964 resultados para Teatro na arte


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La ricerca impostata considera campi disciplinari specifici e distinti, verso la loro integrazione, mirando a produrre un avanzamento relativo alla scienza della voce attraverso la pratica e lo studio della sua applicazione in campo artistico. A partire dall’analisi delle teorie novecentesche relative alla fonazione nel mondo della scena (Antonin Artaud, Stanislavskij e altri) per giungere alle acquisizioni prodotte dalle terapie corporee e vocali (Tomatis, Lowen, Wilfart in particolare), Marco Galignano ha sviluppato un percorso originale che è passato inoltre attraverso lo studio della pratica di una serie di artisti contemporanei (tra cui Baliani, Belli, Bergonzoni, Jodorowski, Hera, Lucenti e Manfredini) e di pedagoghi e terapeuti (da Serge Wilfart al maestro Paolo Zedda). Galignano ha inoltre riferito, nel suo lavoro, gli esiti della sua personale esperienza di formatore, sviluppata a Bologna all’interno di diversi Dipartimenti dell’Università Alma Mater, del Conservatorio di Musica G.B. Martini, dell’Accademia di Belle Arti e del Teatro Duse in particolare. L’obiettivo della tesi è dunque quello di fondare le basi teoriche per una rinnovata pedagogia vocale, a partire dalla possibile riscoperta del suono naturale fino a giungere alle potenzialità terapeutiche ed artistiche del linguaggio. Gli obiettivi di questo lavoro contemplano l’istituzione di una nuova modalità pedagogica, la sua diffusione attraverso una presentazione opportunamente composta e la sua inscrizione in diverse occorrenze artistiche e professionali. Molte le personalità di spicco del panorama internazionale della scienza e dell’arte della voce che hanno contribuito, negli anni, alla presente ricerca: Francesca Della Monica, insegnante di canto e performer, Tiziana Fuschini, logopedista, Franco Fussi, foniatra, Silvia Magnani, foniatra ed esperta di teatro, Gianpaolo Mignardi, logopedista, Dimitri Pasquali, pedagogo, Livio Presutti, medico chirurgo otorinolaringoiatra, Simonetta Selva, medico dello sport, Serge Wilfart, terapeuta della voce, Paolo Zedda, professore di canto in diverse realtà e Maestro di dizione al Conservatorio Nazionale di Parigi, e molti altri, oltre agli artisti citati in fondo, con le loro ricerche hanno contribuito direttamente alla redazione dell’elaborato finale, che mira a fondare le basi di una rinnovata pedagogia vocale per il teatro in Italia. La ricerca vuole infatti colmare in parte la penuria di apporti scientifici specificamente rivolti alla formazione vocale dell’attore teatrale. II lavoro vorrebbe inoltre raccogliere l’eredita di quei teorici, maestri e registi-pedagoghi che nel Novecento hanno posto le basi per la formazione dell’attore, e al tempo stesso prolungare la linea genealogica che da Stanislavskji trascorre in Grotowski, senza escludere esperienze fondate su presupposti alternativi alla formazione del repertorio vocale del performer: psicofisicità, terapie olistiche, fisica quantistica. Come accennato, una parte della ricerca è stata condotta in collaborazione col Prof. Franco Fussi, correlatore, e grazie al lavoro di redazione nel gruppo della rivista Culture Teatrali, diretto da Marco De Marinis, relatore. II percorso ha inteso infatti sviluppare alcune delle linee di ricerca aperte da Fussi virandole verso lo specifico dell’attività e del training vocale dell’attore, e ha avuto una tappa di verifica rilevante nel Convegno Internazionale di Foniatria e Logopedia “La Voce Artistica” di cui Fussi è direttore, a cui Galignano ha partecipato in veste di relatore. 1. II concetto guida del lavoro di Galignano risiede nell’idea di vibrazione e nel rapporto che questa intrattiene col suono. Il suono, per l’essere umano, costituisce la base materiale della fonazione, del linguaggio codificato comunitariamente così come dei particolari idioletti in continua evoluzione, basi della comunicazione verbale e paraverbale. Il linguaggio umano è costituito principalmente da sonorità vocale e da articolazione consonantica (rumori), e cioè composto di suoni armonici e di rumori prodotti da apparati articolari del corpo che risultano efficaci solo se integrati nel corpo da cui originano. A partire da un tentativo di definizione di salute corporea e di equilibrio psicofisico, attraverso l’analisi della rigenerazione cellulare e delle dinamiche comportamentali, Galignano definisce scientificamente la lingua parlata come emersione di codici comunicativi che originano da una schematizzazione del mondo intimo-personale del soggetto e si fondano su memorie molecolari, sull’attitudine comportamentale abituale, tra spontaneità, automatismi e capacità episodica di attenzione psicofisica. Ciò costituisce, per Galignano, la “risonanza olistica” alla base dell’efficacia comunicativa in sede pedagogica. L’argomento, che verrà sviluppato per la presentazione editoriale dell’elaborato e di cui la tesi di dottorato è solo una prima tappa in fieri, è stato sviscerato anche sulla base di nozioni di fisica classica e di fisica quantistica. Ciò senza dimenticare gli studi approfonditi sulla vocalità in ambito filosofico, da Bologna a Cavarero, da Napolitano a Zumthor. La tesi è composta attraverso una progressione che, a partire da una dichiarazione di poetica, trascorre poi verso l’analisi della fisiologia e della psicologia della voce, per approdare a una zona di approfondimento scientifico, teorico ed empirico, di una serie di metodi d’avanguardia di abilitazione e riabilitazione. In ultimo, come appendice, vengono riferiti i risultati del percorso laboratoriale condotto nel corso degli anni del dottorato di ricerca. Le esperienze sul campo maturate nell’ambito dell’attività pedagogica e laboratoriale si sono inoltre sviluppate a partire da un Progetto Strategico d’Ateneo dell’Università di Bologna intitolato “La Voce nel Corpo. La Recitazione e il Movimento Coreografico”, di cui Marco Galignano è responsabile scientifico. Un tempo specifico della tesi di dottorato è dunque composto a partire dai risultati maturati attraverso le varie azioni, laboratoriali e artistiche, che fin qui il progetto “La Voce nel Corpo” ha prodotto. In definitiva, attraverso il tessuto composto da esperienze pedagogiche, pratica artistica e ricerca scientifica, la tesi di dottorato di Galignano, work in progress, mira a comporre un sistema integrato, teorico-pratico, per l’insegnamento e la trasmissione di una specifica tecnica vocale calata nella pratica attoriale, ma utile a fini ulteriori, da quello riabilitativo fino alle tecniche di cura del sé su cui s’e appuntata la riflessione filosofica erede della teoresi artaudiana. La parte conclusiva della ricerca riguarda i suoi possibili futuri sviluppi, specifici, impostati attraverso la collaborazione, attuale, passata o in divenire, con artisti quali Marco Baliani, Matteo Belli, Alessandro Bergonzoni, Albert Hera, Michela Lucenti, Danio Manfredini e altri a cui Marco Galignano è particolarmente riconoscente.

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La tesi ha come oggetto lo studio dei legami culturali posti in essere tra la Russia e l’Italia nel Settecento effettuato a partire dall’analisi del teatro di Arkhangelskoe (nei pressi di Mosca), ideato da Pietro Gonzaga. Ciò ha consentito di inquadrare l’atmosfera culturale del periodo neoclassico a partire da un’angolazione insolita: il monumento in questione, a dispetto della scarsa considerazione di cui gode all’interno degli studi di storia dell’arte, racchiude diverse ed interessanti problematiche artistiche. Queste ultime sono state tenute in debito conto nel processo dell’organizzazione della struttura del lavoro in relazione ai differenti livelli di analisi emersi in riferimento alla tematica scelta. Ogni capitolo rappresenta un punto di partenza che va utilizzato al fine di approfondire problematiche relative all’arte ed al teatro nei due Paesi, il tutto reso possibile grazie all’applicazione di un originale orientamento analitico. All’interno della tesi vengono infatti adoperati approcci e tecniche metodologiche che vanno dalla storia dell’arte all’analisi diretta dei monumenti, dall’interpretazione iconografica alla semiotica, per arrivare agli studi sociologici. Ciò alla fine ha consentito di rielaborare il materiale già noto e ampiamente studiato in modo convincente ed efficace, grazie al ragionamento sintetico adottato e alla possibilità di costruire paralleli letterari e artistici, frutto delle ricerche svolte nei diversi contesti. Il punto focale della tesi è rappresentato dalla figura di Pietro Gonzaga. Tra i decoratori e gli scenografi italiani attivi presso la corte russa tra il Settecento e l’Ottocento, questi è stato senza dubbio la figura più rilevante ed affascinante, in grado di lasciare una ricca eredità culturale e materiale nell’ambito dell’arte scenografica russa. Dimenticata per lungo tempo, l’opera di Pietro Gonzaga è attualmente oggetto di una certa riconsiderazione critica, suscitando curiosità e interesse da più parti. Guidando la ricerca su di un duplice binario, sia artistico che interculturale, si è quindi cercato di trovare alcune risonanze tra l’arte ed il pensiero di Gonzaga ed altre figure di rilievo non solo del suo secolo ma anche del Novecento, periodo in cui la cultura scenografica russa è riuscita ad affrancarsi dai dettami impartiti dalla lezione settecentesca, seguendo nuove ed originali strade espressive. In questo contesto spicca, ad esempio, la figura di Vsevolod Meyerchold, regista teatrale (uno dei protagonisti dell’ultimo capitolo della tesi) che ha instaurato un legame del tutto originale con i principi della visione scenica comunicati da Pietro Gonzaga. Lo sviluppo dell’argomento scelto ha richiesto di assumere una certa responsabilità critica, basandosi sulla personale sicurezza metodologica ed esperienza multidisciplinare al fine di tener conto dall’architettura, della teoria e della pratica teatrale – dalla conoscenza delle fonti fino agli studi del repertorio teatrale, delle specifiche artistiche locali, del contesto sociale dei due paesi a cavallo tra il ‘700 e l’‘800. Le problematiche toccate nella tesi (tra le quali si ricordano il ruolo specifico rivestito dal committente, le caratteristiche proprie della villa neoclassica russa, il fenomeno di ‘spettacoli muti’, la “teatralità” presente nel comportamento dei russi nell’epoca dei Lumi, la risonanza delle teorie italiane all’interno del arte russa) sono di chiara attualità per quanto concerne le ricerche relative al dialogo storico-artistico tra i due Paesi.

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La presente tesi si propone di dimostrare come l'arte costituisca un valido strumento di promozione della cultura sorda, favorendone l'integrazione nella società. Una volta sfatati i pregiudizi e i luoghi comuni sulla lingua dei segni, l'elaborato passa dunque in rassegna innovativi approcci artistici e inusuali commistioni quali la musica visiva e le compagnie di teatro bilingui. La marcata dimensione visiva di questa lingua la avvicina inevitabilmente al teatro, ambito prediletto della corporeità, che ci porta verso un linguaggio fisico e, pertanto, anche verso una lingua fisica. In conclusione, si analizza pertanto la potenza comunicativa del corpo attraverso le visioni di diversi teatri e registi che, in qualche modo, innalzano il gesto a segno.

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Hemos querido dedicar este número al Primer Coloquio Internacional sobre Arte Latinoamericano, por tratarse de una de las actividades más importantes que realizamos este año. El Coloquio, sumado a la Maestría en Arte Latinoamericano y a la Maestría de Interpretación de Música Latinoamericana del siglo XX, ponen de manifiesto que nuestra Facultad ha optado por profundizar lo regional; por bucear en nuestra identidad a fin de afrontar la globalización fortalecidos, construyendo la latinoamericanidad desde la creación artística. El dossier de este tercer número está dedicado a la producción del Grupo Grapo (conjunción de "Gráfica Popular"), que intenta atribuir un nuevo rol al diseño en el contexto de la Argentina actual. Artistas y diseñadores dan cuenta de su preocupación por lo que ocurre en el mundo y sus efectos en nuestro país, al tiempo que buscan resignificar nuestra historia a la luz del presente y las necesidades de los argentinos dando rienda suelta a su imaginación. Las temáticas elegidas son el 25 de Mayo, el 20 de Junio, el 9 de Julio, el 17 de Agosto y la invasión de Estados Unidos a Irak. Completan la edición el homenaje al Maestro Julio Perceval, en los 50 años de creación de la Escuela de Música y las actividades de las Secretarías, pilares del funcionamiento de la Facultad.

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En el presente trabajo, nos proponemos la reconstrucción de la realidad cultural generada en la provincia por las instituciones y agentes legitimantes del campo teatral (Bourdieu:135) y el posterior abordaje de la circulación y recepción "productiva" y "reproductiva" (Gimm, 1977:142) de las textualidades brechtianas y del teatro barrial de creación colectiva mediante una perspectiva metodológica comparatistica. Para ello analizaremos el discurso metateatral de la critica periodística y las puestas escénicas de Cristóbal Arnold y Ernesto Suárez, con la pretensión de destacar los rasgos de apropiación originales.

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Este número está dedicado a la Maestría en Arte Latinoamericano con el objetivo de transferir las constribuciones de las distintas especialidades que conviven en la Facultad de Artes y Diseño de la UNCuyo. Además se publican los resúmenes de los trabajos de investigación realizados en el período 2000-2002. Finalmente se ha querido rendir un homenaje póstumo a los maestros fallecidos Carlos Barraquero y Elifio Rosáenz, pilares indiscutibles del desarrollo musical de Mendoza.

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El teatro, cada vez con más fuerza, está consolidando su espacio en la educación argentina y mundial, demostrando su impacto positivo en el desarrollo integral de niños y jóvenes ya que promueve la toma de conciencia del valor del propio cuerpo como vehículo de expresión y comunicación, la superación de estereotipos culturales, la flexibilización del pensamiento , el desarrollo de la imaginación, el enriquecimiento de la oralidad y la consolidación de los afectos. Este espacio pedagógico tan reciente, que se nos presenta como una oportunidad equitativa de estimulación de las inteligencias múltiples desde la escuela, requiere una gran responsabilidad por parte de los profesores, pero también necesita marcos de desarrollo conceptual y metodológicos sólidos. La editorial del I.N.T. inaugura con este libro una línea de publicaciones de teatro y pedagogía comprometida fundamentalmente con la presencia del teatro en el curriculum escolar. La Didáctica del Teatro I ofrece un desarrollo pormenorizado, clase a clase por años y niveles, para los diez años de escolaridad obligatoria. Plantea fundamentaciones teóricas y ejercicios específicos como plataforma que ayuda a sostener la búsqueda, el intercambio enriquecedor y el crecimiento profesional de los docentes de teatro. Seguramente muchos profesores verán su tarea reflejada en esta propuesta. El mérito mayor del libro es el esfuerzo de organizar, graduar, secuenciar y fundamentar un corpus de conocimiento circulante y probado por muchos. Con Luis Sampedro, hoy profesor del IUNA y Sara Torres, nuestra invitada actualmente residente en España, hemos recorrido como docentes de teatro todos los niveles del sistema educativo y hemos participado con vehemente esperanza en el complejo proceso de la inclusión del teatro en el curriculum escolar, tanto de nuestra provincia como del país. Los tres sentimos que, gracias al Instituto Nacional del Teatro, con este libro plasmamos una tarea de años y podemos ofrecerla a cientos de colegas que comparten nuestra pasión docente.

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La "Didáctica del Teatro II", continuación y complemento de la "Didáctica del Teatro I" suma e integra posibles recorridos metodológicos fundamentados para enseñar teatro en una etapa de la educación de conformación reciente: el nivel polimodal. Cada uno de los ocho autores de este libro, realiza un aporte significativo desde su propio saber consolidado por una trayectoria destacada y ofrece su propuesta desarrollada como una alternativa posible y probada de esta didáctica, que conforma así un corpus básico de acción docente promotor de experiencias de desarrollo personal y de formación significativa en el lenguaje teatral para alumnos protagonistas y creadores de futuro. Este libro es pues el resultado de una creación colectiva al servicio de un modo también colectivo de generar conocimiento, donde el objeto de estudio es el ser humano educándose en situación, capaz de conducirse como creador de circunstancias, argumentos y estrategias para lograr la concreción de sus objetivos personales y sociales en función de sus deseos, necesidades, valores y concepción de la felicidad. Para esto se necesitan docentes que además de comprender las técnicas teatrales específicas, reconozcan el valor de la persona humana como única e irrepetible y sean capaces de trabajar a partir de reconocer en los estudiantes aquello que tienen de diferente y de promover en ellos la búsqueda interior y la liberación de los estereotipos y de la sumisión cultural consumista. Cuando planteamos la incorporación de Teatro como asignatura en el nivel polimodal no pensamos en formar actores, sino personas que sean sujetos y objeto de su propio arte de ir autoconstruyéndose. Con esta propuesta didáctica pretendemos sumarnos y colaborar, desde un espacio curricular específico, con la desafiante tarea de romper la dicotomía entre pensamiento y sentimiento en nuestros alumnos para accionar pedagógicamente sobre los bloqueos emocionales y cognitivos que obstruyen sus posibilidades de aprendizaje y desarrollo.

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En este espacio presentaremos el proyecto de investigación "Artes performáticas en espacios públicos, corporalidades y políticas del estar juntos . Un estudio de las prácticas y las representaciones en grupos de danza, teatro, circo y música en el partido de La Plata", acreditado por el Programa de Incentivos a la Investigación-UNLP para el período 2013-2014. Con un equipo de trabajo conformado de manera interdisciplinaria y a partir de metodología etnográfica, realizaremos una investigación con grupos de danza, teatro, circo y música en el partido de La Plata, acerca de las siguientes cuestiones: las prácticas artísticas vinculadas con la utilización de espacios públicos agremiación o urbanos; las colectivización de diversas grupos experiencias locales de de asociación, las disciplinas mencionadas; las identidades construidas en vinculación con los procesos de utilización artística de espacios públicos urbanos y con las prácticas de generación de agrupaciones; las representaciones sobre el arte, sus sentidos políticos, los artistas, sus cuerpos y sus corporalidades; y las corporalidades específicas construidas en el contexto de ambos procesos. Se pondrá especial atención en los circuitos y las trayectorias; en los sentidos políticos reconocidos por los actores en las prácticas de uso de espacios públicos y en las experiencias de agrupación; y en los procesos de construcción de identidades y corporalidades. Los materiales etnográficos serán analizados en relación con marcos conceptuales provenientes fundamentalmente de la antropología sociocultural, la filosofía contemporánea y la teoría del arte

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El proyecto se propone estudiar los procesos de identificación y ejercicio de la memoria colectiva involucrados en la práctica del teatro comunitario contemporáneo. En esta perspectiva se examinarán las lógicas de producción artística en cuatro experiencias de teatro comunitario: Patricios Unidos de Pie /del pueblo de Patricios), Teatro Popular Sansinena (del pueblo de Sansinena), Los Dardos de Rocha (de la ciudad de La Plata) y el Grupo Catalinas Sur (del barrio de La Boca). analizando especialmente los procesos de resignificación del espacio público y el pasado compartido puestos en juego por dichos colectivos artísticos. Por otra parte, la investigación buscará indagar en las tensiones que se pueden presentar tanto en la producción y armado de las obras, como en las relaciones que los grupos mantienen entre sí, a raíz de su funcionamiento en forma de red. Para el desarrollo de esta investigación se tomarán dos campos de estudio a modo de que los mismos proporcionen miradas divergentes en torno al fenómeno: autores del campo de la memoria y del campo del teatro. El teatro comunitario, al ser una práctica inédita y reciente en la Argentina, cuenta con muy pocos trabajos teóricos que lo analicen, por lo tanto es una actividad en constante construcción, que se va resignificando y armando con la práctica a medida en que los grupos se van multiplicando. Para llevar adelante este proyecto de investigación se tendrá en cuenta la relación existente entre teoría, objetivos y metodología. Las instancias de trabajo son: revisar la bibliografía existente sobre el tema a investigar (estado del arte), confeccionar un marco teórico sobre el cuál basarse para el trabajo cualitativo, construir una metodología para el análisis, realizar el trabajo de campo, sistematizar la información, elaborar el análisis y finalmente las conclusiones. El análisis se realizará sobre los cuatro grupos de teatro comunitario elegidos por sus características poblacionales, el nivel socio-económico de los habitantes y la particularidad de su historia.

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El público es una obra teatral que federico García Lorca escribió en 1930, fue leída a fines de ese mismo año y en 1936, pero permaneció inédita hasta 1976, cuando fue publicada en versión incompleta. El recorrido del texto es tan complicado como su lectura para una posible puesta en escena. Obra calificada de 'irrepresentable' y 'teatro bajo la arena', explora nuevos recorridos de textualidad escénica. Teatro de ruptura: ruptura con la lógica convencional de las palabras; ruptura de los límites entre arte y realidad; ruptura de la línea luminosa de las candilejas, que marcaba la separación tradicional de actores y espectadores. Obra de complejas extensiones que obliga a indagar su vinculación con las vanguardias históricas y con el surrealismo en particular. Teatro de máscaras, disfraces y pelucas que marca la representación dentro de la representación al mejor estilo barroco. Texto que deconstruye Romeo y Julieta, la universal pareja shakesperiana, y permite aproximaciones a las teorías modernas de género y a la tendencia 'queer'. Obra con ecos de Pirandello y de Cocteau, con influencias de Buñuel y Dalí que invaden el espacio escénico de imágenes cinematográficas y plásticas. Pieza precursora que anuncia a Artaud y a Beckett, al teatro de la crueldad y al teatro del absurdo. Dramaturgia que asombra en el siglo XXI

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El teatro español del siglo XVII, conocido como el "Siglo de Oro" de las Artes y Letras, desempeña en esta época un dualismo de funciones -el entretenimiento y el conocimiento.Fue a través del espectáculo teatral, de la habilidad de los dramaturgos, vinculados a las muchas artes, como las Artes Plásticas, la Música y la Coreografía, que lo literario se volvió accesible a la mayoría de la población, consolidando su carácter popular. Los grandes dramaturgos eran marcadamente aficionados a los temas lusitanos. La profusión de comedias que exaltaban reyes portugueses se multiplicaban y las glorias lusitanas eran tratadas con mucha admiración por los grandes autores. Fue en esta época que el gran dramaturgo Lope de Vega, considerado el creador del drama barroco español, escribió sus comedias y también llevó a la escena, con gran maestría, los grandes temas portugueses. El propósito de esta investigación es establecer una relación entre Literatura, específicamente el teatro de Lope de Vega, y la Historia, utilizando para esto, además de las obras literarias, la obra histórica de Garcia de Resende: la Crônica de D. João II.

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Con la famosa frase: "Ahora escribo teatro para muñecos (...) a la manera del teatro 'Di Piccoli' en Italia" Valle-Inclán le otorga al grupo italiano de Podrecca el papel clave en la formulación del esperpento. Es interesante observar que Valle-Inclán, el dramaturgo que a lo largo de su trayectoria artística no entra en el contacto directo con las vanguardias europeas del momento, a las alturas del año 1921, manifiesta estar informado muy bien sobre las más modernas tendencias teatrales inspiradas en gran parte en el arte del marionetismo, de la máscara, en la estética de lo grotesco, lo surreal y lo absurdo. Por consiguiente resulta necesario plantearse una serie de preguntas sobre el alcance y posibilidades del conocimiento de la labor del grupo por el autor gallego, para poder delimitar qué "Teatro di Piccoli" inspira su nueva dramaturgia. No debe escaparse de este examen una observación en torno al esperpento, el género que no funda su base en la imitación de marionetas, sino en la creación grotesca en la que la ficción y la abstración del personaje marionetizado, y su mundo referencial llevado ab absurdum, desenvela la verdad cruda y amarga de la condicón humana y su realidad histórica.