Some southern questions,

The negro and the intelligence and property franchises.--The race question.--The attitude of the progressive South.--The elective franchise.--Some tendencies of the day.--The patriotism of the South in reference to the conditions of the times.

An address, delivered June 17, 1908,

Captain title: Patriotism of the South.

Religious pamphlets

A collection of miscellaneous pamphlets on religion.

The works of Lord Bolingbroke. With a life,

Title in red and black.

Fast day sermons; or, The pulpit on the state of the country.

Thornwell, J. H. Our national sin.--Palmer, B. M. Slavery a divine trust.-- Dabney, R. L. The Christians̕ best motive for patriotism.--Breckinridge, R. J. The union to be preserved.--Van Dyke, H. J. The character and influence of abolitionism.--Lewis, T. Patriarchal and Jewish servitude no argument for American slavery.--Raphall, M. J. Bible view of slavery.--Vinton, F. Fanaticism rebuked.--Beecher, H. W. Peace, be still.--Bellows, H. W. The crisis of our national disease.--Adams, W. Prayers for rulers; or duty of Christian patriots.

The use of life;

The great question.--Tact.--On money matters.--Recreation.--Health.--National education.--Self-education.--On libraries.--On reading.--Patriotism.--Citizenship.--Social life.--Industry.--Faith.--Hope.--Charity.--Charact er.--On peace and happiness.--Religion.

The paradox of peace,

Mode of access: Internet.

Locating cosmopolitanism - Between humanist ideal and grounded social category

The emerging interdisciplinary body of cosmopolitanism research has established a promising field of theoretical endeavour by bringing into focus questions concerning globalization, nationalism, population movements, cultural values and identity. Yet, despite its potential importance, what characterizes recent cosmopolitanism research is an idealist sentiment that considerably marginalizes the significance of the structures of nation-state and citizenship, while leaving unspecified the empirical sociological dimensions of cosmopolitanism itself. Our critique aims at making cosmopolitanism a more productive analytical tool. We argue for a cosmopolitanism that consists of conceptually and empirically identifiable values and outlooks. While there has been some progress made in this direction in the recent literature on cosmopolitanism, most writing still considers cosmopolitanism as something so delicate that it cannot be measured. Furthermore, in order to appreciate the full currency of the concept, we argue that researchers must not only agree on some common determinants of cosmopolitanism and cosmopolitan dispositions, but also ground their analyses of cosmopolitanism in the context of enduring nation-state structures.

Il fallimento di un ducato. Ceti dirigenti, società e volontariato militare a Reggio Emilia (1848-1859)

La ricerca ricostruisce alcuni aspetti della vita politica, sociale e culturale di Reggio Emilia a partire dagli anni Quaranta dell’Ottocento. La campagna militare del 1848-49 e le vicende sociali e politiche che l’accompagnarono costituiscono il punto focale di questo lavoro che mette in evidenza come il complesso di quegli avvenimenti operò un mutamento irreversibile nella realtà cittadina, alimentando aspettative e ideali che non poterono più rimanere confinati nel sistema di governo ducale, divenuto asfittico e superato. Dopo una ricognizione generale della storiografia esistente si è evidenziata la necessità di una nuova lettura della storia cittadina che tenesse conto degli approcci metodologici più recenti e di aspetti fino ad oggi trascurati o completamente ignorati, ripartendo dai documenti ed ampliando la quantità e la tipologia delle fonti. E’ stato perciò condotto un incrocio sistematico tra la documentazione d’archivio pubblica (atti di governo, polizia, decreti, chirografi ducali) e le fonti di carattere privato, spesso assolutamente inedite (cronache, diari, epistolari), cercando di mantenere un approccio il più possibile aperto, mostrando una molteplicità di punti di vista e cogliendo il riflesso dei diversi orientamenti politici e personali attraverso la lettura degli avvenimenti cittadini da parte dei diversi testimoni dell’epoca. Coerentemente con i più recenti apporti della storiografia si è voluto sottolineare l’impatto decisivo che le Istituzioni scolastiche ducali, caratterizzate da notevole conformismo e oscurantismo, hanno avuto nella maturazione politica della generazione che ha guidato il Movimento del 1848. Per portare alla luce questi aspetti è stata proposta una rilettura del sistema educativo reggiano dal punto di vista funzionale e culturale, partendo dai ricordi degli ex studenti e dalla verifica della disciplina vigente all’interno di queste istituzioni. Non poteva essere tralasciata anche una profonda revisione della storia della Chiesa di Reggio Emilia durante il Risorgimento, pertanto si è proceduto ad uno spoglio su larga scala della documentazione conservata nell’archivio della Curia vescovile di Reggio Emilia che ha permesso di giungere ad una complessiva rivalutazione del ruolo del vescovo Cattani durante le vicende del 1848, portando alla luce un aspetto fino ad oggi assolutamente sottovalutato. Nella ricostruzione delle condizioni della Provincia sono stati sottolineati soprattutto gli aspetti sociali, ampliando il quadro in cui si sono svolte le vicende attraverso nuove fonti che hanno aiutato a non focalizzare la ricerca soltanto sui ceti dirigenti e sulle personalità di rilievo. Allo stesso modo si sono descritti i luoghi e le persone della città, cercando di tracciare un ritratto il più fedele possibile della realtà urbana attraverso testimonianze di tenore e mentalità differenti da quelle ‘ufficiali’. Per gli eventi del 1848 (e per quelli del 1859-60) è stato consultato un numero cospicuo di fondi conservati presso l’Archivio di Stato di Reggio, a questi si sono aggiunti gli apporti di molte fonti di carattere privato e di documenti inediti conservati presso l’Archivio di Stato di Torino. Il lavoro propone un’analisi approfondita delle vicende cittadine tra il marzo e l’agosto 1848 e apre a nuove considerazioni sia sul municipalismo, come chiave di lettura del movimento unitario, sia sulla creazione del consenso attorno all’unione dei ducati emiliani con il Regno dell’Alta Italia guidato da Carlo Alberto. Fondamentali sono risultati i fondi della Polizia Estense conservati presso l’Archivio di Stato di Reggio Emilia. Per la loro natura e per le caratteristiche del Ducato (in cui lo stesso duca interviene di persona nei provvedimenti di polizia) hanno permesso di tracciare un quadro assolutamente inedito della vita politica e sociale della Provincia, contribuendo ad arricchire ogni aspetto del lavoro di ricerca. Nell’ultima parte del lavoro sono state messe a confronto le informazioni raccolte sui volontari attraverso lo spoglio di tutte le fonti consultate. La ricerca si era precedentemente basata sugli elenchi dei militi compilati dopo l’unificazione nazionale, elenchi nei quali molte delle informazioni relative ai partecipanti delle campagne del 1848-49 erano andate perdute. Procedendo all’incrocio dei dati raccolti dalla polizia estense al momento del ritorno degli volontari in patria con quelli reperiti nei fondi privati, nelle cronache, nella memorialistica e negli epistolari è stato possibile ricostruire un panorama più completo delle diverse tipologie di combattenti e tracciare un quadro che alla fine risulta assai coerente con la situazione politica e sociale descritta nella prima parte della tesi. Per la prima volta vengono documentate le vicende di coloro che non appartenendo alle classi dirigenti cittadine si sono trovati a combattere per una sorta di azzardo personale nutrito di idealismo patriottico oppure perché inquadrati nei battaglioni dell’ex esercito estense passato al servizio del Governo provvisorio. Emergono l’estrema eterogeneità delle motivazioni e dei destini personali dei combattenti e sono portate alla luce alcune interessanti vicende personali e familiari. I dati sono stati raccolti in modalità digitale per la loro futura fruizione on-line che andrà ad aggiornare il database degli “Albi della memoria” curati da ISTORECO. (http://www.albimemoria-istoreco.re.it/).

Migration and identity in a post-national world

What does post-national identity mean for the control of migration? Katherine Tonkiss engages with the post-national theory of 'constitutional patriotism' and argues in favour of both post-national identity and relaxed migration controls. She explores the implications of such liberalised migration for the dynamics of identity and belonging in local communities, drawing on qualitative research on Eastern European migration to the UK. Illustrated with rich case study material, this book offers a novel contribution to the post-nationalism literature.

A instrução paulista à época da Guerra do Paraguai (1864-1870)

This study aimed to analyze the Paraguayan War's impact on public education in the province of São Paulo in the period that lasted the conflict (1864-1870). Between 1864 and 1870 the area now known as South America experienced its greatest armed conflict. Brazil, Argentina and Uruguay declared war against Paraguay. Brazilian governors began to conceive the Empire as superior to the Paraguayan nation, which for them, was a non-civilized country. They understood that to maintain civilization and follow the progress, they needed to develop their education. The Empire mobilized men of any part of its territory. Some left for the war voluntarily and others were forced. Along that current War, the recruitment had become increasingly difficult, leading entire families moving, teachers and students to leave the school and the city. The paulistas teachers have been turning to the patriotic past of the province in which he was proclaimed the independence of the Empire. Civilization and progress, present at the leaders speeches were reflected in the São Paulo social practices that culminate in the notion of patriotism, also reflected in the education of children and youth of the period.

Arabic theater in early khedivial culture, 1868-72: James Sanua revisited

This article revisits the official culture of the early khedivate through a microhistory of the first modern Egyptian theater in Arabic. Based on archival research, it aims at a recalibration of recent scholarship by showing khedivial culture as a complex framework of competing patriotisms. It analyzes the discourse about theater in the Arabic press, including the journalist Muhammad Unsi's call for performances in Arabic in 1870. It shows that the realization of this idea was the theater group led by James Sanua between 1871 and 1872, which also performed Ê¿Abd al-Fattah al-Misri's tragedy. But the troupe was not an expression of subversive nationalism, as has been claimed by scholars. My historical reconstruction and my analysis of the content of Sanua's comedies show loyalism toward the Khedive Ismail. Yet his form of contemporary satire was incompatible with elite cultural patriotism, which employed historicization as its dominant technique. This revision throws new light on a crucial moment of social change in the history of modern Egypt, when the ruler was expected to preside over the plural cultural bodies of the nation. © 2014 Cambridge University Press .

Standardizing Minzu: A Content Analysis of the Depiction of Shaoshu Minzu in Three Chinese Elementary Curriculum Standards and Textbooks

Thesis (Ph.D.)--University of Washington, 2016-08

Patriotismo y republicanismo en la Holanda de Espinoza

El objetivo de este trabajo consiste en oponer dos modos de fundamentar los sistemas políticos: el primero se basa en apelar a la historia y a la identidad nacional; mientras que el segundo pone el acento en los mecanismos institucionales. Vamos a tratar estas dos maneras de entender la política a partir del ejemplo de la Holanda de los siglos XVI y XVII, con la utilización que en esta época se hizo del mito Bátavo y del mito de Venecia. Mientras que el mito bátavo es sólo histórico, el mito de Venecia tiene un componente histórico y un aspecto político y constitucional, que representa Espinosa.

The Scots in Ireland: culture, colonialism and memory, 1315-1826

This thesis examines three key moments in the intersecting histories of Scotland, Ireland and England, and their impact on literature. Chapter one Robert Bruce and the Last King of Ireland: Writing the Irish Invasion, 1315- 1826‘, is split into two parts. Part one, Barbour‘s (other) Bruce‘ focuses on John Barbour‘s The Bruce (1375) and its depiction of the Bruce‘s Irish campaign (1315-1318). It first examines the invasion material from the perspective of the existing Irish and Scottish relationship and their opposition to English authority. It highlights possible political and ideological motivations behind Barbour‘s negative portrait of Edward Bruce - whom Barbour presents as the catalyst for the invasion and the source of its carnage and ultimate failure - and his partisan comparison between Edward and his brother Robert I. It also probes the socio-polticial and ideological background to the Bruce and its depiction of the Irish campaign, in addition to Edward and Robert. It peers behind some of the Bruce‘s most lauded themes such as chivalry, heroism, loyalty, and patriotism, and exposes its militaristic feudal ideology, its propaganda rich rhetoric, and its illusions of freedom‘. Part one concludes with an examination of two of the Irish section‘s most marginalised figures, the Irish and a laundry woman. Part two, Cultural Memories of the Bruce Invasion of Ireland, 1375-1826‘, examines the cultural memory of the Bruce invasion in three literary works from the Medieval, Early Modern and Romantic periods. The first, and by far the most significant memorialisation of the invasion is Barbour‘s Bruce, which is positioned for the first time within the tradition of ars memoriae (art of memory) and present-day cultural memory theories. The Bruce is evaluated as a site of memory and Barbour‘s methods are compared with Icelandic literature of the same period. The recall of the invasion in late sixteenth century Anglo-Irish literature is then considered, specifically Edmund Spenser‘s A View of the State of Ireland, which is viewed in the context of contemporary Ulster politics. The final text to be considered is William Hamilton Drummond‘s Bruce’s Invasion of Ireland (1826). It is argued that Drummond‘s poem offers an alternative Irish version of the invasion; a counter-memory that responds to nineteenth-century British politics, in addition to the controversy surrounding the publication of the Ossian fragments. Chapter two, The Scots in Ulster: Policies, Proposals and Projects, 1551-1575‘, examines the struggle between Irish and Scottish Gaels and the English for dominance in north Ulster, and its impact on England‘s wider colonial ideology, strategy, literature and life writing. Part one entitled Noisy neighbours, 1551-1567‘ covers the deputyships of Sir James Croft, Sir Thomas Radcliffe, and Sir Henry Sidney, and examines English colonial writing during a crucial period when the Scots provoked an increase in militarisation in the region. Part two Devices, Advices, and Descriptions, 1567-1575‘, deals with the relationship between the Scots and Turlough O‘Neill, the influence of the 5th Earl of Argyll, and the rise of Sorley Boy MacDonnell. It proposes that a renewed Gaelic alliance hindered England‘s conquest of Ireland and generated numerous plantation proposals and projects for Ulster. Many of which exhibit a blurring‘ between the documentary and the literary; while all attest to the considerable impact of the Gaelic Scots in both motivating and frustrating various projects for that province, the most prominent of which were undertaken by Sir Thomas Smith in 1571 and Walter Devereux, 1st Earl of Essex in 1573.