991 resultados para Museo nazionale di Napoli.


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Chiesa naplitana e suoi edifizi.--Ordini governativi, giudiziari e militari, e loro edifizi.--Istituti scientifici e letterari, pubblica istruzione, e loro edifizi.--Istituti artistici, pubblici spettacoli e loro edifizi.--Industria, ed istituti economici e loro edifizi.--Istituti di beneficenza e loro edifize.--Regie ville, e giardino e passeggi pubblici.--Palagi de'privati, e loro musei, biblioteche e ville.--Le vicinanze.--Censo della città di Napoli e risultamenti statistici.

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Mode of access: Internet.

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Description based on: Ser. 6, v. 2, fasc. 3-4 (luglio-dic. 1969); title from cover.

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Publication suspended, 1944-1955.

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Issued volumes 1-20, 1905-1927, by R. Scuola Superior di Agricoltura di Portici; volumes 21-30, 1928-1938, by R. Istituto Superiore Agrario di Portici; volumes 31-32, 1938-1943, by Facoltà di Agraria di Portici.

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Photocopy. Ann Arbor, Mich., University Microfilms, 1972. 20 cm.

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At head of title: Società reale di Napoli

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Il presente lavoro di tesi nasce dall’esigenza di comprendere e studiare come viene affrontata, e gestita, l’emergenza in mare derivante dallo sversamento accidentale, o volontario, di idrocarburi; il sistema di risposta nazionale a questo genere di emergenze si sviluppa su più livelli e per ogni livello sono individuati gli organi responsabili e i relativi compiti. Le azioni da intraprendere sono specificate negli elaborati di pianificazione redatti dall’Agenzia Nazionale di Protezione Civile, dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, dalle Capitanerie di Porto Locali, dalle Province e dai Comuni; i primi 3 si occupano dell’emergenza in mare, mentre le Province e i Comuni si occupano degli interventi da attuare sulla costa in seguito allo spiaggiamento degli idrocarburi. La regione Emilia-Romagna, in particolare, non possiede elaborati di pianificazione per la gestione del rischio di inquinamento costiero; per questo motivo, sulla base delle indicazioni riportate negli elaborati di pianificazione nazionale e consultando elaborati già esistenti di altre regioni adriatiche, è stata redatta una proposta di linee guida per la redazione di un Piano Comunale d’Emergenza che preveda il rischio di inquinamento costiero. Per poter prevedere quale tecnica di bonifica sarà possibile applicare ad uno sversamento di idrocarburi, esistono software che modellano i processi chimico-fisici che la sostanza subisce con il passare del tempo. Ogni tecnica ha dei limiti sia di efficienza che di applicabilità; essi sono principalmente dovuti alle condizioni meteomarine e ai processi che la sostanza subisce nel tempo una volta sversata; la conoscenza di questi limiti permette di effettuare, nella maggior parte delle situazioni, la scelta della tecnica di intervento più appropriata ed efficiente a seconda della situazione. La tesi è strutturata come segue. Nel Capitolo 1 sono descritte le problematiche e le cause relative agli incidenti in mare che comportano il rilascio di idrocarburi in esso e gli effetti che questi hanno sull’ambiente e i cambiamenti che la sostanza subisce una volta sversata in mare. Nel Capitolo 2 sono descritte le strategie di intervento per il recupero degli idrocarburi sversati in mare e le tecniche di bonifica attuabili sulla costa impattata dallo sversamento. Nel Capitolo 3 è illustrato il sistema di risposta nazionale all’emergenza derivante dallo sversamento in mare di idrocarburi; ad ogni livello è dedicato un paragrafo del Capitolo 3. Inoltre sono presentate delle linee guida per la redazione di un Piano Comunale d’Emergenza che preveda il Rischio di Inquinamento Costiero da idrocarburi e altre sostanza nocive. Nel Capitolo 4 è illustrato il software ADIOS 2 che permette di modellare i processi chimico-fisici che la sostanza subisce quando viene sversata in mare e di simulare l’utilizzo di alcune strategie di intervento. Nel Capitolo 5 sono riportate le considerazioni conclusive e i risultati ottenuti.

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L'RCMT (Regional Centroid Moment Tensor), realizzato e gestito dai ricercatori dell'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), è dal 1997 il catalogo di riferimento per gli eventi sismici avvenuti nell'area Europea-Mediterranea, ossia nella regione avente longitudine compresa tra 10° W e 40° E e latitudine compresa tra 25° N e 60° N. Tale regione è caratterizzata da un'attività tettonica complessa, legata non soltanto alla convergenza delle placche Euroasiatica ed Africana, ma anche al movimento di altre placche minori (ad esempio, la placca Arabica), che tutte insieme danno origine ad una vasta gamma di regimi tettonici. Col termine RCMT si indica un particolare tipo di tensore momento sismico, la cui determinazione avviene su scala regionale, per eventi sismici aventi M_w >= 4.5 (M_w >= 4.0 per gli eventi che avvengono nella penisola italica). Il tensore momento sismico è uno strumento fondamentale per caratterizzare natura ed entità di un terremoto. Da esso, infatti, oltre alla magnitudo momento M_w, si ricava anche il meccanismo focale. Comunemente rappresentato sotto forma di beach ball, consente di individuare il tipo di movimento (distensivo, compressivo o trascorrente, o anche una combinazione del primo o del secondo con il terzo) avvenuto sulla faglia che ha provocato il terremoto. I tensori momento sismico permettono, quindi, di identificare le faglie che si attivano durante una sequenza sismica, di comprendere la loro cinematica e di ipotizzare la successiva evoluzione a breve termine. Scopo di questa relazione di laurea è stato derivare le relazioni che intercorrono fra le M_w dell'RCMT e le M_w del CMT (Centroid Moment Tensor della Columbia University), del GFZ (Deutsches GeoForschungsZentrum di Postdam) e del TDMT (Time Domain Moment Tensor). Le relazioni sono state ottenute applicando il metodo dei minimi quadrati agli eventi comuni, che sono stati selezionati utilizzando alcuni semplici programmi scritti in Fortran.

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Air pollution is ranked by the World Health Organisation as one of the top ten contributors to the global burden of disease and injury. Exposure to gaseous air pollutants, even at a low level, has been associated with cardiorespiratory diseases (Vedal, Brauer et al. 2003). Most recent epidemiological studies of air pollution have used time-series analyses to explore the relationship between daily mortality or morbidity and daily ambient air pollution concentrations based on the same day or previous days (Hajat, Armstrong et al. 2007). However, most of the previous studies have examined the association between air pollution and health outcomes using air pollution data from a single monitoring site or average values from a few monitoring sites to represent the whole population of the study area. In fact, for a metropolitan city, ambient air pollution levels may differ significantly among the different areas. There is increasing concern that the relationships between air pollution and mortality may vary with geographical area (Chen, Mengersen et al. 2007). Additionally, some studies have indicated that socio-economic status can act as a confounder when investigating the relation between geographical location and health (Scoggins, Kjellstrom et al. 2004). This study examined the spatial variation in the relationship between long-term exposure to gaseous air pollutants (including nitrogen dioxide (NO2), ozone (O3) and sulphur dioxide (SO2)), and cardiorespiratory mortality in Brisbane, Australia, during the period 1996 - 2004.

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Imperial roads. The Italian colonial routes and their relationship with 1920-40 manuals

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Entomological surveillance and control are essential to the management of dengue fever (DF). Hence, understanding the spatial and temporal patterns of DF vectors, Aedes (Stegomyia) aegypti (L.) and Ae. (Stegomyia) albopictus (Skuse), is paramount. In the Philippines, resources are limited and entomological surveillance and control are generally commenced during epidemics, when transmission is difficult to control. Recent improvements in spatial epidemiological tools and methods offer opportunities to explore more efficient DF surveillance and control solutions: however, there are few examples in the literature from resource-poor settings. The objectives of this study were to: (i) explore spatial patterns of Aedes populations and (ii) predict areas of high and low vector density to inform DF control in San Jose village, Muntinlupa city, Philippines. Fortnightly, adult female Aedes mosquitoes were collected from 50 double-sticky ovitraps (SOs) located in San Jose village for the period June-November 2011. Spatial clustering analysis was performed to identify high and low density clusters of Ae. aegypti and Ae. albopictus mosquitoes. Spatial autocorrelation was assessed by examination of semivariograms, and ordinary kriging was undertaken to create a smoothed surface of predicted vector density in the study area. Our results show that both Ae. aegypti and Ae. albopictus were present in San Jose village during the study period. However, one Aedes species was dominant in a given geographic area at a time, suggesting differing habitat preferences and interspecies competition between vectors. Density maps provide information to direct entomological control activities and advocate the development of geographically enhanced surveillance and control systems to improve DF management in the Philippines.

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Disease maps are effective tools for explaining and predicting patterns of disease outcomes across geographical space, identifying areas of potentially elevated risk, and formulating and validating aetiological hypotheses for a disease. Bayesian models have become a standard approach to disease mapping in recent decades. This article aims to provide a basic understanding of the key concepts involved in Bayesian disease mapping methods for areal data. It is anticipated that this will help in interpretation of published maps, and provide a useful starting point for anyone interested in running disease mapping methods for areal data. The article provides detailed motivation and descriptions on disease mapping methods by explaining the concepts, defining the technical terms, and illustrating the utility of disease mapping for epidemiological research by demonstrating various ways of visualising model outputs using a case study. The target audience includes spatial scientists in health and other fields, policy or decision makers, health geographers, spatial analysts, public health professionals, and epidemiologists.