14 resultados para Co2
em AMS Tesi di Laurea - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
Progettazione pompa di calore a CO2.
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Future climatic change scenarios predict rising of the atmospheric CO2 levels which could favor the proliferation of some harmful bloom-forming cyanobacteria as Microcystis aeruginosa. In the present study, the response of M. aeruginosa strain PCC 7806 to two different partial pressure of CO2 was tested. Sandrini et al. (2013) recently found that several, but not all, M. aeruginosa strains lack the SbtA or BicA HCO3- uptake system genes; the contribution of different Ci transporters to photosynthesis and the difference between low and high affinity activated Ci uptake state were investigated. M. aeruginosa PCC 7806 was cultured in four chemostats containing modified BG11 medium with 10 mM NaNO3 and no presence of NaCl, NaHCO3, Na2CO3 and additional buffers. A wide variety of analysis on samples collected from continuous cultures such as A750, medium composition, cellular composition, cell counting, mini-PAM, measurements with the O2 optode, Aminco, 77K fluorescence emission spectra was carried out. Data analysis results showed that the increased CO2 concentration has a big effect on M. aeruginosa PCC 7806. Experiments were performed using the Oxy-4 O2 optode apparatus in order to measure the photosynthetic O2 evolution of samples taken from both batch and chemostat cultures. At low bicarbonate concentration, an evident inhibition of Na+-dependent HCO3- transporter BicA by LiCl at 25 mM was observed. The consequent addition of 25 mM NaCl was able to counteract the Li+ effect at pH 8.0 but not at pH 10.0. In the latter case, only the addition of a higher amount of HCO3- led to photosynthetic O2 evolution suggesting the important role of the BicA transporter. However, further studies are needed to better explain the results obtained as high pH levels might have an influence on the transport systems, altering the mechanism of pH regulation and the functioning of Na+/H+ antiporter systems.
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E previsto che lemissione in atmosfera di anidride carbonica (CO2) da parte delluomo e la conseguente acidificazione delle acque dei mari provocher effetti negativi di vasta portata sui processi biologici di diversi ecosistemi marini. Lacidificazione del mare pu provocare effetti negativi su tutti gli stadi del ciclo vitale degli organismi marini, influenzandone la fisiologia, morfologia, comportamento ed alcune fasi della riproduzione e del reclutamento. Esistono poche informazioni riguardo gli effetti dellacidificazione sulla riproduzione sessuale dei coralli. Questo studio ha lo scopo di quantificare la capacit riproduttiva di Astroides calycularis (scleractinia coloniale mediterranea azooxantellata) in colonie trapiantate lungo un gradiente naturale di pH, generato dalle emissioni di CO2 del cratere vulcanico sottomarino di Panarea (Isole Eolie). Le colonie sono state trapiantate in 4 siti, dal centro del cratere, dove si riscontra la condizione pi acida (pH 7.40), alla periferia, caratterizzata da condizioni di pH normali (pH 8.07). La popolazione di A. calycularis di Panarea ha mostrato una sessualit mista a livello coloniale (polipi gonocorici in colonie ermafrodite), in contrapposizione alla condizione gonocorica riscontrata nella stessa specie studiata a Palinuro e a Punta de la Mona (Spagna). I risultati preliminari sembrerebbero mostrare un effetto negativo dellacidificazione sullo sviluppo gonadico femminile della specie. Lipotesi che esso sia dovuto ad una riallocazione delle energie sui processi di calcificazione a danno dellovogenesi. La spermatogenesi risentirebbe meno degli effetti negativi dellacidificazione nelle fasi di sviluppo interne all individuo, in quanto meno dispendiose da un punto di vista energetico rispetto alle fasi di ovogenesi. Gli spermatozoi potrebbero invece essere influenzati negativamente dall ambiente pi acido una volta entrati in contatto con esso, con conseguenze sulla riuscita della fecondazione. Questo studio necessita di ulteriori dati e verr completato con le analisi istologiche in corso.
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Lo scopo di questa tesi lo studio degli aspetti procedurali e dosimetrici in angiografie periferiche che utilizzano la CO2 come mezzo di contrasto. La tecnica angiografica consiste nellimaging radiologico di vasi sanguigni tramite liniezione di un mezzo di contrasto, e il suo uso in costante incremento a causa dellaumento di pazienti con malattie vascolari. I mezzi di contrasto iodati sono i pi comunemente utilizzati e permettono di ottenere immagini di ottima qualit, ma presentano il limite di una elevata nefrotossicit. La CO2 considerata uninteressante alternativa al mezzo iodato, per la sua acclarata biocompatibilit, soprattutto per pazienti con elevati fattori di rischio (diabete e/o insufficienza renale). Il suo utilizzo presenta comunque alcuni aspetti problematici, dovuti allo stato gassoso e al basso contrasto intrinseco rispetto alla soluzione iodata. Per questultimo motivo si ritiene generalmente che lutilizzo della CO2 comporti un aumento di dose rispetto ai mezzi di contrasto tradizionali. Il nostro studio, effettuato su diversi apparati radiologici, ha dimostrato che i parametri di emissione radiologica sono gli stessi per i protocolli di angiografia tradizionale, con iodio, e quelli che utilizzano CO2. Questa evidenza suggerisce che i protocolli CO2 operino solo sul trattamento delle immagini ottenute e non sulla modalit di acquisizione, e dal punto di vista dosimetrico langiografia con CO2 riconducibile allangiografia tradizionale. Lunico fattore che potrebbe portare a un effettivo incremento di dose al paziente un allungamento dei tempi di scopia e di procedura, che andrebbe verificato con una campagna di misure in ambito clinico. Sulla base della stessa evidenza, si ritiene che la visualizzazione della CO2 possa essere ulteriormente migliorata attraverso lottimizzazione dei parametri di emissione radiologica (kVp, frame rate e durata degli impulsi) attualmente predisposti per luso di mezzi di contrasto iodati.
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Il presente lavoro ha come obiettivo la descrizione dello studio del degassamento diffuso di CO2 (acquisizione dei dati e loro trattazione) effettuato nell'area vulcanica dei Campi Flegrei (NA), nello specifico nell'area della Solfatara di Pozzuoli. Questo infatti rappresenta attualmente il punto di massimo rilascio di fluidi ed energia dell'intero Distretto Vulcanico Flegreo attraverso attivit quali fumarole e degassamento diffuso dal suolo, nonch deformazioni del terreno (bradisismo). Tramite l'acquisizione dei valori di flusso diffuso e delle temperature dei primi 10 cm di suolo, attraverso una trattazione dei dati statistica e geostatistica, stato possibile distinguere e caratterizzare le sorgenti di CO2 (biologica o vulcanica), la realizzazione di sviluppo di mappe di probabilit e di flusso medio e la quantificazione dell'output totale giornaliero di CO2. Il lavoro stato suddiviso in due fasi principali: 1. La prima fase ha riguardato l'acquisizione dei dati sul campo nei giorni 19 e 20 marzo 2015, tramite l'utilizzo di una camera d'accumulo ed un termometro munito di sonda, in 434 punti all'interno del cratere della Solfatara e nelle aree circostanti. 2. Nella seconda fase sono stati elaborati i dati, utilizzando il metodo statistico GSA (Graphical Statistic Approach) ed il metodo geostatistico della simulazione sequenziale Gaussiana (sGs). Tramite il GSA stato possibile ripartire i dati in popolazioni e definire una media (con relativa varianza) per ognuna di esse. Con la sGs stato possibile trattare i dati, considerando la loro distribuzione spaziale, per simulare valori per le aree prive di misurazioni; ci ha permesso di generare delle mappe che mostrassero l'andamento dei flussi e la geometria della struttura del degassamento diffuso (Diffuse Degassing Structure, DDS; Chiodini et al., 2001). Infine i dati ottenuti sono stati confrontati con i risultati di precedenti studi e si messo in relazione la geometria e l'intensit di degassamento con la geologia strutturale dell'area flegrea indagata.
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Nella regione del TIR, le transizioni spettrali vibro-rotazionali della CO2 sono sfruttate per ricavare la distribuzione di P e T negli esperimenti spaziali. Oltre allimportanza di questi due parametri, la loro conoscenza necessaria per ricavare la distribuzione di qualsiasi molecola dalle sue transizioni spettrali. Per ricavare P e T si assume di conoscere il VMR della CO2. Laccuratezza con cui si ricava la distribuzione della CO2 insieme a quelle di P e T non sufficiente. Inoltre, il VMR della CO2 aumenta nel corso degli anni. Per questo, in questa tesi si propone una nuova strategia per misurare la CO2 usando uno strumento satellitare a scansione del lembo. Lidea quella di sfruttare le transizioni rotazionali pure dellO2 nella regione del FIR per ricavare P e T. Poich queste transizioni traggono origine da un momento di dipolo magnetico la loro forza di riga molto bassa. Tuttavia, grazie alla grande abbondanza dellO2 in atmosfera e alla lunghezza dei cammini ottici, queste transizioni sono tra le pi intense nello spettro atmosferico del FIR. Il satellite considerato posto su unorbita quasi polare e lo strumento osserva lemissione del lembo atmosferico in direzione opposta a quella di volo. Lo strumento ipotizzato uno spettrometro a trasformata di Fourier con due porte di output ospitanti un detector per la regione del FIR e uno per quella del TIR. La risoluzione spettrale di 0.004 cm-1. Mentre il NESR di 5 nW. Il campionamento geometrico verticale dellatmosfera di 3 Km mentre quello orizzontale di circa 100 Km. Usando la teoria delloptimal estimation sono stati selezionati due set di intervalli spettrali da analizzare, uno per la regione del FIR e laltro per la regione del TIR. Con queste ipotesi sono stati effettuati test di retrieval su osservati simulati per valutare le performance del sistema ipotizzato. Si dimostrato che le transizioni della CO2 nella regione del TIR non sono sufficienti per ricavare P e T insieme al proprio VMR con precisione soddisfacente e che luso dellinformazione derivante dal FIR fa aumentare la qualit del retrieval. Le performance dellesperimento permettono di ricavare il VMR della CO2 con una precisione di circa 1 ppm tra 10 Km e 60 Km con una risoluzione verticale di 3 Km e una orizzontale di circa 2.5 di latitudine. Si quindi dimostrato la validit della strategia proposta in questo studio.
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Il problema dell'acidificazione degli oceani, conseguente ai cambiamenti climatici, un processo ancora poco conosciuto. Per comprendere questo fenomeno, possono essere utilizzati degli ambienti naturalmente acidificati, considerati laboratori a cielo aperto. Lo scopo di questo lavoro di tesi stato quello di utilizzare le fumarole presenti nell'isola di Ischia, per approfondire le dinamiche dei processi di acidificazione e per analizzare l'eventuale interazione tra pH e condizioni meteorologiche. I dati utilizzati, forniti dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, erano serie di pH e di vento rilevate in continuo, in due aree, nord e sud rispetto all'isolotto del Castello Aragonese, e in tre stazioni lungo un gradiente di acidificazione. Tutto il lavoro stato svolto a step, dove il risultato di un'analisi suggeriva il tipo e il metodo analitico da utilizzare nelle analisi successive. Inizialmente i dati delle due serie sono stati analizzati singolarmente per ottenere i parametri pi salienti delle due serie. In seguito i dati sono stati correlati fra loro per stimare l'influenza del vento sul pH. Globalmente stato possibile evidenziare come il fenomeno dell'acidificazione sia correlato con il vento, ma la risposta sembra essere sito-specifica, essendo risultato dipendente da altri fattori interagenti a scala locale, come la geomorfologia del territorio, le correnti marine e la batimetria del fondale. per emersa anche la difficolt nel trovare chiare correlazioni fra le due serie indagate, perch molto complesse, a causa sia della numerosa quantit di zeri nella serie del vento, sia da una forte variabilit naturale del pH, nelle varie stazioni esaminate. In generale, con questo lavoro si dimostrato come utilizzare tecniche di analisi delle serie storiche, e come poter utilizzare metodi di regressione, autocorrelazione, cross-correlation e smoothing che possono integrare i modelli che prendono in considerazione variabili esogene rispetto alla variabile di interesse.
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Lo scopo di questo studio sperimentale stato quello di determinare leffetto dellaggiunta di piccole quantit (1wt%) di grafene e ossido di grafene al poli(1-trimetilsilil-1-propino) (PTMSP). Il PTMSP uno dei polimeri pi promettenti per la separazione di gas tramite membrane polimeriche grazie al suo elevato volume libero (26%). Sono state studiate sia membrane spesse (60-180 micron) preparate per solvent casting che sottili (2-10 micron) preparate per spin coating supportate su un film poroso di polipropilene commerciale. Lossido di grafene aumenta la permeabilit del PTMSP, mentre il grafene ha mostrato un comportamento variabile in funzione del protocollo di preparazione che risultato dipendere fortemente dalla velocit di evaporazione del solvente. Le membrane cos ottenute sono state testate al permeometro. stata osservata una dipendenza della permeabilit in funzione dello spessore del film e del grado di invecchiamento. In particolare, la presenza di nanofiller riduce il grado di invecchiamento dei film di PTMSP. Nel caso specifico della coppia di gas permeanti He/CO2, i campioni hanno mostrato un comportamento intercambiabile di selettivit allHe o alla CO2, modulabile in funzione della temperatura tra 30-60C e del filler utilizzato.
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Global warming and ocean acidification, due to rising atmospheric levels of CO2, represent an actual threat to terrestrial and marine environments. Since Industrial Revolution, in less of 250 years, pH of surface seawater decreased on average of 0.1 unit, and is expected to further decreases of approximately 0.3-0.4 units by the end of this century. Naturally acidified marine areas, such as CO2 vent systems at the Ischia Island, allow to study acclimatation and adaptation of individual species as well as the structure of communities, and ecosystems to OA. The main aim of this thesis was to study how hard bottom sublittoral benthic assemblages changed trough time along a pH gradient. For this purpose, the temporal dynamics of mature assemblages established on artificial substrates (volcanic tiles) over a 3 year- period were analysed. Our results revealed how composition and dynamics of the community were altered and highly simplified at different level of seawater acidification. In fact, extreme low values of pH (approximately 6.9), affected strongly the assemblages, reducing diversity both in terms of taxa and functional groups, respect to lower acidification levels (mean pH 7.8) and ambient conditions (8.1 unit). Temporal variation was observed in terms of species composition but not in functional groups. Variability was related to species belonging to the same functional group, suggesting the occurrence of functional redundancy. Therefore, the analysis of functional groups kept information on the structure, but lost information on species diversity and dynamics. Decreasing in ocean pH is only one of many future global changes that will occur at the end of this century (increase of ocean temperature, sea level rise, eutrophication etc.). The interaction between these factors and OA could exacerbate the community and ecosystem effects showed by this thesis.
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Ogni anno, a causa dellutilizzo di combustibili fossili e della produzione di cemento, vengono rilasciate in atmosfera 35,7 109 tonnellate di CO2, il principale dei gas serra. Durante lultima Conferenza delle Parti della UNFCCC, tenutasi a Parigi e nota come COP-21, gli Stati membri hanno posto come obiettivo il raggiungimento delle emissioni zero entro la seconda met del XXI secolo. Secondo le previsioni fornite dallIPCC il raggiungimento di tale obiettivo porterebbe comunque la concentrazione atmosferica di CO2 a 430 530 ppm con un conseguente aumento di temperatura di 1.5-2C. Se non si riuscisse a rispettare questo traguardo potrebbe rendersi necessaria la rimozione forzata di CO2 dallatmosfera. Negli ultimi anni stata riconosciuta ad alcuni ecosistemi, tra cui le praterie di fanerogame marine, la capacit naturale di sottrarre elevate quantit di CO2, e rimuoverle dallambiente sotto forma di carbonio organico, chiamato Blue Carbon, per lunghi periodi di tempo. Il principale obiettivo di questo lavoro quello di stimare i quantitativi di Blue Carbon contenuto allinterno dei sedimenti e nella biomassa vegetale di una prateria di Posidonia oceanica. I risultati hanno permesso di quantificare, al variare della densit dei fasci fogliari della pianta, la percentuale di carbonio organico contenuta nei primi 40 cm di sedimento e quello contenuto nella biomassa vegetale. Queste percentuali sono state utilizzate per stimare i quantitativi totali di carbonio allinterno di una ristretta area della prateria, quella attorno allo scoglio di Molarotto. Per questarea il contenuto in carbonio organico stimato per i sedimenti risultato essere compreso tra 104,4 e 122,7 t C ha-1, mentre quello contenuto nelle fronde tra 3,65 e 6,31 t C ha-1. Utilizzando il software QGIS stato infine possibile stimare la quantit totale (fronde + sedimento) di carbonio contenuto allinterno della prateria in generale. Questo risultato essere di 716 tonnellate.