4 resultados para Iberian

em AMS Tesi di Laurea - Alm@DL - Università di Bologna


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Il presente lavoro è stato avviato per caratterizzare dal punto di vista geochimico i siti di alimentazione e di riproduzione del Fenicottero ed ottenere così un dataset relativo alle concentrazioni di metalli nei sedimenti di alcune zone umide, utilizzate da questa specie per alimentarsi e riprodursi e scarsamente studiate in passato. Il lavoro di tesi qui presentato si è articolato in due differenti studi: • Un’indagine dettagliata sulla presenza e distribuzione di metalli ed elementi potenzialmente tossici nei sedimenti provenenti da alcune delle principali aree di alimentazione del Fenicottero nell’Alto Adriatico; • Un’indagine preliminare relativa ai metalli contenuti nei sedimenti provenienti da alcuni siti riproduttivi del Fenicottero nel Mediterraneo occidentale. Per quanto riguarda i siti di alimentazione sono state campionate tre zone umide dell’area deltizia del fiume Po: le Valli di Rosolina, Valle Bertuzzi e le Valli di Comacchio. Riguardo i siti riproduttivi sono state campionate cinque aree umide nel Mediterraneo occidentale: le Paludi dell’Odiel nel sud-ovest della Spagna, la Camargue in Francia, lo Stagno di Cagliari in Sardegna, le Valli di Comacchio in Emilia-Romagna e Valle Dogà in Laguna di Venezia. I 57 campioni raccolti sono stati analizzati mediante analisi XRF ed analisi termiche, presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, dell’Università di Bologna, e mediante analisi ICP-MS, presso l’AcmeLabs di Vancouver (Canada). Il complesso deltizio del fiume Po ha registrato concentrazioni anomale di Cd, Pb, Sb e Sn mostrando un generale arricchimento nei sedimenti delle aree umide investigate rispetto al valore di riferimento. Analizzando le correlazioni di questo elemento con le frazioni dei sedimenti, si è evidenziata una buona correlazione con la componente organica del sedimento. Ciò potrebbe indicare la presenza di fenomeni di adsorbimento di questo elemento ad opera della matrice organica. L’area di studio non è apparentemente interessata da importanti attività industriali, che potrebbero in parte spiegare le elevate concentrazioni di Cd, Pb, Sb e Sn. Due potenziali sorgenti antropogeniche di contaminazione sono rappresentate da un’estensiva attività agricola nelle zone limitrofe alle valli considerate e da un elevata pressione venatoria esercitata proprio all’interno di queste zone umide. In particolare, quest’ultima attività umana, potrebbe rappresentare una spiegazione più che plausibile per l’elevata presenza di Pb, messa in evidenza dallo studio, dato che fino ad pochissimi anni venivano utilizzate munizioni al Pb con conseguente rilascio in ambiente di ingenti quantitativi di questo metallo. Il Cu e lo Zn si distribuiscono invece in modo relativamente omogeneo nelle tre zone umide investigate, con un debole arricchimento di questi due elementi nei sedimenti delle Valli di Rosolina. Per quanto riguarda l’As, la sua distribuzione nell’area di studio, confrontata con i valori di background, non sembra sollevare particolare preoccupazione, cosi come la presenza di Hg in tutti e tre i siti investigati. Le Valli di Comacchio e Valle Bertuzzi sono inoltre caratterizzate da concentrazioni elevate di Cr e Ni, dati che confermano il naturale arricchimento di questi due elementi nell’area di studio evidenziato da un ampia letteratura e riconducibile ad apporti litologici provenienti dai depositi ofiolitici delle Alpi occidentali trasportati dal fiume Po verso l’Adriatico. Tuttavia, in alcuni campioni la concentrazione di Cr è molto superiore a quella caratteristica delle ofioliti di origine alpina, soprattutto per Valle Bertuzzi. Per spiegare queste anomalie sono necessarie indagini più approfondite sulla presenza e distribuzione di Cr nell’area di Comacchio e Bertuzzi. Riguardo ai 5 siti riproduttivi del Fenicottero, la colonia di Odiel (Spagna) si distingue per essere il sito maggiormente contaminato tra quelli investigati. Si sono infatti riscontrate elevate concentrazioni di As, Cu, Hg, Pb, Sb, Sn e Zn, se confrontate con quelle degli altri siti campionati. Questo risultato non sorprende. Il sito è infatti riconosciuto in letteratura come uno dei sistemi estuarini più inquinati dell’Europa occidentale, in quanto interessato dall’attività mineraria della IPB (Iberian Pyrite Belt), uno dei più importanti siti minerari mondiali, e dall’attività del polo industriale di Huelva. La colonia francese della Camargue si distingue invece per essere il sito meno impattato dall’attività antropica, non mostrando concentrazioni anomale per nessuno degli elementi in traccia analizzati. I sito riproduttivo situato nei pressi di Cagliari, in Sardegna, ha riportato elevate concentrazioni di Cd, Hg e Pb. La contaminazione di questo sito a seguito di ingenti scarichi di rifiuti industriali contenenti Hg e Pb a partire dagli anni ’60 è ben documentata in letteratura. Sebbene negli anni ’90 siano stati realizzati progetti di bonifica del sito, le concentrazioni ottenute nel presente studio sono ancora elevate suggerendo la possibilità che il processo di rimozione di Hg e Pb messo in atto in passato possa aver avuto scarsa efficacia. La colonia riproduttiva di Comacchio ha registrato concentrazioni elevate di Cr, Ni e Pb. Come già detto riguardo ai siti di alimentazione l’abbondanza di Cr e Ni nell’area è da ricondurre a fattori naturali, mentre le elevate concentrazioni di Pb non trovano riscontri in precedenti studi. La presenza di alcuni campioni con concentrazioni anomale di Cr e il generale arricchimento di Pb nel sito suggeriscono la necessità di studi più approfonditi e specifici sulla presenza di questi elementi nell’area di Comacchio. Infine, la colonia situata in Laguna di Venezia si caratterizza per avere concentrazioni relativamente elevate di Cd e Hg riconducibili all’attività del polo industriale di Porto Marghera, come già evidenziato da numerosi studi. Tuttavia, i dati del presente studio non confermano le concentrazioni anomale di Zn messe in evidenza da molti studi effettuati nell’intera laguna veneta. Ciò può trovare una spiegazione nel fatto che il sito indagato in questo studio corrisponde ad un piccola porzione dell’intera laguna, molto raramente investigato negli studi passati. Mediante il presente studio è stato quindi possibile implementare le scarse conoscenze geochimiche relative ai sedimenti di alcune zone umide frequentate dai fenicotteri nell’Alto Adriatico e, al contempo, mettere in luce alcune importanti criticità, in particolar modo riguardo Cd, Cr, Pb, Sb e Sn, la cui presenza e distribuzione nell’area dovrebbero essere ulteriormente investigate da studi futuri.

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The present study was conducted to investigate the influence of restricted food access on Solea senegalensis behaviour and daily expression of clock genes in central (diencephalon and optic tectum) and pheripheral (liver) tissues. The Senegalese sole is a marine teleost fish belonging to the Class of Actinopterygii, Order Pleuronectiformes and Family Soleidae. Its geographical distribution in the Mediterranean sea is fairly broad, covering the south and east of the Iberian Peninsula, the North of Africa and Middle East until the coast of Turkey. From a commercial perspective Solea senegalensis has acquired in recent years, a key role in aquacolture industry of the Iberian Peninsula. The Senegalese sole is also acquiring an important relevance in chronobiological studies as the number of published works focused on the sole circadian system has increased in the last few years. The molecular mechanisms underlying sole circadian rhythms has also been explored recently, both in adults and developing sole. Moreover, the consideration of the Pleuronectiformes Order as one of the most evolved teleost groups make the Senegalese sole a species of high interest under a comparative and phylogenetic point of view. All these facts have reinforced the election of Senegalese sole as model species for the present study. The animals were kept under 12L:12D photoperiod conditions and divided into three experimental groups depending on the feeding time: fed at midlight (ML), middark (MD) or random (RND) times. Throughout the experiment, the existence of a daily activity rhythm and it synchronization to the light-dark and feeding cycles was checked. To this end locomotor activity was registred by means of two infrared photocells placed in pvc tube 10 cm below the water surface (upper photocell) and the other one was located 10 cm above the bottom of the tank (bottom photocell). The photocell were connected to a computer so that every time a fish interrupted the infrared light beam, it produced an output signal that was recorded. The number of light beam interruptions was stored every 10 minutes by specialized software for data acquisition.

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Fin whale (Balaenoptera physalus) is the only misticeto commonly observed in the Mediterranean. The males emit sounds, classic pulse products in sequences called songs, at 20Hz for sexual purposes: sounds are produced during the spring for migration to the Tirreno-Ligurian-Provençal basin, the summer feeding area, and during the autumn, when there is a migration to the south to meet the winter breeding season. This area in the Mediterranean sea is unknown. The east coast of the Iberian Peninsula is a migration area. The study was conducted by analyzing through Adobe Audition 3.0 and XBAT softwares files audio of 30 minutes recorded in 2006, in 2011 and 2012 at the level of the Columbretes Islands, in the western Mediterranean sea, using two hearing aids: the MARU, used in 2006 and the EAR, used in 2011 and 2012. From the analysis have emerged that, in addition to songs with pulses of 20 Hz, there are new sounds of fin whale never previously recognized: the VFPs (Variable Frequency Pulses), higher-frequency pulses emitted, between 50 and 120Hz and the ramps, a set of 7-8 pulses, pertaining to a particular song, of increasing frequency. Further studies are needed to understand the importance of these new sounds.

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Polychaetes are one of the larger groups of macroinvertebrates with more than 9000 species recognised, distributed worldwide. Thanks to the broad ecological adaptability and high abundaces, this taxon plays a leading role and is considered an important component of all benthic assemblages. Our knowledge about the West Iberian Coast polychaete fauna are scarce, and the only studies are recent. In this sense, the aim of this work was to investigate the composition and the spatial distribution of the polychaete fauna along the NW Portuguese Coastal Shelf, focusing on their relationship to environmental factors (depth, grain size, longitude and latitude) and to add new data to the existing biological dataset. A total of 39 sites were analysed, collected in an area of about 5665 km², between 20 and 150 m depth, distributed in a way to cover the overall grain size gradient. A total of 9352 specimens belonging to 41 families were found, and the analysis based on the abundance of polychaete species revealed five affinity groups: (a) nearshore medium sand characterised by Pisione parapari and Hesionura elongata; (b) very coarse sand that showed the highest abundance of Syllidae and was characterised by Protodorvillea kefersteini and Syllis garciai; (c) fine sand dominated by Spiophanes bombyx and Glycera tridactyla; (d) very fine sand with Nepthys assimilis and Amage sp. and the highest abundance of Paraonidae; (d) mud characterised by Labioleanira yhleni and Ampharete finmarchica. The combination of the environmental variables and the biological data, done with BIOENV routine, demonstrated that depth, grain size and fine contents were the best related with the biological data (rho=0.598). In general, the results agree with the composition and the spatial distribution of the polychaete fauna in other parts of the world; further polychaete assemblages related to mud sediments were firstly recorded in the Northwestern Portuguese Coastal Shelf.