40 resultados para Biliardi,sezione aurea, numeri di Fibonacci.


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A espécie Tabebuia aurea é encontrada em áreas de Cerrado, Caatinga, Floresta Amazônica e Pantanal, sendo utilizada para fins ornamentais, medicinais, construção civil, carpintaria e produção de carvão, entre outros. Por apresentar ampla utilização e distribuição, os objetivos deste estudo foram caracterizar morfologicamente e analisar a viabilidade e o vigor das sementes dessa espécie quando colhidas e armazenadas por diferentes períodos. As sementes foram germinadas recém-colhidas, 30, 60 e 90 dias após o armazenamento em laboratório e em campo, sendo também submetidas ao teste de tetrazólio. As sementes mediram, em média, 57,8 x 20,6 x 3,1 mm (com alas) e 17,3 x 13,3 x 1,7 mm (sem alas), sendo assimétricas. Seu peso médio foi de 13,18 g (com alas) e 11,55 g (sem alas). As sementes apresentaram maior viabilidade quando recém-colhidas, maior porcentagem de germinação em laboratório após 30 dias de armazenamento e maior porcentagem de germinação acumulada a campo quando semeadas na superfície. A viabilidade das sementes, medida através do teste de tetrazólio, apresentou resultados similares aos obtidos por meio do teste de germinação em laboratório, indicando ser esse teste adequado para medir a viabilidade desta espécie.

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ABSTRACT The Paratudo (Tabebuia aurea) is a species occurring in the Pantanal of Miranda, Mato Grosso do Sul, Brazil, an area characterized by seasonal flooding. To evaluate the tolerance of this plant to flooding, plants aged four months were grown in flooded soil and in non-flooded soil (control group). Stomatal conductance, transpiration and CO2 assimilation were measured during the stress (48 days) and recovery (11 days) period, totalling 59 days. The values of stomatal conductance of the control group and stressed plants at the beginning of the flooded were 0.33 mol m-2s-1 and reached 0.02 mol m-2 s-1 (46th day) at the end of this event. For the transpiration parameter, the initial rate was 3.1 mol m s-1, and the final rate reached 0.2 or 0.3 mol m-2 s-1 (47/48 th day). The initial photosynthesis rate was 8.9 mmol m-2s-1 and oscillated after the sixth day, and the rate reached zero on the 48th day. When the photosynthesis rate reached zero, the potted plants were dried, and the rate was analyzed (11th day). The following values were obtained for dried plants: stomatal conductance = 0.26 mol m-2 s-1, transpiration rate = 2.5 mol m-2 s-1 and photosynthesis rate = 7.8 mmol m-2 s-1. Flooded soil reduced photosynthesis and stomatal conductance, leading to the hypertrophy of the lenticels. These parameters recovered and after this period, and plants exhibited tolerance to flooding stress by reducing their physiological activities.

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The pollination ecology and breeding systems of Tabebuia aurea (Manso) Benth. & Hook., and T. ochracea (Cham.) Standl. were investigated in an area of cerrado vegetation in the Federal District of Brazil. These species occur sympatrically, flower massively and synchronously for a month, during the dry season (July to September). Both have diurnal anthesis, with similar floral structures, a yellow tubular corolla and produce nectar. Fourteen species of bees visited both Tabebuia species, but, only three Centris species and Bombus morio, were considered potential pollinators, because of their high frequency on the flowers and their efficiency in carrying pollen. Tests on the breeding systems of T. aurea and T. ochracea demonstrated that boths species are self-incompatible, with late-acting self-incompatibility. The proportion of fruit set from cross pollination (T. aurea 17.2% and T. ochracea 12.3%) in both species was low considering the great number of flowers displayed. This suggests a lack of maternal resources for fruit-set. The great amount of seeds per fruit (about 92 in T. aurea and 285 in T. ochracea) may represent an investment of maternal resources allocated on higher quality of fertilized ovules.

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Nella storiografia filosofica spagnola non esiste, probabilmente, una definizione ambigua e problematica come quella che riguarda la cosiddetta "Scuola di Barcellona". La tesi principale di questo articolo è che tale scuola non giunse mai a nascere, ma ne esistette soltanto una forma embrionale che non poté maturare perché, in conseguenza della situazione politica venutasi a creare con la guerra civile (1936-1939), i suoi componenti si dispersero nell'esilio. Ciò nonostante, è possibile riconoscere alcuni tratti comuni, seppur labili e (forse) non sostanziali, nella diaspora degli intellettuali catalani che rendono possibile definirla, con le dovute cautele, "Scuola di Barcellona". Tali caratteristiche comuni si possono far risalire a colui che, in un certo senso, fu il fondatore della scuola, essendo il principale maestro delle nuove leve filosofiche della Catalogna all'inizio del XX secolo: Jaume Serra Hunter.

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Antonello Gerbi (1904-1976), storico della filosofia e del pensiero politico, fu molto vicino a Benedetto Croce ed ebbe rapporti con Arthur Lovejoy. Impostato secondo il modello storiografico crociano, il suo libro Il peccato di Adamo ed Eva espone la storia delle concezioni del Peccato originale come peccato carnale dal II al XIX secolo. Per la vastità delle fonti prese in esame (filosofi, teologi, poeti, artisti ...) e per il rigore col quale unifica la ricerca attorno al tema centrale della carnalità della Caduta, il libro presenta interessanti affinità con la storia delle idee e testimonia della versatilità del metodo storiografico di Croce, aperto a integrarsi con quello di Lovejoy.

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Die Weihnachtsfeier. Ein Gespräch di Friedrich Schleiermacher è uno degli esempi più interessanti di come, nel romanticismo, forma letteraria, contesto vitale e autobiografico, tesi filosofiche costituissero un complesso unitario e spesso di difficile interpretazione. Nel caso del dialogo schleiermacheriano sul Natale è possibile distinguere due livelli di lettura storiografica: uno, rivolto soprattutto al contesto, consente di identificare i riferimenti biografici e l'ambiente reale a cui allude l'autore; un secondo, strettamente legato al primo, ma non necessariamente riducibile ad esso, ha invece un valore, per così dire, "autointerpretativo". Alla luce di questo secondo livello di lettura, questa breve opera di Schleiermacher mostra di essere ben più di uno scritto occasionale per il Natale del 1806. Esso nasconde e rivela al contempo, nelle trame di un gioco di rimandi e allusioni biografiche, la volontà di rottura con il circolo romantico, a cui pure il dialogo è dedicato, e segna l'inizio per l'autore di una riflessione nuova e autonoma.

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Il saggio intende delucidare la genesi delle nozioni di "filosofia scolastica" e "seconda scolastica". Le ricerche svolte fino a oggi sulla storia della nozione di "scolastica" non sembrano aver preso in esame la questione della possibile diversità della storia della nozione di "filosofia scolastica" rispetto alla storia delle nozioni di "teologia scolastica" e di "scolastica" tout court. In questo studio viene proposta la tesi secondo la quale la storia della nozione di "filosofia scolastica", benché strettamente connessa con la storia della nozione di "teologia scolastica", non è identica a quest'ultima e vengono presentati elementi e indizi circa i tempi e i modi nei quali, tra prima modernità e inizio del XX secolo, l'aggettivo "scolastica" fu utilizzato per designare un tipo di filosofia che viene ritenuto essere altro dal genere di filosofia praticato dagli autori moderni. I risultati raggiunti forniscono la base per determinare le ragioni che portarono Carlo Giacon a formulare, negli anni '40 del XX secolo, la nozione di "seconda scolastica", della quale vengono individuate le originarie finalità e implicazioni teoretiche.

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Partendo dalla nozione kierkegaardiana dell'Io come un rapportarsi propongo discutere in questo testo il concetto di altro nei diversi stadi esistenziali: l'estetico, l'etico ed il religioso. Cerco prima di descrivire il problema dell'Io nella filosofia di Kierkegaard rispetto alla questione da lui enunciata fin dall'inizio del saggio sulla Malattia Mortale (KIERKEGAARD, 2013a), ossia che la coscienza possa porre a se stesso o debba esser posta da un altro. Poi la mia ricerca appunta verso la nozione dell'altro nell'estetico come occasione per il godere del se stesso e appunta anche verso la nozione dell'altro come immagine dell'Io, un secondo Io, nello stadio etico. Alla fine arrivo al religioso dove, per il teologo danese, l'altro prende il senso di un altro come altro, una realtà in sé, dato che nel religioso l'altro è, prima di tutto, il Dio – la vera fonte della realtà dell'Io stesso – ed è ancora il prossimo, tutte le altre persone che, insieme all'Io, devono nella sua singolarità diventare spirito, coscienza coesa nella esistenza. Quest'altro religioso è pertanto il punto centrale della filosofia sociale kierkegaardiana, giacché nella posizione del prossimo egli è infatti il primo Tu (KIERKEGAARD, 2003).