4 resultados para Fama-MacBeth regressions

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L'incisore Giovanni Volpato (1735 ca.-1803), allievo di Francesco Bartolozzi a Venezia e trasferitosi nel 1770 a Roma era un incisore che serviva due campi tra di loro molto diversi – da una parte era un'abile e fertile incisore di un genere di stampe che attingeva al genere popolare e al paesaggio di gusto veneziano ma la sua attività maggiormente notata si riferiva al repertorio classico di tradizione romano – riproducendo le opere di Raffaello, Michelangelo, degli Carracci e della loro scuola. La maggior fama del Volpato deriva soprattutto dalle 46 tavole che trasse dalle Logge di Raffaello pubblicate tra 1776 e 1777 delle quali esistono anche esemplari colorati a mano e che hanno profondamente influenzato il gusto della decorazione degli interni in tutta l'Europa oltre il 1800. Alessandro Verri nel 1776 scrisse a suo fratello Pietro a proposito di questa pubblicazione: "Dopo che si sono stampate in Roma le Loggie del Vaticano tutto ha cambiato di gusto. Le carrozze, i muri, gli intagli, le argenterie hanno preso gli ornamenti di quel fonte perenne di ogni varietà." La collaborazione con Gavin Hamilton per la Scholae Italia Picturae e le riproduzioni della Galleria Farnese e della Cappella Sistina come anche del Museo Pio Clementino e delle statue antiche in un repertorio per artisti rivelano il suo interesse per la formazione artistica. In un certo senso si può dire che Volpato era la contropparte di Piranesi e che ambedue effettuavano una precisa e ben meditata divisione dei compiti e di generi e interessi che comunque era al servizio del pubblico turistico che in numero crescente prendeva Roma come meta di viaggi e d'istruzione culturale e si serviva delle incisioni di facile portata di mano. L'importanza delle incisioni come merce di facile trasporto e diffusione è stata per la prima volta riconosciuta da Luigi Lanzi quando definì il Settecento "secolo di rame".

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Felicita Sartori, nata a Pordenone nel 1714 ca. come figlia del notaio Felice Sartori e di Tommasa Scotti, ricevette la sua prima formazione artistica intorno al 1724 da suo zio, il calcografo Antonio dall'Agata a Gorizia. Tramite lo zio la quattordicenne si trasferisce a Venezia dove entra nella bottega-casa di Rosalba Carriera per perfezionarsi nella miniatura e nella pittura a pastello senoché nelle varie tecniche della grafica. Durante gli anni seguenti Felicita diventa, accanto alle sorelle di Rosalba, la collaboratrice piú stretta della Carriera che in questi anni tocca il colmo della fama artistica, dovuto soprattutto al suo strepitoso successo riscosso durante il soggiorno a Parigi dal 1720 al 1721. I numerosissimi incarichi che le giungono da tutta l'Europa incrementano la produttivitá e lasciano supporre che la bottega abbia contribuito in misura notevole a contentare tali richieste. Negli anni dopo il 1730 l'attività di Felicita oltre le varie attività pittoriche entro la bottega della Carriera si estende alla produzione di incisioni per le pubblicazioni di Gaspare Stampa e di Jacques-Bénigne Bossuet. Incide inoltre le stampe dai disegni di Giovanni Battista Piazetta, pubblicati da Antonio Maria Zanetti. La finora anonima collaboratrice della famosa veneziana esce dall'ombra quando, nel 1741, viene nominata artista di corte da Augusto III, principe elettore di Sassonia e ré di Polonia. Trasferitosi a Dresda, si unisce poche settimane dopo la nomina in matrimonio al consigliere di corte Franz Joseph von Hoffmann, che probabilmente aveva concosciuto nel 1740 nello studio veneziano di Rosalba spesso frequentato dall'elettore e del suo seguito. Felicita continua la su attività a Dresda dove nella Gemäldegalerie Alte Meister si conservano tuttora 15 miniature di sua mano. Grazie alle ricerche dedicate a queste opere è stato possibile di aumentare l'œuvre della Sartori di altre opere tra cui una Betsabea al bagno (coll. priv. München) già nelle collezioni reali sassoni. Sembra che l'artista dopo la morte del marito nel 1749, si sia trasferito con un secondo marito a Bamberg ma altre fonti citano la sua presenza a Dresda nel 1753 dove secondo le notizie fornite da Jean Pierre Mariette muore nel 1760 all'età di soli 46 anni.

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Post-Fordist economies come along with post-welfarist societies marked by intensified cultural individualism and increased structural inequalities. These conditions are commonly held to be conducive to relative deprivation and, thereby, anomic crime. At the same time, post-welfarist societies develop a new ‘balance of power’ between institutions providing for welfare regulation, such as the family, the state and the (labour) market – and also the penal system. These institutions are generally expected to improve social integration, ensure conformity and thus reduce anomic crime. Combining both perspectives, we analyse the effects of moral individualism, social inequality, and different integration strategies on crime rates in contemporary societies through the lenses of anomie theory. To test our hypotheses, we draw on time-series cross-section data compiled from different data sources (OECD, UN, WHO, WDI) for twenty developed countries in the period 1970-2004, and run multiple regressions that control for country-specific effects. Although we find some evidence that the mismatch between cultural ideal (individual inclusion) and structural reality (stratified exclusion) increases the anomic pressure, whereas conservative (i. e. family-based), social-democratic (i. e. state-based) and liberal (i. e. market-based) integration strategies to a certain extent prove effective in controlling the incidence of crime, the results are not very robust. Moreover, reservations have to be made regarding the effects of “market” income inequality as well as familialist, unionist and liberalist employment policies that are shown to have reversed effects in our sample: the former reducing, the latter occasionally increasing anomic crime. As expected, the mismatch between cultural ideal (individual inclusion) and structural reality (stratified exclusion) increases the anomic pressure, whereas conservative (i. e. family-based), social-democratic (i. e. state-based) and liberal (i. e. market-based) integration strategies generally prove effective in controlling the incidence of crime. Nevertheless, we conclude that the new cult of the individual undermines the effectiveness of conservative and social-democratic integration strategies and drives societies towards more “liberal” regimes that build on incentive as well as punitive elements.

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This event study investigates the impact of the Japanese nuclear disaster in Fukushima-Daiichi on the daily stock prices of French, German, Japanese, and U.S. nuclear utility and alternative energy firms. Hypotheses regarding the (cumulative) abnormal returns based on a three-factor model are analyzed through joint tests by multivariate regression models and bootstrapping. Our results show significant abnormal returns for Japanese nuclear utility firms during the one-week event window and the subsequent four-week post-event window. Furthermore, while French and German nuclear utility and alternative energy stocks exhibit significant abnormal returns during the event window, we cannot confirm abnormal returns for U.S. stocks.