3 resultados para Etimologia
em AMS Tesi di Laurea - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
Storia di Napoli e il Napoletano nel tempo. Sono partita dalle origini della città, cercando di dare sempre un inquadramento storico-politico delle differenti realtà che hanno segnato la storia di Napoli, e successivamente mi sono soffermata soprattutto sulla formazione del suo dialetto, approfondendo in particolare alcune caratteristiche del napoletano legate alle dominazioni straniere; infine, ho provato a dare un piccolo assaggio della città e del suo dialetto attraverso un personaggio che ne mostra il cuore, Eduardo de Filippo.
Resumo:
La simulazione è definita come la rappresentazione del comportamento di un sistema o di un processo per mezzo del funzionamento di un altro o, alternativamente, dall'etimologia del verbo “simulare”, come la riproduzione di qualcosa di fittizio, irreale, come se in realtà, lo fosse. La simulazione ci permette di modellare la realtà ed esplorare soluzioni differenti e valutare sistemi che non possono essere realizzati per varie ragioni e, inoltre, effettuare differenti valutazioni, dinamiche per quanto concerne la variabilità delle condizioni. I modelli di simulazione possono raggiungere un grado di espressività estremamente elevato, difficilmente un solo calcolatore potrà soddisfare in tempi accettabili i risultati attesi. Una possibile soluzione, viste le tendenze tecnologiche dei nostri giorni, è incrementare la capacità computazionale tramite un’architettura distribuita (sfruttando, ad esempio, le possibilità offerte dal cloud computing). Questa tesi si concentrerà su questo ambito, correlandolo ad un altro argomento che sta guadagnando, giorno dopo giorno, sempre più rilevanza: l’anonimato online. I recenti fatti di cronaca hanno dimostrato quanto una rete pubblica, intrinsecamente insicura come l’attuale Internet, non sia adatta a mantenere il rispetto di confidenzialità, integrità ed, in alcuni, disponibilità degli asset da noi utilizzati: nell’ambito della distribuzione di risorse computazionali interagenti tra loro, non possiamo ignorare i concreti e molteplici rischi; in alcuni sensibili contesti di simulazione (e.g., simulazione militare, ricerca scientifica, etc.) non possiamo permetterci la diffusione non controllata dei nostri dati o, ancor peggio, la possibilità di subire un attacco alla disponibilità delle risorse coinvolte. Essere anonimi implica un aspetto estremamente rilevante: essere meno attaccabili, in quanto non identificabili.
Resumo:
Cosa ci spinge a viaggiare? Siamo così terribilmente annoiati dalle nostre insicurezze e dalle luccicanti certezze della società che per rimanere in vita sentiamo il bisogno di muoverci, spostarci, andare fuori. Ma fuori dove? Crediamo davvero di salvarci andando a cercare qualcosa che non riusciamo nemmeno a definire? Coloro che potrebbero rispondere affermativamente a un tale quesito non sono quelli che partono, ma quelli che non tornano. Viaggiare per me significa leggere le differenze e leggermi nel profondo, scrivere dell’esperienza e scrivermi tracciando il mio cambiamento, tradurre da una lingua all’altra e tradurre le mie nuove emozioni. Questo elaborato è, perciò, l’umile tentativo di descrivere la complessità e l’arricchimento che può derivare dal fare esperienza, che sia viaggiando, leggendo, scrivendo o traducendo, vedendomi “di spalle che partivo” come avrebbe detto Fabrizio De André. Il fil rouge che creerà un legame tra tali azioni, che tesserà la trama dell’arazzo della mia esperienza è la metafora. La metafora è qualcosa che va anche al di là della sua semplice etimologia dal greco che la rende protagonista di un portare oltre. Metterò in scena il dubbio e la curiosità come motivi del viaggiare; parlerò della soglia come sipario che scorre via una volta che ci si apre all’Altro e non vi è più distinzione né distanza di spazio e tempo; varcherò i confini delle definizioni come palcoscenico in cui lettori, scrittori e traduttori viaggiano, e mostrerò come questi siano antropologi, registi e spettatori allo stesso tempo. Tutto ciò che infine rimarrà non sarà solo il silenzio, l’assenza derivanti dalle perdite che tali esperienze comportano, ma soprattutto l’amore che l’accoglienza dell’Altro insegna.