937 resultados para Arte moderna Séc XXI
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ACQUE E NAVIGAZIONE UN NUOVO MUSEO DELLE ACQUE E DELLA NAVIGAZIONE A RAVENNA Limmagine dellacqua a Ravenna fa riscoprire una storia della citt fatta di corsi e specchi dacqua. Questi, a causa del tempo e dellopera delluomo scomparvero o mutarono profondamente la loro conformazione. Limportanza quindi dello studio di come questa citt abbia convissuto negli anni con lacqua e come luomo si sia adattato a queste condizioni notevole. Ora Ravenna una citta di terra, collegata al mare solo tramite il canale Candiano, le attivit e la vita delluomo si sono staccate dallacqua e nel tempo il mare diventato solo una vicinanza perdendo tutto quel fascino e quellimportanza che possedeva nei secoli precedenti. Tra i tanti aspetti del legame passato tra luomo e lacqua, limbarcazione risulta il mezzo pi tipico e caratterizzante. Grazie a tanti studi fino ad ora compiuti possibile ricostruire una catalogazione delle imbarcazioni che hanno fatto parte della storia acquatica di Ravenna e che quindi hanno composto la sua storia. Limbarcazione costituisce una memoria storica e tecnica, essa riflette i cambiamenti storici e tecnico-evolutivi della civilt delle acque. Levoluzione delle barche delle navi progredita di pari passo con i cambiamenti delle esigenze delluomo, fin dallantichit. Una rappresentazione tra imbarcazione, storia dell'uomo e geomorfologia della acque a Ravenna fa s che largomento ricopra ambiti generali sullintera civilt che ha popolato il ravennate. Il museo delle acque a Ravenna vuole essere perci un percorso nel passato della citt, alla scoperta dellantico legame con lacqua, legame che forse ormai stato dimenticato e di cui a volte si ignora lesistenza. Questo non comporta il forzare un legame ormai abbandonato, ma un rivivere i momenti che hanno caratterizzato la crescita della citt fino allo stato attuale. Questo museo mira a integrare il cospicuo patrimonio storico museale di Ravenna andando a colmare una mancanza da me ritenuta importante, appunto una memoria storica delle vita acquatica della citt e dei propri abitanti nel tempo. Il tema museale studiato e analizzato verter su un percorso nella storia della navigazione e del legame che Ravenna ebbe con lacqua fin dalle sue origini. Questo importante tema preveder lesposizione di importanti relitti navali e ritrovamenti storici per i quali sar obbligatoria lorganizzazione di appositi spazi espositivi per unottima conservazione. Ledificio appare come un rigido corpo allesterno, rivestito in pietra basaltica grigia con tonalit diverse, mentre dal lato del canale risulta notevolmente pi aperto, con un lungo porticato in affaccio diretto sullacqua che segue tutta la forma del ledificio stesso e che si interrompe solo in prossimit della grande hall dingresso in vetro e acciaio. Queste caratteristiche permettono di creare due facce completamente diverse, una molto chiusa e una invece molto aperta, per enfatizzare il senso di scoperta del mondo acqua al momento dellingresso nelledificio. Due realt molto diverse tra loro. Il lato, che affaccia sulla nuova piazza creata allinterno dellarea, rivestito in pietra basaltica grigia, rende una sensazione di chiusura fisica, creata appositamente per stimolare la scoperta dellacqua sul lato opposto. La facciata rotta in maniera irregolare da feritoie, quasi come una enorme roccia sullacqua, sul riferimento del MuMok, il Museo di Arte Moderna Fondazione Ludwig di Ortner & Ortner aVienna.
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Questo lavoro nasce principalmente da un legame affettivo e di parentela che mi lega alla figura di Mario Giacomelli e alla sua grande opera di fotografo che lo ha portato a raggiungere un ruolo fondamentale nella storia della fotografia contemporanea. Ricordo che sin da quando ero bambino rimanevo affascinato dalle sue opere, da quei paesaggi fotografati in bianco e nero, da quelle sagome dei pretini che sembrano danzare nel vuoto, il tutto per senza capire la vera importanza di quello che avevo davanti ai miei occhi e ignorando completamente tutto linteresse, le critiche e i dibattiti che quegli scatti accendevano in quegli anni, al punto di venire addirittura esposti in quello che si pu definire il museo di arte moderna per antonomasia, ovvero il MoMa, in fondo per me non era altro che uno zio. Il ricordo mi porta nella sua piccola e buia Tipografia Marchigiana, in pieno centro storico a Senigallia, proprio dietro il Municipio, dove lo trovavo sempre indaffarato con timbri, foto e oggetti di ogni tipo, sommerso in un caos primordiale. incredibile pensare come in quel minuscolo negozio siano passati tutti i pi grandi personaggi della fotografia italiana, quali Giuseppe Cavalli, Ferruccio Ferroni, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna; dietro quella facciata di piccola bottega si nascondeva un universo parallelo che entrava in contatto con le pi importanti gallerie e musei di arte contemporanea del mondo. Oggi al suo posto c una Parrucchieria. Molte cose sono cambiate, io ho capito, aim in ritardo, limportanza del personaggio che ho avuto la fortuna di conoscere e di avere come parente. La citt stessa si accorta solo dopo la morte, come spesso accade, di quale formidabile artista ha cresciuto, un artista che sempre rimasto fedele alla sua terra di origine, che ha rappresentato una fonte inesauribile di spunti per la sua opera fotografica. A quel punto si scatenato un turbinio di conferenze, mostre e pubblicazioni sul lavoro di Giacomelli, tanto che sarebbe rimasto impossibile a chiunque non capire il peso che questa figura ha ancora oggi per la citt. Proprio lo scorso Novembre ricorso il decennale della sua scomparsa e in questa occasione si dato il via ad una infinita serie di iniziative, mostre, conferenze e pubblicazioni dedicate alla figura del fotografo senigalliese, ribadendo la necessit per la citt di dotarsi di uno spazio idoneo ad ospitare questi eventi. In una recente intervista condotta dal quotidiano Il Resto del Carlino, Simone Giacomelli, figlio del fotografo, ha sottolineato lurgenza della creazione di uno spazio dedicato alle fotografie del padre Io lavoro molto con l'estero e sono in contatto con appassionati che arrivano da tutto il mondo per ammirare le foto di Giacomelli. C' un gruppo di studenti che mi ha contattato dall'Australia. Ho dovuto dire di aspettare perch in citt c' una raccolta di foto al Museo mezzadria ed una parte al Museo dell'informazione. Manca un luogo dove si possa invece vedere tutta la produzione.. Con queste premesse il progetto per un Centro Internazionale della Fotografia non poteva che essere a Senigallia, non tanto per il fatto di essere la mia citt, alla quale sono molto legato, quanto per lessere stata la culla di un grande artista quale Mario Giacomelli, dalla quale non si mai voluto allontanare e che ha rappresentato per lui la fonte di ispirazione di quasi tutte le sue opere. Possiamo dire che grazie a questo personaggio, Senigallia diventata la citt della Fotografia, in quanto non passa settimana senza che non venga presentata una nuova iniziativa in ambito fotografico e non vengano organizzate mostre di fotografi di calibro internazionale quali Henri Cartier Bresson, Ara Guler, etc Ecco quindi motivato il titolo di Internazionale attribuito al museo, in quanto da questo cuore pulsante si dovranno creare una serie di diramazioni che andranno a collegare tutti i principali centri di fotografia mondiali, favorendo lo scambio culturale e il dibattito. Senigallia una citt di modeste dimensioni sulla costa adriatica, una citt dalle grandi potenzialit e che fa del turismo sia balneare che culturale i suoi punti di forza. La progettazione di questa sede museale mi ha permesso di affrontare e approfondire lo studio storico della citt nella sua evoluzione. Da questa analisi emerso un caso molto particolare ed interessante, quello di Piazza Simoncelli, un vuoto urbano che si presenta come una vera e propria lacerazione del tessuto cittadino. La piazza infatti stata sede fino al 1894 di uno dei quattro lotti del ghetto ebraico. Cambia quindi il ruolo del sito. Ma la mancata capacit aggregativa di questo vuoto, data anche dal fatto della mancanza di un edificio rappresentativo, ne muta il ruolo in parcheggio. E la storia di molti ghetti italiani inseriti in piani di risanamento che vedevano la presenza del costruito antecedente, come anomalia da sanare. E la storia del ghetto di Roma o di quello di Firenze, che sorgeva nel luogo dellattuale Piazza della Repubblica. Tutti sventrati senza motivazioni diverse che non la fatiscenza dellaggregato. A Senigallia il risultato stato una vera e propria lacerazione del tessuto urbano, giungendo alla produzione di un vuoto oppositivo al resto della citt, che ha portato la perdita della continuit spaziale, se non si vuole poi far riferimento a quella culturale. Il mio intervento quindi vede nel legame con la storia e con lidentit del luogo un punto fondamentale di partenza. Da queste basi ho cercato di sviluppare un progetto che ha come presupposto il forte legame con la memoria del luogo e con le architetture locali. Un progetto che possa rappresentare un polo culturale, un cuore pulsante dove poter sviluppare e approfondire le conoscenze fotografiche, dal quale poter entrare in contatto con tutti i principali centri dedicati alla fotografia e nel quale poter tenere sempre vivo il ricordo di uno dei pi importanti artisti che la citt ha avuto la fortuna di crescere.
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La tesi ha come oggetto lo studio dei legami culturali posti in essere tra la Russia e lItalia nel Settecento effettuato a partire dallanalisi del teatro di Arkhangelskoe (nei pressi di Mosca), ideato da Pietro Gonzaga. Ci ha consentito di inquadrare latmosfera culturale del periodo neoclassico a partire da unangolazione insolita: il monumento in questione, a dispetto della scarsa considerazione di cui gode allinterno degli studi di storia dellarte, racchiude diverse ed interessanti problematiche artistiche. Queste ultime sono state tenute in debito conto nel processo dellorganizzazione della struttura del lavoro in relazione ai differenti livelli di analisi emersi in riferimento alla tematica scelta. Ogni capitolo rappresenta un punto di partenza che va utilizzato al fine di approfondire problematiche relative allarte ed al teatro nei due Paesi, il tutto reso possibile grazie allapplicazione di un originale orientamento analitico. Allinterno della tesi vengono infatti adoperati approcci e tecniche metodologiche che vanno dalla storia dellarte allanalisi diretta dei monumenti, dallinterpretazione iconografica alla semiotica, per arrivare agli studi sociologici. Ci alla fine ha consentito di rielaborare il materiale gi noto e ampiamente studiato in modo convincente ed efficace, grazie al ragionamento sintetico adottato e alla possibilit di costruire paralleli letterari e artistici, frutto delle ricerche svolte nei diversi contesti. Il punto focale della tesi rappresentato dalla figura di Pietro Gonzaga. Tra i decoratori e gli scenografi italiani attivi presso la corte russa tra il Settecento e lOttocento, questi stato senza dubbio la figura pi rilevante ed affascinante, in grado di lasciare una ricca eredit culturale e materiale nellambito dellarte scenografica russa. Dimenticata per lungo tempo, lopera di Pietro Gonzaga attualmente oggetto di una certa riconsiderazione critica, suscitando curiosit e interesse da pi parti. Guidando la ricerca su di un duplice binario, sia artistico che interculturale, si quindi cercato di trovare alcune risonanze tra larte ed il pensiero di Gonzaga ed altre figure di rilievo non solo del suo secolo ma anche del Novecento, periodo in cui la cultura scenografica russa riuscita ad affrancarsi dai dettami impartiti dalla lezione settecentesca, seguendo nuove ed originali strade espressive. In questo contesto spicca, ad esempio, la figura di Vsevolod Meyerchold, regista teatrale (uno dei protagonisti dellultimo capitolo della tesi) che ha instaurato un legame del tutto originale con i principi della visione scenica comunicati da Pietro Gonzaga. Lo sviluppo dellargomento scelto ha richiesto di assumere una certa responsabilit critica, basandosi sulla personale sicurezza metodologica ed esperienza multidisciplinare al fine di tener conto dallarchitettura, della teoria e della pratica teatrale dalla conoscenza delle fonti fino agli studi del repertorio teatrale, delle specifiche artistiche locali, del contesto sociale dei due paesi a cavallo tra il 700 e l800. Le problematiche toccate nella tesi (tra le quali si ricordano il ruolo specifico rivestito dal committente, le caratteristiche proprie della villa neoclassica russa, il fenomeno di spettacoli muti, la teatralit presente nel comportamento dei russi nellepoca dei Lumi, la risonanza delle teorie italiane allinterno del arte russa) sono di chiara attualit per quanto concerne le ricerche relative al dialogo storico-artistico tra i due Paesi.
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Analysis and description of the furniture shown on Italian portraits from the late eighteenth century to the period of the Restoration. We have studied real examples of environments still exist with their furniture, chairs, mirrors, lamps, etc. in different areas of Italy. All this to explain the refined taste and cosmopolitan of the characters painted in the portraits, that for this reason they were considered fashionable
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La tesi si occupa del rapporto tra il Maestro di Ozieri e la produzione figurativa in Sardegna nella prima met del Cinquecento. Studia l'uso delle incisioni. Valuta l'influenza della pittura romana e meridionale. Riflette sulla possibile identit straniera del pittore, sulla base delle molte somiglianze con artisti tedeschi e fiamminghi. Si occupa di comprendere quali possano essere considerate le opere autografe e quali quelle eseguite da seguaci e imitatori. Riformula alla luce dei confronti stilistici e delle ricerche in archivio la personalit dell'artista e la sua collocazione cronologica.
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La maiolica di Castelli dAbruzzo si distingue per aspetti di forte originalit e per lalta qualit dei manufatti realizzati. Le ricerche che qui vengono presentate sono state condotte su differenti aspetti della produzione ceramica di Castelli e sono rivolte a completare le conoscenze su alcuni aspetti specifici, cercando di superare la visione settoriale che ha caratterizzato talvolta gli studi sullargomento. Lindagine orientata a far emergere alcuni tratti distintivi della produzione in maiolica istoriata, un genere in cui le manifatture castellane guadagnarono un primato assoluto in Italia nel corso dei secoli XVII e XVIII.
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Oggetto della ricerca il museo Wilhelm Lehmbruck di Duisburg, un'opera dell'architetto Manfred Lehmbruck, progettata e realizzata tra il 1957 e il 1964. Questa architettura, che ospita la produzione artistica del noto scultore Wilhelm Lehmbruck, padre di Manfred, tra i primi musei edificati ex novo nella Repubblica Federale Tedesca dopo la seconda guerra mondiale. Il mito di Wilhelm Lehmbruck, costruito negli anni per donare una identit culturale alla citt industriale di Duisburg, si rinvigor nel secondo dopoguerra in seno ad una pi generale tendenza sorta nella Repubblica di Bonn verso la rivalutazione dell'arte moderna, dichiarata degenerata dal nazionalsocialismo. Ricollegarsi all'arte e all'architettura moderna degli anni venti era in quel momento funzionale al ridisegno di un volto nuovo e democratico del giovane stato tedesco, che cercava legittimazione proclamandosi erede della mitica e gloriosa Repubblica di Weimar. Dopo anni di dibattiti sulla ricostruzione, l'architettura del neues Bauen sembrava l'unico modo in cui la Repubblica Federale potesse presentarsi al mondo, anche se la realt del paese era assai pi complessa e svelava il doppio volto che connot questo stato a partire dal 1945. Le numerose dicotomie che popolarono presto la tabula rasa nata dalle ceneri del conflitto (memoria/oblio, tradizione/modernit, continuit/discontinuit con il recente e infausto passato) trovano espressione nella storia e nella particolare architettura del museo di Duisburg, che pu essere quindi interpretato come un'opera paradigmatica per comprendere la nuova identit della Repubblica Federale, un'identit che la rese capace di risorgere dopo l' anno zero, ricercando nel miracolo economico uno strumento di redenzione da un passato vergognoso, che doveva essere taciuto, dimenticato, lasciato alle spalle.
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Questa ricerca ha lobiettivo di dare nuovi contributi alla conoscenza della pittura di paesaggio francese nellOttocento attraverso lo studio dellopera di Paul Flandrin (1811-1902). Flandrin si colloca al crocevia di esperienze fondamentali nella ricerca artistica di met Ottocento: leredit di Camille Corot, linsegnamento di Jean-Auguste Dominique Ingres, la pratica del lavoro en plein air, la tradizione del paesaggio neoclassico. Il corpus di opere del pittore lionese Paul Flandrin (1811-1902) ricostruito in questa tesi frutto di una sistematica operazione di ricerca sul campo e viene in seguito analizzato alla luce dei recenti studi sulla pittura di paesaggio neoclassico in Francia nel XIX secolo. La ricerca si fonda su una grande quantit di materiale inedito: dipinti, disegni, taccuini di studio en plein air, corrispondenza con colleghi e amici. Da questa ricerca la fisionomia artistica di Paul Flandrin emerge ben individuata singolarmente e al tempo stesso ancorata al contesto storico-artistico attraverso le relazioni con i colleghi, lutilizzo di determinate tecniche, la frequentazione di mete comuni ai paesaggisti suoi contemporanei, la decisa presa di posizione a favore del paesaggio neoclassico.
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La tesi riguarda il miniatore Giulio Clovio (Griane, Croazia, 1498 Roma, 1578), considerandolo come il fulcro di una rete di relazioni tra committenti, artisti e letterati. divisa in tre parti, seguendo la vita dellartista: giovinezza (1498-1534), maturit (1534-1561) e vecchiaia (1561-1578). Tra i committenti pi significativi: Domenico e Marino Grimani e il cardinale Alessandro Farnese. Tra gli artisti italiani: Giulio Romano, Girolamo dai Libri, Valerio Belli, Sofonisba Anguissola. Tra gli artisti europei: Francisco de Hollanda, Pieter Brueghel il Vecchio, Bartholomeus Sprangher, El Greco e Lampsonio.