907 resultados para SOCIAL MOBILITY


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The internet as well as all technologies arising from it are transforming and changing socially and economically, the forms of relationships between people and organizations. The environment of digital mobile communication is on the rise, allowing more communication strategies in public relations to be enhanced, in order to allow effective dialogue, relationship and interaction between organizations and their stakeholders. Accordingly, the purpose of this paper is to analyze digital communications, especially a locative media tool that has been gaining ground in communication activities: Quick Response Code. So in addition to conceptualize and contextualize it, one tried to map out various campaigns, both national and international, who made use of the QR Code, highlighting the strategic role that this tool can have in Integrated PR planning, in order to create visibility and to establish effective and lasting relationships with the brand / organization

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The development of medium-sized cities in recent decade, caused, partly, by the industrial deconcentration process generated, beyond benefits, several problems for these cities population. The unplanned rapid growth of these cities, together with the capitalist model of production collaborated for the increase of socioeconomics questions in these locations. The urban mobility became one of these problems, embarrassing citizen’s lives, especially in downtown area. Therefore, the State began looking for solutions to improve urban mobility of the population, contributing to their quality of life and also to adapt the city to new market demand. In these work, we analyzed the situation of Brazilian medium-sized cities downtown area, as well as its growth process, tanking as an example the case of the city of Rio Claro – SP and it´s Public Administration proposal to improve the flow and urban mobility in a particular street in the town´s commercial centre

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Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico (CNPq)

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Pós-graduação em Letras - FCLAS

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The study of the size and composition of the rural household in tradicional societies in transition to modern ones is very useful as a tool in order to understand forms and organizations of the domestic groups and their possibilities of survival, social mobility e developing strategies of material accumulation. The aim of this article is to compare the size and composition of the rural households in the frontier regions of the Americas: the northwest and southwest of U.S.A with the southwest of São Paulo province in Brazil. The findings are surprising in comparative perspective, as the mean size of the American households were very high in relation to the brazilian ones. The sources used in this research are the manuscript census of the U.S.A and Brazil.

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Pós-graduação em Educação - FFC

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La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria; l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull’assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”. E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.

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This dissertation explores how diseases contributed to shape historical institutions and how health and diseases are still affecting modern comparative development. The overarching goal of this investigation is to identify the channels linking geographic suitability to diseases and the emergence of historical and modern insitutions, while tackling the endogenenity problems that traditionally undermine this literature. I attempt to do so by taking advantage of the vast amount of newly available historical data and of the richness of data accessible through the geographic information system (GIS). The first chapter of my thesis, 'Side Effects of Immunities: The African Slave Trade', proposes and test a novel explanation for the origins of slavery in the tropical regions of the Americas. I argue that Africans were especially attractive for employment in tropical areas because they were immune to many of the diseases that were ravaging those regions. In particular, Africans' resistance to malaria increased the profitability of slaves coming from the most malarial parts of Africa. In the second chapter of my thesis, 'Caste Systems and Technology in Pre-Modern Societies', I advance and test the hypothesis that caste systems, generally viewed as a hindrance to social mobility and development, had been comparatively advantageous at an early stage of economic development. In the third chapter, 'Malaria as Determinant of Modern Ethnolinguistic Diversity', I conjecture that in highly malarious areas the necessity to adapt and develop immunities specific to the local disease environment historically reduced mobility and increased isolation, thus leading to the formation of a higher number of different ethnolinguistic groups. In the final chapter, 'Malaria Risk and Civil Violence: A Disaggregated Analysis for Africa', I explore the relationship between malaria and violent conflicts. Using georeferenced data for Africa, the article shows that violent events are more frequent in areas where malaria risk is higher.

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The collapse of the Soviet Union at the beginning of the 1990s also meant the end of the idea of a common soviet identity incarnated in the "soviet man" and the new "historic community of the soviet people". While this idea still lives on in the generations of the 1920s to 1940s, the younger generations tend to prefer identification with family, profession, ethnic group or religion. Ms. Alexakhina set out to investigate different interethnic interaction strategies in the multi-ethnic context of the Russian Federation, with an emphasis on analysing the role of cultural and ethno-demographic characteristics of minority ethnic groups. It aimed to identify those specific patterns of interaction dynamics that have emerged in response to the political and economic transformation at present under way. The basic supposition was that the size and growth of an ethnic population are defined not only by demographic features such as fertility, mortality and net migration, but are also dependent on processes interethnic interaction and ethnic transition. The central hypothesis of the project was that the multi-ethnic and multi-cultural composition of Russia is apparently manifesting itself in the ethnic minority groups in various forms, but particularly in the form of ethnic revival and/or assimilation. The results of these complex phenomena are manifested as changes in ethnic attachments (national re-identification and language behaviour (multi-lingualism, language transition and loss of the mother tongue). The stress of the political and economic crisis has stimulated significant changes in ethnographic, social and cultural characteristics of inter-ethnic dynamics such as the rate of national re-identification, language behaviour, migration activity and the spread of mixed marriages, among both those minorities with a long history of settlement in Russia and those that were annexed during the soviet period. Patterns of language behaviour and the spread of mixed marriages were taken as the main indicators of the directions of interethnic interaction described as assimilation, ethnic revival and cultural pluralism. The first stage of the research involved a statistical analysis of census data from 1959 to 1994 in order to analyse the changing demographic composition of the largest ethnic groups of the Russian Federation. Until 1989 interethnic interaction in soviet society was distinguished by the process of russification but the political and economic transformation has stimulated the process of ethnic revival, leading to an apparent fall in the size of the Russian population due to ethnic re-identification by members of other ethnic groups who had previously identified themselves as Russian. Cross-classification of nationalities by demographic, social and cultural indicators has shown that the most important determinants of the nature of interethnic interaction are cultural factors such as religion and language affiliation. The analysis of the dynamics of language shift through the study of bilingualism and the domains of language usage for different demographic groups revealed a strong correlation between recognition of Russian as a mother tongue among some non-Russian ethnic groups and the declining size of these groups. The main conclusion from this macro-analysis of census data was the hypothesis of the growing importance of social and political factors upon ethnic succession, that ethnic identity is no longer a stable characteristic but has become dynamic in nature. In order to verify this hypothesis Ms. Alexakhina conducted a survey in four regions showing different patterns of interethnic interaction: the Karelian Republic, Buryatiya, the Nenezkii Autonomous Region and Tatarstan. These represented the west, east, north and south of the Russian Federation. Samples for the survey were prepared on the basis of census lists so as to exclude mono-Russian families in favour of mixed and ethnic-minority families. The survey confirmed the significant growth in the importance of ethnic affiliation in the everyday lives of people in the Federation following the de-centralisation of the political and economic spheres. Language was shown to be a key symbol of the consciousness of national distinction, confirmed by the fact that the process of russification has been reversed by the active mastering of the languages of titular nationalities. The results also confirmed that individual ethnic identity has ceased to be a fixed personal characteristic of one's cultural and genetic belonging, and people's social adaptation to the current political, social and economic conditions is also demonstrated in changes in individual ethnic self-identification. In general terms, the dynamic nature of national identity means that ethnic identity is at present acquiring the special features of overall social identity, for which the frequent change of priorities is an inherent feature of a person's life cycle. These are mainly linked with a multi-ethnic environment and high individual social mobility. From her results Ms. Alexakhina concludes that the development of national languages and multi-lingualism, together with the preservation of Russian as a state language, seems to be the most promising path to peaceful coexistence and the development of the national cultures of different ethnic groups within the Russian Federation.

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Aus der Lebensverlaufsperspektive wird die intergenerationale Mobilität von Männern und Frauen in den Kohorten 1929-31, 1939-41 und 1949-51 untersucht. In welchem Umfang hat die Expansion des öffentlichen Dienstes Mobilitätschancen eröffnet? Inwieweit hat der öffentliche Dienst als Sonderstruktur im Gegensatz zur Privatwirtschaft seine Funktion als "Mobilitätskanal" ausgeweitet? Modifizieren für den öffentlichen Dienst charakteristische institutionelle Regelungen der Rekrutierung und Allokation von Arbeitskräften diese Funktion? Für empirische Analysen wurden Längsschnittdaten des Lebensverlaufsprojekts am Berliner Max-Planck-Institut für Bildungsforschung herangezogen. Zunehmende herkunftsbedingte und bildungsmäßige Ungleichheit bestimmen einen Großteil der Chancen intergenerationaler Mobilität. Die Ausdehnung der Staatsbeschäftigung hat dazu geführt, daß in der Kohortenabfolge vor allem die Berufsanfänger aufstiegen, die in der Lage waren, in den öffentlichen Dienst einzutreten. Das Nachholen beim Berufseinstieg verpaßter Aufstiege ist kaum möglich, und dies gelingt auch nicht durch die Beschäftigung im öffentlichen Dienst. Für die Wahrscheinlichkeit intergenerationaler Aufstiege im Berufsverlauf gibt es keine sektorspezifischen Unterschiede. Staatsbeschäftigte unterliegen aufgrund der Besitzstandswahrung einem deutlich geringeren Abstiegsrisiko als privatwirtschaftlich Beschäftigte. Der Staatssektor hat seine Funktion als Aufstiegskanal für Berufsanfänger ausgeweitet und garantiert seinen langfristig Beschäftigten die erreichte Statuslage. Damit ist der öffentliche Dienst ein weiteres Strukturprinzip sozialer Ungleichheit.

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Background information: During the late 1970s and the early 1980s, West Germany witnessed a reversal of gender differences in educational attainment, as females began to outperform males. Purpose: The main objective was to analyse which processes were behind the reversal of gender differences in educational attainment after 1945. The theoretical reflections and empirical evidence presented for the US context by DiPrete and Buchmann (Gender-specific trends in the value of education and the emerging gender gap in college completion, Demography 43: 1–24, 2006) and Buchmann, DiPrete, and McDaniel (Gender inequalities in education, Annual Review of Sociology 34: 319–37, 2008) are considered and applied to the West German context. It is suggested that the reversal of gender differences is a consequence of the change in female educational decisions, which are mainly related to labour market opportunities and not, as sometimes assumed, a consequence of a ‘boy’s crisis’. Sample: Several databases, such as the German General Social Survey, the German Socio-economic Panel and the German Life History Study, are employed for the longitudinal analysis of the educational and occupational careers of birth cohorts born in the twentieth century. Design and methods: Changing patterns of eligibility for university studies are analysed for successive birth cohorts and gender. Binary logistic regressions are employed for the statistical modelling of the individuals’ achievement, educational decision and likelihood for social mobility – reporting average marginal effects (AME). Results: The empirical results suggest that women’s better school achievement being constant across cohorts does not contribute to the explanation of the reversal of gender differences in higher education attainment, but the increase of benefits for higher education explains the changing educational decisions of women regarding their transition to higher education. Conclusions: The outperformance of females compared with males in higher education might have been initialised by several social changes, including the expansion of public employment, the growing demand for highly qualified female workers in welfare and service areas, the increasing returns of women’s increased education and training, and the improved opportunities for combining family and work outside the home. The historical data show that, in terms of (married) women’s increased labour market opportunities and female life-cycle labour force participation, the raising rates of women’s enrolment in higher education were – among other reasons – partly explained by their rising access to service class positions across birth cohorts, and the rise of their educational returns in terms of wages and long-term employment.

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Le présent article examine dans quelle mesure l’organisation des trajectoires scolaires et les parcours conduisant à l’enseignement supérieur favorisent la mobilité sociale ou au contraire la reproduction des inégalités. Nous avons comparé trois pays : la France, la Suisse et le Canada. Les résultats obtenus à partir des données tirées des panels d’enquêtes menées dans ces trois pays permettent d’observer deux situations opposées. Plus l’enseignement supérieur est valorisé au détriment de la formation professionnelle, plus les inégalités d’accès à l’enseignement supérieur ont tendance à s’exacerber. La compétition y est telle que ce sont les jeunes de milieu favorisé qui tirent davantage profit de son expansion. Par contre, lorsque la formation professionnelle est valorisée, les inégalités auraient plutôt tendance à être modérées.

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In recent decades, countless scholars have examined the developing trend of African American dominance in United States’ professional sports. Many have hypothesized that this over-representation is caused by the presumed reliance on sports as an avenue out of poverty for the African American youths. This trend, it is believed, has a highly detrimental effect the African American community. In actuality, this argument is flawed because it works under the stereotypical assumption that the overwhelming majority of African Americans come from abject poverty. To dispel this fallacy, the author has analyzed the upbringings of each All-National Basketball League First Team player over the past thirty years. The author discovered that while the majority of the players selected were African American, only a small percentage of these athletes were raised in a poverty-stricken environment. Logically, this would not be the case if poor African Americans relied more heavily on sports than middle-class African Americans. This data proves that stereotypes, not empirical evidence, are the substance of nearly every previous study conducted on the topic.

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El presente artículo se enmarca en un proyecto de investigación más amplio, realizado en la localidad de Ministro Rivadavia en el Partido de Alte. Brown. La investigación tiene como objetivo evaluar los procesos de movilidad, estancamiento y marginalización social en el período 1994-2008, para una población con elevados índices de pobreza e inserciones laborales precarias e informales. En este estudio nos proponemos reflexionar sobre los desafíos que implicó la articulación entre un cuestionario estructurado y un calendario de historia de vida para el análisis de trayectorias laborales. El trabajo presenta las características de la metodología empleada, discute sus antecedentes teórico-metodológicos y especifica dónde se inscribe la articulación metodológica propuesta en el mapa posible de estrategias de investigación sociológica. A lo largo del artículo, retomamos los debates y propuestas en torno al manejo de la dimensión temporal y presentamos distintos esquemas de análisis centrados en la consideración del tiempo en sus múltiples manifestaciones micro y macrosociales. El artículo contribuye al debate sobre la integración de estrategias de investigación cualitativas y cuantitativas, y evidencia las potencialidades del instrumento propuesto para captar la temporalidad en su carácter plural y multidimensional

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En Buenos Aires, el periodo que transcurre entre 1839 y 1869 se caracterizó por un crecimiento económico casi constante. Dicho proceso generó una creciente desigualdad en la distribución de la riqueza (fundamentalmente de la tierra) pero produjo una importante movilidad social, sobre todo entre 1839 y 1855. La región Oeste presenta particularidades bien marcadas en el proceso señalado que aún no han sido estudiadas en detalle. A partir del análisis conjunto del impuesto de la Contribución Directa y los expedientes de tierras, se estudian las causas del movimiento diferencial que se operó allí. Se analizan los partidos de Chivilcoy, Mercedes y Suipacha (ex partido de la Guardia de Luján hasta 1845) porque sintetizan muy bien los cambios operados en la región de estudio