1000 resultados para Abuso de substâncias por via intravenosa
Resumo:
Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
Resumo:
Pós-graduação em Ciências Farmacêuticas - FCFAR
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Pós-graduação em Ciências Farmacêuticas - FCFAR
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L’allevamento in cattività dei rettili è in costante crescita negli ultimi anni e richiede conoscenze mediche sempre più specialistiche per far fronte ai numerosi problemi legati a questi animali. Il corretto approccio medico prevede una profonda conoscenza delle specie prese in esame dal momento che la maggior parte delle problematiche riproduttive di questi animali sono legate ad una non corretta gestione dei riproduttori. L’apparato riproduttore dei rettili è estremamente vario a seconda delle specie prese in considerazione. Sauri ed ofidi possiedono due organi copulatori denominati emipeni e posizionati alla base della coda caudalmente alla cloaca che vengono estroflessi alternativamente durante l’accoppiamento per veicolare lo spera all’interno della cloaca della femmina. In questi animali il segmento posteriore renale è chiamato segmento sessuale, perché contribuisce alla formazione del fluido seminale. Tale porzione, durante la stagione dell’accoppiamento, diventa più voluminosa e cambia drasticamente colore, tanto che può essere confusa con una manifestazione patologica. I cheloni al contrario possiedono un unico pene che non viene coinvolto nella minzione. In questi animali. I testicoli sono due e sono situati all’interno della cavità celomatica in posizione cranioventrale rispetto ai reni. I testicoli possono variare notevolmente sia come forma che come dimensione a seconda del periodo dell’anno. Il ciclo estrale dei rettili è regolato, come pure nei mammiferi, dagli ormoni steroidei. La variazione di questi ormoni a livello ematico è stata studiato da diversi autori con il risultato di aver dimostrato come la variazione dei dosaggi degli stessi determini l’alternanza delle varie fasi del ciclo riproduttivo. La relazione tra presenza di uova (anche placentari) ed alti livelli di progesterone suggerisce che questo ormone gioca un ruolo importante nelle riproduzione delle specie ovipare per esempio stimolando la vascolarizzazione degli ovidutti durante i tre mesi in cui si ha lo sviluppo delle uova. Il 17-beta estradiolo è stato descritto come un ormone vitellogenico grazie alla sua capacità di promuovere lo sviluppo dei follicoli e la formazione di strati protettivi dell’uovo. L’aumento del livello di estradiolo osservato esclusivamente nelle femmine in fase vitellogenica è direttamente responsabile della mobilizzazione delle riserve materne in questa fase del ciclo. Va sottolineato come il progesterone sia in effetti un antagonista dell’estradiolo, riducendo la vitellogenesi e intensificando gli scambi materno fetali a livello di ovidutto. Le prostaglandine (PG) costituiscono un gruppo di molecole di origine lipidica biologicamente attive, sintetizzate sotto varie forme chimiche. Sono noti numerosi gruppi di prostaglandine ed è risputo che pesci, anfibi, rettili e mammiferi sintetizzano una o più prostaglandine partendo da acidi grassi precursori. Queste sostanze anche nei rettili agiscono sulla mucosa dell’utero aumentandone le contrazioni e sui corpi lutei determinandone la lisi. La maturità sessuale dei rettili, dipende principalmente dalla taglia piuttosto che dall’età effettiva dell’animale. In cattività, l’alimentazione e le cure dell’allevatore, possono giocare un ruolo fondamentale nel raggiungimento della taglia necessaria all’animale per maturare sessualmente. Spesso, un animale d’allevamento raggiunge prima la maturità sessuale rispetto ai suoi simili in natura. La maggior parte dei rettili sono ovipari, ovvero depongono uova con guscio sulla sabbia o in nidi creati appositamente. La condizione di ovoviviparità è riscontrabile in alcuni rettili. Le uova, in questo caso, vengono ritenute all’interno del corpo, fino alla nascita della progenie. Questa può essere considerata una strategia evolutiva di alcuni animali, che in condizioni climatiche favorevoli effettuano l’ovo deposizione, ma se il clima non lo permette, ritengono le uova fino alla nascita della prole. Alcuni serpenti e lucertole sono vivipari, ciò significa che l’embrione si sviluppa all’interno del corpo dell’animale e che è presente una placenta. I piccoli fuoriescono dal corpo dell’animale vivi e reattivi. La partenogenesi è una modalità di riproduzione asessuata, in cui si ha lo sviluppo dell’uovo senza che sia avvenuta la fecondazione. Trenta specie di lucertole e alcuni serpenti possono riprodursi con questo metodo. Cnemidophorus uniparens, C. velox e C. teselatus alternano la partenogenesi a una riproduzione sessuata, a seconda della disponibilità del maschio. La maggior parte dei rettili non mostra alcuna cura materna per le uova o per i piccoli che vengono abbandonati al momento della nascita. Esistono tuttavia eccezioni a questa regola generale infatti alcune specie di pitoni covano le uova fino al momento della schiusa proteggendole dai predatori e garantendo la giusta temperatura e umidità. Comportamenti di guardia al nido sono poi stati documentati in numerosi rettili, sia cheloni che sauri che ofidi. Nella maggior parte delle tartarughe, la riproduzione è legata alla stagione. Condizioni favorevoli, possono essere la stagione primaverile nelle zone temperate o la stagione umida nelle aree tropicali. In cattività, per riprodurre queste condizioni, è necessario fornire, dopo un periodo di ibernazione, un aumento del fotoperiodo e della temperatura. L’ atteggiamento del maschio durante il corteggiamento è di notevole aggressività, sia nei confronti degli altri maschi, con i quali combatte copiosamente, colpendoli con la corazza e cercando di rovesciare sul dorso l’avversario, sia nei confronti della femmina. Infatti prima della copulazione, il maschio insegue la femmina, la sperona, la morde alla testa e alle zampe e infine la immobilizza contro un ostacolo. Il comportamento durante la gravidanza è facilmente riconoscibile. La femmina tende ad essere molto agitata, è aggressiva nei confronti delle altre femmine e inizia a scavare buche due settimane prima della deposizione. La femmina gravida costruisce il nido in diverse ore. Scava, con gli arti anteriori, buche nel terreno e vi depone le uova, ricoprendole di terriccio e foglie con gli arti posteriori. A volte, le tartarughe possono trattenere le uova, arrestando lo sviluppo embrionale della prole per anni quando non trovano le condizioni adatte a nidificare. Lo sperma, inoltre, può essere immagazzinato nell’ovidotto fino a sei anni, quindi la deposizione di uova fertilizzate può verificarsi senza che sia avvenuto l’accoppiamento durante quel ciclo riproduttivo. I comportamenti riproduttivi di tutte le specie di lucertole dipendono principalmente dalla variazione stagionale, correlata al cambiamento di temperatura e del fotoperiodo. Per questo, se si vuole far riprodurre questi animali in cattività, è necessario valutare per ogni specie una temperatura e un’illuminazione adeguata. Durante il periodo riproduttivo, un atteggiamento caratteristico di diverse specie di lucertole è quello di riprodurre particolari danze e movimenti ritmici della testa. In alcune specie, possiamo notare il gesto di estendere e retrarre il gozzo per mettere in evidenza la sua brillante colorazione e richiamare l’attenzione della femmina. L’aggressività dei maschi, durante la stagione dell’accoppiamento, è molto evidente, in alcuni casi però, anche le femmine tendono ad essere aggressive nei confronti delle altre femmine, specialmente durante l’ovo deposizione. La fertilizzazione è interna e durante la copulazione, gli spermatozoi sono depositati nella porzione anteriore della cloaca femminile, si spostano successivamente verso l’alto, dirigendosi nell’ovidotto, in circa 24-48 ore; qui, fertilizzano le uova che sono rilasciate nell’ovidotto dall’ovario. Negli ofidi il corteggiamento è molto importante e i comportamenti durante questa fase possono essere diversi da specie a specie. I feromoni specie specifici giocano un ruolo fondamentale nell’attrazione del partner, in particolar modo in colubridi e crotalidi. La femmina di queste specie emette una traccia odorifera, percepita e seguita dal maschio. Prima dell’accoppiamento, inoltre, il maschio si avvicina alla femmina e con la sua lingua bifida o con il mento, ne percorre tutto il corpo per captare i feromoni. Dopo tale comportamento, avviene la copulazione vera e propria con la apposizione delle cloache; gli emipeni vengono utilizzati alternativamente e volontariamente dal maschio. Durante l’ovulazione, il serpente aumenterà di volume nella sua metà posteriore e contrazioni muscolari favoriranno lo spostamento delle uova negli ovidotti. In generale, se l’animale è oviparo, avverrà una muta precedente alla ovo deposizione, che avviene prevalentemente di notte. Gli spermatozoi dei rettili sono morfologicamente simili a quelli di forme superiori di invertebrati. La fecondazione delle uova, da parte di spermatozoi immagazzinati nel tratto riproduttivo femminile, è solitamente possibile anche dopo mesi o perfino anni dall’accoppiamento. La ritenzione dei gameti maschili vitali è detta amphigonia retardata e si ritiene che questa caratteristica offra molti benefici per la sopravvivenza delle specie essendo un adattamento molto utile alle condizioni ambientali quando c’è una relativa scarsità di maschi conspecifici disponibili. Nell’allevamento dei rettili in cattività un accurato monitoraggio dei riproduttori presenta una duplice importanza. Permette di sopperire ad eventuali errori di management nel caso di mancata fertilizzazione e inoltre permette di capire quale sia il grado di sviluppo del prodotto del concepimento e quindi di stabilire quale sia il giorno previsto per la deposizione. Le moderne tecniche di monitoraggio e l’esperienza acquisita in questi ultimi anni permettono inoltre di valutare in modo preciso lo sviluppo follicolare e quindi di stabilire quale sia il periodo migliore per l’accoppiamento. Il dimorfismo sessuale nei serpenti è raro e anche quando presente è poco evidente. Solitamente nei maschi, la coda risulta essere più larga rispetto a quella della femmina in quanto nel segmento post-cloacale vi sono alloggiati gli emipeni. Il maschio inoltre, è generalmente più piccolo della femmina a parità di età. Molti cheloni sono sessualmente dimorfici sebbene i caratteri sessuali secondari siano poco apprezzabili nei soggetti giovani e diventino più evidenti dopo la pubertà. In alcune specie si deve aspettare per più di 10 anni prima che il dimorfismo sia evidente. Le tartarughe di sesso maschile tendono ad avere un pene di grosse dimensioni che può essere estroflesso in caso di situazioni particolarmente stressanti. I maschi sessualmente maturi di molte specie di tartarughe inoltre tendono ad avere una coda più lunga e più spessa rispetto alle femmine di pari dimensioni e la distanza tra il margine caudale del piastrone e l’apertura cloacale è maggiore rispetto alle femmine. Sebbene la determinazione del sesso sia spesso difficile nei soggetti giovani molti sauri adulti hanno dimorfismo sessuale evidente. Nonostante tutto comunque anche tra i sauri esistono molte specie come per esempio Tiliqua scincoides, Tiliqua intermedia, Gerrhosaurus major e Pogona vitticeps che anche in età adulta non mostrano alcun carattere sessuale secondario evidente rendendone molto difficile il riconoscimento del sesso. Per garantire un riconoscimento del sesso degli animali sono state messe a punto diverse tecniche di sessaggio che variano a seconda della specie presa in esame. L’eversione manuale degli emipeni è la più comune metodica utilizzata per il sessaggio dei giovani ofidi ed in particolare dei colubridi. I limiti di questa tecnica sono legati al fatto che può essere considerata attendibile al 100% solo nel caso di maschi riconosciuti positivi. L’eversione idrostatica degli emipeni esattamente come l’eversione manuale degli emipeni si basa sull’estroflessione di questi organi dalla base della coda, pertanto può essere utilizzata solo negli ofidi e in alcuni sauri. La procedura prevede l’iniezione di fluido sterile (preferibilmente soluzione salina isotonica) nella coda caudalmente all’eventuale posizione degli emipeni. Questa tecnica deve essere eseguita solo in casi eccezionali in quanto non è scevra da rischi. L’utilizzo di sonde cloacali è il principale metodo di sessaggio per gli ofidi adulti e per i sauri di grosse dimensioni. Per questa metodica si utilizzano sonde metalliche dello spessore adeguato al paziente e con punta smussa. Nei soggetti di genere maschile la sonda penetra agevolmente al contrario di quello che accade nelle femmine. Anche gli esami radiografici possono rendersi utili per il sessaggio di alcune specie di Varani (Varanus achanturus, V. komodoensis, V. olivaceus, V. gouldi, V. salvadorii ecc.) in quanto questi animali possiedono zone di mineralizzazione dei tessuti molli (“hemibacula”) che possono essere facilmente individuate nei maschi. Diversi studi riportano come il rapporto tra estradiolo e androgeni nel plasma o nel liquido amniotico sia un possibile metodo per identificare il genere sessuale delle tartarughe. Per effettuare il dosaggio ormonale, è necessario prelevare un campione di sangue di almeno 1 ml ad animale aspetto che rende praticamente impossibile utilizzare questo metodo di sessaggio nelle tartarughe molto piccole e nei neonati. L’ecografia, volta al ritrovamento degli emipeni, sembra essere un metodo molto preciso, per la determinazione del sesso nei serpenti. Uno studio compiuto presso il dipartimento di Scienze Medico Veterinarie dell’Università di Parma, ha dimostrato come questo metodo abbia una sensibilità, una specificità e un valore predittivo positivo e negativo pari al 100%. La radiografia con mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata possono essere utilizzate nel sessaggio dei sauri, con buoni risultati. Uno studio, compiuto dal dipartimento di Scienze Medico Veterinarie, dell’Università di Parma, ha voluto mettere a confronto diverse tecniche di sessaggio nei sauri, tra cui l’ecografia, la radiografia con e senza mezzo di contrasto e la tomografia computerizzata con e senza mezzo di contrasto. I risultati ottenuti, hanno dimostrato come l’ecografia non sia il mezzo più affidabile per il riconoscimento degli emipeni e quindi del sesso dell’animale, mentre la radiografia e la tomografia computerizza con mezzo di contrasto siano tecniche affidabili e accurate in queste specie. Un metodo valido e facilmente realizzabile per il sessaggio dei cheloni anche prepuberi è la cistoscopia. In un recente studio la cistoscopia è stata effettuata su quindici cheloni deceduti e venticinque cheloni vivi, anestetizzati. In generale, questo metodo si è dimostrato non invasivo per le tartarughe, facilmente ripetibile in diversi tipi di tartarughe e di breve durata. Tra le principali patologie riproduttive dei rettili le distocie sono sicuramente quelle che presentano una maggior frequenza. Quando si parla di distocia nei rettili, si intendono tutte quelle situazioni in cui si ha una mancata espulsione e deposizione del prodotto del concepimento entro tempi fisiologici. Questa patologia è complessa e può dipendere da diverse cause. Inoltre può sfociare in malattie sistemiche a volte molto severe. Le distocie possono essere classificate in ostruttive e non ostruttive in base alle cause. Si parla di distocia ostruttiva quando si verificano delle condizioni per cui viene impedito il corretto passaggio delle uova lungo il tratto riproduttivo (Fig.13). Le cause possono dipendere dalla madre o dalle caratteristiche delle uova. Nel caso di distocia non ostruttiva le uova rinvenute sono solitamente di dimensioni normali e la conformazione anatomica della madre è fisiologica. L’eziologia è da ricercare in difetti comportamentali, ambientali e patologici. Non esistono sintomi specifici e patognomonici di distocia. La malattia diviene evidente e conclamata solamente in presenza di complicazioni. Gli approcci terapeutici possibili sono vari a seconda della specie animale e della situazione. Fornire un’area adeguata per la nidiata: se la distocia non è ostruttiva si può cercare di incoraggiare l’animale a deporre autonomamente le uova creando un idoneo luogo di deposizione. Il trattamento medico prevede la stimolazione della deposizione delle uova ritenute mediante l’induzione con ossitocina. L’ossitocina viene somministrata alle dosi di 1/3 UI/kg per via intramuscolare. Uno studio condotto presso l’Università veterinaria di Parma ha comparato le somministrazioni di ossitocina per via intramuscolare e per via intravenosa, confrontando le tempistiche con le quali incominciano le contrazioni e avviene la completa ovodeposizione e dimostrando come per via intravenosa sia possibile somministrare dosi più basse rispetto a quelle riportate solitamente in letteratura ottenendo comunque un ottimo risultato. Nel caso in cui il trattamento farmacologico dovesse fallire o non fosse attuabile, oppure in casi di distocia ostruttiva è possibile ricorrere alla chirurgia. Per stasi follicolare si intende la incapacità di produrre sufficiente quantità di progesterone da corpi lutei perfettamente funzionanti. Come per la distocia, l’eziologia della stasi follicolare è variegata e molto ampia: le cause possono essere sia ambientali che patologiche. La diagnosi clinica viene fatta essenzialmente per esclusione. Come per la distocia, anche in questo caso l’anamnesi e la raccolta del maggior quantitativo di informazioni è fondamentale per indirizzarsi verso il riconoscimento della patologia. Per prolasso si intende la fuoriuscita di un organo attraverso un orifizio del corpo. Nei rettili, diversi organi possono prolassare attraverso la cloaca: la porzione terminale dell’apparato gastroenterico, la vescica urinaria, il pene nel maschio (cheloni) e gli ovidutti nella femmina. In sauri e ofidi gli emipeni possono prolassare dalle rispettive tasche in seguito ad eccesiva attività sessuale97. La corretta identificazione del viscere prolassato è estremamente importante e deve essere effettuata prima di decidere qualsiasi tipologia di trattamento ed intervento. Nei casi acuti e non complicati è possibile la riduzione manuale dell’organo, dopo un accurato lavaggio e attenta pulizia. Se questo non dovesse essere possibile, l’utilizzo di lubrificanti e pomate antibiotiche garantisce all’organo una protezione efficiente. Nel caso in cui non si sia potuto intervenire celermente e l’organo sia andato incontro a infezione e congestione venosa prolungata con conseguente necrosi, l’unica soluzione è l’amputazione
Resumo:
Individualized measures are relevant for the assessment of therapeutic results and allow patients to identify the aspects that they value the most in assessing their clinical improvement. PSYCHLOPS, as an individualized measure, invite the patient to create their own items. The items created by the patients were compared with the contents of standardized measures. A sample composed by 107 patients admitted for psychological treatment in Hospital Espírito Santo (Évora), and three institutions for drug misuse fill in the PSYCHLOPS and two standardized measures presented in a random order: CORE-OM and PHQ-9. 279 items were created in PSYCHLOPS and later recoded, by thematic analysis, in 51 subthemes. Work-related problems was the most common subtheme identified by patients as relevant to the clinical improvement assessment. From the 51 subthemes, 17 (33.3%) were not represented in CORE-OM and 43 (84.3%) were not represented in PHQ-9. The majority of our sample indicated at least one subtheme that was not represented in CORE-OM and PHQ-9. These results show us the importance of individualized measures in identifying the patients’ most value concerns, which may have implications in the therapeutic process.
Resumo:
O uso abusivo de substâncias psicoativas tem sido objeto de preocupação e alvo de políticas públicas de enfrentamento, praticamente no mundo todo. O reconhecimento de que tal forma de uso acarreta relevantes consequências econômicas, sociais, acadêmicas, familiares e de saúde física e mental, tem levado as autoridades competentes a criar programas que visam a fazer frente à expansão desse fenômeno. No Brasil, após um período em que o tratamento oferecido aos usuários de substâncias era predominantemente asilar, vem ocorrendo mudanças significativas no modelo de atenção a essa população, notadamente com a implantação dos Centros de Atenção Psicossocial Álcool e Drogas, dentro da estrutura do Sistema Único de Saúde SUS. O presente estudo tem por objetivo identificar e analisar a percepção dos pro-fissionais de saúde mental que atuam no CAPS-ad, sobre a pertinência e a eficácia das abor-dagens e técnicas por eles utilizadas no atendimento aos usuários de substâncias psicoativas. Visa também a conhecer a formação acadêmica e complementar desses trabalhadores; a natu-reza das relações profissionais que se estabelecem entre os membros da equipe; os resultados obtidos com o trabalho e o grau de satisfação dos profissionais com esses resultados. Objetiva ainda a identificar a representação que eles fazem desses usuários e o grau de confiança na proposta CAPS-ad. Para a coleta de dados utilizou-se a técnica de entrevistas semi-estruturadas e o tratamento dos dados foi realizado com base na técnica de Análise de Conte-údo de Laurence Bardin. A investigação revelou que os profissionais não têm formação para lidar com dependência química, que a equipe não atua de forma interdisciplinar e que o trata-mento é realizado de forma aleatória e com baixa eficácia. A representação que fazem do usu-ário é a de um indivíduo doente e ou vitimado pelas condições familiares e sócio-econômicas. Constatou-se também que a maioria dos profissionais tem dúvidas quanto à adequação do CAPS-ad como proposta para cuidar dos usuários de álcool e outras drogas.
Resumo:
Atualmente, verifica-se um aumento de oferta e de procura de substâncias psicoativas, e observa-se um aumento de instituições de assistência a essa demanda. A presente pesquisa aborda as instituições de atendimento a toxicodependentes no Vale do Paraíba, São Paulo, Brasil e tem como objetivo descrever e discutir o método de atendimento adotado pelas instituições, a partir do enfoque dos dirigentes. Utiliza-se a entrevista semi-dirigida, o método usado é análise de conteúdo e são pesquisadas dez instituições. Predomina a presença de exdependentes na equipe e o regime de internação. É marcante a carência de profissionais da área de saúde e de profissionais com formação em dependência química e 60% das instituições são comunidades terapêuticas. Prevalece, como método de atendimento, o trabalho, a disciplina e a espiritualidade. Não há avaliação de resultados e a meta é a abstinência. Há pouco controle sistemático por meio dos órgãos competentes e as instituições não cumprem requisitos indicados para o seu funcionamento. Contudo, mesmo com as dificuldades financeiras, falta de recursos bem como de profissionais qualificados, essas instituições promovem cuidados asilares, alimentação, higiene e adaptação a uma rotina. Dada a complexidade no campo da drogadependência, sugere-se a diversidade de opções de intervenção e de tratamento
Resumo:
Este estudo teve por objetivo identificar e descrever associações entre bem-estar subjetivo, construto formado por satisfação geral com a vida e afetos positivos e negativos,e autoeficáciapara abstinência de drogas em dependentes de cocaína/crack em processo de abstinência. Utilizou, para avaliar as variáveis, as Escalas de Afetos Positivos e Negativos, de Satisfação Geral com a Vida, de Autoeficácia para Abstinência de Drogas, de Avaliação para Mudança da Universidade de Rhode Island e um questionário de dados sócio-demográficos e socioculturais. Participaram 70 homens, dependentes de cocaína/crack, jovens e de baixa escolaridade.Eram pessoas de rendimentos de até três salários mínimos (63%), que foram internadas mais de uma vez (65%), autodeclaradas abstinentes no momento da coleta dos dados. Os participantes possuíam níveis médiosde autoeficácia para abstinência de drogas, níveis baixos de bem-estar subjetivo, e estavam satisfeitos com suas vidas. Cálculos de correlação de Pearson revelaram que não há associação entre bem-estar subjetivoe autoeficácia para abstinência de drogas, entre prontidão para mudança no consumo de drogas e bem-estar subjetivo, nem entre prontidão para mudança no consumo de drogas eautoeficácia para abstinência de drogas. Resultados de análise de variância revelaram que não houve diferençasnos níveis de bem-estar subjetivo entreos diferentes os agrupamentos de prontidão para mudanças nem entre as médias de autoeficácia para abstinência de drogas entre os diferentes agrupamentos de prontidão para mudanças no consumo de drogas. A discussão abordou os resultados diante do fato de a internação dos participantes ter sido involuntária ou voluntária, do tempo de internação, do seu estágio de prontidão para mudar seu comportamento de consumo de drogas e das características de seu grupo de abstinência diante da literatura da área. Finalmente, apontou, em conclusão, limitações e agenda de pesquisa futura.
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O diabetes é uma doença crônica conhecida há aproximadamente 3.500 anos e que atinge, atualmente, cerca de 18,8 milhões de pessoas no mundo, sendo, portanto, de grande interesse a diversos pesquisadores das mais variadas áreas. Esta doença é resultante de uma insuficiência de insulina, que desempenha papel fundamental nos processos metabólicos do organismo. A incidência do Diabetes Mellitus tipo 2 tem apresentado um considerável crescimento nas últimas décadas, principalmente decorrente da elevada expectativa de vida e, também, pelo resultado de comportamentos destrutivos a saúde, como o abuso de substâncias, dieta inadequada e um estilo de vida sedentário. O presente estudo teve por objetivos avaliar a Qualidade de Vida, a dinâmica psíquica, a eficácia adaptativa e verificar os níveis glicêmicos de pessoas com Diabetes Mellitus tipo 2 participantes de um grupo psicoeducativo. Participaram deste estudo 14 pessoas com Diabetes Mellitus tipo 2. Os instrumentos utilizados foram: 1. Escala da Associação Brasileira de Institutos de Pesquisa de Mercado (ABIPEME); 2. Escala Diagnóstica Adaptativa Operacionalizada (EDAO); 3. Teste das Relações Objetais de Phillipson (TRO); e, 4. WHOQOL-bref. Os resultados mostraram que alguns pacientes apresentaram uma melhora significativa em seus níveis glicêmicos após a realização do grupo psicoeducativo, mesmo verificando que alguns não atingiram ainda bom controle de sua glicemia. A qualidade de vida destes participantes apresentou-se com níveis muito bons. Ao avaliar a eficácia adaptativa e a dinâmica psíquica destes participantes, verificou-se o quanto é difícil aceitar que se tem uma doença crônica e ter atitudes para realizar o tratamento adequado. Concluímos que para estas pessoas com diabetes poderem aderir ao tratamento é necessário que ele apresente uma boa capacidade de solucionar conflitos, e, apresente seu mundo interno ligado à posição depressiva. Se estes fatores estiverem equilibrados o estilo de vida e o bem-estar desses pacientes serão positivos, de modo que eles possam apresentar consequentemente um bom prognóstico com menos complicações da doença durante mais tempo de vida.
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Introdução: o zinco é um importante micronutriente para numerosos processos bioquímicos em animais e humanos, desempenhando papel de destaque no crescimento e desenvolvimento. Em populações mundiais, a deficiência primária grave de zinco não é comum, embora, a deficiência leve seja bastante prevalente. Considerando que o zinco é essencial para a saúde humana e regula o sistema hipotálamo, hipófise, fígado e osso, buscamos averiguar os seus efeitos no eixo GH-IGF1-IGFBP3 agudamente, mediante administração intravenosa com o elemento zinco, e cronicamente, mediante suplementação oral com o elemento zinco, usando doses fisiológicas de 0.06537 mg Zn/kg (via intravenosa) e 10 mg Zn/dia (via oral). A inclusão de crianças pré-púberes aparentemente saudáveis e eutróficas sem deficiência de zinco é raro na literatura, pois grande parte das publicações foram reportadas em crianças apresentando deficiência de zinco. A metodologia aplicada foi absolutamente inovadora e original, tornando o estudo altamente relevante para a interface entre endocrinologia e nutrição. Objetivo: investigar os efeitos da suplementação oral e administração intravenosa com o elemento zinco sobre a secreção de GH, IGF1, IGFBP3, OCN, ALP, TRAP e PT em crianças aparentemente saudáveis e eutróficas sem deficiência de zinco. Métodos: o estudo foi conduzido durante um período de três meses, e caracterizado por ser randomizado controlado triplo cego. As crianças foram selecionadas por amostragem não probabilística de conveniência, provenientes de escolas públicas municipais, de ambos os gêneros, na faixa etária compreendida entre 8 e 9 anos de idade, divididas em grupo controle (20 crianças recebendo solução placebo contendo 10% de sorbitol) e grupo experimental (20 crianças suplementadas com o elemento zinco na forma de sulfato de zinco heptahidratado – ZnSO4.7H2O). As crianças foram submetidas à suplementação oral de zinco elementar (10 mg Zn/dia) e à administração intravenosa de zinco (0.06537 mg Zn/kg de peso corporal), na forma de ZnSO4.7H2O, cujas amostras sanguíneas foram coletadas em 0, 60, 120, 180 e 210 minutos. Foram realizadas avaliações antropométricas e dietéticas e dosagens bioquímicas e hormonais nas crianças estudadas. Resultados: após a suplementação oral, foi observado no grupo experimental (i) aumento significativo dos valores de ingestão de energia total, proteína e gordura total (p = 0.0007, p< 0.0001, p< 0.0001, respectivamente), (ii) aumento significativo do zinco sérico basal (p< 0.0001), aumento significativo das concentrações plasmáticas de fostatase alcalina (p = 0.0270), e (iv) correlação positiva com o IGF1, IGFBP3, OCN, comparando antes e após a suplementação (p = 0.0011, p< 0.0001, p< 0.0446, respectivamente). Durante a administração venosa de zinco, as concentrações plasmáticas de IGF1 e IGFBP3 aumentaram significativamente no grupo experimental (p = 0.0468, p < 0.0001, respectivamente). Em relação o cálculo da adequação aparente, segundo as DRI, para o cálcio, houve inadequação da dieta com 85% de confiabilidade dos dados; para o ferro, adequação da dieta, com 85% de confiabilidade dos dados. Para o zinco, adequação da dieta, com 50% de confiabilidade dos dados. Conclusões: a suplementação oral com o elemento zinco pode ter estimulado um aumento na ingestão de energia total, proteína e gordura total, assim como, nas concentrações basais de zinco sérico e nas concentrações plasmáticas de fosfatase alcalina. A administração intravenosa de zinco aumentou as concentrações séricas de zinco e as concentrações plasmáticas de GH, IGF1 e IGFBP3 no grupo experimental.
Resumo:
Envenomation caused by venomous animals, mainly scorpions and snakes, are a serious matter of public health. Tityus serrulatus is considered the most venomous scorpion in South America because of the high level of toxicity of its venom. It is responsible for causing serious accidents, mainly with kids. The species Bothrops jararaca is a serpent that has in its venom a complex mixture of enzyme, peptides and other molecules. The toxins of the venom of B. jararaca induce local and systemic inflammatory responses. The treatment chosen to serious cases of envenomation is the intravenous administration of the specific antivenom. However, the treatment is not always accessible to those residents in rural areas, so that they use medicinal plant extracts as the treatment. In this context, aqueous extracts, fractions and isolated compounds of Aspidosperma pyrifolium (pereiro) and Ipomoea asarifolia (salsa, salsa-brava), used in popular medicine, were studied in this research to evaluate the anti-inflammatory activity in the peritonitis models induced by carrageenan and peritonitis induced by the venom of the T. serrulatus (VTs), and in the local oedema model and inflammatory infiltrate induced by the venom of the B. jararaca, administrated intravenously. The results of the assays of cytotoxicity, using the MTT, showed that the aqueous extracts from the plant species presented low toxicity to the cells that came from the fibroblast of the mouse embryo (3T3).The chemical analysis of the extracts by High Performance Liquid Chromatography revealed the presence of the rutin flavonoid, in A. pyrifoliu, and rutin, clorogenic acid and caffeic acid, in I. asarifolia. Concerning the pharmacological evaluation, the results showed that the pre-treatment using aqueous extracts and fractions reduced the total leukocyte migration to the abdominal cavity in the peritonitis model caused by the carrageenan and in the peritonitis model induced by the T. serulatus venom. Yet, these groups presented anti-oedematous activity, in the local oedema model caused by the venom of the B. jararaca, and reduced the inflammatory infiltrate to the muscle. The serum (anti-arachnid and anti-bothropic) specific to each venom acted inhibiting the inflammatory action of the venoms and were used as control. The compounds identified in the extracts were also tested and, similar to the plant extracts, showed meaningful anti-inflammatory effects, in the tested doses. Thus, these results are indicating the potential anti-inflammatory activity of the plants studied. This is the first research that evaluated the possible biological effects of the A. pyrifolium and I. asarifolia, showing the biological potential that these species have.
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1.º Congresso Internacional de Educação, Psicologia e Neurociências: Sinapses, Educar no Século XXI. Vila Franca do Campo: 30 de março e 1 de abril.
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Palavras cruzadas sobre tuberculose, consumo de crack e redução de danos
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O tabagismo é o ato de inalar e exalar a fumaça do tabaco, ou de algo semelhante ao tabaco, sob a forma de cigarros ou outros produtos que contenham tabaco, cuja droga ou princípio ativo é a nicotina. A Organização Mundial da Saúde (OMS) afirma que o tabagismo deve ser considerado uma pandemia, ou seja, uma epidemia generalizada, e como tal precisa ser combatido. Para se obter um tratamento do fumante, de forma efetiva, são necessários programas que contemplem as questões físicas, emocionais e a terapia cognitivo-comportamental, a qual tem sido bastante eficaz no tratamento de abuso as substâncias químicas. O Ministério da Saúde (MS) assumiu, através do Instituto Nacional de Câncer em 1989, o papel de organizar o Programa Nacional de Controle do Tabagismo (PNCT) com profissionais na área da saúde treinados principalmente na abordagem do paciente para tratamento com terapia cognitivo-comportamental. Essa equipe exerce suma importância sobre os resultados de números reduzidos de cigarros fumados por dia ou mesmo a cessação do ato de fumar por parte dos tabagistas. Porém, a maior dificuldade encontrada no desenvolvimento desse Programa está na permanência da equipe multiprofissional, principalmente em relação à categoria médica, pois houve uma grande rotatividade desde o início de sua implantação. O único profissional que se manteve de forma efetiva e compromissada durante todo o processo foi o enfermeiro; sendo que o psicólogo teve uma atuação marcante por um grande período, porém, por questões diferenciadas de valorização profissional e mesmo salarial, rompeu seu vínculo, recentemente.
Resumo:
O presente estudo constitui-se de um estudo exploratório e descritivo. A partir de dados preocupantes de suicídio ou tentativas de, no município em Lagoa da Prata - Minas Gerais, buscamos identificar, na revisão de literatura, como as intervenções para prevenção do comportamento suicida têm acontecido na Atenção Primária. Com os descritores suicídio, fatores de risco e Atenção Primária foram levantados os artigos de periódicos, livros, programas e demais materiais em bases de dados e bibliotecas. A análise do material estudado apontou que o suicídio é um fenômeno multidimensional, presente na sociedade e que acompanha a história da humanidade, no tempo e espaço, hoje de forma mais evidente, em uma sociedade que parece cultuar a morte. Inúmeros são os fatores de risco a desencadearem o desfecho do suicídio: saúde mental (desordens de humor, como a depressão; ou transtornos psicóticos como esquizofrenia); saúde mental associada ao abuso de substâncias como drogas e/ ou álcool; história familiar de suicídio; perdas (relacionamentos, saúde, identidade); eventos de muito estresse (pressão social, abuso sexual e ou corporal, instabilidade familiar, mudanças sociais, etc.); acessibilidade a métodos letais como armas de fogo; exposição ao suicídio (familiares ou amigos); problemas legais (prisão) e conflito de identidade sexual; dentre outros. Presentes nos mais variados contextos, esse fenômeno apresenta hoje índices crescentes, em decorrência do alarmante número de pessoas que põe fim à própria vida. Segundo a Organização Mundial da Saúde (OMS), o suicídio ocupa o segundo lugar entre as mortes mais violentas do mundo e se torna um problema de saúde pública. O estudo levou a inúmeras observações, sendo possível elencar: no que se refere a tratamentos de prevenção de suicídio, que há uma relação direta entre redução de morbidades psiquiátricas e risco de suicídio; que ainda é incipiente o conhecimento sobre o valor preventivo nas diversas intervenções existentes; que uma pequena parcela de pacientes com risco de suicídio recebe tratamento adequado. Faz-se necessário ainda, o reconhecimento e identificação dos inúmeros fatores de risco e de proteção serem fundamentados em teorias capazes de compreenderem o comportamento humano. No Brasil o programa de saúde existente direcionado aos suicidas, em potencial, não é específico e nem eficiente. Não existem formação e preparação adequadas dos profissionais as Saúde da Atenção primária. Acredita-se que através de um trabalho, dos profissionais da Saúde da Atenção Primária, com mais conhecimentos acerca do suicídio e seus fatores de risco, é possível detectar suicidas em potencial e fazer o encaminhamento dos mesmos ao tratamento adequado, antes que tentam ou cometam o ato extermínio.