762 resultados para Scrum, Scrum Best Practices, Visual Studio Online, Agile


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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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The human hand is the focus of inumerous research studies. Human individuals are capable of performing manual tasks beyond the ability of any other animal. Such large motor ability is due in part to contact surface of the pulp thumb in opposition to the other fingers. Evidences in the literature show that the position of the upper limb influences the ability of hand strength and control. Specifically, the position of the wrist has great influence on the production of pinch strength. The main objective of this study was to investigate the influence of wrist position on the pinch grip with the thumb in opposition to the index finger. Participants of the present study were 21 undergraduate students, 10 men and 11 women. Participants performed a pinch grip task in three wrist positions - maximum flexion, maximum extension and neutral - on two force conditions - 20% and 40% of maximum voluntary contraction (MVC). MVC was measured in two attempts in each of the three positions of the wrist for a period of three seconds, and the trial of the best result was used as the parameter for task performance. In each trial participants maintained the force production at position for 10 seconds. All participants performed each test condition four times, and the first was used as a familiarization trial and discarded from further analysis. In all trials visual feedback online was provided. Results of both group gender showed variability was similar for force production. Men were stronger than women, but this difference was not significant and both produced on the average more strength in the neutral wrist position than in flexion or extension. In the extended position participants were significantly less variable than in the flexion and neutral positions. We obtained a significant positive correlation between weight and pinch force...(Complete abstracts click electronic access below)

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Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)

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Lo scopo di questo studio è descrivere nel dettaglio la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) relativa ai Piani Energetici Provinciali (PEP) al fine di delinearne un metodo efficace di valutazione, a partire dallo studio del caso della Provincia di Ravenna. In seguito alla mancanza di Linee Guida sulla VAS, si è ritenuta utile un´analisi comparativa tra metodologie e strumenti, e gli obiettivi specifici e generali che andrebbero rispettati in ogni VAS di un PEP. Lo studio si basa su confronti paralleli tra quattro casi di VAS di Piani Energetici Provinciali al fine di elaborare un modello di valutazione delle VAS, semplice e diretto, basato su contenuti teorici e metodologici provenienti da una selezione di studi e documenti nazionali e internazionali, di cui si è tenuto conto e da cui si sono estrapolate le migliori "Buone Pratiche" per la VAS. L´analisi seguente è stata effettuata attraverso matrici qualitative in cui, per ciascuna connessione tra metodologia e "obiettivo VAS" si è espresso un giudizio che cerca di tenere conto, quando possibile, dei criteri e dei principi generali di sostenibilità dettati dalle maggiori autorità e associazioni internazionali e nazionali di valutazione ambientale. Il confronto tra i quattro casi, ha evidenziato dei punti di debolezza nell´applicazione della Direttiva VAS. Questo studio inoltre, ha tra i suoi obiettivi, quello ambizioso di delineare un metodo efficace di valutazione strategica dei piani energetici provinciali, a partire dallo studio del caso della Provincia di Ravenna. Per questi obiettivi, si è deciso di impostare un programma di lavoro basato sui sistemi informativi geografici, che ha permesso di individuare le aree con potenziale di sviluppo energetico della risorsa solare. Nello specifico è stato possibile calcolare quanta “superficie utile”, presente nelle aree industriali e commerciali della Provincia, potrebbe essere sfruttata installandovi pannelli fotovoltaici. Si è riusciti con questa metodologia a fornire una stima più dettagliata delle reali potenzialità della risorsa solare in Provincia di Ravenna, individuando nel dettaglio territoriale le rispettive quote percentuali che potrebbero essere installate, per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità del piano. Il percorso iniziato con questa tesi consente di riflettere sulla necessità di approfondire il tema del rapporto tra valutazione ambientale qualitativa di uno strumento di pianificazione come la VAS, e la stima quantitativa sia della sostenibilità che del danno ambientale legato agli impatti negativi che questo strumento dovrebbe rilevare. Gli sviluppi futuri cui la tesi pone le basi sono l'implementazione di strumenti quantitativi di analisi delle potenzialità energetiche e di valutazione degli scenari. Questi strumenti sono necessari a definire i modelli ambientali per il supporto alle decisioni in campo energetico.

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Questa si ripropone in prima istanza di analizzare le origini e l’evoluzione del concetto di sostenibilità e successivamente di prendere in considerazione uno dei tanti mezzi che consentono di perseguirla: la gestione della sosta. Per molti anni infatti, a partire dal momento in cui sono iniziate ad emergere le esternalità negative legate al traffico, si è pensato che quello dei parcheggi fosse solo un ulteriore problema. Solo di recente, dalla fine degli anni ’90, fatta eccezione per il caso della Gran Bretagna che ha fatto da capofila già a partire dagli anni ’80, si è iniziato a considerare la sosta come parte della soluzione dei problemi di congestione, inquinamento e di vivibilità delle città. Verrà analizzata perciò nel secondo capitolo l’evoluzione delle politiche della sosta a livello europeo, con particolare attenzione all’operato svolto dall’EPA (European Parking Association) associazione leader nel settore riconosciuta dall’Unione Europea e sostenuta da 18 Paesi membri tra cui anche l’Italia. Il lavoro svolto da quest’associazione, nata nei primi anni ’80, è quello di decidere insieme agli associati delle linee comuni da seguire per migliorare le politiche a livello europeo riguardo la gestione della sosta. Si tratta nella pratica di studi, convegni e analisi degli effetti prodotti da provvedimenti intrapresi nelle varie città che hanno iniziato ad introdurre la regolamentazione della sosta. Sempre nel secondo capitolo saranno quindi presentate le linee guida europee nell’ambito dei parcheggi e si analizzeranno casi di “Best Practices” di alcuni Paesi che hanno introdotto provvedimenti per la gestione della sosta. Nel terzo capitolo invece viene considerata la situazione in Italia parlando in principio di Aipark, l’associazione italiana operatori nel settore dei parcheggi che partecipa alle attività dell’Epa e prendendo in esame in seguito le politiche adottate a livello nazionale e nello specifico in alcune tra le più importanti città italiane. Si vedrà come sia ancora troppo marcata la distanza del nostro Paese dai progressi registrati in altri Paesi dell’UE, con le dovute eccezioni. Per quel che riguarda l’aspetto normativo è significativo il fatto che, nonostante il riconoscimento della forte influenza che le politiche della sosta hanno sulla regolazione del traffico, ci siano ancora molte lacune legislative e che spesso la sosta non compaia tra i soggetti delle leggi in tale settore. La legislazione italiana nell’ambito dei parcheggi verrà analizzata nel quarto capitolo. Successivamente, nei capitoli 5 e 6 si parlerà delle fasi preliminari della redazione del Piano della Sosta di Casalecchio di Reno. Il Piano della Sosta è uno dei Piani Particolareggiati che costituiscono il 2° livello di progettazione del PUT (Piano Urbano del Traffico) e rappresenta uno strumento di pianificazione utile ad analizzare lo stato di fatto del sistema dei parcheggi di una città in modo da coglierne le criticità e fornire eventualmente le soluzioni per ovviare ad esse. Nel quinto capitolo viene effettuato un inquadramento territoriale di Casalecchio e si parlerà delle problematiche della sosta emerse nel PGTU (Piano Generale del Traffico Urbano) che costituisce il progetto preliminare o Piano Quadro del PUT. Le fasi attraverso le quali viene elaborato un Piano della sosta si possono sintetizzare nei seguenti punti: - Studio della normativa nazionale e locale e di esempi significativi di altre realtà nell’ambito della sosta. - Analisi dello stato di fatto in termini di domanda e offerta. - Indagini mediante incontri pubblici, distribuzione di questionari o interviste dirette, per cogliere le esigenze degli utenti che usufruiscono del servizio. - Analisi delle eventuali criticità emerse. - Progettazione del nuovo assetto della sosta. - Campagna di sensibilizzazione per fare “accettare” con più facilità i cambiamenti agli utenti. Nel sesto capitolo di questa tesi, e negli allegati si possono consultare i risultati delle indagini su domanda e offerta condotte da TPS (Transport Planning Service), azienda che svolge attività di pianificazione e progettazione, di fornitura software, oltre che indagini e rilievi nell’ambito dei trasporti. Verranno descritte le modalità di rilievo e verranno presentati i risultati ottenuti dall’elaborazione dei dati raccolti, con qualche accenno alle possibili soluzioni per risolvere le problematiche emerse. La fase di progettazione vera e propria degli interventi non verrà invece trattata in questa sede.

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Questa tesi di dottorato tratta il tema delle Tecnologie Appropriate e delle Buone Pratiche per la gestione delle risorse idriche ed il risparmio energetico nell’ambito dell’abitato urbano e rurale. Viene fatta una breve panoramica sulle principali teorie e metodologie che fino ad oggi hanno fatto da linee guida per la progettazione sostenibile e il corretto utilizzo delle risorse. Questa visione d'insieme servirà per esprimere delle valutazioni e trovare dei comuni dominatori per proporre una nuova metodologia d'approccio alla gestione delle risorse con particolare attenzione rivolta alla condizione presente e alla zona d’intervento. Site specific sustainability Approach (S3A). I casi studio: • Un progetto di approvvigionamento idrico e di desalinizzazione delle acque per un’oasi del Sahara marocchino. • Un progetto di ricerca della Columbia University e della NASA legato alla sostenibilità urbana di New York che analizza i benefici apportati dall'installazione di coperture verdi nell'area di Manhattan da un punto di vista della gestione delle risorse idriche, energetiche e delle componenti ambientali. • Un progetto di verde verticale e giardino pensile a Milano. • Un progetto di approvvigionamento idrico sostenibile e gestione del verde per la città di Porto Plata in Repubblica Domenicana. Approfondimenti e sperimentazioni. • E’ stato approfondito il tema della distillazione solare per la dissalazione e potabilizzazione delle acque in zone rurali desertiche ed isolate. • E’ stato progettato e realizzato un prototipo innovativo di distillatore tubolare con collettore solare parabolico. Il prototipo è stato testato nei laboratori della Columbia University di New York. • Sono state approfondite le Khettaras o Qanat, tunnel sotterranei per l’approvvigionamento idrico nelle zone aride. • Infine sono stati approfonditi i benefici apportati dalle coperture a verde (tetti verdi) e dal verde verticale nelle zone urbane dal punto di vista della gestione delle risorse idriche ed il risparmio energetico.

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I Comuni incarnano idealmente delle piazze in cui il dibattito politico può svilupparsi in assenza di particolari filtri ed intermediazioni, con un rapporto diretto tra cittadini ed istituzioni. Essi costituiscono uno snodo di centrale importanza nell'esercizio della sovranità popolare e, al contempo, sono terreno fertile per la sperimentazione di modelli di partecipazione democratica. Prendendo come punto di vista l'esperienza dei Comuni italiani, si è scelto di focalizzare l'attenzione su uno degli strumenti “istituzionali” – nonché uno tra i più tradizionali – di partecipazione popolare, ovvero il referendum, nelle diverse forme ed accezioni che rientrano nel campo semantico di tale espressione. Questa è generalmente impiegata per indicare tutte quelle votazioni popolari non elettive su questioni politicamente rilevanti, formulate attraverso un quesito con due o più risposte alternative tra loro. L'analisi della disciplina legislativa degli istituti di partecipazione negli enti locali e lo studio delle disposizioni statutarie e regolamentari previste dai singoli Comuni, nonché le informazioni raccolte da alcuni casi di studio, rappresentano, in questo contesto, l'occasione per indagare le caratteristiche peculiari dell'istituto referendario, la sua effettività ed il suo impatto sulla forma di governo. In particolare, si è verificata positivamente la compatibilità del referendum, classificato dalla prevalente dottrina come istituto di democrazia diretta, con le forme attuali di democrazia rappresentativa. Si è tentato, altresì, un accostamento ai concetti di democrazia partecipativa e deliberativa, evidenziando come manchi del tutto, nel procedimento referendario (che pure è dotato di massima inclusività) un momento di confronto “deliberativo”. Il raffronto tra le esperienze riscontrate nei diversi Comuni ha consentito, inoltre, di ricercare le cause di alcuni aspetti critici (scarsa affluenza, mancata trasformazione del voto in decisioni politiche, aumento del conflitto) e, al contempo, di individuarne possibili soluzioni, tracciate sulla scorta delle migliori pratiche rilevate.

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Sustainable development is one of the biggest challenges of the twenty fist-century. Various university has begun the debate about the content of this concept and the ways in which to integrate it into their policy, organization and activities. Universities have a special responsibility to take over a leading position by demonstrating best practices that sustain and educate a sustainable society. For that reason universities have the opportunity to create the culture of sustainability for today’s student, and to set their expectations for how the world should be. This thesis aim at analyzing how Delft University of Technology and University of Bologna face the challenge of becoming a sustainable campus. In this context, both universities have been studied and analyzed following the International Sustainable Campus Network (ISCN) methodology that provides a common framework to formalize commitments and goals at campus level. In particular this work has been aimed to highlight which key performance indicators are essential to reach sustainability as a consequence the following aspects has been taken into consideration: energy use, water use, solid waste and recycling, carbon emission. Subsequently, in order to provide a better understanding of the current state of sustainability on University of Bologna and Delft University of Technology, and potential strategies to achieve the stated objective, a SWOT Analysis has been undertaken. Strengths, weaknesses, opportunities and threats have been shown to understand how the two universities can implement a synergy to improve each other. In the direction of framing a “Sustainable SWOT” has been considered the model proposed by People and Planet, so it has been necessary to evaluate important matters as for instance policy, investment, management, education and engagement. Regarding this, it has been fundamental to involve the main sustainability coordinators of the two universities, this has been achieved through a brainstorming session. Partnerships are key to the achievement of sustainability. The creation of a bridge between two universities aims to join forces and to create a new generation of talent. As a result, people can become able to support universities in the exchange of information, ideas, and best practices for achieving sustainable campus operations and integrating sustainability in research and teaching. For this purpose the project "SUCCESS" has been presented, the project aims to create an interactive European campus network that can be considered a strategic key player for sustainable campus innovation in Europe. Specifically, the main key performance indicators have been analyzed and the importance they have for the two universities and their strategic impact have been highlighted. For this reason, a survey was conducted with people who play crucial roles for sustainability within the two universities and they were asked to evaluate the KPIs of the project. This assessment has been relevant because has represented the foundation to develop a strategy to create a true collaboration.

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The purpose of this study was to analyze predictive factors for best-corrected visual acuity (BCVA) after anti-VEGF treatment in patients with macular edema (ME) secondary to central retinal vein occlusion (CRVO).

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PURPOSE To evaluate 3-year follow-up treatment outcomes with ranibizumab (Lucentis(®)) 0.5 mg administered either monthly or quarterly on a pro re nata (PRN) basis according to a disease activity-guided monitoring and treatment algorithm. METHODS A total of 316 treatment-naive eyes of 316 patients with exudative age-related macular degeneration met the criteria for inclusion in this retrospective, interventional case series. Patients were treated with ranibizumab 0.5 mg according to a disease activity-guided algorithm with monthly monitoring. Optical coherence tomography and fluorescein angiography were routinely used to assess disease activity: active lesions were treated with a series of three monthly injections, whereas inactive lesions were treated with quarterly injections. RESULTS Mean Early Treatment Diabetic Retinopathy Study best-corrected visual acuity improved from 52 letters at baseline to 59 letters at 12 months, achieved with a mean of 7.1 injections, 61 letters at 24 months with a mean of 5.0 injections administered in the second year and 60 letters at 36 months with a mean number of 5.2 injections. CONCLUSIONS Monthly visits and a morphology-driven PRN regimen with 3 injections in case of recurrence plus quarterly injections in case of inactive CNV resulted in an average VA gain of 7-9 letters that could be maintained over 3 years.

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Publishing is an essential means of validation and communication of research. This is no different in transdisciplinary research, where publishing also aims at contributing to the development of society through sharing of knowledge. In the scientific world, authors need to disseminate and validate results, reflect on issues, and participate in debates. On the other hand, institutions and individuals are assessed according to their publication record – as probably the most influential of all current evaluation criteria. Occupying the space between article production and counting impact factors, journal editors and reviewers play an important role in defining and using rules to assess and improve the work submitted to them. Publishing transdisciplinary research poses specific challenges, in particular with regard to peer-review processes, as it addresses different knowledge communities with different value systems and purposes.

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BACKGROUND: To determine the value of the distance doubling visual acuity test in the diagnosis of nonorganic visual loss in a comparative observational case series. METHODS: Twenty-one consecutive patients with nonorganic visual acuity loss and 21 subjects with organic visual loss as controls were included. Best corrected visual acuity was tested at the normal distance of 5 meters using Landolt Cs. The patient was then repositioned and best corrected visual acuity was tested with the previous optotypes at double the distance via a mirror. RESULTS: Nonorganic visual acuity loss was identified in 21 of 21 patients. Sensitivity and specificity of distance-doubling visual acuity test in functional visual loss were found to be 100% (CI; 83%-100%) and 100% (CI; 82%-100%), respectively. CONCLUSION: Distance doubling visual acuity test is widely used to detect nonorganic visual loss. Our results show that this test has a high specificity and sensitivity to detect nonorganic visual impairment.

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NBC Universal’s decision to use Creative Commons-licensed photographs in an Olympic broadcast is an example of how media conglomerates are experimenting with collaboration with amateurs, but it also reveals potential problems of letting non-lawyers negotiate copyright licensing agreements. In the process, NBC’s producers nearly opened the door for a multimillion-dollar infringement law suit. To avoid such pitfalls, media companies need to adopt policies and best practices for using amateur licensed works. These guidelines should instruct how a production can attribute collaborating authors and how the Open Content licensing terms affect the licensing of the productions. The guidelines should also instruct how producers can seek alternative licensing arrangements with amateurs and contribute back to the Open Content community.

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Three-dimensional (3D) immersive virtual worlds have been touted as being capable of facilitating highly interactive, engaging, multimodal learning experiences. Much of the evidence gathered to support these claims has been anecdotal but the potential that these environments hold to solve traditional problems in online and technology-mediated education—primarily learner isolation and student disengagement—has resulted in considerable investments in virtual world platforms like Second Life, OpenSimulator, and Open Wonderland by both professors and institutions. To justify this ongoing and sustained investment, institutions and proponents of simulated learning environments must assemble a robust body of evidence that illustrates the most effective use of this powerful learning tool. In this authoritative collection, a team of international experts outline the emerging trends and developments in the use of 3D virtual worlds for teaching and learning. They explore aspects of learner interaction with virtual worlds, such as user wayfinding in Second Life, communication modes and perceived presence, and accessibility issues for elderly or disabled learners. They also examine advanced technologies that hold potential for the enhancement of learner immersion and discuss best practices in the design and implementation of virtual world-based learning interventions and tasks. By evaluating and documenting different methods, approaches, and strategies, the contributors to Learning in Virtual Worlds offer important information and insight to both scholars and practitioners in the field. AU Press is an open access publisher and the book is available for free in PDF format as well as for purchase on our website: http://bit.ly/1W4yTRA

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OBJECTIVE Approximately 85% of cervical cancer cases and deaths occur in resource-constrained countries where best practices for prevention, particularly for women with HIV infection, still need to be developed. The aim of this study was to assess cervical cancer prevention capacity in select HIV clinics located in resource-constrained countries. MATERIALS AND METHODS A cross-sectional survey of sub-Saharan African sites of 4 National Institutes of Health-funded HIV/AIDS networks was conducted. Sites were surveyed on the availability of cervical cancer screening and treatment among women with HIV infection and without HIV infection. Descriptive statistics and χ or Fisher exact test were used as appropriate. RESULTS Fifty-one (65%) of 78 sites responded. Access to cervical cancer screening was reported by 49 sites (96%). Of these sites, 39 (80%) performed screening on-site. Central African sites were less likely to have screening on-site (p = .02) versus other areas. Visual inspection with acetic acid and Pap testing were the most commonly available on-site screening methods at 31 (79%) and 26 (67%) sites, respectively. High-risk HPV testing was available at 29% of sites with visual inspection with acetic acid and 50% of sites with Pap testing. Cryotherapy and radical hysterectomy were the most commonly available on-site treatment methods for premalignant and malignant lesions at 29 (74%) and 18 (46%) sites, respectively. CONCLUSIONS Despite limited resources, most sites surveyed had the capacity to perform cervical cancer screening and treatment. The existing infrastructure of HIV clinical and research sites may provide the ideal framework for scale-up of cervical cancer prevention in resource-constrained countries with a high burden of cervical dysplasia.