289 resultados para Picasso


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Pós-graduação em Artes - IA

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Os pregos na erva (1962), the first book by Maria Gabriela Llansol, presents us several textures and pictures that break the dividing lines of both textual and imaging spaces due to the figurative compositional process that stands within the literary universe, coloring it with words. The short stories found in this book are based on minimum action that silences the voices of the characters, expanding some other composition, a new course, not in the order of the narrative continuum, but of the textual one. The three short stories to be analyzed (“Intróito”, “A casa às avessas” e “A manhã morta”) are highlighted due to the meaningful incidence of poetic colors that set representation and the motionless universe of narrative on the move, due to the dialogue established with painting, especially with the pictures by Amadeo Modigliani (“Young Brunette”) and Picasso (“Child holding a dove”). Thus, the lines of writing and the geometric ones of painting cross with each other and draft triangles and circles, being responsible for figures that go beyond figurative language and, by doing so, making the suggested images of textuality’s “fulgor” stronger.

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This work presents an efficient method for the preparation of magnetic nanoparticles modified with molecularly imprinted polymers (Mag-MIP) through core-shell method for the determination of biotin in milk food samples. The functional monomer acrylic acid was selected from molecular modeling, EGDMA was used as cross-linking monomer and AIBN as radical initiator. The Mag-MIP and Mag-NIP were characterized by FTIR, magnetic hysteresis, XRD, SEM and N2-sorption measurements. The capacity of Mag-MIP for biotin adsorption, its kinetics and selectivity were studied in detail. The adsorption data was well described by Freundlich isotherm model with adsorption equilibrium constant (KF) of 1.46 mL g(-1). The selectivity experiments revealed that prepared Mag-MIP had higher selectivity toward biotin compared to other molecules with different chemical structure. The material was successfully applied for the determination of biotin in diverse milk samples using HPLC for quantification of the analyte, obtaining the mean value of 87.4% recovery.

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Negli ultimi cinquant’anni, in particolare dal 1956 al 2010, grazie a miglioramenti di tipo economico e sociale, il territorio urbanizzato italiano è aumentato di circa 600 mila ettari, cioè una superficie artificializzata pari quasi a quella dell’intera regione Friuli Venezia Giulia, con un aumento del 500% rispetto agli anni precedenti. Quando si parla di superfici “artificializzate” ci si riferisce a tutte quelle parti di suolo che perdono la propria caratteristica pedologica per essere asportate e divenire urbanizzate, cioè sostituite da edifici, spazi di pertinenza, parcheggi, aree di stoccaggio, strade e spazi accessori. La costruzione di intere periferie e nuclei industriali dagli anni ’50 in poi, è stata facilitata da un basso costo di mano d’opera e da una supposta presenza massiccia di risorse disponibili. Nonché tramite adeguati piani urbanistico-territoriali che hanno accompagnato ed assecondato questo orientamento. All’oggi, è evidente come questa crescita tumultuosa del tessuto urbanizzato non sia più sostenibile. Il consumo del suolo provoca infatti vari problemi, in particolare di natura ecologica e ambientale, ma anche sanitaria, economica e urbana. Nel dettaglio, secondo il dossier Terra Rubata1, lanciato all’inizio del 2012 dal FAI e WWF gli aspetti che vengono coinvolti direttamente ed indirettamente dalla conversione urbana dei suoli sono complessivamente i seguenti. Appartenenti alla sfera economico-energetica ritroviamo diseconomie dei trasporti, sperperi energetici, riduzione delle produzioni agricole. Per quanto riguarda la sfera idro-geo-pedologica vi è la possibilità di destabilizzazione geologica, irreversibilità d’uso dei suoli, alterazione degli assetti idraulici ipo ed epigei. Anche la sfera fisico-climatica non è immune a questi cambiamenti, ma può invece essere soggetta ad accentuazione della riflessione termica e dei cambiamenti 1 Dossier TERRA RUBATA Viaggio nell’Italia che scompare. Le analisi e le proposte di FAI e WWF sul consumo del suolo, 31 gennaio 2012 2 climatici, ad una riduzione della capacità di assorbimento delle emissioni, ad effetti sul sequestro del carbonio e sulla propagazione spaziale dei disturbi fisico-chimici. In ultimo, ma non per importanza, riguardo la sfera eco-biologica, ritroviamo problemi inerenti l’erosione fisica e la distruzione degli habitat, la frammentazione eco sistemica, la distrofia dei processi eco-biologici, la penalizzazione dei servizi ecosistemici dell’ambiente e la riduzione della «resilienza» ecologica complessiva. Nonostante ci sia ancora la speranza che questo orientamento possa “invertire la rotta”, non è però possibile attendere ancora. È necessario agire nell’immediato, anche adottando adeguati provvedimenti normativi e strumenti pianificatori ed operativi nell’azione delle pubbliche amministrazioni analogamente a quanto, come evidenziato nel dossier sopracitato2, hanno fatto altri paesi europei. In un recente documento della Commissione Europea3 viene posto l’anno 2050 come termine entro il quale “non edificare più su nuove aree”. Per fare ciò la Commissione indica che nel periodo 2000-2020 occorre che l’occupazione di nuove terre sia ridotta in media di 800 km2 totali. È indispensabile sottolineare però, che nonostante la stabilità demografica della situazione attuale, se non la sua leggera decrescenza, e la società attuale ha necessità di spazi di azione maggiori che non nel passato e possiede una capacità di spostamento a velocità infinitamente superiori. Ciò comporta una variazione enorme nel rapporto tra le superfici edificate (quelle cioè effettivamente coperte dal sedime degli edifici) e le superfici urbanizzate (le pertinenze pubbliche e private e la viabilità). Nell’insediamento storico, dove uno degli obiettivi progettuali era quello di minimizzare i tempi di accesso tra abitazioni e servizi urbani, questo rapporto varia tra il 70 e il 90%, mentre nell’insediamento urbano moderno è quasi sempre inferiore al 40-50% fino a valori anche inferiori al 20% in taluni agglomerati commerciali, 2 Dossier TERRA RUBATA Viaggio nell’Italia che scompare. Le analisi e le proposte di FAI e WWF sul consumo del suolo, 31 gennaio 2012 3 Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, settembre 2011 3 industriali o direzionali nei quali il movimento dei mezzi o le sistemazioni paesaggistiche di rappresentanza richiedono maggiori disponibilità di spazi. Come conciliare quindi la necessità di nuovi spazi e la necessità di non edificare più su nuove aree? Dai dati Istat il 3% del territorio Italiano risulta occupato da aree dismesse. Aree che presentano attualmente problemi di inquinamento e mancata manutenzione ma che potrebbero essere la giusta risorsa per rispondere alle necessità sopracitate. Enormi spazi, costruiti nella precedente epoca industriale, che possono essere restituiti al pubblico sotto forma di luoghi destinati alla fruizione collettiva come musei, biblioteche, centri per i giovani, i bambini, gli artisti. Allo stesso tempo questi spazi possono essere, completamente o in parte, rinaturalizzati e trasformati in parchi e giardini. La tematica, cosiddetta dell’archeologia industriale non si presenta come una novità, ma come una disciplina, definita per la sua prima volta in Inghilterra nel 1955, che vanta di esempi recuperati in tutta Europa. Dagli anni ’60 l’opinione pubblica cominciò ad opporsi alla demolizione di alcune strutture industriali, come ad esempio la Stazione Euston a Londra, riconoscendone l’importanza storica, culturale ed artistica. Questo paesaggio industriale, diviene oggi testimonianza storica di un’epoca e quindi per questo necessita rispetto e attenzione. Ciò non deve essere estremizzato fino alla esaltazione di questi immensi edifici come rovine intoccabili, ma deve invitare l’opinione pubblica e i progettisti a prendersene cura, a reintegrarli nel tessuto urbano donando loro nuove funzioni compatibili con la struttura esistente che andrà quindi lasciata il più possibile inalterata per mantenere una leggibilità storica del manufatto. L’Europa presenta vari casi di recupero industriale, alcuni dei quali presentano veri e propri esempi da seguire e che meritano quindi una citazione ed un approfondimento all’interno di questo saggio. Tra questi l’ex stabilimento FIAT del Lingotto a Torino, 4 la celebre Tate Modern di Londra, il Leipzig Baumwollspinnerei, il Matadero Madrid e la Cable Factory a Elsinky. Questi edifici abbandonati risultano all’oggi sparsi in maniera disomogenea anche in tutta Italia, con una maggiore concentrazione lungo le linee ferroviarie e nei pressi delle città storicamente industrializzate. Essi, prima di un eventuale recupero, risultano come rifiuti abbandonati. Ma come sopradetto questi rifiuti urbani possono essere recuperati, reinventati, riabilitati, ridotati di dignità, funzione, utilità. Se questi rifiuti urbani possono essere una nuova risorsa per le città italiane come per quelle Europee, perché non provare a trasformare in risorse anche i rifiuti di altra natura? Il problema dei rifiuti, più comunemente chiamati come tali, ha toccato direttamente l’opinione pubblica italiana nel 2008 con il caso drammatico della regione Campania e in particolare dalla condizione inumana della città di Napoli. Il rifiuto è un problema dovuto alla società cosiddetta dell’usa e getta, a quella popolazione che contrariamente al mondo rurale non recupera gli scarti impiegandoli in successive lavorazioni e produzioni, ma li getta, spesso in maniera indifferenziata senza preoccuparsi di ciò che ne sarà. Nel passato, fino agli anni ’60, il problema dello smaltimento dei rifiuti era molto limitato in quanto in genere gli scatti del processo industriale, lavorativo, costruttivo venivano reimpiegati come base per una nuova produzione; il materiale da riciclare veniva di solito recuperato. Il problema degli scarti è quindi un problema moderno e proprio della città, la quale deve quindi farsene carico e trasformarlo in un valore, in una risorsa. Se nell’equilibrio ecologico la stabilità è rappresentata dalla presenza di cicli chiusi è necessario trovare una chiusura anche al cerchio del consumo; esso non può terminare in un oggetto, il rifiuto, ma deve riuscire a reinterpretarlo, a trovare per 5 esso una nuova funzione che vada ad attivare un secondo ciclo di vita, che possa a sua volta generare un terzo ciclo, poi un quarto e cosi via. Una delle vie possibili, è quella di riciclare il più possibile i nostri scarti e quindi di disassemblarli per riportare alla luce le materie prime che stavano alla base della loro formazione. Uno degli ultimi nati, su cui è possibile agire percorrendo questa strada è il rifiuto RAEE4. Esso ha subito un incremento del 30,7% negli ultimi 5 anni arrivando ad un consumo di circa 19 kilogrammi di rifiuti all’anno per abitante di cui solo 4 kilogrammi sono attualmente smaltiti nelle aziende specializzate sul territorio. Dismeco s.r.l. è una delle aziende sopracitate specializzata nello smaltimento e trattamento di materiale elettrico ed elettronico, nata a Bologna nel 1977 come attività a gestione familiare e che si è poi sviluppata divenendo la prima in Italia nella gestione specifica dei RAEE, con un importante incremento dei rifiuti dismessi in seguito all'apertura del nuovo stabilimento ubicato nel Comune di Marzabotto, in particolare nel lotto ospitante l’ex-cartiera Rizzoli-Burgo. L’azienda si trova quindi ad operare in un contesto storicamente industriale, in particolare negli edifici in cui veniva stoccato il caolino e in cui veniva riciclata la carta stampata. Se la vocazione al riciclo è storica dell’area, grazie all’iniziativa dell’imprenditore Claudio Tedeschi, sembra ora possibile la creazione di un vero e proprio polo destinato alla cultura del riciclo, all’insegnamento e all’arte riguardanti tale tematica. L’intenzione che verrà ampliamente sviluppata in questo saggio e negli elaborati grafici ad esso allegati è quella di recuperare alcuni degli edifici della vecchia cartiera e donane loro nuove funzioni pubbliche al fine di rigenerare l’area. 4 RAEE: Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, in lingua inglese: Waste of electric and electronic equipment (WEEE) o e-waste). Essi sono rifiuti di tipo particolare che consistono in qualunque apparecchiatura elettrica o elettronica di cui il possessore intenda disfarsi in quanto guasta, inutilizzata, o obsoleta e dunque destinata all'abbandono. 6 Il progetto, nello specifico, si occuperà di riqualificare energeticamente il vecchio laboratorio in cui veniva riciclata la carta stampata e di dotarlo di aree per esposizioni temporanee e permanenti, sale conferenze, aule didattiche, zone di ristoro e di ricerca. Per quanto riguarda invece l’area del lotto attualmente artificializzata, ma non edificata, vi è l’intenzione di riportarla a zona verde attraverso la creazione di un “Parco del Riciclo”. Questa zona verde restituirà al lotto un collegamento visivo con le immediate colline retrostanti, accoglierà i visitatori e li ospiterà nelle stagioni più calde per momenti di relax ma al tempo stesso di apprendimento. Questo perché come già detto i rifiuti sono risorse e quando non possono essere reimpiegati come tali vi è l’arte che se ne occupa. Artisti del calibro di Picasso, Marinetti, Rotella, Nevelson e molti altri, hanno sempre operato con i rifiuti e da essi sono scaturite opere d’arte. A scopo di denuncia di una società consumistica, semplicemente come oggetti del quotidiano, o come metafora della vita dell’uomo, questi oggetti, questi scarti sono divenuti materia sotto le mani esperte dell’artista. Se nel 1998 Lea Vergine dedicò proprio alla Trash Art una mostra a Rovereto5 significa che il rifiuto non è scarto invisibile, ma oggetto facente parte della nostra epoca, di una generazione di consumatori frugali, veloci, e indifferenti. La generazione dell’”usa e getta” che diviene invece ora, per necessita o per scelta generazione del recupero, del riciclo, della rigenerazione. L’ipotesi di progetto nella ex-cartiera Burgo a Lama di Reno è proprio questo, un esempio di come oggi il progettista possa guardare con occhi diversi queste strutture dismesse, questi rifiuti, gli scarti della passata società e non nasconderli, ma reinventarli, riutilizzarli, rigenerarli per soddisfare le necessità della nuova generazione. Della generazione riciclo.

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En este trabajo pretendemos presentar algunas de las respuestas que propone Nelson Goodman respecto de lo que hay, y cómo. Dado que hacemos lo que hay, nos interesa destacar lo que la ciencia y el arte en particular han hecho y cómo ambas -en tanto hacedoras de mundos- amplían nuestro conocimiento del mismo. Los grandes cambios que se han dado en el mundo, han sido en parte gracias a las ciencias y a las artes -no queremos decir con esto, que sólo a partir de la ciencia y el arte, sino que vamos a focalizar nuestro trabajo en ellas-. Tanto Kepler como Picasso, nos han hecho ver un mundo diferente al que veíamos. Son hacedores de mundos, ya que la comunidad los ha aceptado como tales. Son arte y son ciencia manifestándose e interactuando en la sociedad.

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En los años cincuenta, la película Guernica de Robert Hessens y Alain Resnais y la pieza Guernica de Fernando Arrabal ofrecen una puesta en escena del célebre cuadro de Picasso. Su dramatización no solamente cimenta el ícono Guernica, sino que también reitera un problema de representación, una vertiente iconoclasta, relacionada al traumatismo del bombardeo. Por lo tanto, cuando el cine y teatro de vanguardia retoman la forma del "tableau vivant" para personificar las figuras del cuadro, buscan también recursos para distanciar esta personificación y reestablecer la problemática original, presente ya desde la primera puesta en escena del mural en el pabellón de la Exposición universal de 1937

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La idea de este trabajo es realizar una lectura comparatista del cuento: "El niño que tenía un oso de trapo" (1968) de Manuel Lueiro Rey (1916-1990). Para ello se intentarán establecer las diferentes relaciones, que el mencionado texto literario contiene. Pero haciendo principal incapié en la relación interartística que mantiene con la obra pictórica Guernica de Pablo Picasso. Para toda esta lectura se tendrá en cuenta el concepto de inocencia y el ataque a la misma. La idea es pensar ¿qué pasa cuando el otro, el que está enfrente, el que se debe destruir es un niño inocente?

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Para los estudiosos de Max Aub, ha sido un rompecabezas intentar averiguar cuál es el límite entre la ficción y la realidad en la novela histórica Jusep Torres Campalans, basada en una ingente documentación sobre Picasso y el ambiente artístico parisino previo a 1914. Tendíamos a creer que el personaje de Ana María Merkel, la compañera del pintor, era totalmente inventado, pero esta mujer, coetánea de Max Aub, realmente existió, y la dificultosa búsqueda de su rastro nos descubre la penuria de la imagen de las mujeres artistas en la literatura, fiel reflejo de la tradicional desigualdad en el reconocimiento social de su valía.

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In the framework of the projects DYFAMED and PICASSO, diel variations of particulate dimethylsulfoniopropionate (DMSPp) and of its size fraction higher than 10 µm (DMSPp>10 µm) were studied in surface waters of the central Ligurian Sea in May 1990 and May 1995, and in the harbour of the city of Barcelona (Spain) in July 1998. Time series performed in stratified and nitrate depleted surface waters of the Ligurian Sea revealed that DMSPp>10 µm was undergoing diurnal variations. DMSPp-containing particles in the size range higher than 10 µm also markedly affected the DMSPp-to-chlorophyll (chl) a ratio of surface waters on a daily basis. The ratios were 35% to 72% lower at dawn than at dusk. The fact that the diadinoxanthin (DD)-to-chl a ratio of surface phytoplanktonic populations did not exhibit diurnal cycles suggests that physiological adaptation of cellular DMSP and chl a to the light conditions was not a likely process to account for the diurnal changes of the DMSPp-to-chl a ratio. It is suggested that such diurnal variability resulted from changes in plankton composition due to vertical migrations of DMSP-containing organisms larger than 10 µm. We have demonstrated from samples collected in the harbour of the city of Barcelona that DMSP-containing dinoflagellates are active diel migrants. However, the results obtained in the open sea in May 1990 suggest that dinoflagellates and also ciliates contribute to the pool of DMSPp in the size range larger than 10 µm. The results of May 1995 are ambiguous as to the role of dinoflagellates because, in the absence of specific cell counts, DMSPp>10 µm and the pigment peridinin, which is usually present in dinoflagellates (but peridinin-free dinoflagellates exist) showed very different vertical and temporal patterns.

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Para los estudiosos de Max Aub, ha sido un rompecabezas intentar averiguar cuál es el límite entre la ficción y la realidad en la novela histórica Jusep Torres Campalans, basada en una ingente documentación sobre Picasso y el ambiente artístico parisino previo a 1914. Tendíamos a creer que el personaje de Ana María Merkel, la compañera del pintor, era totalmente inventado, pero esta mujer, coetánea de Max Aub, realmente existió, y la dificultosa búsqueda de su rastro nos descubre la penuria de la imagen de las mujeres artistas en la literatura, fiel reflejo de la tradicional desigualdad en el reconocimiento social de su valía.

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En este trabajo pretendemos presentar algunas de las respuestas que propone Nelson Goodman respecto de lo que hay, y cómo. Dado que hacemos lo que hay, nos interesa destacar lo que la ciencia y el arte en particular han hecho y cómo ambas -en tanto hacedoras de mundos- amplían nuestro conocimiento del mismo. Los grandes cambios que se han dado en el mundo, han sido en parte gracias a las ciencias y a las artes -no queremos decir con esto, que sólo a partir de la ciencia y el arte, sino que vamos a focalizar nuestro trabajo en ellas-. Tanto Kepler como Picasso, nos han hecho ver un mundo diferente al que veíamos. Son hacedores de mundos, ya que la comunidad los ha aceptado como tales. Son arte y son ciencia manifestándose e interactuando en la sociedad.

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En los años cincuenta, la película Guernica de Robert Hessens y Alain Resnais y la pieza Guernica de Fernando Arrabal ofrecen una puesta en escena del célebre cuadro de Picasso. Su dramatización no solamente cimenta el ícono Guernica, sino que también reitera un problema de representación, una vertiente iconoclasta, relacionada al traumatismo del bombardeo. Por lo tanto, cuando el cine y teatro de vanguardia retoman la forma del "tableau vivant" para personificar las figuras del cuadro, buscan también recursos para distanciar esta personificación y reestablecer la problemática original, presente ya desde la primera puesta en escena del mural en el pabellón de la Exposición universal de 1937

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La idea de este trabajo es realizar una lectura comparatista del cuento: "El niño que tenía un oso de trapo" (1968) de Manuel Lueiro Rey (1916-1990). Para ello se intentarán establecer las diferentes relaciones, que el mencionado texto literario contiene. Pero haciendo principal incapié en la relación interartística que mantiene con la obra pictórica Guernica de Pablo Picasso. Para toda esta lectura se tendrá en cuenta el concepto de inocencia y el ataque a la misma. La idea es pensar ¿qué pasa cuando el otro, el que está enfrente, el que se debe destruir es un niño inocente?