4 resultados para Lea

em AMS Tesi di Laurea - Alm@DL - Università di Bologna


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Il progetto di intervento per la ricostruzione dellAquila il frutto del lavoro sul discusso e attuale tema del terremoto del 6 aprile 2009 in Abruzzo, che ha profondamente colpito la citt ed il suo territorio. Questultimo stato lelemento fondativo da cui partire in fase progettuale, affinch la memoria possa diventare nuovamente fonte di identit e dove il paesaggio rappresenti un dialogo costante tra passato e presente, dove gli spazi aperti assumano il ruolo di rinnovata struttura generativa. Lo scenario che si prospetta dopo il sisma, mostra come sia forte la necessit di ritornare alla propria citt, lAquila, attraverso la fruizione di spazi di relazione pubblici quali le piazze, le chiese e gli spazi privati dellabitazione. Lintervento allinterno del quartiere di San Silvestro in cui si sviluppato il progetto, rappresenta una realt molteplice e complessa in cui pi elementi interagiscono tra loro. Per questo, il progetto si pone come obiettivo quello di intrecciare relazioni, ossia creare legami tra sistemi ed elementi ora disgiunti che, se tra loro connessi, diventano loccasione per far rivivere la citt. La volont di creare relazioni si definita attraverso diverse azioni; una di queste la scelta di intervenire a scala urbana, definendo un nuovo sistema viario che possa svincolare il centro dal percorso congestionato di via Duca degli Abruzzi. Lintervento previsto su macroscala non solo ha lobbiettivo di tutelare il centro storico dal traffico carrabile, ma privilegia la circolazione pedonale allinterno del quartiere, cercando di restituire una percezione dello spazio a misura duomo. Altro aspetto caratterizzante il progetto la volont di ricostruire scene urbane caratteristiche del centro storico aquilano, consolidando gli spazi di aggregazione gi esistenti come piazza san Silvestro e inserendo nuovi spazi di relazione in corrispondenza di porta Branconia, un punto nevralgico del progetto perch congiunge la cinta muraria con il centro storico e con la citt allesterno delle mura. Il progetto prevede che il sistema del verde retrostante sia accessibile attraverso percorsi nel verde che, dal centro, confluiscono sullasse commerciale di via della Croce Rossa. La definizione della parte pi storica del quartiere di San Silvestro avviene attraverso un sistema di nuovi elementi che dialogano con le preesistenze storiche: un complesso di alloggi che si sviluppa nel lotto adiacente la chiesa, secondo la tipologia a schiera, ha un duplice affaccio, su via Duca degli Abruzzi da un lato e su via SantAgnese dallaltro; un nuovo museo per la citt che si colloca su piazza San Silvestro confrontandosi direttamente con la Chiesa e col palazzo Branconi-Farinosi, rispettandone il ruolo e limportanza. Nellarea di espansione, limitrofa al gi esistente quartiere di San Silvestro, si cercati di privilegiare la relazione della citt col suolo: a tal proposito landamento delle curve di livello presenti, d origine a strade per laccesso agli alloggi sociali che confluiscono nel verde adiacente le mura della citt. Lelemento unificatore di questo nuovo impianto risulta essere dunque il parco pubblico che costeggia le mura, congiungendo piazza S. Silvestro con lestremit ovest dellarea e con i percorsi pedonali che caratterizzano tutta larea di progetto trovando la massima espressione in prossimit proprio delle mura storiche. Attraverso queste prime intenzioni progettuali si cercato di sviluppare un sistema organico e coerente di elementi capaci di dialogare con il contesto circostante e di instaurare nuove relazioni con la citt. Se consideriamo le diverse componenti che formano il sistema possiamo evidenziare la presenza di elementi serventi, quali gli spazi aventi funzione pubblica, e di elementi serviti, come le residenze, aventi funzione privata. In particolare, il sistema residenziale, assume uno sviluppo uniforme ed omogeneo allinterno dellarea di intervento articolandosi con differenti connotazioni a seconda del diverso contesto circostante.

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Negli ultimi cinquantanni, in particolare dal 1956 al 2010, grazie a miglioramenti di tipo economico e sociale, il territorio urbanizzato italiano aumentato di circa 600 mila ettari, cio una superficie artificializzata pari quasi a quella dellintera regione Friuli Venezia Giulia, con un aumento del 500% rispetto agli anni precedenti. Quando si parla di superfici artificializzate ci si riferisce a tutte quelle parti di suolo che perdono la propria caratteristica pedologica per essere asportate e divenire urbanizzate, cio sostituite da edifici, spazi di pertinenza, parcheggi, aree di stoccaggio, strade e spazi accessori. La costruzione di intere periferie e nuclei industriali dagli anni 50 in poi, stata facilitata da un basso costo di mano dopera e da una supposta presenza massiccia di risorse disponibili. Nonch tramite adeguati piani urbanistico-territoriali che hanno accompagnato ed assecondato questo orientamento. Alloggi, evidente come questa crescita tumultuosa del tessuto urbanizzato non sia pi sostenibile. Il consumo del suolo provoca infatti vari problemi, in particolare di natura ecologica e ambientale, ma anche sanitaria, economica e urbana. Nel dettaglio, secondo il dossier Terra Rubata1, lanciato allinizio del 2012 dal FAI e WWF gli aspetti che vengono coinvolti direttamente ed indirettamente dalla conversione urbana dei suoli sono complessivamente i seguenti. Appartenenti alla sfera economico-energetica ritroviamo diseconomie dei trasporti, sperperi energetici, riduzione delle produzioni agricole. Per quanto riguarda la sfera idro-geo-pedologica vi la possibilit di destabilizzazione geologica, irreversibilit duso dei suoli, alterazione degli assetti idraulici ipo ed epigei. Anche la sfera fisico-climatica non immune a questi cambiamenti, ma pu invece essere soggetta ad accentuazione della riflessione termica e dei cambiamenti 1 Dossier TERRA RUBATA Viaggio nellItalia che scompare. Le analisi e le proposte di FAI e WWF sul consumo del suolo, 31 gennaio 2012 2 climatici, ad una riduzione della capacit di assorbimento delle emissioni, ad effetti sul sequestro del carbonio e sulla propagazione spaziale dei disturbi fisico-chimici. In ultimo, ma non per importanza, riguardo la sfera eco-biologica, ritroviamo problemi inerenti lerosione fisica e la distruzione degli habitat, la frammentazione eco sistemica, la distrofia dei processi eco-biologici, la penalizzazione dei servizi ecosistemici dellambiente e la riduzione della resilienza ecologica complessiva. Nonostante ci sia ancora la speranza che questo orientamento possa invertire la rotta, non per possibile attendere ancora. necessario agire nellimmediato, anche adottando adeguati provvedimenti normativi e strumenti pianificatori ed operativi nellazione delle pubbliche amministrazioni analogamente a quanto, come evidenziato nel dossier sopracitato2, hanno fatto altri paesi europei. In un recente documento della Commissione Europea3 viene posto lanno 2050 come termine entro il quale non edificare pi su nuove aree. Per fare ci la Commissione indica che nel periodo 2000-2020 occorre che loccupazione di nuove terre sia ridotta in media di 800 km2 totali. indispensabile sottolineare per, che nonostante la stabilit demografica della situazione attuale, se non la sua leggera decrescenza, e la societ attuale ha necessit di spazi di azione maggiori che non nel passato e possiede una capacit di spostamento a velocit infinitamente superiori. Ci comporta una variazione enorme nel rapporto tra le superfici edificate (quelle cio effettivamente coperte dal sedime degli edifici) e le superfici urbanizzate (le pertinenze pubbliche e private e la viabilit). Nellinsediamento storico, dove uno degli obiettivi progettuali era quello di minimizzare i tempi di accesso tra abitazioni e servizi urbani, questo rapporto varia tra il 70 e il 90%, mentre nellinsediamento urbano moderno quasi sempre inferiore al 40-50% fino a valori anche inferiori al 20% in taluni agglomerati commerciali, 2 Dossier TERRA RUBATA Viaggio nellItalia che scompare. Le analisi e le proposte di FAI e WWF sul consumo del suolo, 31 gennaio 2012 3 Tabella di marcia verso unEuropa efficiente nellimpiego delle risorse, settembre 2011 3 industriali o direzionali nei quali il movimento dei mezzi o le sistemazioni paesaggistiche di rappresentanza richiedono maggiori disponibilit di spazi. Come conciliare quindi la necessit di nuovi spazi e la necessit di non edificare pi su nuove aree? Dai dati Istat il 3% del territorio Italiano risulta occupato da aree dismesse. Aree che presentano attualmente problemi di inquinamento e mancata manutenzione ma che potrebbero essere la giusta risorsa per rispondere alle necessit sopracitate. Enormi spazi, costruiti nella precedente epoca industriale, che possono essere restituiti al pubblico sotto forma di luoghi destinati alla fruizione collettiva come musei, biblioteche, centri per i giovani, i bambini, gli artisti. Allo stesso tempo questi spazi possono essere, completamente o in parte, rinaturalizzati e trasformati in parchi e giardini. La tematica, cosiddetta dellarcheologia industriale non si presenta come una novit, ma come una disciplina, definita per la sua prima volta in Inghilterra nel 1955, che vanta di esempi recuperati in tutta Europa. Dagli anni 60 lopinione pubblica cominci ad opporsi alla demolizione di alcune strutture industriali, come ad esempio la Stazione Euston a Londra, riconoscendone limportanza storica, culturale ed artistica. Questo paesaggio industriale, diviene oggi testimonianza storica di unepoca e quindi per questo necessita rispetto e attenzione. Ci non deve essere estremizzato fino alla esaltazione di questi immensi edifici come rovine intoccabili, ma deve invitare lopinione pubblica e i progettisti a prendersene cura, a reintegrarli nel tessuto urbano donando loro nuove funzioni compatibili con la struttura esistente che andr quindi lasciata il pi possibile inalterata per mantenere una leggibilit storica del manufatto. LEuropa presenta vari casi di recupero industriale, alcuni dei quali presentano veri e propri esempi da seguire e che meritano quindi una citazione ed un approfondimento allinterno di questo saggio. Tra questi lex stabilimento FIAT del Lingotto a Torino, 4 la celebre Tate Modern di Londra, il Leipzig Baumwollspinnerei, il Matadero Madrid e la Cable Factory a Elsinky. Questi edifici abbandonati risultano alloggi sparsi in maniera disomogenea anche in tutta Italia, con una maggiore concentrazione lungo le linee ferroviarie e nei pressi delle citt storicamente industrializzate. Essi, prima di un eventuale recupero, risultano come rifiuti abbandonati. Ma come sopradetto questi rifiuti urbani possono essere recuperati, reinventati, riabilitati, ridotati di dignit, funzione, utilit. Se questi rifiuti urbani possono essere una nuova risorsa per le citt italiane come per quelle Europee, perch non provare a trasformare in risorse anche i rifiuti di altra natura? Il problema dei rifiuti, pi comunemente chiamati come tali, ha toccato direttamente lopinione pubblica italiana nel 2008 con il caso drammatico della regione Campania e in particolare dalla condizione inumana della citt di Napoli. Il rifiuto un problema dovuto alla societ cosiddetta dellusa e getta, a quella popolazione che contrariamente al mondo rurale non recupera gli scarti impiegandoli in successive lavorazioni e produzioni, ma li getta, spesso in maniera indifferenziata senza preoccuparsi di ci che ne sar. Nel passato, fino agli anni 60, il problema dello smaltimento dei rifiuti era molto limitato in quanto in genere gli scatti del processo industriale, lavorativo, costruttivo venivano reimpiegati come base per una nuova produzione; il materiale da riciclare veniva di solito recuperato. Il problema degli scarti quindi un problema moderno e proprio della citt, la quale deve quindi farsene carico e trasformarlo in un valore, in una risorsa. Se nellequilibrio ecologico la stabilit rappresentata dalla presenza di cicli chiusi necessario trovare una chiusura anche al cerchio del consumo; esso non pu terminare in un oggetto, il rifiuto, ma deve riuscire a reinterpretarlo, a trovare per 5 esso una nuova funzione che vada ad attivare un secondo ciclo di vita, che possa a sua volta generare un terzo ciclo, poi un quarto e cosi via. Una delle vie possibili, quella di riciclare il pi possibile i nostri scarti e quindi di disassemblarli per riportare alla luce le materie prime che stavano alla base della loro formazione. Uno degli ultimi nati, su cui possibile agire percorrendo questa strada il rifiuto RAEE4. Esso ha subito un incremento del 30,7% negli ultimi 5 anni arrivando ad un consumo di circa 19 kilogrammi di rifiuti allanno per abitante di cui solo 4 kilogrammi sono attualmente smaltiti nelle aziende specializzate sul territorio. Dismeco s.r.l. una delle aziende sopracitate specializzata nello smaltimento e trattamento di materiale elettrico ed elettronico, nata a Bologna nel 1977 come attivit a gestione familiare e che si poi sviluppata divenendo la prima in Italia nella gestione specifica dei RAEE, con un importante incremento dei rifiuti dismessi in seguito all'apertura del nuovo stabilimento ubicato nel Comune di Marzabotto, in particolare nel lotto ospitante lex-cartiera Rizzoli-Burgo. Lazienda si trova quindi ad operare in un contesto storicamente industriale, in particolare negli edifici in cui veniva stoccato il caolino e in cui veniva riciclata la carta stampata. Se la vocazione al riciclo storica dellarea, grazie alliniziativa dellimprenditore Claudio Tedeschi, sembra ora possibile la creazione di un vero e proprio polo destinato alla cultura del riciclo, allinsegnamento e allarte riguardanti tale tematica. Lintenzione che verr ampliamente sviluppata in questo saggio e negli elaborati grafici ad esso allegati quella di recuperare alcuni degli edifici della vecchia cartiera e donane loro nuove funzioni pubbliche al fine di rigenerare larea. 4 RAEE: Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, in lingua inglese: Waste of electric and electronic equipment (WEEE) o e-waste). Essi sono rifiuti di tipo particolare che consistono in qualunque apparecchiatura elettrica o elettronica di cui il possessore intenda disfarsi in quanto guasta, inutilizzata, o obsoleta e dunque destinata all'abbandono. 6 Il progetto, nello specifico, si occuper di riqualificare energeticamente il vecchio laboratorio in cui veniva riciclata la carta stampata e di dotarlo di aree per esposizioni temporanee e permanenti, sale conferenze, aule didattiche, zone di ristoro e di ricerca. Per quanto riguarda invece larea del lotto attualmente artificializzata, ma non edificata, vi lintenzione di riportarla a zona verde attraverso la creazione di un Parco del Riciclo. Questa zona verde restituir al lotto un collegamento visivo con le immediate colline retrostanti, accoglier i visitatori e li ospiter nelle stagioni pi calde per momenti di relax ma al tempo stesso di apprendimento. Questo perch come gi detto i rifiuti sono risorse e quando non possono essere reimpiegati come tali vi larte che se ne occupa. Artisti del calibro di Picasso, Marinetti, Rotella, Nevelson e molti altri, hanno sempre operato con i rifiuti e da essi sono scaturite opere darte. A scopo di denuncia di una societ consumistica, semplicemente come oggetti del quotidiano, o come metafora della vita delluomo, questi oggetti, questi scarti sono divenuti materia sotto le mani esperte dellartista. Se nel 1998 Lea Vergine dedic proprio alla Trash Art una mostra a Rovereto5 significa che il rifiuto non scarto invisibile, ma oggetto facente parte della nostra epoca, di una generazione di consumatori frugali, veloci, e indifferenti. La generazione dellusa e getta che diviene invece ora, per necessita o per scelta generazione del recupero, del riciclo, della rigenerazione. Lipotesi di progetto nella ex-cartiera Burgo a Lama di Reno proprio questo, un esempio di come oggi il progettista possa guardare con occhi diversi queste strutture dismesse, questi rifiuti, gli scarti della passata societ e non nasconderli, ma reinventarli, riutilizzarli, rigenerarli per soddisfare le necessit della nuova generazione. Della generazione riciclo.

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Nel presente lavoro di tesi, partendo dallInventario del Dissesto della Regione Emilia Romagna sono stati individuati i fenomeni di colata rapida di detrito che hanno interessato lAppennino Bolognese negli ultimi anni. Si tratta di fenomeni rapidi, altamente pericolosi e ancora poco studiati. Ad ogni evento individuato stata associata la precipitazione di innesco, caratterizzandola in termini di durata (D) e intensit (I) al fine di confrontarla con le soglie probabilistiche bayesiane proposte da Berti et al. (2012). Nella maggior parte dei casi stato verificato che gli eventi considerati ricadono al di sopra delle soglie considerate come limite accettabile. Successivamente stato applicato il metodo fisicamente basato SHALSTAB (SHALlow STABility model. Montgomery & Dietricht, 1994) al fine di valutarne la capacit previsionale al variare dei dati di input. Ne emerso che tale metodo risulta fortemente influenzato dalla topografia. Dai dati esaminati, stato dedotto che i fenomeni di colata rapida si sono innescati in seguito a eventi di pioggia fortemente transitori, pertanto lapplicazione del metodo SHALSTAB, che presuppone flusso allo stato stazionario mal si adatta a riprodurre questi casi.

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In questo elaborato si presenta il teorema del viriale, introdotto per la prima volta da R. J. E. Clausius nel 1870. una relazione fra energia cinetica e poteziale totali di un sistema che, se soddisfatta, implica che questo sia in equilibrio. Sono equivalenti le affermazioni: "sistema virializzato" e "sistema in equilibrio". Sebbene in ordine cronologico la prima formulazione del teorema sia stata quella in forma scalare, ricaveremo, per maggiore generalit, la forma tensoriale, dalla quale estrarremo quella scalare come caso particolare. Sono di nostro interesse i sistemi astrofisici dinamici autogravitanti costituiti da N particelle (intese come stelle, gas etc.), perci la trattazione teorica dedotta per tali configurazioni. In seguito ci concentreremo su alcune applicazioni astrofisiche. In primo luogo analizzeremo sistemi autogravitanti, per cui l'unica energia potenziale in gioco quella dovuta a campi gravitazionali. Sar quindi ricavato il limite di Jeans per l'instabilit gravitazionale, con conseguente descrizione del processo di formazione stellare, la stima della quantit di materia oscura in questi sistemi e il motivo dello schiacciamento delle galassie ellittiche. Successivamente introdurremo nell'energia potenziale un termine dovuto al campo magnetico, seguendo il lavoro di Fermi e Chandrasekhar, andando a vedere come si modifica il teorema e quali sono le implicazioni nella stabilit delle strutture stellari. Per motivi di spazio, queste trattazioni saranno presentate in termini generali e con approssimazioni, non potendo approfondire casi pi specifici.