254 resultados para Mariani


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Future wireless communications systems are expected to be extremely dynamic, smart and capable to interact with the surrounding radio environment. To implement such advanced devices, cognitive radio (CR) is a promising paradigm, focusing on strategies for acquiring information and learning. The first task of a cognitive systems is spectrum sensing, that has been mainly studied in the context of opportunistic spectrum access, in which cognitive nodes must implement signal detection techniques to identify unused bands for transmission. In the present work, we study different spectrum sensing algorithms, focusing on their statistical description and evaluation of the detection performance. Moving from traditional sensing approaches we consider the presence of practical impairments, and analyze algorithm design. Far from the ambition of cover the broad spectrum of spectrum sensing, we aim at providing contributions to the main classes of sensing techniques. In particular, in the context of energy detection we studied the practical design of the test, considering the case in which the noise power is estimated at the receiver. This analysis allows to deepen the phenomenon of the SNR wall, providing the conditions for its existence and showing that presence of the SNR wall is determined by the accuracy of the noise power estimation process. In the context of the eigenvalue based detectors, that can be adopted by multiple sensors systems, we studied the practical situation in presence of unbalances in the noise power at the receivers. Then, we shift the focus from single band detectors to wideband sensing, proposing a new approach based on information theoretic criteria. This technique is blind and, requiring no threshold setting, can be adopted even if the statistical distribution of the observed data in not known exactly. In the last part of the thesis we analyze some simple cooperative localization techniques based on weighted centroid strategies.

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Enterobacteriaceae genomes evolve through mutations, rearrangements and horizontal gene transfer (HGT). The latter evolutionary pathway works through the acquisition DNA (GEI) modules of foreign origin that enhances fitness of the host to a given environment. The genome of E. coli IHE3034, a strain isolated from a case of neonatal meningitis, has recently been sequenced and its subsequent sequence analysis has predicted 18 possible GEIs, of which: 8 have not been previously described, 5 fully meet the pathogenic island definition and at least 10 that seem to be of prophagic origin. In order to study the GEI distribution of our reference strain, we screened for the presence 18 GEIs a panel of 132 strains, representative of E. coli diversity. Also, using an inverse nested PCR approach we identified 9 GEI that can form an extrachromosomal circular intermediate (CI) and their respective attachment sites (att). Further, we set up a qPCR approach that allowed us to determine the excision rates of 5 genomic islands in different growth conditions. Four islands, specific for strains appertaining to the sequence type complex 95 (STC95), have been deleted in order to assess their function in a Dictyostelium discoideum grazing assays. Overall, the distribution data presented here indicate that 16 IHE3034 GEIs are more associated to the STC95 strains. Also the functional and genetic characterization has uncovered that GEI 13, 17 and 19 are involved in the resistance to phagocitation by Dictyostelium d thus suggesting a possible role in the adaptation of the pathogen during certain stages of infection.

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Questa tesi propone un progetto di riqualificazione funzionale ed energetica del Polo ospedaliero civile di Castel San Pietro Terme, un complesso di edilizia sanitaria attivo dal 1870, che la AUSL proprietaria ha ora programmato di riqualificare. Il complesso, costituito da diversi edifici realizzati in epoche successive con un volume lordo riscaldato di 41670 m3, occupa un’area di 18415 m2. Sottoposto nel corso del tempo a ripetute modifiche e ampliamenti,oggi si presenta come un insieme eterogeneo di volumi, disorganici nell’aspetto ed interessati da importanti criticità: • prestazioni energetiche largamente inadeguate; • insufficiente resistenza alle azioni sismiche; • inefficiente distribuzione interna degli ambienti e delle funzioni. Partendo da un’analisi che dal complesso ospedaliero si estende sull’intera area di Castel San Pietro Terme, è stato definito un progetto che tiene conto delle peculiarità e delle criticità del luogo. Il progetto propone la riqualificazione dell’area antistante l’ingresso storico dell’ospedale tramite il collegamento diretto al parco fluviale, oggi interrotto da viale Oriani e da un parcheggio. Sul complesso edificato viene invece progettato un insieme di interventi differenziati, che rispondono all’obiettivo primario di adattare il polo ospedaliero a nuove funzioni sanitarie. La riorganizzazione prevede: • L’eliminazione del reparto di chirurgia; • L’adeguamento delle degenze a funzioni di hospice e lungodegenza per malati terminali; • L’ampliamento del progetto Casa della Salute che prevede locali ambulatoriali. Il progetto ha assunto questo programma funzionale,puntando a mantenere e riqualificare quanto più possibile l’esistente. E’ stato quindi previsto di: • Demolire il corpo del blocco operatorio. • Ridefinire volumetricamente il corpo delle degenze • Prevedere la costruzione di nuovi volumi per ospitare i poliambulatori. Per assicurare un adeguato livello di prestazioni,l’intervento ha puntato a far conseguire all’intero complesso la classe energetica A e ad adeguare la capacità di risposta al sisma, in particolare del corpo delle degenze, che presenta le condizioni più critiche. Le simulazioni eseguite con il software Termolog Epix3 attestano un valore di fabbisogno energetico finale pari a 5,10 kWh/m3 anno, con una riduzione del 92,7% rispetto ai livelli di consumo attuali. E' stata posta particolare attenzione anche al comfortdegli ambienti di degenza, verificato tramite l’utilizzo del software di simulazione energetica in regime dinamico IESVE che ha permesso di monitorare gli effetti ottenuti in relazione ad ogni scelta progettuale. I nuovi padiglioni sono stati progettati per integrare in modo funzionale i locali ambulatoriali ed alcuni ambienti dedicati alle terapie complementari per i lungodegenti. La tecnologia a setti portanti Xlam è stata preferita per la velocità di realizzazione. La sovrastante copertura costituita da una membrana di ETFE sostenuta da travi curve in legno lamellare, oltre ad assicurare il comfort ambientale tramite lo sfruttamento di sistemi passivi, permette di limitare i requisiti dell’involucro dei volumi sottostanti.

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Nuova frontiera per la procedura di test tailoring è la sintesi di profili vibratori il più reali possibili, nei quali venga tenuto conto della possibile presenza di eventi transitori e della non scontata ripetibilità delle vibrazioni nel tempo. Negli ultimi anni si è rivolto un crescente interesse nel "controllo del Kurtosis", finalizzato alla realizzazione di profili vibratori aventi distribuzione di probabilità non-Gaussiana. Durante l’indagine sperimentale oggetto di questa trattazione si sono portati a rottura per fatica alcuni componenti sottoposti, in generale, a tre differenti tipi di sollecitazione: stazionaria Gaussiana, stazionaria non-Gaussiana e non stazionaria non-Gaussiana. Il componente testato è costituito da un provino cilindrico montato a sbalzo e dotato di una massa concentrata all’estremità libera e di una gola vicina all’incastro, nella quale avviene la rottura per fatica. Durante l’indagine sperimentale si è monitorata la risposta in termini di accelerazione all’estremità libera del provino e di spostamento relativo a monte e a valle della gola, essendo quest’ultimo ritenuto proporzionale alle tensioni che portano a rottura il componente. Per ogni prova sono stati confrontati il Kurtosis e altri parametri statistici dell’eccitazione e della risposta. I risultati ottenuti mostrano che solo le sollecitazioni non stazionarie non-Gaussiane forniscono una risposta con distribuzione di probabilità non-Gaussiana. Per gli altri profili vale invece il Teorema del Limite Centrale. Tale per cui i picchi presenti nell'eccitazione non vengono trasmessi alla risposta. Sono stati inoltre monitorati i tempi di rottura di ogni componente. L’indagine sperimentale è stata effettuata con l'obiettivo di indagare sulle caratteristiche che deve possedere l’eccitazione affinchè sia significativa per le strategie alla base del "controllo del Kurtosis".

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La studio dell’Anatomia umana presenta una varietà di sfaccettature, che sono alla base della reale comprensione del corpo umano; ovvero la vera anatomia non è quella rappresentata nei testi ma quella che appare durante la dissezione o nelle più sofisticate analisi di immagine. Lo scopo di questa tesi è stato quello di rivisitare alcune situazioni vascolari che possono andare incontro a variazioni e cercare di comprendere, anche con l’aiuto della bibliografia, se tali variazioni possono essere causa o epifenomeni di patologie a carico delle arterie affette dalle variazioni stesse o di territori da esse dipendenti per l’afflusso sanguigno. E’ stata condotta una analisi su preparati cadaverici in particolare in tre distretti: a) addome e tripode celiaco/mesenterica superiore; b) circolo cerebrale; d) orco aortico.

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Il lavoro svolto in questa tesi si inserisce in una ricerca iniziata pochi anni fa dal Dott. Bontempi. Riguarda la stima della fluenza fotonica tramite due metodi diversi da quelli adottati nella letteratura. I metodi proposti dalla letteratura valutano operativamente la fluenza fotonica ad alta intensità. Sono basati sulla correlazione tra fluenza fotonica e quantità dosimetriche, come l’esposizione o l’Air Kerma. Altre correlano la valutazione dell’HVL con la fluenza dei fotoni. Sebbene queste metodologie siano semplici da implementare, la valutazione della fluenza dei fotoni è ottenuta tramite il concetto di equivalenza del fascio monocromatico. Questo causa discrepanze nella valutazione della reale quantità di fotoni emessa dalla sorgente di raggi X. Il Dott. Bontempi ha sviluppato due diverse metodologie per il calcolo della fluenza: il primo metodo è basato sul calcolo del Kerma unito ad un modello semi empirico per il computo dello spettro dei raggi X. Il secondo metodo è invece basato sulla valutazione della funzione nNPS registrata in un’immagine a raggi X e quella ottenuta simulando il sistema sorgente-rivelatore.

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By analogy to gliosarcoma, the term "ependymosarcoma" has recently been coined to thematize the rare phenomenon of a malignant mesenchymal component arising within an ependymoma. We report on an example of this paradigm, involving tanycytic ependymoma as the host tumor in a 40-year-old female who underwent two tumor extirpation procedures at one-year interval. She first presented with severe headaches, and was seen by imaging to harbor a moderately enhancing mass 2.5cm in diameter at the rostral septum pellucidum accompanied by occlusive hydrocephalus. Microscopically, the tumor consisted of solid, wavy fascicles of elongated cells that were occasionally interrupted by vague perivascular pseudorosettes. Mitotic activity was absent, and less than 1% of nuclei immunoreacted for MIB-1. A histological diagnosis of tanycytic ependymoma (WHO grade II) was rendered, and no adjuvant therapy given. At recurrence, the lesion was 3.5cm in diameter, intensely enhancing, and had already seeded into the subarachnoid space. Histology showed a biphasic glial-sarcomatous architecture with remnants of the original ependymoma now displaying hypercellularity and atypical - yet not frankly anaplastic - features. The sarcomatous moiety consisted of spindle and epithelioid cells densely interwoven with reticulin fibers. While the ependymal component was GFAP and S100 protein positive, and featured punctate staining for EMA, none of these markers was expressed in the adjacent sarcoma. Instead, the latter reacted for vimentin and smooth muscle actin. To the best of our knowledge, this is the first documentation of tanycytic ependymoma undergoing malignant transformation, one driven by a highly anaplastic mesenchymal component, corresponding to "ependymosarcoma".

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Patients requiring CSF shunts frequently have comorbidities that can influence water and electrolyte balances. The authors report on a case involving a ventriculoperitoneal shunt in a patient who underwent intravenous hyperhydration and withdrawal of vasopressin substitution prior to scheduled high-dose chemotherapy regimen for a metastatic suprasellar germinoma. After acute neurological deterioration, the patient underwent CT scanning that demonstrated ventriculomegaly. A shunt tap revealed no flow and negative opening pressure. Due to suspicion of proximal shunt malfunction, the comatose patient underwent immediate surgical exploration of the ventricle catheter, which was found to be patent. However, acute severe hypernatremia was diagnosed during the procedure. After correction of the electrolyte disturbances, the patient regained consciousness and made a good recovery. Although rare, the effects of acute severe hypernatremia on brain volume and ventricular size should be considered in the differential diagnosis of ventriculoperitoneal shunt failure.

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To assess (1) how large-scale correlation of intracranial EEG signals in the high-frequency range (80-200Hz) evolves from the pre-ictal, through the ictal into the postictal state and (2) whether the contribution of local neuronal activity to large-scale EEG correlation differentiates epileptogenic from non-epileptogenic brain tissue.

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Diffusely infiltrating gliomas (WHO grade II-IV) are the most common primary brain tumours in adults. These tumours are not amenable to cure by surgery alone, so suitable biomarkers for adjuvant modalities are required to guide therapeutic decision-making. Epigenetic silencing of the O(6)-methylguanine-DNA methyltransferase (MGMT) gene by promoter methylation has been associated with longer survival of patients with high-grade gliomas who receive alkylating chemotherapy; and molecular testing for the methylation status of the MGMT promoter sequence is regarded as among the most relevant of such markers. We have developed a primer extension-based assay adapted to formalin-fixed paraffin-embedded tissues that enables quantitative assessment of the methylation status of the MGMT promoter. The assay is very sensitive, highly reproducible, and provides valid test results in nearly 100% of cases. Our results indicate that oligodendrogliomas, empirically known to have a relatively favourable prognosis, are also the most homogeneous entities in terms of MGMT promoter methylation. Conversely, astrocytomas, which are more prone to spontaneous progression to higher grade malignancy, are significantly more heterogeneous. In addition, we show that the degree of promoter methylation correlates with the prevalence of loss of heterozygosity on chromosome arm 1p in the oligodendroglioma group, but not the astrocytoma group. Our results may have potentially important implications for clinical molecular diagnosis.

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Methylation of the MGMT promoter is supposed to be a predictive and prognostic factor in glioblastoma. Whether MGMT promoter methylation correlates with tumor response to temozolomide in low-grade gliomas is less clear. Therefore, we analyzed MGMT promoter methylation by a quantitative methylation-specific PCR in 22 patients with histologically verified low-grade gliomas (WHO grade II) who were treated with temozolomide (TMZ) for tumor progression. Objective tumor response, toxicity, and LOH of microsatellite markers on chromosomes 1p and 19q were analyzed. Histological classification revealed ten oligodendrogliomas, seven oligoastrocytomas, and five astrocytomas. All patients were treated with TMZ 200 mg/m2 on days 1-5 in a 4 week cycle. The median progression-free survival was 32 months. Combined LOH 1p and 19q was found in 14 patients; one patient had LOH 1p alone and one patient LOH 19q alone. The LOH status could not be determined in two patients and was normal in the remaining four. LOH 1p and/or 19q correlated with longer time to progression but not with radiological response to TMZ. MGMT promoter methylation was detectable in 20 patients by conventional PCR and quantitative analysis revealed the methylation status was between 12 and 100%. The volumetric response to chemotherapy analyzed by MRI and time to progression correlated with the level of MGMT promoter methylation. Therefore, our retrospective case series suggests that quantitative methylation-specific PCR of the MGMT promoter predicts radiological response to chemotherapy with TMZ in WHO grade II gliomas.

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We assessed the diagnostic accuracy and time effectiveness of the Statscan low-dose full-body digital x-ray machine in the evaluation of ventriculoperitoneal (VP) shunt dysfunction.