312 resultados para Arches


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Se il lavoro dello storico è capire il passato come è stato compreso dalla gente che lo ha vissuto, allora forse non è azzardato pensare che sia anche necessario comunicare i risultati delle ricerche con strumenti propri che appartengono a un'epoca e che influenzano la mentalità di chi in quell'epoca vive. Emergenti tecnologie, specialmente nell’area della multimedialità come la realtà virtuale, permettono agli storici di comunicare l’esperienza del passato in più sensi. In che modo la storia collabora con le tecnologie informatiche soffermandosi sulla possibilità di fare ricostruzioni storiche virtuali, con relativi esempi e recensioni? Quello che maggiormente preoccupa gli storici è se una ricostruzione di un fatto passato vissuto attraverso la sua ricreazione in pixels sia un metodo di conoscenza della storia che possa essere considerato valido. Ovvero l'emozione che la navigazione in una realtà 3D può suscitare, è un mezzo in grado di trasmettere conoscenza? O forse l'idea che abbiamo del passato e del suo studio viene sottilmente cambiato nel momento in cui lo si divulga attraverso la grafica 3D? Da tempo però la disciplina ha cominciato a fare i conti con questa situazione, costretta soprattutto dall'invasività di questo tipo di media, dalla spettacolarizzazione del passato e da una divulgazione del passato parziale e antiscientifica. In un mondo post letterario bisogna cominciare a pensare che la cultura visuale nella quale siamo immersi sta cambiando il nostro rapporto con il passato: non per questo le conoscenze maturate fino ad oggi sono false, ma è necessario riconoscere che esiste più di una verità storica, a volte scritta a volte visuale. Il computer è diventato una piattaforma onnipresente per la rappresentazione e diffusione dell’informazione. I metodi di interazione e rappresentazione stanno evolvendo di continuo. Ed è su questi due binari che è si muove l’offerta delle tecnologie informatiche al servizio della storia. Lo scopo di questa tesi è proprio quello di esplorare, attraverso l’utilizzo e la sperimentazione di diversi strumenti e tecnologie informatiche, come si può raccontare efficacemente il passato attraverso oggetti tridimensionali e gli ambienti virtuali, e come, nel loro essere elementi caratterizzanti di comunicazione, in che modo possono collaborare, in questo caso particolare, con la disciplina storica. La presente ricerca ricostruisce alcune linee di storia delle principali fabbriche attive a Torino durante la seconda guerra mondiale, ricordando stretta relazione che esiste tra strutture ed individui e in questa città in particolare tra fabbrica e movimento operaio, è inevitabile addentrarsi nelle vicende del movimento operaio torinese che nel periodo della lotta di Liberazione in città fu un soggetto politico e sociale di primo rilievo. Nella città, intesa come entità biologica coinvolta nella guerra, la fabbrica (o le fabbriche) diventa il nucleo concettuale attraverso il quale leggere la città: sono le fabbriche gli obiettivi principali dei bombardamenti ed è nelle fabbriche che si combatte una guerra di liberazione tra classe operaia e autorità, di fabbrica e cittadine. La fabbrica diventa il luogo di "usurpazione del potere" di cui parla Weber, il palcoscenico in cui si tengono i diversi episodi della guerra: scioperi, deportazioni, occupazioni .... Il modello della città qui rappresentata non è una semplice visualizzazione ma un sistema informativo dove la realtà modellata è rappresentata da oggetti, che fanno da teatro allo svolgimento di avvenimenti con una precisa collocazione cronologica, al cui interno è possibile effettuare operazioni di selezione di render statici (immagini), di filmati precalcolati (animazioni) e di scenari navigabili interattivamente oltre ad attività di ricerca di fonti bibliografiche e commenti di studiosi segnatamente legati all'evento in oggetto. Obiettivo di questo lavoro è far interagire, attraverso diversi progetti, le discipline storiche e l’informatica, nelle diverse opportunità tecnologiche che questa presenta. Le possibilità di ricostruzione offerte dal 3D vengono così messe a servizio della ricerca, offrendo una visione integrale in grado di avvicinarci alla realtà dell’epoca presa in considerazione e convogliando in un’unica piattaforma espositiva tutti i risultati. Divulgazione Progetto Mappa Informativa Multimediale Torino 1945 Sul piano pratico il progetto prevede una interfaccia navigabile (tecnologia Flash) che rappresenti la pianta della città dell’epoca, attraverso la quale sia possibile avere una visione dei luoghi e dei tempi in cui la Liberazione prese forma, sia a livello concettuale, sia a livello pratico. Questo intreccio di coordinate nello spazio e nel tempo non solo migliora la comprensione dei fenomeni, ma crea un maggiore interesse sull’argomento attraverso l’utilizzo di strumenti divulgativi di grande efficacia (e appeal) senza perdere di vista la necessità di valicare le tesi storiche proponendosi come piattaforma didattica. Un tale contesto richiede uno studio approfondito degli eventi storici al fine di ricostruire con chiarezza una mappa della città che sia precisa sia topograficamente sia a livello di navigazione multimediale. La preparazione della cartina deve seguire gli standard del momento, perciò le soluzioni informatiche utilizzate sono quelle fornite da Adobe Illustrator per la realizzazione della topografia, e da Macromedia Flash per la creazione di un’interfaccia di navigazione. La base dei dati descrittivi è ovviamente consultabile essendo contenuta nel supporto media e totalmente annotata nella bibliografia. È il continuo evolvere delle tecnologie d'informazione e la massiccia diffusione dell’uso dei computer che ci porta a un cambiamento sostanziale nello studio e nell’apprendimento storico; le strutture accademiche e gli operatori economici hanno fatto propria la richiesta che giunge dall'utenza (insegnanti, studenti, operatori dei Beni Culturali) di una maggiore diffusione della conoscenza storica attraverso la sua rappresentazione informatizzata. Sul fronte didattico la ricostruzione di una realtà storica attraverso strumenti informatici consente anche ai non-storici di toccare con mano quelle che sono le problematiche della ricerca quali fonti mancanti, buchi della cronologia e valutazione della veridicità dei fatti attraverso prove. Le tecnologie informatiche permettono una visione completa, unitaria ed esauriente del passato, convogliando tutte le informazioni su un'unica piattaforma, permettendo anche a chi non è specializzato di comprendere immediatamente di cosa si parla. Il miglior libro di storia, per sua natura, non può farlo in quanto divide e organizza le notizie in modo diverso. In questo modo agli studenti viene data l'opportunità di apprendere tramite una rappresentazione diversa rispetto a quelle a cui sono abituati. La premessa centrale del progetto è che i risultati nell'apprendimento degli studenti possono essere migliorati se un concetto o un contenuto viene comunicato attraverso più canali di espressione, nel nostro caso attraverso un testo, immagini e un oggetto multimediale. Didattica La Conceria Fiorio è uno dei luoghi-simbolo della Resistenza torinese. Il progetto è una ricostruzione in realtà virtuale della Conceria Fiorio di Torino. La ricostruzione serve a arricchire la cultura storica sia a chi la produce, attraverso una ricerca accurata delle fonti, sia a chi può poi usufruirne, soprattutto i giovani, che, attratti dall’aspetto ludico della ricostruzione, apprendono con più facilità. La costruzione di un manufatto in 3D fornisce agli studenti le basi per riconoscere ed esprimere la giusta relazione fra il modello e l’oggetto storico. Le fasi di lavoro attraverso cui si è giunti alla ricostruzione in 3D della Conceria: . una ricerca storica approfondita, basata sulle fonti, che possono essere documenti degli archivi o scavi archeologici, fonti iconografiche, cartografiche, ecc.; . La modellazione degli edifici sulla base delle ricerche storiche, per fornire la struttura geometrica poligonale che permetta la navigazione tridimensionale; . La realizzazione, attraverso gli strumenti della computer graphic della navigazione in 3D. Unreal Technology è il nome dato al motore grafico utilizzato in numerosi videogiochi commerciali. Una delle caratteristiche fondamentali di tale prodotto è quella di avere uno strumento chiamato Unreal editor con cui è possibile costruire mondi virtuali, e che è quello utilizzato per questo progetto. UnrealEd (Ued) è il software per creare livelli per Unreal e i giochi basati sul motore di Unreal. E’ stata utilizzata la versione gratuita dell’editor. Il risultato finale del progetto è un ambiente virtuale navigabile raffigurante una ricostruzione accurata della Conceria Fiorio ai tempi della Resistenza. L’utente può visitare l’edificio e visualizzare informazioni specifiche su alcuni punti di interesse. La navigazione viene effettuata in prima persona, un processo di “spettacolarizzazione” degli ambienti visitati attraverso un arredamento consono permette all'utente una maggiore immersività rendendo l’ambiente più credibile e immediatamente codificabile. L’architettura Unreal Technology ha permesso di ottenere un buon risultato in un tempo brevissimo, senza che fossero necessari interventi di programmazione. Questo motore è, quindi, particolarmente adatto alla realizzazione rapida di prototipi di una discreta qualità, La presenza di un certo numero di bug lo rende, però, in parte inaffidabile. Utilizzare un editor da videogame per questa ricostruzione auspica la possibilità di un suo impiego nella didattica, quello che le simulazioni in 3D permettono nel caso specifico è di permettere agli studenti di sperimentare il lavoro della ricostruzione storica, con tutti i problemi che lo storico deve affrontare nel ricreare il passato. Questo lavoro vuole essere per gli storici una esperienza nella direzione della creazione di un repertorio espressivo più ampio, che includa gli ambienti tridimensionali. Il rischio di impiegare del tempo per imparare come funziona questa tecnologia per generare spazi virtuali rende scettici quanti si impegnano nell'insegnamento, ma le esperienze di progetti sviluppati, soprattutto all’estero, servono a capire che sono un buon investimento. Il fatto che una software house, che crea un videogame di grande successo di pubblico, includa nel suo prodotto, una serie di strumenti che consentano all'utente la creazione di mondi propri in cui giocare, è sintomatico che l'alfabetizzazione informatica degli utenti medi sta crescendo sempre più rapidamente e che l'utilizzo di un editor come Unreal Engine sarà in futuro una attività alla portata di un pubblico sempre più vasto. Questo ci mette nelle condizioni di progettare moduli di insegnamento più immersivi, in cui l'esperienza della ricerca e della ricostruzione del passato si intreccino con lo studio più tradizionale degli avvenimenti di una certa epoca. I mondi virtuali interattivi vengono spesso definiti come la forma culturale chiave del XXI secolo, come il cinema lo è stato per il XX. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di suggerire che vi sono grosse opportunità per gli storici impiegando gli oggetti e le ambientazioni in 3D, e che essi devono coglierle. Si consideri il fatto che l’estetica abbia un effetto sull’epistemologia. O almeno sulla forma che i risultati delle ricerche storiche assumono nel momento in cui devono essere diffuse. Un’analisi storica fatta in maniera superficiale o con presupposti errati può comunque essere diffusa e avere credito in numerosi ambienti se diffusa con mezzi accattivanti e moderni. Ecco perchè non conviene seppellire un buon lavoro in qualche biblioteca, in attesa che qualcuno lo scopra. Ecco perchè gli storici non devono ignorare il 3D. La nostra capacità, come studiosi e studenti, di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio che il 3D porta con sè, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Una ricostruzione storica può essere molto utile dal punto di vista educativo non sono da chi la visita ma, anche da chi la realizza. La fase di ricerca necessaria per la ricostruzione non può fare altro che aumentare il background culturale dello sviluppatore. Conclusioni La cosa più importante è stata la possibilità di fare esperienze nell’uso di mezzi di comunicazione di questo genere per raccontare e far conoscere il passato. Rovesciando il paradigma conoscitivo che avevo appreso negli studi umanistici, ho cercato di desumere quelle che potremo chiamare “leggi universali” dai dati oggettivi emersi da questi esperimenti. Da punto di vista epistemologico l’informatica, con la sua capacità di gestire masse impressionanti di dati, dà agli studiosi la possibilità di formulare delle ipotesi e poi accertarle o smentirle tramite ricostruzioni e simulazioni. Il mio lavoro è andato in questa direzione, cercando conoscere e usare strumenti attuali che nel futuro avranno sempre maggiore presenza nella comunicazione (anche scientifica) e che sono i mezzi di comunicazione d’eccellenza per determinate fasce d’età (adolescenti). Volendo spingere all’estremo i termini possiamo dire che la sfida che oggi la cultura visuale pone ai metodi tradizionali del fare storia è la stessa che Erodoto e Tucidide contrapposero ai narratori di miti e leggende. Prima di Erodoto esisteva il mito, che era un mezzo perfettamente adeguato per raccontare e dare significato al passato di una tribù o di una città. In un mondo post letterario la nostra conoscenza del passato sta sottilmente mutando nel momento in cui lo vediamo rappresentato da pixel o quando le informazioni scaturiscono non da sole, ma grazie all’interattività con il mezzo. La nostra capacità come studiosi e studenti di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio sottinteso al 3D, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Le esperienze raccolte nelle pagine precedenti ci portano a pensare che in un futuro non troppo lontano uno strumento come il computer sarà l’unico mezzo attraverso cui trasmettere conoscenze, e dal punto di vista didattico la sua interattività consente coinvolgimento negli studenti come nessun altro mezzo di comunicazione moderno.

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This study poses as its objective the genetic characterization of the ancient population of the Great White shark, Carcharodon carcharias, L.1758, present in the Mediterranean Sea. Using historical evidence, for the most part buccal arches but also whole, stuffed examples from various national museums, research institutes and private collections, a dataset of 18 examples coming from the Mediterranean Sea has been created, in order to increase the informations regarding this species in the Mediterranean. The importance of the Mediterranean provenance derives from the fact that a genetic characterization of this species' population does not exist, and this creates gaps in the knowledge of this species in the Mediterranean. The genetic characterization of the individuals will initially take place by the extraction of the ancient DNA and the analysis of the variations in the sequence markers of the mitochondrial DNA. This approach has allowed the genetic comparison between ancient populations of the Mediterranean and contemporary populations of the same geographical area. In addition, the genetic characterization of the population of white sharks of the Mediterranean, has allowed a genetic comparison with populations from global "hot spots", using published sequences in online databases (NCBI, GenBank). Analyzing the variability of the dataset, both in terms space and time, I assessed the evolutionary relationships of the Mediterranean population of Great Whites with the global populations (Australia/New Zealand, South Africa, Pacific USA, West Atlantic), and the temporal trend of the Mediterranean population variability. This method based on the sequencing of two portions of mitochondrial DNA genes, markers showed us how the population of Great White Sharks in the Mediterranean, is genetically more similar to the populations of the Australia Pacific ocean, American Pacific Ocean, rather than the population of South Africa, and showing also how the population of South Africa is abnormally distant from all other clusters. Interestingly, these results are inconsistent with the results from tagging of this species. In addition, there is evidence of differences between the ancient population of the Mediterranean with the modern one. This differentiation between the ancient and modern population of white shark can be the result of events impacting on this species occurred over the last two centuries.

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Our aim in this study was to compare intermolar widths after alignment of crowded mandibular dental arches in nonextraction adolescent patients between conventional and self-ligating brackets.

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The purpose of this research project is to study an innovative method for the stability assessment of structural steel systems, namely the Modified Direct Analysis Method (MDM). This method is intended to simplify an existing design method, the Direct Analysis Method (DM), by assuming a sophisticated second-order elastic structural analysis will be employed that can account for member and system instability, and thereby allow the design process to be reduced to confirming the capacity of member cross-sections. This last check can be easily completed by substituting an effective length of KL = 0 into existing member design equations. This simplification will be particularly useful for structural systems in which it is not clear how to define the member slenderness L/r when the laterally unbraced length L is not apparent, such as arches and the compression chord of an unbraced truss. To study the feasibility and accuracy of this new method, a set of 12 benchmark steel structural systems previously designed and analyzed by former Bucknell graduate student Jose Martinez-Garcia and a single column were modeled and analyzed using the nonlinear structural analysis software MASTAN2. A series of Matlab-based programs were prepared by the author to provide the code checking requirements for investigating the MDM. By comparing MDM and DM results against the more advanced distributed plasticity analysis results, it is concluded that the stability of structural systems can be adequately assessed in most cases using MDM, and that MDM often appears to be a more accurate but less conservative method in assessing stability.

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A black and white German Holstein calf displayed a complex double malformation in shape of a thoracopagus parasiticus. By means of a molecular genetic investigation the genesis of the malformation from one zygote could be demonstrated. Both vertebral columns showed a pronounced lordosis, with the vertebral column of one animal ending in a rudimentary head. Close to this rudiment two derivates of branchial arches were found. The two thoracic cavities merged into one "thorax". In the shared thoracic cavity one heart was found. In its right atrium, a cherry-sized structure was found in which heart- and vascular smooth muscles were demonstrated histologically. The aorta split shortly after its origin to provide both animals with one aorta each. The larger pair of lungs was connected with a trachea leading to the head while the smaller pair of lungs originated from a trachea deriving from the rudimentary head. The diaphragm jejunum and split afterwards. The pedigree of the affected animal showed neither inbreeding nor any other affected animal.

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A modified uvulopalatopharyngoplasty (UPPP) was carried out between January 1992 and December 2003 at the ENT Department of the Inselspital in Bern in 146 patients with habitual or complicated rhonchopathy. The operation consisted of a classical tonsillectomy or residual tonsil resection and additional shortening of the uvula. The natural mucosal fold between the uvula and the upper pole of the tonsils was carefully preserved. A wide opening to the rhinopharynx was created by asymmetric suturing of the glossopalantine and pharyngopalatine arches. A retrospective questionnaire with regard to rhonchopathy, phases of apnea, daytime drowsiness, obstruction of nasal breathing, long-term complications and patient satisfaction was used to evaluate the short-term and long-term effectiveness of the modified UPPP as well as the incidence of adverse side effects. Complete postoperative courses were evaluated in 116 patients. Surgical complications were restricted to one case with postoperative hemorrhage. A velum insufficiency or postoperative rhinopharyngeal stenosis did not occur. Eighty-three patients (72%) confirmed a persistent suppression or substantial improvement of the rhonchopathy. Disappearance or decrease of sleep apnea was confirmed in 12 (63%) out of 19 postoperative polysomnographic follow-up investigations. Long-term complications occurred in a total of 27 (23%) of 116 patients. They were confined to minor problems such as dryness of the mouth (n = 12), slight difficulty in swallowing (n = 7), discrete speech disturbances (n = 1), and slight pharyngeal dysesthesias (n = 7) with feeling of a lump in the throat and compulsive clearing of the throat. Eighty-five patients (73%) reported that they were satisfied with the postoperative result even several years after the operation. Looking back, 31 patients (27%) would no longer have the operation performed. The inadequate result of the rhonchopathy was specified as the reason by 21 patients. Ten patients had unpleasant memories of the operation because of intensive postoperative pain. Snoring and apneic phases are suppressed or improved by non-traumatic UPPP in the majority of patients. This effect persisted even years after the operation.

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BACKGROUND: Endoderm organ primordia become specified between gastrulation and gut tube folding in Amniotes. Although the requirement for RA signaling for the development of a few individual endoderm organs has been established a systematic assessment of its activity along the entire antero-posterior axis has not been performed in this germ layer. METHODOLOGY/PRINCIPAL FINDINGS: RA is synthesized from gastrulation to somitogenesis in the mesoderm that is close to the developing gut tube. In the branchial arch region specific levels of RA signaling control organ boundaries. The most anterior endoderm forming the thyroid gland is specified in the absence of RA signaling. Increasing RA in anterior branchial arches results in thyroid primordium repression and the induction of more posterior markers such as branchial arch Hox genes. Conversely reducing RA signaling shifts Hox genes posteriorly in endoderm. These results imply that RA acts as a caudalizing factor in a graded manner in pharyngeal endoderm. Posterior foregut and midgut organ primordia also require RA, but exposing endoderm to additional RA is not sufficient to expand these primordia anteriorly. We show that in chick, in contrast to non-Amniotes, RA signaling is not only necessary during gastrulation, but also throughout gut tube folding during somitogenesis. Our results show that the induction of CdxA, a midgut marker, and pancreas induction require direct RA signaling in endoderm. Moreover, communication between CdxA(+) cells is necessary to maintain CdxA expression, therefore synchronizing the cells of the midgut primordium. We further show that the RA pathway acts synergistically with FGF4 in endoderm patterning rather than mediating FGF4 activity. CONCLUSIONS/SIGNIFICANCE: Our work establishes that retinoic acid (RA) signaling coordinates the position of different endoderm organs along the antero-posterior axis in chick embryos and could serve as a basis for the differentiation of specific endodermal organs from ES cells.

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INTRODUCTION The purpose of this study was to examine the overall success of miniscrews inserted in the paramedian palatal region for support of various appliances during orthodontic treatment. METHODS The patients received 1 or 2 miniscrews in the paramedian anterior palate of 8.0-mm length and 1.6-mm diameter placed during orthodontic treatment by the same experienced orthodontist. RESULTS In total, 196 patients (121 girls, 75 boys; median age, 11.7; interquartile range, 3.7) who received 384 miniscrews were evaluated. Two hundred four miniscrews were used with rapid palatal expansion appliances, 136 with appliances for distalization of posterior teeth, and 44 with other appliances, such as transpalatal arches for tooth stabilization. The overall survival of the miniscrews was excellent (97.9%) in the cases examined. Cox regression analysis showed no difference in the overall survival rates of miniscrews loaded with different appliances for sex (hazard ratio, 0.95; 95% confidence interval, 0.71-1.27; P = 0.73) after adjusting for appliance and age. CONCLUSIONS This study shows that miniscrews placed in the paramedian anterior palate for supporting various orthodontic appliances have excellent survival.

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When Alexander von Humboldt reached the village of Calpi in the Andes on 22 June 1802, he was greeted with reverence and enthusiasm. Triumphal arches adorned with cotton, cloth, and silver decorated his path. The natives performed a dance in festive dress. A singer praised the explorer's expedition, which had departed three years earlier from the Spanish port of La Coruña. Like Odysseus on the isle of the Phaeacians, the traveler listened to a local rhapsodist singing about his heroic deeds. Before his adventure ended, it had already spun a popular myth. This episode, which Humboldt recorded in his diary, occurred at a significant moment. One day later, the “Second Discoverer of America” rose to even greater fame on an excursion marking in more ways than one the climax of his enterprise. Humboldt set out to climb Chimborazo (6,310 m/20,702 ft.), the mountain then thought to be the highest in the world. He was accompanied by the French botanist Aimé Bonpland (1773–1858) and the Creole nobleman and future activist Carlos Montúfar (1780–1816), as well as native guides and assistants. They climbed to heights never reached before, setting a new record and catapulting Humboldt to fame on both continents.

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Cart1 is a paired-class homeobox-containing gene that is expressed in head mesenchyme, branchial arches, limb buds, and various cartilages during embryogenesis. To understand the role of Cart1 during mammalian development, I generated Cart1-mutant mice by gene targeting in mouse embryonic stem cells. Cart1-homozygous mutants were born alive but all died soon after birth. Most had acrania (absence of the cranial vault) and meroanencephaly (absence of part of the brain). In situ hybridization studies showed that Cart1 is expressed specifically in forebrain mesenchyme but not in midbrain or hindbrain mesenchyme nor in the neural tube. Developmental studies revealed a transient deficiency of forebrain mesenchyme cells due to apoptosis associated with a delay in neural tube closure in that region. Subsequently, the forebrain region became filled with mesenchyme and closed, however, the midbrain neural tube region never initiated closure and remained open. These results suggest that Cart1 is required for the survival of forebrain mesenchyme and that its absence disrupts cranial neural tube morphogenesis by blocking the initiation of closure in the midbrain region, and this ultimately leads to the generation of lethal craniofacial defects. Prenatal treatment of Cart1 homozygous mutants with folic acid suppressed the development of the acrania/meroanencephaly phenotype. Thus, Cart1 mutant mice provide a novel animal model for understanding the cellular, molecular, and genetic etiology of neural tube defects and for the development of prenatal therapeutic protocols using folic acid. ^

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Objectives Pharyngeal arches develop in the head and neck regions, and give rise to teeth, oral jaws, the hyoid bone, operculum, gills, and pharyngeal jaws in teleosts. In this study, the expression patterns of genes in the sonic hedgehog (shh), wnt, ectodysplasin A (eda), and bone morphogenetic protein (bmp) pathways were investigated in the pharyngeal arches of Haplochromis piceatus, one of the Lake Victoria cichlids. Furthermore, the role of the shh pathway in pharyngeal arch development in H. piceatus larvae was investigated. Methods The expression patterns of lymphocyte enhancer binding factor 1 (lef1), ectodysplasin A receptor (edar), shh, patched 1 (ptch1), bmp4, sp5 transcription factor (sp5), sclerostin domain containing 1a (sostdc1a), and dickkopf 1 (dkk1) were investigated in H. piceatus larvae by in situ hybridization. The role of the shh pathway was investigated through morphological phenotypic characterization after its inhibition. Results We found that lef1, edar, shh, ptch1, bmp4, dkk1, sostdc1a, and sp5 were expressed not only in the teeth, but also in the operculum and gill filaments of H piceatus larvae. After blocking the shh pathway using cyclopamine, we observed ectopic shh expression and the disappearance of ptch1 expression. After six weeks of cyclopamine treatment, an absence of teeth in the oral upper jaws and a poor outgrowth of premaxilla, operculum, and gill filaments in juvenile H. piceatus were observed. Conclusions These results suggest that the shh pathway is important for the development of pharyngeal arch derivatives such as teeth, premaxilla, operculum, and gill filaments in H. piceatus.

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OBJECTIVE To assess the in vivo amount of BPA released from a visible light-cured orthodontic adhesive, immediately after bracket bonding. METHODS 20 orthodontic patients were recruited after obtaining informed consent. All patients received 24 orthodontic brackets in both dental arches. In Group A (11 patients), 25 ml of tap water were used for mouth rinsing, whereas in Group B (9 patients) a simulated mouth rinse formulation was used: a mixture of 20 ml de-ionized water plus 5 ml absolute ethanol. Rinsing solutions were collected before, immediately after placing the orthodontic appliances and after washing out the oral cavity and were then stored in glass tubes. Rinsing was performed in a single phase for 60s with the entire volume of each liquid. The BPA analysis was performed by gas chromatography-mass spectrometry. RESULTS An increase in BPA concentration immediately after the 1st post-bonding rinse was observed, for both rinsing media, which was reduced after the 2nd post-bonding rinse. Water exhibited higher levels of BPA concentration than water/ethanol after 1st and 2nd post-bonding rinses. Two-way mixed Repeated Measures ANOVA showed that the primary null hypothesis declaring mean BPA concentration to be equal across rinsing medium and rinsing status was rejected (p-value <0.001). The main effects of the rinsing medium and status, as well as their interaction were found to be statistically significant (p-values 0.048, <0.001 and 0.011 respectively). SIGNIFICANCE A significant pattern of increase of BPA concentration, followed by a decrease that reached the initial values was observed. The amount of BPA was relatively low and far below the reference limits of tolerable daily intake.

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OBJECTIVES To test the applicability, accuracy, precision, and reproducibility of various 3D superimposition techniques for radiographic data, transformed to triangulated surface data. METHODS Five superimposition techniques (3P: three-point registration; AC: anterior cranial base; AC + F: anterior cranial base + foramen magnum; BZ: both zygomatic arches; 1Z: one zygomatic arch) were tested using eight pairs of pre-existing CT data (pre- and post-treatment). These were obtained from non-growing orthodontic patients treated with rapid maxillary expansion. All datasets were superimposed by three operators independently, who repeated the whole procedure one month later. Accuracy was assessed by the distance (D) between superimposed datasets on three form-stable anatomical areas, located on the anterior cranial base and the foramen magnum. Precision and reproducibility were assessed using the distances between models at four specific landmarks. Non parametric multivariate models and Bland-Altman difference plots were used for analyses. RESULTS There was no difference among operators or between time points on the accuracy of each superimposition technique (p>0.05). The AC + F technique was the most accurate (D<0.17 mm), as expected, followed by AC and BZ superimpositions that presented similar level of accuracy (D<0.5 mm). 3P and 1Z were the least accurate superimpositions (0.790.05), the detected structural changes differed significantly between different techniques (p<0.05). Bland-Altman difference plots showed that BZ superimposition was comparable to AC, though it presented slightly higher random error. CONCLUSIONS Superimposition of 3D datasets using surface models created from voxel data can provide accurate, precise, and reproducible results, offering also high efficiency and increased post-processing capabilities. In the present study population, the BZ superimposition was comparable to AC, with the added advantage of being applicable to scans with a smaller field of view.

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PURPOSE In the present case series, the authors report on seven cases of erosively worn dentitions (98 posterior teeth) which were treated with direct resin composite. MATERIALS AND METHODS In all cases, both arches were restored by using the so-called stamp technique. All patients were treated with standardized materials and protocols. Prior to treatment, a waxup was made on die-cast models to build up the loss of occlusion as well as ensure the optimal future anatomy and function of the eroded teeth to be restored. During treatment, teeth were restored by using templates of silicone (ie, two "stamps," one on the vestibular, one on the oral aspect of each tooth), which were filled with resin composite in order to transfer the planned, future restoration (ie, in the shape of the waxup) from the extra- to the intraoral situation. Baseline examinations were performed in all patients after treatment, and photographs as well as radiographs were taken. To evaluate the outcome, the modified United States Public Health Service criteria (USPHS) were used. RESULTS The patients were re-assessed after a mean observation time of 40 months (40.8 ± 7.2 months). The overall outcome of the restorations was good, and almost exclusively "Alpha" scores were given. Only the marginal integrity and the anatomical form received a "Charlie" score (10.2%) in two cases. CONCLUSION Direct resin composite restorations made with the stamp technique are a valuable treatment option for restoring erosively worn dentitions.

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Workshop „The Narrative in Eastern and Western Art“, Graduate School of Letters, Kyoto, 2-5 December 2013 Abstract by Ivo Raband, University of Berne Printed Narrative: The Festival Books for Ernest of Austria from Brussels and Antwerp 1594 During the early modern period the medium of the festival book became increasingly more important as an object of ‘political narration’ throughout Europe. Focusing on Netherlandish examples from the sixteenth and seventeenth centuries, my talk will focus on the festival books printed for the Joyous Entries of Archduke Ernest of Austria (1553–1595). Ernest was appointed Governor General of the Netherlands by King Philipp II in 1593, being the first Habsburg Prince to reside in Brussels since 30 years. In Brussels and Antwerp, the Archduke was greeted with the traditional Blijde Imkomst, Joyous Entry, which dates back to the fourteenth century and was a necessity to actually become the sovereign of Brabant and Antwerp and to uphold the privileges of the cities. Decorated with ephemeral triumphal arches, stages, and tableaux vivants, both cities welcomed Ernest and, at the same time, demonstrated their civic self-assurance and negotiated their statuses. In honor of these events of civic power, the city magistrates commissioned festival books. These books combine a Latin text with a description of the events and the ephemeral structures, including circa 30 engravings and etchings. Being the only visual manifestation of the Joyous Entries, the books became important representational objects. The prints featured in festival books will be my point of departure for discussing the importance of narrative political prints and the concept of the early modern festival book as a ‘political object’. By comparing the prints from Ernest’s entries with others from the period between 1549 and 1635, I will show how the prints became as important as the event itself. Thus, I want to pose the question of whether it would have been possible to substitute a printed version of the event for the actual ceremony.