868 resultados para social changes
Resumo:
Pós-graduação em Direito - FCHS
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Neste artigo discute-se como alguns letrados e políticos da Amazônia compreenderam a cultura iletrada na Cabanagem, movimento ocorrido nessa região entre 1835 e 1840. Analisam-se relatórios de presidentes da província do Grão-Pará, estudos da época e centralmente a obra Motins políticos, do historiador e político imperial Domingos Antônio Raiol, o Barão de Guajará. Escrita entre as décadas de 1860 e 1890, a obra descreve as motivações para a guerra cabana pela ótica da ordem imperial, sobretudo após a ascensão do imperador D. Pedro II. Admite-se como hipótese que as mudanças educacionais e sociais, nascidas após os anos de 1870, embora tenham fomentado a criação de novas instituições escolares e ampliado o grau e a abrangência da instrução formal, elas também trouxeram temores na sua condução por se tratar de um local tão revolucionário quanto o Pará. Conclui-se que discutir os saberes cabanos - ainda que pela leitura arrevesada de Raiol - é criticar um tipo de educação formal, compreendendo o quanto ela pode desqualificar conhecimentos e saberes informais de mundo.
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The Nathaniel Gist Gee Papers consist of various papers concerning Gee’s years in China including correspondence, reports, newspaper and magazine clippings, Chinese poetry, statistics, manifestos, statements, his professional papers concerned primarily with freshwater sponges, and professional papers and publications he collected that chronicle China’s growth. Many of the records are concerned with China’s political and social changes including China’s Nationalist and Student Movements during Gee’s stay in China. Nathaniel Gist Gee (1876-1937), born in Union, SC, was a professor of Natural Science at Soochow University and Yenching University in China from 1901-1932.
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The region of San Pedro de Atacama, Northern Chile, has undergone several cultural and social changes after humans settled in Atacama Desert around 500 BC. The Atacameno people experienced the highest degree of social and cultural changes between 400 and 900 AD when they were assimilated into the Tiwanaku trade and political web that influenced most of the Central-Southern Andes. Under the influence of Tiwanaku, San Pedro de Atacama experienced its greatest economic development. Prior analyses of local human skeletal remains have shown a significant increase in the stature of the local population during the same period. In this paper, we investigate the impact of the Tiwanaku influence on the local epidemiological profile using the incidence of periostitis and osteomyelitis as indicators of biological stress. Surprisingly, the best epidemiological condition occurred during the final phase of influence of Tiwanaku (910-960 AD), and not during the apex influence (480-920 AD), as expected by the archaeological context. We suggest that population growth and aggregation may have counteracted the benefits of improved nutrition during the peak Tiwanaku influence. A severe drought occurred between 1,100 and 1,400 AD in Northern Chile. This could also explain the marked increase of bone infections in the post-Tiwanaku period (920-1,240 AD).
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La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria; l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull’assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”. E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.
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Das Ehrenamt hat sowohl in der Forschung als auch in der Politik seit Ende der 1980er Jahre zunehmend an Bedeutung gewonnen. Durch ökonomische und soziale Veränderungen, insbesondere die Reduktion staatlicher Leistungen, rückten Wohlfahrts- und Interessenverbände, Bürger- und Umweltinitiativen, Stiftungen und nichtstaatliche Organisationen verstärkt ins öffentliche Interesse. Damit einher ging die Diskussion um freiwillige, unentgeltliche Tätigkeit und die Personen, die diese Tätigkeiten ausüben. Offensichtlich sind nicht alle Menschen bereit, sich ehrenamtlich zu engagieren. Je nach Datenmaterial wird von einer bürgerschaftlichen Beteiligung am ehrenamtlichen Engagement zwischen 13% und 38% ausgegangen (vgl. Rauschenbach 1999: 400). Deshalb stellt sich neben Fragen nach der Funktion des Ehrenamts für die Ausgestaltung der modernen Gesellschaft und der Stabilisationsfunktion für Non-Profit-Organisationen u.a. auch die Frage danach, wie Bürgerinnen und Bürger für ehrenamtliche Dienste rekrutiert werden können. Es interessieren die Gründe dafür, dass sich manche Menschen freiwillig engagieren, während dies andere nicht tun. In der vorliegenden Arbeit soll das Augenmerk auf Personen gerichtet werden, die bereits freiwillig und unentgeltlich tätig sind. Dies schließt auch jene ein, die sich als Freigestellte in den entsprechenden Organisationen engagieren. Gefragt wird nach der Bedingung für die Motivation freiwillig tätiger Menschen, ihr Engagement aufrechtzuerhalten. Die langfristige Bindung Ehrenamtlicher an die Organisation steht damit im Vordergrund. Hiermit wird ein Beitrag zur Diskussion um die Aufrechterhaltung der Effizienzfähigkeit von Freiwilligenorganisationen geleistet, deren Ziel- und Zweckerreichung, so die These, durch die Motivation der Mitglieder maßgeblich getragen wird. Arbeits- und organisationstheoretische Arbeiten messen der Zufriedenheit von Personen dabei entscheidende Bedeutung zu. Die Besonderheit dieser Arbeit liegt in der Auseinandersetzung damit, Ansätze, die in der Forschung auf die Motivation von Angestellten in Unternehmen angewendet werden, auf die Motivation ehrenamtlich Tätiger theoretisch zu übertragen und diese Übertragung empirisch zu überprüfen. Am Beispiel des THW soll untersucht werden, ob die Motivation ehrenamtlicher Mitglieder von der Zufriedenheit mit dem Engagement abhängt.
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Microcredit, a small lending system, invests on an individual's creativity by stimulating the development of their own potential. This process leads to the attainment of various objectives which in turn allow individuals to develop their skill awareness. Consequently, this process also increases an individual’s self-esteem and self-confidence. These factors play an important role in the aetiology of a number of mental disorders. Namely, those characterized by a series of psychological conditions which impede the full development of a person’s personal, relational and social sphere. Furthermore, since Microcredit is thought to produce tangible goods, such as income, and intangible goods, such as self-esteem and mutual trust, it could also represent an innovative socio-economic tool. We therefore also hypothesize that, Microcredit would be valuable in maximizing abilities/skills in those subjects who are financially excluded and rarely perceived as a ‘resource’ for the Community The longitudinal study set the impact of the Grameen Bank microcredit program on new borrowers women from Noakhali District at the south Bangladesh. The impact evaluation assessment has been structured to detect individual, family and social changes. Manova Analysis allowed distinguishing from women with positive or negative outcomes related to the loan performance. Data revealed consistent differences in terms of economical outcomes and psychological well being amongst the groups of subject analyzed. The data gathered in relation to the changes arisen in the individuals should be looked into through future, continuous and systematic, monitoring.
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Scopo del presente lavoro di ricerca è quello di comparare due contesti metropolitani, valenciano e bolognese, sulle pratiche di accompagnamento al lavoro rivolte a fasce svantaggiate, in particolare persone con problemi di dipendenza da sostanze psicotrope. L’indagine propone un confronto su alcune tematiche trasversali (tipologia di azioni messe in campo, organizzazione territoriale e governance, profilo degli utenti, inserimento sociale, coinvolgimento del mondo produttivo) e pone in evidenza gli elementi che ci consentono di individuare e segnalare sia delle buone pratiche trasferibili sia delle linee progettuali, partendo dunque dal presupposto che capacitare una persona significa innanzitutto offrirle congrue opportunità di scelta, nel senso seniano e come spiegato dalla stessa Nussbaum, ma soprattutto accompagnarla e sostenerla nel percorso di inserimento lavorativo e, in parallelo, sociale. Il bisogno raccolto è quello di un sostegno, motivazionale e orientativo, che segua un approccio socio educativo capace di fornire, alla persona, una risposta integrata, di unicità, capace dunque di agire sull’autonomia, sull’autostima, sull’elaborazione delle proprie esperienze di vita e lavorative, nonché su elementi anche di contesto quali la casa, le reti amicali e familiari, spesso compromesse. L’elemento distintivo che consente di agire in questa direzione è il lavoro di collaborazione tra i diversi servizi e la co-progettazione del percorso con l’utente stesso. Il tema degli inserimenti lavorativi è un argomento molto complesso che chiama in causa diversi aspetti: i mutamenti sociali e le trasformazioni del lavoro; l’emergere di nuove fasce deboli e il rischio di aggravamento delle condizioni di esclusione per le fasce deboli “tradizionali”; l’importanza del lavoro per la costruzione di percorsi identitari e di riconoscimento; l’impatto delle politiche attive sulle fasce svantaggiate e i concetti di capitazione e attivazione; il ruolo del capitale sociale e l’emergere di nuovi welfare; la rete degli attori coinvolti dal processo di inserimento e il tema della governace territoriale.
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Se le trasformazioni sociali in atto tendono a esasperare il senso di incertezza, sradicamento ed individualismo, sussistono pratiche che si contrappongono alle tendenze dominanti, finalizzate a ricucire i legami sociali su scala locale. La progettazione urbano-architettonica interiorizza il nuovo bisogno di comunità originando soluzioni abitative tese a favorire gli scambi informali fra vicini, facendo leva sul concetto di capitale sociale, attaccamento al quartiere, identità del luogo e partecipazione. La casa, simbolo di stabilità e sicurezza ma anche di privacy, privatismo familiare, diventa sempre più oggetto di studi, domanda sociale e intervento politico. Soprattutto è sempre più intesa come un nodo di relazioni familiari in una rete di relazioni sociali più ampie. Casa e quartiere incidono nella esperienza di benessere e socialità familiare? In che modo gli spazi urbani e architettonici influenzano la coesione sociale? Quale il ruolo degli abitanti nello sviluppare socialità e integrazione? Sono queste le domande che ci siamo posti per rilevare le dinamiche sociali e culturali dell’abitare attraverso uno studio di caso condotto in due quartieri simili. Dalla ricerca emerge come il significato della casa non sia univoco ma cambi rispetto al ciclo di vita familiare e a quello economico e ciò incide nella partecipazione alle attività di quartiere. Mostriamo inoltre come lo spazio fisico costruito crea importanti opportunità per gli scambi informali e per il benessere familiare e individuale dei bambini ma che, il contesto sociale sia una discriminate fondamentale. Nel quartiere dove è presente una organizzazione di abitanti il numero delle relazioni di vicinato aumenta, cambiano anche la qualità delle relazioni e le distanze fisiche fra i vicini. Emerge inoltre che la reciprocità è il principale strumento di costruzione della coesione comunitaria interna e crea un atteggiamento di apertura e fiducia che va al di là dei confini di quartiere.
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Food Security has become an important issue in the international debate, particularly during the latest economic crisis. It relevant issue also for the Mediterranean Countries (MCs), particularly those of the southern shore, as they are is facing complex economic and social changes. On the one hand there is the necessity to satisfy the increasing and changing food demand of the growing population; on the other hand it is important to promote economic growth and adjust the agricultural production to food demand in a sustainable perspective. The assessment of food security conditions is a challenging task due to the multi-dimensional nature and complexity of the matter. Many papers in the scientific literature focus on the nutritional aspects of food security, while its economic issues have been addressed less frequently and only in recent times. Thus, the main objective of the research is to assess food (in)security conditions in the MCs. The study intends to identify and implement appropriate theoretical concepts and methodological tools to be used in the assessment of food security, with a particular emphasis on its economic dimension within MCs. The study follows a composite methodological approach, based on the identification and selection of a number of relevant variables, a refined set of indicators is identified by means of a two-step Principal Component Analysis applied to 90 countries and the PCA findings have been studied with particular attention to the MCs food security situation. The results of the study show that MCs have an higher economic development compared to low-income countries, however the economic and social disparities of this area show vulnerability to food (in)security, due to: dependency on food imports, lack of infrastructure and agriculture investment, climate condition and political stability and inefficiency. In conclusion, the main policy implications of food (in)security conditions in MCs are discussed.
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A great increase of private car ownership took place in China from 1980 to 2009 with the development of the economy. To explain the relationship between car ownership and economic and social changes, an ordinary least squares linear regression model is developed using car ownership per capita as the dependent variable with GDP, savings deposits and highway mileages per capita as the independent variables. The model is tested and corrected for econometric problems such as spurious correlation and cointegration. Finally, the regression model is used to project oil consumption by the Chinese transportation sector through 2015. The result shows that about 2.0 million barrels of oil will be consumed by private cars in conservative scenario, and about 2.6 million barrels of oil per day in high case scenario in 2015. Both of them are much higher than the consumption level of 2009, which is 1.9 million barrels per day. It also shows that the annual growth rate of oil demand by transportation is 2.7% - 3.1% per year in the conservative scenario, and 6.9% - 7.3% per year in the high case forecast scenario from 2010 to 2015. As a result, actions like increasing oil efficiency need to be taken to deal with challenges of the increasing demand for oil.
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Although – or because – social work education in Italy has for some 15 years now been exclusively in the domain of the university the relationship between the academic world and that of practice has been highly tenuous. Research is indeed being conducted by universities, but rarely on issues that are of immediate practice relevance. This means that forms of practice develop and become established habitually which are not checked against rigorous standards of research and that the creation of knowledge at academic level pays scant attention to the practice implications of social changes. This situation has been made even worse by the dwindling resources both in social services and at the level of the universities which means that bureaucratic procedures or imports of specialisations from other disciplines frequently dominate the development of practice instead of a theory-based approach to methodology. This development does not do justice to the actual requirements of Italian society faced with ever increasing post-modern complexity which is reflected also in the nature of social problems because it implies a continuation of a faith in modernity with its idea of technical, clear-cut solutions while social relations have decidedly moved beyond that belief. This discrepancy puts even greater strain on the personnel of welfare agencies and does ultimately not satisfy the ever increasing demands for quality and accountability of services on the part of users and the general public. Social workers badly lack fundamental theoretical reference points which could guide them in their difficult work to arrive at autonomous, situation-specific methodological answers not based on procedures but on analytical knowledge. Thirty years ago, in 1977, a Presidential Decree created the legal basis for the establishment of social service departments at the level of municipalities which created opportunities for the direct involvement of the community in the fight against exclusion. For this potential to be fully utilized it would have required the bringing together of three dimensions, the organizational structure, the opportunities for learning and research in the territory and the contribution by the professional community. As this did not occur social services in Italy still often retain the character of charity which does not concern itself with the actual causes of poverty and exclusion. This in turn affects the relationship with citizens in general who cannot develop trust in those services. Through uncritical processes of interaction Edgar Morin’s dictum manifests itself which is that without resorting to critical reflection on complexity interventions can often have an effect that totally the opposite to the original intention. An important element in setting up a dynamic interchange between academia and practice is the placement on professional social work courses. Here the looping of theory to practice and back to theory etc. can actually take place under the right organizational and conceptual conditions, more so than in abstract, and for practitioners often useless debates about the theory-practice connection. Furthermore, research projects at the University of Florence Social Work Department for instance aim at fostering theoretical reflection at the level of and with the involvement of municipal social service agencies. With a general constructive disposition towards research and some financial investment students were facilitated to undertake social service practice related research for their degree theses for instance in the city of Pistoia. In this way it was also possible to strengthen the confidence and professional identity of social workers as they became aware of the contribution their own discipline can make to practice-relevant research instead of having to move over to disciplines like psychology for those purposes. Examples of this fruitful collaboration were presented at a conference in Pistoia on 25 June 2007. One example is a thesis entitled ‘The object of social work’ and examines the difficult development of definitions of social work and comes to the conclusion that ‘nothing is more practical than a theory’. Another is on coping abilities as a necessary precondition for the utilization of resources supplied by social services in exceptional circumstances. Others deal with the actual sequence of interventions in crisis situations, and one very interestingly looks at time and how it is being constructed often differently by professionals and clients. At the same time as this collaboration on research gathers momentum in the Toscana, supervision is also being demanded more forcefully as complementary to research and with the same aim of profiling more strongly the professional identity of social work. Collaboration between university and social service filed is for mutual benefit. At a time when professional practice is under threat of being defined from the outside through bureaucratic prescriptions a sound grounding in theory is a necessary precondition for competent practice.
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The Civil War in Sudan, which began in June 1983, has caused a numbers of social, cultural and economical problems for Sudan. Many social changes took place, not only in the southern Sudan, where the war has been fought since its inception, but also in the Sudanese Nation as a whole. In this contribution, I would like to give a short summary about the effect of the war on the Sudanese society, in general, and on youth and children, in particular. This is important, because youth and children are the future of every nation. Because the youth and children in southern Sudan are gravely affected by the current war, this article will specifically address these effects. Youth and children in the North of the country are, however, almost equally affected by the conflict. After discussing historical background of Sudan and its political and developmental condition, I will briefly summarize the social situation and the role of social work in Sudan during and after the conflict.
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A substantial reform of data protection law is on the agenda of the European Commission as it is widely agreed that data protection law is faced by lots of challenges, due to fundamental technical and social changes or even revolutions. Therefore, the authors have issued draft new provisions on data protection law that would work in both Germany and Europe. The draft is intended to provide a new approach and deal with the consequences of such an approach. This article contains some key theses on the main legislatory changes that appear both necessary and adequate.
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Background information: During the late 1970s and the early 1980s, West Germany witnessed a reversal of gender differences in educational attainment, as females began to outperform males. Purpose: The main objective was to analyse which processes were behind the reversal of gender differences in educational attainment after 1945. The theoretical reflections and empirical evidence presented for the US context by DiPrete and Buchmann (Gender-specific trends in the value of education and the emerging gender gap in college completion, Demography 43: 1–24, 2006) and Buchmann, DiPrete, and McDaniel (Gender inequalities in education, Annual Review of Sociology 34: 319–37, 2008) are considered and applied to the West German context. It is suggested that the reversal of gender differences is a consequence of the change in female educational decisions, which are mainly related to labour market opportunities and not, as sometimes assumed, a consequence of a ‘boy’s crisis’. Sample: Several databases, such as the German General Social Survey, the German Socio-economic Panel and the German Life History Study, are employed for the longitudinal analysis of the educational and occupational careers of birth cohorts born in the twentieth century. Design and methods: Changing patterns of eligibility for university studies are analysed for successive birth cohorts and gender. Binary logistic regressions are employed for the statistical modelling of the individuals’ achievement, educational decision and likelihood for social mobility – reporting average marginal effects (AME). Results: The empirical results suggest that women’s better school achievement being constant across cohorts does not contribute to the explanation of the reversal of gender differences in higher education attainment, but the increase of benefits for higher education explains the changing educational decisions of women regarding their transition to higher education. Conclusions: The outperformance of females compared with males in higher education might have been initialised by several social changes, including the expansion of public employment, the growing demand for highly qualified female workers in welfare and service areas, the increasing returns of women’s increased education and training, and the improved opportunities for combining family and work outside the home. The historical data show that, in terms of (married) women’s increased labour market opportunities and female life-cycle labour force participation, the raising rates of women’s enrolment in higher education were – among other reasons – partly explained by their rising access to service class positions across birth cohorts, and the rise of their educational returns in terms of wages and long-term employment.