2 resultados para post-colonial literatures

em AMS Tesi di Laurea - Alm@DL - Università di Bologna


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J. M. Coetzee's Foe is not only a post-colonial novel, but it is also a re-writing of a classic, and its main themes are language, authorship, power and identity. Moreover, Foe is narrated by a woman, while written by a male, Nobel prize winning South African author. The aim of my tesina is to focus on the question of authorship and the role of language in Foe. Without any claim to be exhaustive, in the first section I will examine some selected extracts of Coetzee's book, in order to provide an analysis of the novel. These quotations will mainly be its metalinguistic parts and will be analysed in the “theory” sections of my work, relying on literary theory and on previous works on the novel. Among others, I will cover themes such as the relationship between speech and writing, the connection between writing, history, and memory, the role of silence and alternative ways of communicating and the relationship between literary authority and truth. These arguments will be the foundation for my second section, in which I will attempt to shed a light on the importance of the novel from a linguistic point of view, but always keeping an eye on the implication that this has on authorship. While it is true that it is less politically-permeated than Coetzee's previous works, Foe is above all a “journey of discovery” in the world of language and authorship. In fact, it becomes a warning for any person immersed in the ocean of language since, while everyone naturally tends to trust speech and writing as the only medium through which one can get closer to the truth, authority never is a synonym of reliability, and language is a system of communication behind which structures of power, misconceptions, lies, and treacherous tides easily hide.

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Decolonizzare il progetto di riqualificazione interrogandosi su chi siano i reali beneficiari dell’intervento, in particolar modo quando si opera all’interno dei délaissés o del Terzo paesaggio (Patrick Bouchain, Forêt des délaissés-Gilles Clemant, Manifesto del Terzo paesaggio), non è solo atto speculativo ma anche etico-politico per un’architettura che ha il dovere di confrontarsi prolificamente con le sfide della contemporaneità. Si sono analizzate le origini e i motivi alla base del pensiero coloniale, oggetto di studio dei post-colonial studies. Gli studi decoloniali cercano di offrire nuove chiavi di lettura per l’individuazione della permanenza delle categorie coloniali nella descrizione dei processi promuovendone la decostruzione. Si evidenzia quindi come la causa ambientalista fatichi a sussistere finché non diventa intersezionale allo sradicamento dei suddetti paradigmi. Si elabora un progetto interspecie nel quale l’architettura si volge a tutti gli esseri viventi, schierandosi apertamente contro coloro che, in nome del profitto, continuano a degradare i beni comuni. Non si tratta di un revival delle esperienze utopiche, ma una presa di coscienza che trasforma la speculazione in pragmatismo, attraverso la messa in discussione di pratiche consolidate all’interno di determinati contesti. Come caso applicativo si è scelto quello dell’ Ex cementificio Marchino, uno fra i tanti esempi di archeologia industriale presenti a Prato. Il complesso abbandonato da più di 60 anni, vede la presenza di fenomeni riappropriativi da parte dell’elemento naturale a tal punto da aver ricostituito al suo interno un personale equilibrio ecosistemico, trasfigurando la cementizia in opera-luogo adatto ad accogliere la biodiversità urbana. La scelta del sito è un atto apertamente provocatorio, in quanto questo - situato alle pendici della Calvana - è oggetto dell’ennesimo fenomeno di speculazione edilizia qualificato, ancora una volta, come intervento di riqualificazione urbana.