2 resultados para case study, reflective practice, researching professional, university

em AMS Tesi di Laurea - Alm@DL - Università di Bologna


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Le sperimentazioni riguardanti la produzione di biodiesel da alghe sono state condotte solo in laboratorio o in impianti pilota e il processo produttivo non è ancora stato sviluppato su scala industriale. L’obiettivo di questo lavoro di tesi è stato quello di valutare la potenziale sostenibilità ambientale ed energetica della produzione industriale di biodiesel da microalghe nella realtà danese ipotizzando la coltivazione in fotobioreattori. La tesi ha analizzato le diverse tecnologie attualmente in sperimentazione cercando di metterne in evidenza punti di forza e punti di debolezza. La metodologia applicata in questa tesi per valutare la sostenibilità ambientale ed energetica dei processi analizzati è LCA strumento che permette di effettuare la valutazione sull’intero ciclo di vita di un prodotto o di un processo. L’unità funzionale scelta è 1 MJ di biodiesel. I confini del sistema analizzato comprendono: coltivazione, raccolta, essicazione, estrazione dell’olio, transesterificazione, digestione anaerobica della biomassa residuale e uso del glicerolo ottenuto come sottoprodotto della transesterificazione. Diverse categorie d’impatto sono state analizzate. In questo caso studio, sono stati ipotizzati 24 diversi scenari differenziati in base alle modalità di coltivazione, di raccolta della biomassa, di estrazione dell’olio algale. 1. la produzione di biodiesel da microalghe coltivate in fotobioreattori non appare ancora conveniente né dal punto di vista energetico né da quello ambientale. 2. l’uso di CO2 di scarto e di acque reflue per la coltivazione, fra l’altro non ancora tecnicamente realizzabili, migliorerebbero le prestazioni energetiche ed ambientali del biodiesel da microalghe 3. la valorizzazione di prodotti secondari svolge un ruolo importante nel processo e nel suo sviluppo su larga scala Si conclude ricordando che il progetto di tesi è stato svolto in collaborazione con la Danish Technical University of Denmark (DTU) svolgendo presso tale università un periodo di tirocinio per tesi di sei mesi

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Globalization has influenced all economic sectors and the demand for translation services has increased like never before. The videogame industry has become a worldwide phenomenon worth billions. Many people around the globe, male and female, children and adults alike, choose this leisure activity and enjoy it like reading or watching a film. It is a global phenomenon capable of producing as much revenue and anticipation as the film industry. Most games are developed in Japanese or English and the new global market requires this product to be translated into many other languages. The scenario has brought about a new field of specialization in translation studies, commonly known as videogame localization. The emergence of this new field calls not only for a review of translation studies, but also a shift in the role that some translators and translated products are expected to play within a globalized world. The aim of this dissertation is to provide an overview of videogame localization and its challenges under the guidance of a professional translator such as Alexander O. Smith, who agreed to provide counsel through several Skype interviews. This provided a first-hand insight into how translation decisions are carried out by game translators. Alexander O. Smith was a former translator for Square Enix, one of the biggest Japanese videogame developer, publisher and distribution company in the market. He now works as an independent translator and in 2003 he founded the localization agency called Kajiya Productions with his friend and fellow translator Joseph Reeder. Together with Alexander O. Smith, the twelfth installment of the Final Fantasy series by Square Enix has been chosen as a very good example of the issues and challenges brought on by videogame localization. The game which revealed itself to be one of the most fun, challenging and rewarding professional experiences of Alexander O. Smith.