efficaci per un recupero di suoli degradati. Non sempre a trattamenti iniziali migliori corrispondono i migliori risultati portando a conclusioni apparentemente controintuitive a cui si è cercato di dare risposta.