989 resultados para Late Iberian Culture
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Museums and archaeological sites are considered the most authoritative places for talking about the past and the heritage from a scientific perspective. In fact, visitors assume their discourses as reliable and indisputable. In spite of that, professionals of archaeology must critically analyse the production of narratives at heritage sites, since they often reflect social, political and identity issues related to the present-day realities. The aim of this paper is to study official and popular discourses about the Iberian culture (Iron Age) collected in museums and archaeological sites from Valencia region.
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Este trabajo presenta un amplio conjunto inédito de elementos asociados a la arquitectura doméstica y a partir de ello arroja nueva luz sobre las técnicas constructivas ibéricas en Andalucía, sobre las que apenas hay detallados publicados. Se analizan en detalle las improntas de elementos arquitectónicos vegetales sobre bloques de barro, que a su vez formaron parte de esa misma arquitectura, así como las improntas de elementos de cestería. Todo procede de las recientes excavaciones en el poblado ibérico del Cerro de la Cruz (Almedinilla, Córdoba), destruido a mediados del s. II a.C. Se relacionan estos elementos con otros similares ya conocidos.
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En las últimas décadas, la Arqueología de investigación realizada desde el Área de Arqueología de la Universidad de Alicante ha realizado considerables aportaciones en el ámbito transversal de la Arqueología, desde el convencimiento de que esta disciplina no debe estar atada a ningún periodo histórico concreto. Así, se ha propuesto una nueva visión urbanística de los primeros tiempos de la cultura ibérica y de su relación con la fenicia; se han identificado y estudiado ciudades romanas hasta ahora desconocidas y se han desarrollado modelos del cambio cultural que desde la tardía Antigüedad lleva al Medievo.
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[cat]El Serrat dels Espinyers constitueix, per si mateix, un punt important en el poc conegut poblament ibéric del Pallars. En el panorama arqueològic català esdevé un cas únic pel que fa a la utiliztzació dels animals en activitats rituals vinculades tant a espais funeraris com domèstics, en particular pel volum i la qualitat de les dades aportades. L'anàlisi de les restes òssies animals i d'altes materials associats han procurart un conjunt de dades que permeten establir hipòtesis sobre els comportaments rituals de la societat ibèrica que va ocupar el jaciment. D'altra banda, es posa en evidència la importància de dos tàxons: els èquids i els gossos, i la seva relació amb l'activitat econòmica que hi va poder tenir lloc. [eng]Serrat dels Espinyers is an important site within the little known Iberian culture settlement of the Pallars area in Catalonia. Regarding the use of animals in ritual activities related to both domestic and funerary spaces, the data provided by this site are unique within the Catalan archaeology. The results obtained in the analysis of animal bones and other associated materials have allowed us to establish new hypotheses about the ritual behavior in Iberian society. Moreover, the importance of two taxa: horses and dogs, has been highlighted, as well as their relationship with the economic activity that could have taken place on the site.
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This work exams the presence of music in the imaginary constitution of spaces, taking as study s object part of the musical production of the Armorial Movement, officially casted in 1970 in the city of Recife, Pernambuco. From that so called, by the Armorial s discourse, the essence of the brazilian northeastern popular art , the armorialists has intended to make an art that express an idea of northeasternity and brazility . Tries to demonstrate how the music has exerted a basic function of condensation and spreading of the armorial aesthetics, auditorily delimiting the territory of Brazilian Northeastern and, at the same time, trying to impose a sonority to it. This work still analyses the elaboration of what would be a proper soundscape of the Northeastern and how this elaboration passes trough the desire of crystallization of an idealized space, perpetual, escape line of the characteristic modernizing and postmodernizing experience of the twentieth century, product, in turn, of the anxiety of conservation of the Northeastern as a shelter to the traditions that has been evidenced by the construction of an visibility and, also, an audibility to the so called northeastern universe. It analyses, too, the way as works the confrontation between the idea of a so called northeastern soundscape - sonorous events set taken as typical from the rural space - and a sonorous archives series produced since 1920 with the regionalist discourse, showing how was elaborated an armorial music that has intended to represent the brazilian Northeastern. It evidences how, to the elaboration of armorial music, it was managed elements from the European musical culture so called scholar. It argues that the utilization of, to the manufacture of the armorial thinking and aesthetics, of a European mimical capital, so called that way by Stephen Greenblat, was consequence of the intellectual leadership of the Movement, centered in the writer Ariano Suassuna. It argues that Suassuna, followed by the musicians and the artists of the Movement, has searched to evidence a genetic linking between what he has considered the Brazilian true popular art and the medieval Iberian culture. For in such a way, the music was taken as a formation element of the social imaginary and directed to verify a relationship between the Northeastern idealized by the Armorial and the music produced by the Movement. This work has searched, therefore, through the analysis of the armorial music, to study the possible confluences between music and the space that has produced it to, by this analysis, to think the complicity between music and history
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Descrizione, tema e obiettivi della ricerca La ricerca si propone lo studio delle possibili influenze che la teoria di Aldo Rossi ha avuto sulla pratica progettuale nella Penisola Iberica, intende quindi affrontare i caratteri fondamentali della teoria che sta alla base di un metodo progettuale ed in particolar modo porre l'attenzione alle nuove costruzioni quando queste si confrontano con le città storiche. Ha come oggetto principale lo studio dei documenti, saggi e scritti riguardanti il tema della costruzione all'interno delle città storiche. Dallo studio di testi selezionati di Aldo Rossi sulla città si vuole concentrare l'attenzione sull'influenza che tale teoria ha avuto nei progetti della Penisola Iberica, studiare come è stata recepita e trasmessa successivamente, attraverso gli scritti di autori spagnoli e come ha visto un suo concretizzarsi poi nei progetti di nuove costruzioni all'interno delle città storiche. Si intende restringere il campo su un periodo ed un luogo precisi, Spagna e Portogallo a partire dagli anni Settanta, tramite la lettura di un importante evento che ha ufficializzato il contatto dell'architetto italiano con la Penisola Iberica, quale il Seminario di Santiago de Compostela tenutosi nel 1976. Al Seminario parteciparono numerosi architetti che si confrontarono su di un progetto per la città di Santiago e furono invitati personaggi di fama internazionale a tenere lezioni introduttive sul tema di dibattito in merito al progetto e alla città storica. Il Seminario di Santiago si colloca in un periodo storico cruciale per la Penisola Iberica, nel 1974 cade il regime salazarista in Portogallo e nel 1975 cade il regime franchista in Spagna ed è quindi di rilevante importanza capire il legame tra l'architettura e la nuova situazione politica. Dallo studio degli interventi, dei progetti che furono prodotti durante il Seminario, della relazione tra questo evento ed il periodo storico in cui esso va contestualizzato, si intende giungere alla individuazione delle tracce della reale presenza di tale eredità. Presupposti metodologici. Percorso e strumenti di ricerca La ricerca può quindi essere articolata in distinte fasi corrispondenti per lo più ai capitoli in cui si articola la tesi: una prima fase con carattere prevalentemente storica, di ricerca del materiale per poter definire il contesto in cui si sviluppano poi le vicende oggetto della tesi; una seconda fase di impronta teorica, ossia di ricerca bibliografica del materiale e delle testimonianze che provvedono alla definizione della reale presenza di effetti scaturiti dai contatti tra Rossi e la Penisola Iberica, per andare a costruire una eredità ; una terza fase che entra nel merito della composizione attraverso lo studio e la verifica delle prime due parti, tramite l'analisi grafica applicata ad uno specifico esempio architettonico selezionato; una quarta fase dove il punto di vista viene ribaltato e si indaga l'influenza dei luoghi visitati e dei contatti intrattenuti con alcuni personaggi della Penisola Iberica sull'architettura di Rossi, ricercandone i riferimenti. La ricerca è stata condotta attraverso lo studio di alcuni eventi selezionati nel corso degli anni che si sono mostrati significativi per l'indagine, per la risonanza che hanno avuto sulla storia dell'architettura della Penisola. A questo scopo si sono utilizzati principalmente tre strumenti: lo studio dei documenti, le pubblicazioni e le riviste prodotte in Spagna, gli scritti di Aldo Rossi in merito, e la testimonianza diretta attraverso interviste di personaggi chiave. La ricerca ha prodotto un testo suddiviso per capitoli che rispetta l'organizzazione in fasi di lavoro. A seguito di determinate condizioni storiche e politiche, studiate nella ricerca a supporto della tesi espressa, nella Penisola Iberica si è verificato il diffondersi della necessità e del desiderio di guardare e prendere a riferimento l'architettura europea e in particolar modo quella italiana. Il periodo sul quale viene focalizzata l'attenzione ha inizio negli anni Sessanta, gli ultimi prima della caduta delle dittature, scenario dei primi viaggi di Aldo Rossi nella Penisola Iberica. Questi primi contatti pongono le basi per intense e significative relazioni future. Attraverso l'approfondimento e la studio dei materiali relativi all'oggetto della tesi, si è cercato di mettere in luce il contesto culturale, l'attenzione e l'interesse per l'apertura di un dibattito intorno all'architettura, non solo a livello nazionale, ma europeo. Ciò ha evidenziato il desiderio di innescare un meccanismo di discussione e scambio di idee, facendo leva sull'importanza dello sviluppo e ricerca di una base teorica comune che rende coerente i lavori prodotti nel panorama architettonico iberico, seppur ottenendo risultati che si differenziano gli uni dagli altri. E' emerso un forte interesse per il discorso teorico sull'architettura, trasmissibile e comunicabile, che diventa punto di partenza per un metodo progettuale. Ciò ha reso palese una condivisione di intenti e l'assunzione della teoria di Aldo Rossi, acquisita, diffusa e discussa, attraverso la pubblicazione dei suoi saggi, la conoscenza diretta con l'architetto e la sua architettura, conferenze, seminari, come base teorica su cui fondare il proprio sapere architettonico ed il processo metodologico progettuale da applicare di volta in volta negli interventi concreti. Si è giunti così alla definizione di determinati eventi che hanno permesso di entrare nel profondo della questione e di sondare la relazione tra Rossi e la Penisola Iberica, il materiale fornito dallo studio di tali episodi, quali il I SIAC, la diffusione della rivista "2C. Construccion de la Ciudad", la Coleccion Arquitectura y Critica di Gustavo Gili, hanno poi dato impulso per il reperimento di una rete di ulteriori riferimenti. E' stato possibile quindi individuare un gruppo di architetti spagnoli, che si identificano come allievi del maestro Rossi, impegnato per altro in quegli anni nella formazione di una Scuola e di un insegnamento, che non viene recepito tanto nelle forme, piuttosto nei contenuti. I punti su cui si fondano le connessioni tra l'analisi urbana e il progetto architettonico si centrano attorno due temi di base che riprendono la teoria esposta da Rossi nel saggio L'architettura della città : - relazione tra l'area-studio e la città nella sua globalità, - relazione tra la tipologia edificatoria e gli aspetti morfologici. La ricerca presentata ha visto nelle sue successive fasi di approfondimento, come si è detto, lo sviluppo parallelo di più tematiche. Nell'affrontare ciascuna fase è stato necessario, di volta in volta, operare una verifica delle tappe percorse precedentemente, per mantenere costante il filo del discorso col lavoro svolto e ritrovare, durante lo svolgimento stesso della ricerca, gli elementi di connessione tra i diversi episodi analizzati. Tale operazione ha messo in luce talvolta nodi della ricerca rimasti in sospeso che richiedevano un ulteriore approfondimento o talvolta solo una rivisitazione per renderne possibile un più proficuo collegamento con la rete di informazioni accumulate. La ricerca ha percorso strade diverse che corrono parallele, per quanto riguarda il periodo preso in analisi: - i testi sulla storia dell'architettura spagnola e la situazione contestuale agli anni Settanta - il materiale riguardante il I SIAC - le interviste ai partecipanti al I SIAC - le traduzioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica - la rivista "2C. Construccion de la Ciudad" Esse hanno portato alla luce una notevole quantità di tematiche, attraverso le quali, queste strade vengono ad intrecciarsi e a coincidere, verificando l'una la veridicità dell'altra e rafforzandone il valore delle affermazioni. Esposizione sintetica dei principali contenuti esposti dalla ricerca Andiamo ora a vedere brevemente i contenuti dei singoli capitoli. Nel primo capitolo Anni Settanta. Periodo di transizione per la Penisola Iberica si è cercato di dare un contesto storico agli eventi studiati successivamente, andando ad evidenziare gli elementi chiave che permettono di rintracciare la presenza della predisposizione ad un cambiamento culturale. La fase di passaggio da una condizione di chiusura rispetto alle contaminazioni provenienti dall'esterno, che caratterizza Spagna e Portogallo negli anni Sessanta, lascia il posto ad un graduale abbandono della situazione di isolamento venutasi a creare intorno al Paese a causa del regime dittatoriale, fino a giungere all'apertura e all'interesse nei confronti degli apporti culturali esterni. E' in questo contesto che si gettano le basi per la realizzazione del I Seminario Internazionale di Architettura Contemporanea a Santiago de Compostela, del 1976, diretto da Aldo Rossi e organizzato da César Portela e Salvador Tarragó, di cui tratta il capitolo secondo. Questo è uno degli eventi rintracciati nella storia delle relazioni tra Rossi e la Penisola Iberica, attraverso il quale è stato possibile constatare la presenza di uno scambio culturale e l'importazione in Spagna delle teorie di Aldo Rossi. Organizzato all'indomani della caduta del franchismo, ne conserva una reminescenza formale. Il capitolo è organizzato in tre parti, la prima si occupa della ricostruzione dei momenti salienti del Seminario Proyecto y ciudad historica, dagli interventi di architetti di fama internazionale, quali lo stesso Aldo Rossi, Carlo Aymonino, James Stirling, Oswald Mathias Ungers e molti altri, che si confrontano sul tema delle città storiche, alle giornate seminariali dedicate all’elaborazione di un progetto per cinque aree individuate all’interno di Santiago de Compostela e quindi dell’applicazione alla pratica progettuale dell’inscindibile base teorica esposta. Segue la seconda parte dello stesso capitolo riguardante La selezione di interviste ai partecipanti al Seminario. Esso contiene la raccolta dei colloqui avuti con alcuni dei personaggi che presero parte al Seminario e attraverso le loro parole si è cercato di approfondire la materia, in particolar modo andando ad evidenziare l’ambiente culturale in cui nacque l’idea del Seminario, il ruolo avuto nella diffusione della teoria di Aldo Rossi in Spagna e la ripercussione che ebbe nella pratica costruttiva. Le diverse interviste, seppur rivolte a persone che oggi vivono in contesti distanti e che in seguito a questa esperienza collettiva hanno intrapreso strade diverse, hanno fatto emergere aspetti comuni, tale unanimità ha dato ancor più importanza al valore di testimonianza offerta. L’elemento che risulta più evidente è il lascito teorico, di molto prevalente rispetto a quello progettuale che si è andato mescolando di volta in volta con la tradizione e l’esperienza dei cosiddetti allievi di Aldo Rossi. Negli stessi anni comincia a farsi strada l’importanza del confronto e del dibattito circa i temi architettonici e nel capitolo La fortuna critica della teoria di Aldo Rossi nella Penisola Iberica è stato affrontato proprio questo rinnovato interesse per la teoria che in quegli anni si stava diffondendo. Si è portato avanti lo studio delle pubblicazioni di Gustavo Gili nella Coleccion Arquitectura y Critica che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, pubblica e traduce in lingua spagnola i più importanti saggi di architettura, tra i quali La arquitectura de la ciudad di Aldo Rossi, nel 1971, e Comlejidad y contradiccion en arquitectura di Robert Venturi nel 1972. Entrambi fondamentali per il modo di affrontare determinate tematiche di cui sempre più in quegli anni si stava interessando la cultura architettonica iberica, diventando così ¬ testi di riferimento anche nelle scuole. Le tracce dell’influenza di Rossi sulla Penisola Iberica si sono poi ricercate nella rivista “2C. Construccion de la Ciudad” individuata come strumento di espressione di una teoria condivisa. Con la nascita nel 1972 a Barcellona di questa rivista viene portato avanti l’impegno di promuovere la Tendenza, facendo riferimento all’opera e alle idee di Rossi ed altri architetti europei, mirando inoltre al recupero di un ruolo privilegiato dell’architettura catalana. A questo proposito sono emersi due fondamentali aspetti che hanno legittimato l’indagine e lo studio di questa fonte: - la diffusione della cultura architettonica, il controllo ideologico e di informazione operato dal lavoro compiuto dalla rivista; - la documentazione circa i criteri di scelta della redazione a proposito del materiale pubblicato. E’ infatti attraverso le pubblicazioni di “2C. Construccion de la Ciudad” che è stato possibile il ritrovamento delle notizie sulla mostra Arquitectura y razionalismo. Aldo Rossi + 21 arquitectos españoles, che accomuna in un’unica esposizione le opere del maestro e di ventuno giovani allievi che hanno recepito e condiviso la teoria espressa ne “L’architettura della città”. Tale mostra viene poi riproposta nella Sezione Internazionale di Architettura della XV Triennale di Milano, la quale dedica un Padiglione col titolo Barcelona, tres epocas tres propuestas. Dalla disamina dei progetti presentati è emerso un interessante caso di confronto tra le Viviendas para gitanos di César Portela e la Casa Bay di Borgo Ticino di Aldo Rossi, di cui si è occupato l’ultimo paragrafo di questo capitolo. Nel corso degli studi è poi emerso un interessante risvolto della ricerca che, capovolgendone l’oggetto stesso, ne ha approfondito gli aspetti cercando di scavare più in profondità nell’analisi della reciproca influenza tra la cultura iberica e Aldo Rossi, questa parte, sviscerata nell’ultimo capitolo, La Penisola Iberica nel “magazzino della memoria” di Aldo Rossi, ha preso il posto di quello che inizialmente doveva presentarsi come il risvolto progettuale della tesi. Era previsto infatti, al termine dello studio dell’influenza di Aldo Rossi sulla Penisola Iberica, un capitolo che concentrava l’attenzione sulla produzione progettuale. A seguito dell’emergere di un’influenza di carattere prettamente teorica, che ha sicuramente modificato la pratica dal punto di vista delle scelte architettoniche, senza però rendersi esplicita dal punto di vista formale, si è preferito, anche per la difficoltà di individuare un solo esempio rappresentativo di quanto espresso, sostituire quest’ultima parte con lo studio dell’altra faccia della medaglia, ossia l’importanza che a sua volta ha avuto la cultura iberica nella formazione della collezione dei riferimenti di Aldo Rossi. L’articolarsi della tesi in fasi distinte, strettamente connesse tra loro da un filo conduttore, ha reso necessari successivi aggiustamenti nel percorso intrapreso, dettati dall’emergere durante la ricerca di nuovi elementi di indagine. Si è pertanto resa esplicita la ricercata eredità di Aldo Rossi, configurandosi però prevalentemente come un’influenza teorica che ha preso le sfumature del contesto e dell’esperienza personale di chi se ne è fatto ricevente, diventandone così un continuatore attraverso il proprio percorso autonomo o collettivo intrapreso in seguito. Come suggerisce José Charters Monteiro, l’eredità di Rossi può essere letta attraverso tre aspetti su cui si basa la sua lezione: la biografia, la teoria dell’architettura, l’opera. In particolar modo per quanto riguarda la Penisola Iberica si può parlare dell’individuazione di un insegnamento riferito alla seconda categoria, i suoi libri di testo, le sue partecipazioni, le traduzioni. Questo è un lascito che rende possibile la continuazione di un dibattito in merito ai temi della teoria dell’architettura, della sue finalità e delle concrete applicazioni nelle opere, che ha permesso il verificarsi di una apertura mentale che mette in relazione l’architettura con altre discipline umanistiche e scientifiche, dalla politica, alla sociologia, comprendendo l’arte, le città la morfologia, la topografia, mediate e messe in relazione proprio attraverso l’architettura.
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S’hi presenten les recerques realitzades a l’assentament fortificat ibèric del Cabeçó de Mariola (Alfafara, Alacant; Bocairent, València). S’hi han realitzat prospeccions superficials, geofísica i sondejos arqueològics assistits amb tecnologies geoespacials, a més de la inserció del lloc en el seu entorn territorial mitjançant els SIG. Els resultats mostren una àmplia seqüència d’ocupació, datada entre els segles IX i I aC, d’un important centre fortificat que controla un pas estratègic per a les comunicacions comarcals. Durant el període Ibèric tardà, en els segles II-I, presenta una intensa reestructuració de l’habitatge i les fortificacions que acabarà amb una violenta destrucció en el primer terç del s. I aC.
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Cretaceous Research 30 (2009) 575–586
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The groundbreaking and prophetic rhetoric of neuroscience has recently highlighted the fetal brain as the most promising organ for understanding why transsexuals feel "trapped in the wrong body", and for predicting whether children born with "ambiguous" genitalia will grow up to feel like a man or a woman.This article proposes a recent history of the cerebralization of intersexuality and of transsexuality as atypical neurodevelopmental conditions. It examines the ways in which the organizational theory of brain sex differentiation developed in the late 1950s in behavioral neuroendocrinology has gained increased prominence in and through controversies over best practice issues in the case management of intersex newborns, and the etiology of transsexuality.It focuses on the American context and on the leading warrior in this battle: Milton Diamond, now a most prominent figure in professional debates about the clinical management of intersexuality, and the intersex person's best friend. Persons with an intersexed or transsexual condition consider, not their gonads, but their brains, their core sense of self, as the primary determinant of sex. (Diamond and Beh 2005, 6-7, note 1)
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The deuteric alteration processes undergone by the granites of the Ricobayo Batholith were: microclinization, chloritization, albitization, muscovitization, tourmalinization and garnetization. These processes must be interpreted in a dynamic context so that the different reactions that take place are the consequence of a successive interaction between rock and fluids. The physicochemical conditions deduced from these fluids are: temperature lower than 600 OC, pressure between 1.5 and 1 Kb, fugacity of oxygen between 10-25 and 10-35 bars, fugacity of sulphur lower than 10-l5 bars, the composition was kept stable and their log (a(K+)/a(Ht)) and log (a(Na+)/a(H+)) varied between 3.8 and 3.2 and between 3.5 and 4.6, respectively, and the pH of the fluids was higher than 5 during the microclinization, muscovitization and tourmalinization, and lower during chloritization and albitization. The deposition of cassiterite occurs with pH episodes that exceed 5.
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This book deals with bodily pain in the late Victorian period, considering the ways in which its understanding is shaped by medicine and theology.
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At Hollow Banks Quarry, Scorton, located just north of Catterick (N Yorks.), a highly unusual group of 15 late Roman burials was excavated between 1998 and 2000. The small cemetery consists of almost exclusively male burials, dated to the fourth century. An unusually large proportion of these individuals was buried with crossbow brooches and belt fittings, suggesting that they may have been serving in the late Roman army or administration and may have come to Scorton from the Continent. Multi-isotope analyses (carbon, nitrogen, oxygen and strontium) of nine sufficiently well-preserved individuals indicate that seven males, all equipped with crossbow brooches and/or belt fittings, were not local to the Catterick area and that at least six of them probably came from the European mainland. Dietary (carbon and nitrogen isotope) analysis only of a tenth individual also suggests a non-local origin. At Scorton it appears that the presence of crossbow brooches and belts in the grave was more important for suggesting non-British origins than whether or not they were worn. This paper argues that cultural and social factors played a crucial part in the creation of funerary identities and highlights the need for both multi-proxy analyses and the careful contextual study of artefacts.