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La fissazione esterna si propone come una metodica alternativa molto valida nel trattamento delle fratture di bacino e delle ossa lunghe, nel massimo rispetto delle parti molli e dell’osso, e nel recupero precoce del movimento articolare. I maggiori vantaggi nell’utilizzo dei fissatori esterni sono rappresentati: dalla possibilità di essere utilizzati in una gamma di situazioni complesse, nelle quali le tecniche tradizionali non danno buoni risultati (ad esempio fratture esposte), dalla semplicità del procedimento chirurgico, dal fatto che evitano un secondo tempo chirurgico per la rimozione dei mezzi di sintesi. Contrariamente a tutti i mezzi di sintesi inoltre, sono indicati nel caso di infezioni. A livello articolare invece, la loro presenza, contrariamente a un gesso, consente la mobilizzazione precoce, sia passiva che attiva, dell’arto interessato, fondamentale per una completa ripresa funzionale. L'esperienza di questa tesi ha mostrato che i criteri di valutazione di un sistema di fissazione esterna sono rappresentati da: stabilità dell’impianto, cioè la capacità del sistema di mantenere la riduzione ottenuta resistendo alle forze di sollecitazione nel tempo, deformabilità elastica dell’impianto, cioè la possibilità di consentire e promuovere micromovimenti a livello del focolaio di frattura, versatilità dell’impianto, cioè la possibilità di realizzare montaggi diversi per rispondere a specifiche richieste terapeutiche, massimo rispetto biologico da parte degli elementi di presa, con un’accettabile ingombro per evitare intolleranze soggettive e semplicità d’applicazione. Pertanto i vantaggi clinici sono: minima invasività, sintesi stabile, compressione inter-frammentaria, versatilità, mobilizzazione precoce e carico precoce. Il presente lavoro si è rivelato uno strumento utile per arrivare alla progettazione finale di un sistema circolare e di un sistema ibrido che possano rispondere entrambi a tutti i requisiti sopra elencati. Ha focalizzato innanzitutto la propria attenzione su un sistema circolare, con il fine ultimo di descrivere in quale modo esso risponde all’applicazione di differenti cicli di carico. La particolarità del sistema studiato è rappresentata dalla possibilità di combinare il sistema circolare con un dispositivo articolato di ginocchio, costituendo così un sistema ibrido di fissazione esterna. Il sistema ibrido ha unito la rigidezza garantita dal sistema monolaterale all’elasticità dei sistemi circolari, in modo tale che le forze, che altrimenti agirebbero sul focolaio di frattura, si possano scaricare sia sul dispositivo monolaterale sia sui cerchi. L’elaborato ha focalizzato quindi la sua attenzione sul sistema ibrido, formato dalla combinazione del sistema circolare e del dispositivo monolaterale articolato, con il fine ultimo di descrivere come anch’esso risponde all’applicazione di differenti cicli di carico.

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Ormai da diversi anni vengono utilizzate tecnologie più o meno sofisticate in ambito riabilitativo, grazie alle conoscenze sviluppate nel campo della medicina riabilitativa e in altri ambiti tra i quali le neuroscienze, la neurofiiologia, la biomeccanica e l'imaging. La ricerca tecnologica più avanzata in questo settore coinvolge dispositivi robotici e realtà virtuale con lo scopo di arrivare ad ottenere tecniche sempre migliori. Questo approccio è anche la base di studi del movimento e l'interesse che si ha riguardo al modo in cui avvengono la pianificazione e l'esecuzione dell'atto motorio. Di particolare rilevanza sono i submovimenti, ovvero le frammentazioni che compongono un movimento continuo umano, i quali forniscono un'analisi compatta di codifica del moto e si rivelano i principali responsabili della caratteristica di smoothness delle traiettorie risultanti. Sotto l'ipotesi che esistano tali unità discrete, la capacità di isolarle e caratterizzarle accuratamente fornisce una descrizione dell'atto motorio, dunque un'analisi che può portare a nuove scoperte negli studi delle performance motorie, della riabilitazione e del sistema di controllo motorio nell'uomo. Il presente elaborato mostra una panoramica all'approccio dello studio del movimento e della sua decomposizione, partendo dal modo in cui viene generato e controllato all'interno del nostro organismo, fino alle tecniche computazionali sfruttate per modellare ciò che avviene nel sistema motorio. Il primo capitolo centra il problema nel suo contesto di utilizzo, ovvero quello della riabilitazione neuromotoria con la quale si cerca di sfruttare le tecniche più innovative per ottenere risultati più efficienti e soddisfacenti e sempre meno soggettivi. Il capitolo successivo fornisce la visione anatomo-fisiologica del problema, infatti si cerca di spiegare il funzionamento generale di produzione dei comandi motori a cui seguono la vera e propria attuazione e l'eventuale correzione; alla base di questo meccanismo sta anche la possibilità di rendere efficaci le suddette tecniche riabilitative. Sono, poi, introdotti i submovimenti e le conclusioni a cui si è arrivati nel corso degli anni grazie a varie ricerche di caratterizzazione della smoothness che mettono in relazione tale caratteristica con i submovimenti stessi. Nella terza parte si ha una visione d'insieme del modo in cui le tecnologie più recenti possono essere applicate nell'ambito di studio della tesi: la realtà virtuale, così come la robotica, giocano un ruolo fondamentale per la misurazione e la rilevazione della cinematica del corpo umano (nel caso specifico, la cinematica dell'arto superiore). Nel quarto capitolo vengono descritti alcuni modelli con cui si cerca di estrarre le proprietà del movimento per poterne comprendere al meglio la natura ed il modo in cui viene generato. Si conclude il lavoro spiegando come l'elaborato possa essere sfruttato quale base per costruire prove sperimentali e di come le tecniche presentate possano essere utilizzate in contesti ancora più innovativi.

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Questo lavoro si basa su una delle varietà del tedesco, lingua pluricentrica, e , in particolare, sul tedesco austriaco. L'analisi verrà fatta su un testo di teatro austriaco dell'Ottocento. Si traccerà, quindi, un breve profilo dell’autore, Ferdinand Raimund, e del periodo storico-culturale in cui questo pezzo teatrale si inserisce, l’Alt-Wiener Volkstheater. Si rivolgerà poi l’attenzione sul testo in particolare scelto,"Der Alpenkönig und der Menschenfeind", fornendo una breve descrizione della trama e degli aspetti simbolici principali. Successivamente si passerà all’analisi vera e propria dei tratti del tedesco austriaco più ricorrenti e significativi del testo, cercando di attingere da più campi (fonologia, morfologia, sintassi, lessico e pragmatica). Infine, prima di trarre le conclusioni, si dedicherà una parte del lavoro anche al linguaggio aulico e del XIX secolo e a quello tipico letterario.

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La presente tesi si concentra sulla traduzione di parti scelte di Übersetzungstheorien. Eine Einführung, manuale di carattere saggistico ad opera della nota linguista tedesca Radegundis Stolze contenente una spiegazione esaustiva, chiara e dettagliata delle più note teorie divenute oggetto di studio della scienza della traduzione dalla nascita della disciplina fino ai giorni nostri. Punto di partenza dell’elaborato sarà l’analisi del saggio, in cui si tracciano le caratteristiche testuali del genere, sia per quanto riguarda il testo originale tedesco, sia per quanto riguarda quello italiano, in modo da notare le differenze e mettere in evidenza le principali tecniche da prendere in considerazione per la trasmissione del messaggio da un modello all’altro. In seguito sarà effettuata un’analisi del testo di partenza secondo i criteri di Brinker (2010) e Nord (2009) con particolare interesse all’aspetto grammaticale e tematico , al rapporto autore-lettore e agli aspetti interni ed esterni al testo. Sulla base di questa analisi verranno poi indicati gli aspetti più significativi a cui prestare attenzione durante la traduzione e si procederà alla traduzione vera e propria. Questa consta di due testi particolarmente significativi per la teoria della traduzione, rispettivamente il discorso sulla traduzione delle Sacre Scritture di Nida e la spiegazione della Teoria dello skopos di Vermeer e Rice. Alla traduzione vera e propria seguiranno un commento riguardante le principali problematiche incontrate e le tecniche utilizzate di volta in volta per risolverle e un paragrafo conclusivo a riassumere i risultati ottenuti.

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Il Centro di Documentazione sul Nazionalsocialismo di Colonia è un importante sito museale che fornisce uno spaccato della vita, della società e della politica al tempo del Terzo Reich nella città di Colonia e non solo. Allestito in un edificio appartenuto alla Gestapo, nei sotterranei presenta ancora le prigioni in cui furono detenute alcune delle vittime del Regime, luogo oggi divenuto monumento commemorativo. Durante un soggiorno a Colonia nell’ambito del progetto Erasmus, ho avuto l’opportunità di tradurre in italiano l’audioguida del Centro di Documentazione. Vista la mole del testo integrale, in questa tesi vengono analizzati alcuni dei testi che per le loro caratteristiche linguistiche o di contenuto hanno presentato i maggiori problemi traduttivi. Si procederà inoltre ad un’analisi più generale della traduzione in ambito museale, descrivendone le peculiarità che influenzano la strategia traduttiva. Attraverso la selezione dei testi presentati in questa tesi, si è cercato di ricreare l’eterogeneità che caratterizza il testo dell’audioguida per quanto riguarda la tipologia testuale e il registro linguistico. In particolare, in ogni capitolo si analizza un genere testuale diverso: testi caratterizzati dal linguaggio coniato dal Nazionalsocialismo, testi a carattere storico, testi a carattere espressivo e infine una testimonianza orale. In ogni sezione si evidenzieranno le diverse esigenze traduttive e soprattutto le varie strategie adottate per far sì che le tante voci contenute nell’audioguida potessero raccontare la propria storia anche ad un pubblico italiano.

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Il presente elaborato ha l’obiettivo di presentare una proposta di traduzione commentata del racconto per bambini “Milu”, scritto dall’autore spagnolo Manuel Rivas e illustrato dalla disegnatrice Aitana Carrasco. Il volume è stato realizzato in collaborazione con l’ente benefico per l’infanzia “Fundación Meniños”, operante in Spagna, ed è stato pubblicato dalla casa editrice Kalandraka nel 2010. L’elaborato proposto si compone di sette capitoli. Nel capitolo introduttivo vengono enunciati i propositi e viene esplicitata la struttura del lavoro. Il secondo capitolo presenta poi un’accurata biografia dell’autore del racconto, corredata da una dettagliata bibliografia dello stesso. Il terzo capitolo, invece, ospita una più precisa analisi della produzione dello scrittore nell’ambito della letteratura dedicata ai bambini e ai ragazzi. Si passa poi ad esaminare nello specifico l’opera di cui si propone la traduzione. Il testo viene descritto nei suoi elementi stilistici e semantico-sintattici, in stretta correlazione con le illustrazioni, che lo arricchiscono di simboli e significati. Vengono inoltre indagati i nessi tra i personaggi e gli oggetti coinvolti, per poter comprendere i valori e i messaggi che l’opera intende trasmettere. Il corpo centrale dell’elaborato, che ospita il quarto e il quinto capitolo, presenta la proposta di traduzione vera e propria e il commento alla stessa, il quale approfondisce ulteriormente il rapporto tra immagine e parola scritta nelle opere dedicate all’infanzia, e valuta i principali problemi traduttivi riscontrati. Il sesto capitolo presenta alcune considerazioni finali e sintetizza le strategie traduttive adottate. Il lavoro si conclude con la bibliografia delle fonti, inclusa nel settimo capitolo.

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L’oggetto di questo elaborato è la proposta di traduzione di due capitoli del romanzo El camino dello scrittore spagnolo Miguel Delibes. Questo autore, sebbene sia pressoché sconosciuto in Italia, in Spagna ha ottenuto numerosi riconoscimenti letterari, tra cui il Premio de Literatura en Lengua Castellana “Miguel de Cervantes”. La scelta di traduzione è ricaduta su El camino in quanto esso è uno dei libri di Delibes più acclamati dalla critica. Infatti, in questo romanzo si mescolano insieme essenzialità stilistica, precisione e ricchezza lessicale per creare un vero e proprio esempio di realismo poetico. Come conseguenza, le peculiarità dello stile di Miguel Delibes impongono al traduttore interessanti scelte di resa e gli consentono di mettere in gioco la propria creatività nella traduzione dei tanti nomi parlanti dell’originale. Nel primo capitolo viene offerta una panoramica sulla figura e sull’ opera di Miguel Delibes, nel secondo si prendono in esame le caratteristiche de El camino, nel terzo si propone la traduzione dei capitoli III e XXI e, infine, nel quarto vengono discusse e commentate le principali difficoltà di traduzione.

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L'argomento di questa tesi è il paragone tra la Praxe in Portogallo e la Goliardia in Italia. Con Praxe si intende un gruppo di studenti universitari che cerca di integrare gli altri studenti, le cosiddette matricole, all'interno dell'università e della città in cui studiano. Per ogni università ci sono tante Praxe e ognuna ha le proprie regole da seguire. Non esiste quindi un'unica Praxe portoghese ma tante diverse. La Goliardia in Italia è sempre un gruppo di studenti universitari che si ritrovano per stare insieme, fare festa e parlare di argomenti di qualsiasi genere. Anche la Goliardia è composta da vari gruppi che hanno la propria struttura e le proprie regole. Lo scopo principale di questi due gruppi è quello di far sì che gli studenti si trovino bene facendo parte di un gruppo che diventa una specie di seconda famiglia. Ho deciso di scrivere la tesi su questo argomento perché, essendo stata in Erasmus in Portogallo, mi ha colpita molto vedere gli studenti vestiti in un determinato modo perché membri della Praxe. In seguito ho deciso di fare questo paragone con la Goliardia perché una ragazza mi ha detto che è ancora in voga in molte città italiane. Il paragone si focalizza sulla Praxe di Aveiro, la città in cui sono stata in Erasmus, e la Goliardia di Bologna, che è la città dove vivo.

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La lingua varia nel corso del tempo sia in maniera autonoma, poiché esposta a vari fattori di cambiamento, sia a causa di scelte concrete imposte dal potere politico. Tali decisioni prese dall’alto prendono il nome di politiche linguistiche e talvolta possono assumere pericolosi risvolti antidemocratici. Molto spesso, infatti, i regimi totalitari fanno leva sulla sfera linguistico-comunicativa per assoggettare il popolo: orientare le scelte linguistiche di una comunità di parlanti equivale di fatto a modificare l’identità della società in questione. Un esempio che fa parte del mondo della letteratura è la logocrazia descritta nelle pagine del romanzo 1984 di George Orwell, in cui il potere politico si impone soprattutto grazie alla creazione di una nuova lingua. Purtroppo, la storia pullula anche di esempi reali e il fascismo rientra pienamente in questa categoria. La politica linguistica fascista mirava a purificare l’italiano eliminando tutti quegli elementi che ne minacciavano l’integrità. In particolare, Mussolini lanciò una campagna contro i prestiti linguistici, che impedivano all’Italia di affermare la propria indipendenza dallo straniero. Uno dei manifesti della lotta ai forestierismi è l’articolo La difesa della lingua italiana scritto nel 1926 dal diplomatico Tommaso Tittoni, in cui l’autore, mosso da patriottismo purista, auspicava l’emanazione di un decreto che regolasse l’uso delle parole straniere. Le tappe storiche dell’accanimento fascista contro gli esotismi sono numerose e spaziano dai primi segni di intolleranza, primo fra tutti il decreto del 1923 che imponeva una tassa quadrupla sulle insegne in lingua straniera, fino ai provvedimenti dei primi anni quaranta, quando i forestierismi furono definitivamente vietati in ambito commerciale e sostituiti da termini corrispondenti italiani proposti dall’Accademia d’Italia.

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La traduzione è un’arte e in quanto tale necessita di moltissime ore di ricerca e riflessione. Non esiste una tecnica traduttiva a cui fare riferimento: ve ne sono diverse e ognuno è libero di seguirle o di creare la propria. L’elaborato si sofferma, in particolare, sulla letteratura per l’infanzia, un mondo che presenta diversi aspetti problematici rimasti ad oggi irrisolti, quali il rapporto con la letteratura in generale, la figura dell’autore di opere per bambini, la questione delle fasce di età, la doppia appartenenza al sistema letterario ed educativo e la dipendenza dal ruolo di mediazione svolto dagli adulti. Segue poi la traduzione di due capitoli dell’opera "Omelette au sucre" di Jean-Philippe Arrou-Vignod e una riflessione sulle problematiche traduttive che caratterizzano la letteratura per l’infanzia, mettendo in luce tutti gli elementi fonti di dubbio e riflessione incontrati durante la traduzione dell’opera. Scopo dell’elaborato non è quindi quello di proporre una nuova teoria della traduzione, bensì quello di effettuare un’analisi approfondita delle principali e più frequenti problematiche traduttive della letteratura per l’infanzia, ambito in continua evoluzione che sta acquisendo, anno dopo anno, sempre più importanza nel panorama letterario italiano e internazionale.

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Il presente elaborato si propone di esporre, in breve e con uno stile il più possibile divulgativo, gli studi che hanno dimostrato la forte peculiarità del processo di apprendimento di una o più lingue seconde affini alla propria lingua materna. Il lavoro si compone di tre capitoli: il primo ripercorre le grandi tappe dello studio dell’apprendimento linguistico, facendo riferimento alle principali teorie sviluppate, in ambito psicologico e linguistico, nel corso del '900; segue poi un capitolo dedicato all’analisi dell’influenza che esercita la lingua materna sull’apprendimento di lingue seconde, soprattutto sulla base dell’ipotesi del transfer; l’ultima parte, infine, si concentra sulle specificità che presenta l’apprendimento di un sistema linguistico strutturalmente simile a quello della propria lingua materna.

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Dal 1936 al 1939 la Spagna dovette fare i conti con gli orrori di una guerra che aveva diviso in due il paese, sia ideologicamente che geograficamente, facendogli vivere una tragedia ancora oggi tangibile nel tessuto sociale e politico della penisola iberica. Questo conflitto, che aveva suscitato l’interesse di molti, raggiunse un livello tale di sperimentazione, sia in campo militare, sia in quello civile, da essere considerato un banco di prova per la seconda guerra mondiale. Il progetto di tesi, attraverso l’analisi e il sottotitolaggio di due documentari, uno anarchico e l’altro franchista, intende presentare una ricerca che ha come focus primario lo studio della propaganda cinematografica durante il periodo della guerra civile spagnola. Il cinema che, proprio negli anni Trenta, si era definitivamente affermato anche grazie all’introduzione del sonoro, fu presto considerato un potente mezzo di comunicazione divenendo un’arma di persuasione della quale, entrambi gli schieramenti con tempistiche diverse, si servirono per indottrinare la popolazione e giustificare la propria azione militare. Il cinema, pertanto, fu messo al servizio della guerra. Nel primo capitolo di questo elaborato verrà presentato il quadro storico di riferimento con la definizione delle cause, dell’evoluzione e delle ideologie in campo durante il conflitto. Il secondo capitolo si concentrerà sull’analisi dei due sistemi di propaganda, quella repubblicana e quella nazionalista, con un’attenzione principale nei confronti della propaganda cinematografica e delle sue diverse espressioni politiche nella penisola iberica. In questo capitolo si farà, inoltre, accenno alla produzione cinematografica internazionale riferita al conflitto spagnolo durante gli anni della guerra e in quelli immediatamente successivi. Infine, nel terzo e ultimo capitolo, si prenderanno in analisi i due documentari sottotitolati (“Los Aguiluchos de la FAI por tierras de Aragón, Reportaje nº1, Estampas de la revolución antifascista” e “La Liberación de Madrid”, con la presentazione dell’analisi tecnica e contenutistica degli stessi. Per concludere, verranno indicate le strategie traduttive impiegate durante la fase di traduzione e riportati esempi concreti ad esse riferite.

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Il presente elaborato si propone di analizzare il racconto dalla scrittrice argentina María Teresa Andruetto (Premio Hans Christian Andersen 2012) El país de Juan, nell’edizione pubblicata dalla casa editrice spagnola Anaya nel 2003. Nel 2014 ne è stata proposta la traduzione in italiano con il titolo Il paese di Juan, ad opera di Ilide Carmignani. La storia, che narra di due bambini costretti a migrare dalla campagna alle favelas argentine (Villas), si presenta come una vera e propria sfida traduttiva per il contrasto tra la poeticità del linguaggio e il realismo del mondo raccontato ed il forte legame con il contesto locale in cui è inserita. Lo studio consta di tre capitoli principali: nel primo si approfondiscono la vita, le opere, lo stile e la concezione della letteratura della Andruetto. Dopo aver impostato tale cornice stilistica e contestuale, si prosegue, nel secondo capitolo, con l’analisi del testo originale, dove vengono messi in luce gli aspetti formali e stilistici della scrittura, le tematiche, gli elementi grafici, le illustrazioni e il contesto storico-sociale. Si passa poi, nel terzo ed ultimo capitolo, ad un’analisi della traduzione italiana del libro rispetto alla capacità di ricreare un tipo di linguaggio altamente innovativo, la salvaguardia delle figure retoriche, degli aspetti grafici e dei riferimenti culturali, elementi di fondamentale importanza per creare una traduzione in grado di aprire gli orizzonti del giovane lettore. Inoltre, si confrontano i glossari della versioni spagnola e italiana evidenziandone differenze e affinità. Si pone infine l’accento sull’indiscutibile abilità della Carmignani nel saper mantenere la dicotomia testuale tra realismo e mistero, riferendosi anche all’importanza della collaborazione tra lo scrittore e il traduttore, legame che senza dubbio è possibile cogliere nella traduzione Il paese di Juan.

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La poetessa Sofija Jakovlevna Parnok (1885 - 1933) ha attraversato anni che per la Russia sono stati travagliati e intensi, sia dal punto di vista storico che da quello culturale (e quindi letterario): percorrendo i primi decenni del XX secolo, da una parte raccolse tracce di quel periodo nella propria opera, dall’altra vi lasciò un segno indelebile e unico. Pochi sono tuttavia coloro che hanno deciso di ripercorrere il segno lasciato dalla poetessa. In questo elaborato si è voluto riportare alla luce il nome di Sofija Parnok, spesso sconosciuto ai più, attraverso la traduzione di alcune poesie scelte, attraverso la loro analisi e, contemporaneamente, attraverso il racconto della sua vita: la vita della cosiddetta “Saffo russa”.

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In ambiente astrofsico i principali meccanismi di produzione di energia sono associati a cariche elettriche in moto non uniforme. In generale è noto che cariche libere emettono radiazione elettromagnetica solamente se accelerate:una carica stazionaria ha campo elettrico costante e campo magnetico nullo, quindi non irradia, e lo stesso si ha per una carica in moto uniforme (difatti basta porsi nel sistema di riferimento solidale ad essa perchè si ricada nel caso precedente). In questo contesto si inserisce la radiazione di Bremsstrahlung, caratteristica dei plasmi astrofsici molto caldi e dovuta all'interazione coulombiana tra gli ioni e gli elettroni liberi del gas ionizzato. Data la piccola massa dell'elettrone, durante l'interazione lo ione non viene accelerato in maniera apprezzabile, quindi è possibile trattare il problema come quello di cariche elettriche negative decelerate dal campo coulombiano stazionario di un mare di cariche positive. Non a caso in tedesco la parola Bremsstrahlung signifca radiazione di frenamento". L'emissione di Bremsstrahlung è detta anche free-free emission poichè l'elettrone perde energia passando da uno stato non legato a un altro stato non legato. Questo processo di radiazione avviene nel continuo, su un intervallo di frequenze che va dal radio ai raggi gamma. In astrofsica è il principale meccanismo di raffreddamento per i plasmi a temperature elevate: si osserva nelle regioni HII, sottoforma di emissione radio, ma anche nelle galactic hot-coronae, nelle stelle binarie X, nei dischi di accrescimento intorno alle stelle evolute e ai buchi neri, nel gas intergalattico degli ammassi di galassie e nelle atmosfere di gas caldo in cui sono immerse le galassie ellittiche, perlopiù sottoforma di emissione X. La trattazione del fenomeno sarà estesa anche al caso relativistico che, per esempio, trova applicazione nell'emissione dei ares solari e della componente elettronica dei raggi cosmici. Infine la radiazione di Bremsstrahlung, oltre a permettere, solamente mediante misure spettroscopiche, di ricavare la temperatura e la misura di emissione di una nube di plasma, consente di effettuare una vera e propria "mappatura" del campo gravitazionale dei sistemi che hanno gas caldo.