6 resultados para Cinema moderno
em AMS Tesi di Laurea - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
La tesi riporta esperienze progettuali, con approfondimenti sul risparmio energetico e la sostenibilità ambientale, legate alla riqualificazione del patrimonio costruito, allo scopo di aumentare le caratteristiche prestazioinali e diminuire il loro impatto sull'ambiente.
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Interessante esempio di contaminazione tra il nuovo e l’antico, Villa Muggia costituisce una testimonianza emblematica di come l’architettura razionalista si sia accostata al tema dell’intervento sull’esistente per opera di Piero Bottoni tra il 1936 ed il 1938. La villa si inserisce in una vicenda costruttiva plurisecolare e durante la Seconda Guerra Mondiale è oggetto di un’incursione aerea. Un ordigno raggiunge l’edificio ed esplode al centro del salone devastando irrimediabilmente il nucleo antico. L’abbandono degli anni successivi è il motore del decadimento del podere Belpoggio, che negli Anni Settanta viene frazionato e venduti a più privati. Con questa operazione viene persa quella unità architettonica e paesaggistica, che era stata alla base del progetto di Piero Bottoni. Oggi, a chi si appresta a visitare villa Muggia, si presenta uno scenario unico, é infatti assolutamente atipica la relazione instauratasi tra il rudere dell’edificio settecentesco e l’addizione moderna. La presente tesi propone un progetto di restauro che risponda alle esigenze più impellenti date dal preoccupante stato di conservazione dell’edificio ma con una sensibilità spiccata al tema della rovina e della sua percezione. Ogni scelta tecnica è stata preceduta da una riflessione attenta sulla restituzione dell’immagine e della storia dell’edificio, dalla riorganizzazione del parco ai dettagli architettonici. Lo scopo è rendere nuovamente vissuto dalla città questo prezioso luogo, inserendolo in un sistema già consolidato di luoghi di cultura e tempo libero. Potendo usufruirne, la cittadinanza acquisirebbe consapevolezza della levatura di questa singolare traccia del moderno, innescando un processo di appropriazione del luogo, presupposto imprescindibile alla conservazione del bene.
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L’un des buts de ce mémoire est de définir le concept de « mise en abyme » appliqué au court-métrage Mouettes, réalisé en 2013 par le cinéaste belge Zeno Graton. Un autre but est celui de présenter une version sous-titrée en langue italienne de ce même court-métrage tout en explorant le monde de la traduction audiovisuelle et notamment du sous-titrage. Ce mémoire est divisé en trois chapitres. Le premier chapitre porte principalement sur la mise en abyme, sur les différents types de mise en abyme, à savoir pictural, littéraire et filmique, sur les études réalisées et les théories conçues à propos de ce procédé, à partir d’André Gide jusqu’à Lucien Dällenbach en passant par Jean Ricardou. Ce chapitre se penche également sur les différences entre la mise en abyme filmique et d’autres modes de réflexivité cinématographique, pour ensuite se concentrer sur le court-métrage Mouettes, décrire le procédé de la mise en abyme hétérogène utilisée dans Mouettes et présenter les thèmes abordés dans le court-métrage. Parmi les thèmes exposés, l’un des plus évocateurs est celui de la figure de l’acteur qui ne sait plus distinguer, parfois, ses passions et ses sentiments réels de ceux ressentis dans le rôle du personnage qu’il doit jouer. Ensuite, le deuxième chapitre est consacré aux différents procédés utilisés dans la traduction audiovisuelle, du doublage, au voice-over au respeaking, en analysant surtout la technique du sous-titrage, la théorie et les problèmes liés. Enfin, le dernier chapitre propose mon travail de sous-titrage à travers un tableau avec le time code, le texte de départ transcrit, la traduction et, si nécessaire, l’adaptation. Dans le troisième chapitre, il y a également un commentaire sur les difficultés rencontrées pendant le travail de sous-titrage, dans la traduction ainsi que dans l’utilisation du logiciel Jubler.
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La tesi analizza alcuni film slovacchi e cechi, prevalentemente coproduzioni, ambientati in tre contesti storici diversi. Il primo periodo storico esaminato è quello del regime comunista, la seconda metà degli anni Sessanta, il secondo fa riferimento al periodo successivo alla caduta del regime con la Rivoluzione di Velluto, quindi gli anni a partire dal 1989, attraverso i quali saranno analizzati alcuni aspetti politico-sociali della realtà cecoslovacca. Il terzo periodo storico si concentra sull’analisi della modernità, soffermandosi su alcune caratteristiche della società contemporanea, con lungometraggi ambientati al giorno d’oggi per approfondire lo studio della realtà slovacca, che ha subito radicali trasformazioni nel corso dell’ultimo ventennio. A seguito di un’analisi di carattere politico-sociale verrà poi studiato, in chiave sincronica e diacronica, l’aspetto socio-linguistico, prendendo in esame i diversi cambiamenti che la lingua ha subito nel corso degli ultimi venticinque anni e le connotazioni che essa veicola a seconda delle caratteristiche sociali che rappresenta e di cui è il riflesso. L’elaborato analizza inoltre il rapporto fra la lingua slovacca e quella ceca, come queste due lingue vengono percepite in maniera diversa da Cechi e Slovacchi e come vengono trattate diversamente nel contesto cinematografico. Per ogni periodo storico sono stati scelti due film, per presentare uno studio più completo e per poter analizzare nel migliore dei modi periodi storici estremamente diversi tra loro. In particolare, i primi due film permettono di riflettere nel dettaglio sui rapporti di estrema vicinanza fra la lingua slovacca, quella ceca e quella russa; i film riguardanti il periodo di transizione sono maggiormente incentrati sugli aspetti sociali dell’epoca, in particolare a livello famigliare ed economico. In ultimo vengono analizzati film molto moderni, che presentano una lingua particolare, caratterizzata da anglicismi, espressioni colloquiali, slang e volgarismi. Nel complesso, si è cercato di proporre film che rappresentassero al meglio i cambiamenti della società e dai quali si potesse prendere spunto per una successiva riflessione linguistica.
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Il presente elaborato intende proporre un’analisi della figura dell’interprete in un corpus di sei film appartenenti al cinema del XXI secolo, con l’obiettivo di analizzare la possibile proiezione della professione nell'opinione pubblica. Si cercherà dunque di fornire un’analisi dell’immagine proiettata dai personaggi che fanno da interpreti nei film selezionati, con lo scopo di determinare se tale immagine contribuisce a diffondere verosimilmente la professione dell’interprete o se, al contrario, risulta poco plausibile e poco fedele alla realtà. I film analizzati nel presente elaborato sono: Lost in Translation, The Interpreter, Ogni cosa è Illuminata, Il Grande Capo, Desert Flower, The Tourist. I criteri di selezione che hanno portato alla scelta dei film che costituiscono il corpus di riferimento sono: realizzazione e data di uscita dei film a partire dall'anno 2000, ambito geografico –Europa, Stati Uniti e Gran Bretagna-, ed infine maggiori incassi al botteghino. Nelle conclusioni tratte dall'analisi del corpus di film si presta speciale attenzione ai seguenti elementi: • La tipologia del personaggio degli interpreti che compaiono nei film presi in esame: se personaggio centrale, secondario o occasionale • Il metraggio totale della presenza dell’interprete sullo schermo (in minuti) • La tipologia dell’interprete: se professionista o ad hoc • L’età dell’interprete • Il sesso dell’interprete
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L’idea del presente elaborato nasce da due elementi principali: l’attualità del tema in Giappone ma anche in Europa, e l’esistenza nella lingua giapponese di strutture grammaticali e sintattiche propriamente “maschili”. L’analisi della figura della donna nella società giapponese moderna è trattata attraverso un breve excursus che va dalla mitologia alla Seconda Guerra Mondiale. Il mito presenta la femminilità come valore, e genera una società matriarcale. Tuttavia, l’influenza delle religioni e lo sviluppo del sistema feudale ben presto orientano la società verso un rigido patriarcato. Nonostante la Restaurazione Meiji abbia dato impulso ai primi movimenti di riforma in materia di diritti delle donne, è solo durante il periodo Taishō che la società assimila influenze progressiste e vedute più aperte, e lo status della donna diviene oggetto di riforme e conquiste. Nella seconda metà degli anni Trenta il clima oppressivo in vista della Seconda Guerra Mondiale predilige ancora una volta il ruolo femminile tradizionale plasmato dalla cultura patriarcale. Per la prima volta, durante l’Occupazione statunitense viene proposto un modello femminile alternativo, che sembra promuovere un’immagine diversa della donna. Tuttavia, tale fenomeno indietreggia non appena mutano le priorità degli Stati Uniti in Giappone. In seguito, lo studio della figura della donna nella società è trattata tramite l’analisi della Costituzione del 1946 e delle leggi in materia di famiglia, istruzione e occupazione. Tale analisi risulta interessante in quanto riflette l’andamento altalenante che caratterizza la società giapponese nell'ambito dell’eguaglianza di genere. Inoltre, è riportata l’analisi critica delle leggi in materia di eguaglianza di genere e pari opportunità in ambito lavorativo. L’analisi delle leggi permette di comprendere le tendenze delle nuove generazioni emerse negli ultimi anni, in particolare lo stile di vita della donna del Giappone contemporaneo.